4.1
T A S Y A
Il vero dolore si prova quando si sta per perdere qualcuno, quando per mesi siete sempre stati mano nella mano e all'improvviso vi ritrovate a un passo dal lasciarvi andare, con le dita che solo si sfiorano.
In questo momento mi sento così, consapevole che potrebbe essere troppo tardi e che Kol potrebbe già essere su un volo diretto chissà dove, pronto a dimenticarmi.
E anche se continuo a dare la colpa alla violenza del padre di Calvin e all'incidente, so che è tutta colpa mia. Non ho saputo gestire la situazione a mente fredda, sono stata irrazionale e la situazione mi è sfuggita di mano.
Non è vero che non provo emozioni, il problema in realtà è che ne ho troppe.
Combattono fra di loro, si uniscono, mi stuzzicano. Sono il loro giocattolino, il posto preferito in cui giocare ed è incredibile come io non abbia più controllo su di loro.
Ci sono momenti in cui mi sento vuota e speranzosa allo stesso tempo: le cose vanno male, ma spero anche che prima o poi le cose si sistemino. E il tutto potrebbe cambiare nell'arco di qualche minuto, potrei perdere la voglia di vivere e ritornare sotto le coperte finché non ritornerà quel minimo di gioia.
È triste, però, che le mie giornate positive si siano ridotte ad una al mese. Mi manca sentire quella sensazione di felicità, di sollievo.
«Siamo arrivate» dice Annabeth. La sento slacciare la cintura e io faccio lo stesso, con il cuore che batte talmente forte da farmi venire il mal di testa. «Sei pronta?»
No, non lo sono.
Come potrebbe mai perdonarmi dopo ciò che ho fatto?
Non voglio lasciarlo andare, lo voglio al mio fianco, anche se non credo sia lo stesso per lui. Ha fatto così tanto per me, ha sacrificato la sua felicità e il suo orgoglio pur di rimanermi accanto, eppure io non ho fatto nulla per ricambiare.
Non gli ho mai confessato di provare qualcosa nei suoi confronti, non ho nemmeno tentato di farglielo capire. Magari sarà troppo tardi, ma non lo lascerò andare senza prima avergli detto che lo amo.
«Sì, sono pronta» mento.
Mano nella mano io e Annabeth varchiamo l'ingresso dell'aeroporto.
Camminiamo in mezzo alla gente e tutto ciò che posso fare io è rimanere inerme e sperare che Beth riesca a scorgere Kol fra la folla.
Sento tacchi scoccare contro il pavimento, bambini piangere, uomini ridere, gente terrorizzata all'idea di prendere l'aereo, ma dell'unica voce che vorrei udire non c'è traccia.
Sono cieca, come mai riuscirò a trovarlo?
Perché deve essere così difficile?
Perché non ho potuto recuperare la vista?
È così irritante essere inutile, non poter aiutare, limitarsi a seguire Annabeth che mi stringe forte la mano nella speranza di non perdermi.
«Okay, così non ce la faremo mai» dice lei, spingendomi da qualche parte. Mi ritrovo seduta e circondata da quelle che, a udire dagli schiamazzi, devono essere bambine in attesa del loro primo volo. «Rimani seduta qua e non muoverti, va bene? Io vado a cercarlo, prometto che tornerò con lui.»
La ascolto allontanarsi e mi stringo nella felpa nera, continuando a ripetermi che andrà tutto bene. Le gambe tremano e attorno a me sembra che il mondo abbia iniziato a vorticare, facendomi sentire stordita. «Signorina, è molto pallida. Si sente bene?» chiede una donna al mio fianco. «Vuole dell'acqua?»
Accenno un sorriso. «No, grazie.»
Ho sempre avuto paura di perdere le persone, anche quando mia mamma mi ripeteva che prima o poi ci si riunisce, che sia da vivi o da morti.
Giorni fa dissi che non avrei più permesso a nessuno di abbandonarmi e ferirmi, ma ora ho capito che è compito mio non lasciarglielo fare e non lasciarli andare.
Sento qualcuno fermarsi davanti a me. «Avevi detto che era Calvin a volermi salutare un'ultima volta» La voce di Kol mi raggela sul posto e all'improvviso sento tutta l'ansia venir rimpiazzata dall'insicurezza. «Non capisco. Cosa ci fa lei qui?»
«Non è compito mio dirtelo» risponde. «Vi lascio da soli.»
In auto ho preparato un discorso credendo che così mi sarei sentita più sicura, ma le sue parole fanno crollare ogni certezza. «Sbrigati, ho un volo che partirà a breve da prendere.»
«Volevo scusarmi» balbetto. «Mi dispiace per ciò che ho detto, io...»
«Che senso ha scusarsi adesso?» mi interrompe. «Sei stata abbastanza chiara alla festa. Non riesci più a starmi accanto, non riesci più a guardarmi in faccia ed eri sincera, Tasya, perché lo capisco quando menti.»
