2.8
T A S Y A
La maggior parte delle volte compiamo azioni senza nemmeno pensare alle conseguenze e facciamo ciò che riteniamo più giusto per noi e per la nostra felicità.
Altre, invece, prendiamo decisioni per il bene degli altri, senza prendere in considerazione cosa vogliono veramente.
In un certo senso lo facciamo sempre per noi stessi, ma nascondiamo i sensi di colpa affermando che lo stiamo facendo per loro.
Un po' com'è successo fra me e Kol: l'ho lasciato andare senza nemmeno dargli una spiegazione, convinta che non avendomi attorno sarebbe stato meglio.
Forse, in questo momento, è quello che sta soffrendo di più fra i due, quello che si starà chiedendo dove ha sbagliato e che è rimasto senza alcuna risposta.
Tempo fa non sapevo cosa significasse essere innamorati e me lo sono fatta spiegare da Zacharias, credendo di ottenere una risposta una volta per tutte.
Ma ora ho capito che finché non lo provi sulla tua pelle, non lo puoi sapere.
Non sarà mai come lo leggi nelle storie o come te lo raccontano gli altri, ma una cosa è sicura: l'amore è dolore.
L'amore uccide.
È capace di spezzarti il cuore, di farti provare un dolore che sembra non finisca più.
Ti porta all'autodistruzione, ti fa male e ti toglie il fiato.
Se amare è dolore, non voglio vivere soffrendo.
Sento la porta aprirsi. «Tasya,» mi richiama mia madre, con voce pacata. Usa questo tono quando deve fare bella figura con gli altri, dimostrandosi gentile, divertente e disponibile «hai visite.»
«Ciao.» La voce di Kol fa fare qualche capriola al mio cuore. Sento diverse emozioni dentro di me: nervosismo, felicità, ansia, odio. Qualche volta mi sento il loro teatrino, un semplice corpo del quale fanno ciò che vogliono. Non sono io a decidere il mio destino, sono loro. È come se non fossi... io.
«Vi lascio da soli» dice mia madre, prima di chiudere la porta.
Mentre si siede accanto a me, passo nervosamente le mani sulla canottiera bianca che indosso.
Devo essere in condizioni pietose, con i capelli raccolti in una crocchia disordinata, tutta sudata, con addosso i pantaloncini a righe di mio padre e struccata, ma qualcosa mi dice che Kol non è qui per ammirarmi e che forse non mi starà degnando nemmeno di un'occhiata.
Gli unici rumori che sento sono quelli dei nostri respiri e del televisore in salotto, con il volume al massimo.
Mia madre probabilmente sarà dietro la porta, nascosta e con le orecchie tese a captare qualsiasi rumore che potrebbe risultarle ambiguo. Io, invece, sto qua a scervellarmi per prendere una decisione: dire la verità o meno?
Solitamente si dice che essere sinceri e mostrare la vera te, "uscendo alla luce del sole", sia la soluzione: ma avete mai notato che più ci si avvicina al sole, più grande diventa la nostra ombra?
«Non sono qui per incolparti, ma per parlare» dice. È la prima volta che lo sento così fragile e mi sto sforzando con tutta me stessa per non accarezzargli il viso e dargli un po' di conforto. Devo allontanarlo, non rendere questo addio ancora più difficile. «Zach mi ha parlato della tua depressione. Non arrabbiarti con lui, non sarei nemmeno qui se non mi avesse informato.»
«Quindi sei qui solo perché sai che sono depressa? Altrimenti non l'avresti fatto? Non ti sarebbe importato?» chiedo, forse con tono troppo duro.
«Sono qui per impedirti di distruggerti.»
Sento gli occhi pizzicare e tento in tutti i modi di ricacciare indietro le lacrime. Strofino le guance bagnate ripetutamente con i palmi delle mie mani, sentendo la pelle bruciare e venir graffiata dalle mie unghie. Non piangere. I miei polsi vengono bloccati da Kol, che mi invita silenziosamente a smetterla. «Perché?» sussurro.
