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4 - Salvataggio


Come aveva previsto, e preordinato con cura, i corridoi e le sale del castello pullulavano di Babbi Natale di ogni età, altezza e dimensione, alcuni con un gran pancione e altri, come lui, molto magri. Pix faceva un chiasso tremendo distribuendo a raffica palline di neve ghiacciata mentre Gazza lo inseguiva brandendo la scopa e riceveva in pieno petto la maggior parte dei bianchi proiettili, che poi rimbalzavano saltellando per ogni dove. Nella scuola, affollata nonostante le vacanze perché alla maggior parte degli studenti era stato revocato, per punizione, il permesso di tornare a casa dalle famiglie, risuonavano ovunque risate proibite che si sarebbero fatte sempre più pericolose, per l'incolumità degli studenti, all'avvicinarsi dell'ora del coprifuoco indetto dai Carrow.

Piton, però, aveva progettato di liberare Paciock e metterlo in salvo con un certo anticipo sull'orario limite, e di avere quindi sufficiente tempo per mettere fine alla baldoria dei Babbi Natale in prima persona, giusto per ottenere ancora un altro po' di feroce odio da parte di Minerva, ma tenendo così al sicuro gli studenti dalla follia dei Mangiamorte.

Le cose, però, non avevano seguito il corso pianificato: Neville era stato spostato e il mago aveva perso un sacco di tempo per ritrovarlo, mentre i Carrow e gli altri Mangiamorte non stavano per niente dormendo i previsti sonni tranquilli e, anzi, più volte se li era ritrovati tra i piedi, alla fine scoprendo che, in mancanza del divertimento sfumato con Paciock, se l'erano presa proprio con l'elfo che avrebbe dovuto versare il sonnifero nel loro vino.

Alla fine, però, era riuscito a depistarli e a ritrovare il ragazzo: era a mala pena cosciente, con la febbre alta. Quando si chinò su di lui, nell'oscurità della cella rotta solo dal Lumos della sua bacchetta, Neville credette di avere le visioni:

- Babbo Natale è venuto a salvarmi! – ridacchiò nel delirio febbrile, subito interrotto da un colpo di tosse.

Piton stappò un'ampolla e gli fece bere un generoso sorso di pozione corroborante, poi cominciò a passare adagio la punta della bacchetta sul corpo seviziato del ragazzo, come già altre volte aveva dovuto fare sia con lui sia con altri studenti torturati da quelle carogne. Come aveva previsto, le ferite erano gravi e dovette ripetere più volte il lento passaggio sul corpo di Neville sussurrando a fior di labbra la litania dell'incanto di guarigione mentre gli occhi del ragazzo fissavano la sua ridicola maschera:

- Forte! – mormorò infine Neville, mentre pozione e incanto cominciavano a fare effetto e il sorriso si allargava sul viso pesto a mano a mano che le energie gli tornavano in corpo. – Giusto per farla a quel bastardo: evvai, Babbo Natale! – esclamò sollevando il pugno.

Piton dedusse che il "bastardo" cui Paciock si riferiva doveva essere proprio lui, poiché era stato suo il sortilegio, l'ultimo colpo ricevuto dal ragazzo prima di perdere i sensi. Sì, andava bene così, che tutti continuassero pure a crederlo un bastardo traditore assassino: era l'ovvia conseguenza dell'aver obbedito all'ordine di Silente. E lo aveva saputo ancora prima di obbedirgli. Eppure, un sospiro amaro aleggiò per un istante tra le sue labbra, subito inghiottito dalla determinazione di salvare lo studente: aveva il tempo contato con l'orario del coprifuoco vicino e, di conseguenza, i corridoi del castello si sarebbero presto svuotati rendendo pericolosa la presenza di un unico Babbo Natale che si rimorchiava dietro un ragazzo zoppicante.

Gli fece cenno di rimanere in silenzio e lo aiutò ad alzarsi, sorreggendolo nella veloce fuga per gli stretti corridoi dei sotterranei: il problema sarebbe stato immettersi nel salone d'ingresso e mischiarsi agli altri senza dare nell'occhio.