«Sì, ero sincera» ribatto «Non stavo mentendo, in qualche modo tu mi ricordi veramente ciò che è successo a Calvin, ma ora so di poterlo gestire. So che potrei lavorarci sopra e che le cose potrebbero tornare alla normalità fra me e te.»
«Non è così semplice.»
«Ti ricordi il nostro primo incontro?» chiedo «Eravamo a casa tua e mi hai regalato un piccolo cuore intagliato nel legno. L'ho fin da subito paragonato al mio, spezzato a metà a causa del dolore che ho sopportato dopo l'incidente, ma tenuto insieme dalle cuciture, che sareste voi. Mi sono sentita per una volta compresa, come se mi avessi letto nel pensiero e fossi stata un libro aperto per te. Mi sono trasferita a casa di Zach, nel caso non lo sapessi, ma ce l'ho ancora con me. È nella valigia, al sicuro in una pochette. Volevi lo tenessi io e così ho fatto, non me ne separo mai perché significherebbe separarmi anche da te. So che è un controsenso perché sono stata io ad allontanarti, ma l'ho fatto in un momento in cui mi sentivo così insicura da dubitare anche di me stessa.»
«E una sera mi hai detto che eri lì con me per impedirmi di distruggermi e non voglio che tu continui a farlo. Non sei mai stato il mio terapista o il mio psicologo, eri il mio ragazzo e farti sentire quella responsabilità nei miei confronti è stato egoista e mi dispiace. Hai detto che non avresti rinunciato a me, che non mi avresti mai lasciata andare e adesso è il mio turno. Non ti lascerò prendere quell'aereo e combatterò per te. Combatterò la mia ansia e la mia depressione perché io ho bisogno di te.»
«Quella sera ho capito che mi stavo innamorando di te. Il mio primo, vero ragazzo ed ero così confusa dalle emozioni che provavo che non riuscivo nemmeno a capacitarmene. Ti rendi conto di aver fatto battere il cuore a una ragazza che non credeva nell'amore? Ogni canzone mi faceva pensare a te, ma la tua voce era comunque la mia melodia preferita. Te l'ho mai detto che ti rimarrei ad ascoltare per ore? Anche se dicessi stupidaggini, anche se ti mettessi ad urlare, mi incanteresti comunque.»
«Il mattino dopo, il nostro ultimo mattino, abbiamo parlato della lista dei desideri. Ti dissi che se non fosse stato per te, forse quel giorno avremmo chiuso i rapporti per sempre. È stata colpa mia quella volta e lo è pure questa, ma tu eri comunque pronto a non rinunciare a me. Sono sicura tu ti sia stancato di rincorrermi, l'hai fatto per troppe volte. In questo momento, se potessi, strapperei quella dannata lista per esprimere un unico desiderio: riaverti indietro e sistemare le cose.»
«Ti prego, non lasciarmi. So di aver rovinato tutto, ma se mi dessi un'altra occasione io...» Mi ammutolisco e faccio un respiro profondo. «Quello che voglio dirti, Kol, è che ti amo.»
Aspetto impaziente una risposta da parte sua, ma quella che sento è diversa da quella che mi ero immaginata. «Devo andare» dice.
Ascolto i suoi passi farsi sempre più lontani e la verità mi piomba sulle spalle come un masso: l'ho perso.
Do le spalle allo spazio in cui prima stava Kol e scoppio a piangere, percependo gli occhi degli altri puntati su di me. Sento i loro mormorii e la donna di prima offrirmi un fazzoletto, ma il dolore che provo è talmente grande da farmi quasi vomitare.
Non riesco a fermare in singhiozzi, che mi scuotono il corpo come se fossi una gracile foglia, e assaporo sulle labbra le mie stesse lacrime, che sanno di dolore e perdita.
All'improvviso qualcuno mi afferra per le spalle e mi fa voltare, con una forza tale da farmi quasi perdere l'equilibrio. Le mie labbra incontrano quelle di qualcuno, ma riconosco subito il suo tocco sulle mie guance, il suo calore e i suoi capelli solleticarmi la fronte.
Riconoscerei Kol fra mille, perché ho passato intere settimane a studiare con le mani i suoi bellissimi lineamenti morbidi.
Appoggia la fronte sulla mia. «Non sono ancora pronto a lasciarti andare» sussurra.
Affondo la testa nella sua maglia, mentre lui mi stringe in un abbraccio e lascia baci sul capo.
E fra le sue braccia, per la prima volta dopo una settimana, mi sento veramente a casa.
N/A
Spero che questo capitolo non vi abbia delusi. Ci sono stata un sacco a scriverlo e mi sono pure commossa durante la prima stesura.🙈
I prossimi capitoli saranno abbastanza tranquilli, ma presto ci sarà un colpo di scena totalmente a caso e quindi non riuscirete mai a prevederlo eheh.
Ora vado che sto guardando il nuovo episodio di HTGAWM, sappiate che vi voglio tanto bene e che per qualsiasi cosa io ci sono.♥️
Al prossimo capitolo!🌹
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