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4.6

Z A C H A R I A S

Prima d'ora non avevo mai messo piede in un tribunale e mi sembra quasi di essere fra le fauci di un mostro. Ci sono un sacco di persone, molte delle quali camminano frettolosamente parlando a telefono o con scartoffie fra le mani, mentre altre sono avvocati con i propri clienti appena usciti da un'udienza.
Le pareti color panna sono spoglie e solo sul soffitto, talmente alto da farmi venire le vertigini, sono presenti alcune figure geometriche marroni; delle finestre permettono alla luce di entrare, dando ai corridoi un'aria spaziosa e luminosa, anche se questo posto sarebbe capace di far mancare l'aria a chiunque.

La settimana è passata fra un impegno e l'altro e ognuno di noi ha cercato di fare il più possibile per pensare di meno a questo giorno. Siamo tutti tesi, specialmente Calvin che a breve dovrà entrare in un'aula e condannare il suo stesso padre.
Tasya, Andrew e Kol provano a supportarlo e rassicurarlo il più possibile, ma sembra che lui non stia nemmeno ascoltando. «Spero vada tutto bene» mormora, tirando su col naso. Quando è arrivato gli occhi rossi erano gonfi e contornati da profonde occhiaie, reduci da una nottata di pianto. «E che non venga rilasciato.»

Tasya si avvicina al suo migliore amico per prendergli la mano. «Se non gli hanno concesso di uscire su cauzione, sicuramente non lo grazieranno» lo rassicura. Lo stringe in un abbraccio e gli lascia un bacio sulla guancia. «Qualsiasi cosa accada e qualsiasi decisione venga presa, noi ci saremo. Lo affronteremo insieme, va bene?»

Annuisce. «Va bene.»

Calvin raggiunge la madre, che per tutto questo tempo ha mantenuto un profilo basso. Non ha né aperto bocca, né espresso il suo parere e ho paura voglia tirarsi indietro e non testimoniare contro il marito. Ha già dimostrato una volta di non essere una buona madre e che sarebbe capace di abbandonare il figlio, sono sicuro lo rifarebbe anche una seconda.
Come si dice: il lupo perde il pelo, ma non il vizio.

Madre e figlio si prendono per mano e si guardano negli occhi, cercando reciprocamente il coraggio e la forza di cui hanno bisogno. È come osservare due persone in bilico che offrono equilibrio l'uno all'altra, rischiando ogni volta di cadere in un baratro senza fondo.
Insieme entrano nell'aula, lasciandoci alle loro spalle.

Kol sussurra qualcosa all'orecchio di Tasya, che lo stringe in un abbraccio e annuisce. Gli lascia un bacio che mi costringe a distogliere lo sguardo, mentre una fitta allo stomaco mi fa chiudere gli occhi: non ho più notizie da parte di Annabeth.
Ieri sera non è rientrata a casa e non ha risposto alle chiamate o ai numerosi messaggi che le ho lasciato. La sua migliore amica mi ha rassicurato dicendo che sta bene e che non devo preoccuparmi, ma non posso far altro che pensare al peggio.

«Zach? Mi stai ascoltando?» mi richiama Tasya, risvegliandomi dai miei pensieri. Scuoto la testa e la scorgo assumere un'espressione comprensiva. Si avvicina e mi stringe in un piccolo abbraccio, prendendomi poi il viso fra le mani e obbligandomi a guardarla negli occhi. Lei fissa i suoi nei miei e mi sento improvvisamente nudo, vulnerabile. «Sono sicura lei stia bene, okay? Se dopo il processo non avrà ancora risposto ai messaggi andremo a cercarla insieme, te lo prometto.»

Annuisco. «Va bene.»

La prima cosa che ho fatto non appena ho notato che Annabeth non era ancora rientrata è stata chiamare Tasya. Non so il motivo, ma l'istinto mi ha portato a chiedere il suo aiuto, perché sapevo che lei ci sarebbe stata. Erano le tre di notte: ho composto il numero, ho chiamato e ho sentito la sua voce impastata dal sonno chiedermi se fosse successo qualcosa.
Non ha potuto fare molto, ma siamo rimasti a chiacchierare fino al sorgere del sole. Poi sono uscito per andare a casa di Cindy, una delle migliori amiche di Beth.
Le occhiaie di Tasya mi fanno capire che dopo la telefonata non deve essere tornata a dormire e un po' mi sento in colpa, ma è da stamattina che mi rassicura dicendo che non devo preoccuparmi e che troveremo Annabeth.

«Il processo sta per cominciare, forza» dice Kol. «Zach, vieni?»

«Arrivo, datemi due minuti» rispondo.