A mano a mano che si avvicinavano salendo lungo la scalinata, rumori, confusione e schiamazzi aumentavano ed era possibile distinguere anche le voci dei Mangiamorte che insegnavano nel castello. Saliti gli ultimi gradini sostenendo Neville anche con la magia per rendere più agevole l'operazione, Piton si slanciò a testa bassa nella baraonda, il grosso pacco dei regali che gli ondeggiava sulla schiena celando il fuggitivo. Salì una rampa di scale, quindi saltò veloce sulla seconda che, già in movimento, lo depose all'inizio di un corridoio che sembrava deserto. Lo percorse di corsa, il fiato che cominciava a mancargli e Neville che ridacchiava rimbalzandogli sulla schiena:

- Amico, devi dirmi il tuo nome: sei una vera forza!

Piton affrontò la successiva rampa di scale, svoltò in un altro corridoio per tornare ad avvicinarsi alla colonna centrale delle scale semoventi, quindi fu bloccato da un rumore di passi veloci: si appiattì dietro l'angolo e puntò la bacchetta, deciso a farsi strada.

Minerva!

Babbo Natale rimase per un attimo con la bacchetta levata, quindi tolse rapido il grande sacco dei regali dalle spalle e lo aprì davanti agli occhi stupiti della strega cui sfuggì una sommessa esclamazione:

- Neville! Per la sottogonna di Merlino! Stai bene?

Il ragazzo annuì sorridendo e la strega alzò lo sguardo incrociando quello dei penetranti occhi neri che brillavano dietro le fessure della maschera di Babbo Natale.

- Grazie! – mormorò, colpita dall'intensa profondità dello sguardo. – Chi sei?

Babbo Natale la fissò ancora per un istante, ansante, poi scosse il capo, le diede le spalle e riprese a correre nella direzione da cui era venuto, allontanandosi dalle scale centrali.

Minerva rimase a fissarlo mentre si allontanava, un pensiero assurdo che s'insinuava nella mente, suggerito dai movimenti eleganti di Babbo Natale: le mani sottili che pochi istanti prima avevano liberato Neville dal sacco, il movimento di deciso diniego della testa, la magrezza del corpo che si allontanava correndo...

No, non poteva essere.

Quei profondi occhi neri, penetranti, intensi, che scintillavano...

No, no, era un'idea folle, inaccettabile! Si morse le labbra scrollando il capo: Piton era un traditore, un assassino. No, non si sarebbe mai vestito da Babbo Natale! E, soprattutto, non avrebbe mai salvato Neville...

La vecchia strega scosse il capo e sospirò rassegnata. Inutile illudersi, inutile sperare. Severus aveva ucciso Albus. Questa era la sola, tremenda realtà. E la scuola era diretta da un preside Mangiamorte.

Minerva socchiuse gli occhi e sospirò sentendosi tremendamente sola e stanca.

Alecto Carrow sopraggiungeva correndo dalle scale centrali del castello: doveva fermarla e proteggere la fuga del coraggioso Babbo Natale che aveva salvato Paciock, chiunque fosse. Con un rapido colpo di bacchetta trasfigurò Neville, ancora in gran parte nascosto nel grosso sacco di regali, in un mucchio di stracci bianchi e rossi: era o non era l'insegnante di Trasfigurazione?

- Ti avverto, stupida, vecchia strega! – sbraitò la Mangiamorte. - Se allo scattare del coprifuoco ci sarà in giro ancora anche un solo Babbo Natale, domani tutta la scuola sarà punita, che sia o meno il giorno di Natale!

- Qui ci sono solo i travestimenti che ho requisito: nessun Babbo Natale da questo lato. – rispose Minerva ponendosi con decisione in mezzo al corridoio per bloccarle la via.

Mancavano solo pochi minuti al coprifuoco: Babbo Natale ce l'avrebbe fatta a mettersi in salvo?


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