Mi siedo e prendo il cellulare per chiamare un'ultima volta Annabeth, augurandomi almeno questa volta di sentire la sua voce.
Il telefono squilla a vuoto e lentamente tutte le speranze che avevo spariscono, lasciando spazio alle mie solite paranoie.
Il segnale acustico della segreteria squilla. «Ciao, Beth. Sono molto preoccupato: non rispondi ai messaggi o alle chiamate, non sei tornata a casa e non eri nemmeno a casa di Cindy. Lei mi ha detto che stai bene, ma non riesco a capire perché tu mi stia evitando. Ho fatto qualcosa di male? Qualcosa che ti ha infastidita?» chiedo, trattenendo le lacrime. «Qualsiasi cosa sia, torna a casa e parliamone. Lo sai che ho bisogno di te e che sono disposto a risolvere qualsiasi cosa. Sai che non ti abbandonerei mai. Perciò per favore: rispondi. Almeno saprò che stai bene. Ti amo da morire.»

Kol stappa lo spumante, che con un botto dà il via ai festeggiamenti.

Siamo tutti riuniti nel salotto di casa mia per brindare alla vittoria di Calvin, che è riuscito a rimanere impassibile per tutta la durata del processo, anche quando il padre è stato condannato alla massima pena. Per sette anni rimarrà chiuso in un carcere pensando alle sue azioni, che l'hanno portato dietro le sbarre e senza l'appoggio e il conforto della sua famiglia.

Tasya, parecchio brilla, stringe in un forte abbraccio il suo migliore amico, che perde l'equilibrio e cade sul divano.
Andrew, invece, si alza e solleva il bicchiere di plastica. «A Calvin, la persona migliore che potessi mai incontrare. Sei il ragazzo più intelligente, coraggioso, bello e dolce che abbia mai visto e non puoi immaginare quanto sia innamorato di te. Finalmente hai ottenuto giustizia e il bene, per una volta, ha trionfato sul male. Vivremo felici, saremo innamorati e nessuno, nemmeno tuo padre, ce lo impedirà. A Calvin!»

«A Calvin!»

«Cosa farai ora che potrai goderti appieno la libertà?» chiede Kol.

«Inizierò cercando una nuova casa: quella attuale è intestata a mio padre e mia mamma non vuole più restarci. Abbiamo già cominciato a impacchettare le nostre cose, quelle di papà verranno date in beneficienza» spiega, sorseggiando lo champagne. «Poi faremo un viaggio al mare. Abbiamo decisamente bisogno di una vacanza per staccare da tutto.»

«Cosa?» chiede Tasya, corrucciata. «Hai intenzione di abbandonarmi? Quando?»

«Dopo il matrimonio di Zach» risponde.

Ignoro l'ennesima fitta al cuore e bevo due bicchieri di champagne, facendo finta di non sentire le bollicine grattarmi la gola e lo sguardo preoccupato di Kol puntato su di me. Ha capito che qualcosa non va, ma non mi sento ancora di dirglielo. Inoltre, vederlo così felice con Tasya e avere vicino Calvin e Andrew che continuano a sbaciucchiarsi e dire romanticherie, non fa altro che peggiorare la situazione, soprattutto ora che è stato tirato in ballo il matrimonio.
Se la sposa è scomparsa, non ci sarà molto da festeggiare.

Non appena sento la porta di casa aprirsi, però, un pizzico di speranza si riaccende. Mi alzo dal divano e corro verso l'ingresso, dove Annabeth, con il trucco colato e i capelli spettinati, lascia cadere la borsa e le chiavi sul pavimento.
Mi passa accanto senza degnarmi di uno sguardo, lasciando dietro di sé un pungente odore di vodka. La inseguo fino in cucina, dove prende una pastiglia per il mal di testa e dell'acqua.
È palesemente ubriaca, il che mi spaventa ancora di più.

«Dov'eri finita?» chiedo «Non puoi sparire per quasi un giorno e ritornare come se nulla fosse. Hai sentito i messaggi che ti ho lasciato in segreteria? Le chiamate? Ero arrivato al punto di correre dalla polizia per denunciare la tua scomparsa! Non fare mai più una cosa del genere, ero così preoccupato...»

Solleva una mano per farmi smettere di parlare e quando, con molta lentezza, la riabbassa, lascia cadere l'anello da fidanzamento sul tavolo e lo osservo rotolare fino alla mia mano.
Mi sorpassa senza proferire parola, ma io la seguo e la blocco per un braccio prima che possa riaprire la porta e andarsene di nuovo. Mi guarda e scoppia a piangere. «Mi dispiace, Zach, è finita. Non voglio più sposarti.»

N/A

Capitolo da revisionare!🚨

Tralasciando la qualità scadente del capitolo, questo è il colpo di scena che avevo menzionato qualche angolo autrice fa.
Spero vi piaccia e che vi abbia colti alla sprovvista.

Ora scappo, ma sappiate solo che domani non riuscirò ad aggiornare, perciò mi rifarò viva venerdì prossimo!

Vi voglio bene.❤️❤️

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