«Non rinuncerò a te, Tasya. Non ti lascerò andare e combatterò questa battaglia insieme a te» spiega. Questa volta è lui ad asciugare con un tocco leggero le mie lacrime, senza ferirmi. «Non ti permetterò di allontanarmi, non finché non saprò la verità.»
Accenno un piccolo sorriso, sentendo la durezza nella sua voce. Non ha detto che non mi lascerà mai, che non mi abbandonerà. Lui vuole solo la verità e, in caso, sarebbe anche disposto a lasciarmi andare.
Niente compassione, nessuna pietà.
È solo una persona che vuole provare a capirmi per davvero, una persona realista.
«A cosa stavi pensando stamattina?» chiede.
Forse ciò che sto per fare è uno sbaglio e me ne pentirò amaramente, ma voglio provare a rivelarmi a qualcuno. Sentire i suoi consigli, i suoi pensieri e renderlo partecipe del mio disturbo. Forse parlarne con qualcuno sarà la cosa giusta, quella che avrei dovuto fare sin dall'inizio.
Sospiro. «Non riesco mai a controllare i miei pensieri. È come se io fossi una marionetta e le mie emozioni i fili. Mi dicono cosa fare, come muovermi, cosa dire... E stamattina mi sono fatta sopraffare dalla negatività e ho dato retta alle numerose domande che mi sono passate per la testa.»
«Ad esempio?»
«La prima cosa che ho pensato è che fra di noi non sarebbe mai potuto funzionare. All'inizio sono riuscita a controllarmi, anche a scacciare quell'insulso pensiero, ma poi ho anche realizzato che in parte erano cose vere. Come il fatto che non potrò mai vederti, apprezzarti per davvero e starti vicina come vorresti. Che non sono capace di amare e che gli altri di conseguenza non mi ameranno mai.»
«Non è vero, Tasya.»
«Non puoi saperlo» ribatto «La mia depressione potrebbe prendere il sopravvento da un momento all'altro. Potrei ferire te, Zach o Annabeth... Potrei diventare pericolosa.»
«Non sei pericolosa, non saresti mai capace di fare del male a qualcuno. Ma hai ragione quando hai detto che la depressione potrebbe prendere il controllo» dice, stendendosi accanto a me. «Ed è per questo che hai bisogno di qualcuno al tuo fianco. Se ti lasciassimo da sola potresti veramente mollare, non combatteresti più... E per quanto tu sia orgogliosa e testarda devi capire che noi non ce ne andremo nemmeno se iniziassi ad insultarci.»
«Siete odiosi quando fate così» borbotto.
«Non è vero, ci adori.»
Stringo le labbra per non sorridere, ma non riesco a trattenermi quando sento una delle canzoni preferite di mia madre partire in salotto. È una canzone italiana, "I migliori anni della nostra vita", e devo ancora comprendere come abbia fatto a conoscerla.
«Ti proporrei di ballare sulle note di questa curiosa canzone, ma direi che non è il caso» dice, ridendo. Mi copro il viso con le mani imbarazzata non appena sento mia madre canticchiare, mentre Kol ride ancora di più. «Che lingua è? Spagnolo?»
«Italiano» rispondo «Mia madre adora le canzoni italiane.»
«Mi devi un ballo, in ogni caso.»
«Cosa? Perché?»
«Non lo so, ma me ne devi uno comunque.»
Alzo gli occhi al cielo. «Va bene, va bene.»
Rimaniamo in silenzio e, per quanto vorrei dire qualcosa pur di spezzarlo, mi va bene così. Stesi l'uno accanto all'altro, talmente vicini da sentire i nostri corpi sfiorarsi, non sono mai stata così bene.
Lei parla, ma non l'ascolto.
L'unica cosa che mi interessa è captare anche un minimo movimento da parte sua, che mi faccia capire che sta per andarsene e lasciarmi qui.
So che tornerà, ma è straziante sapere che dovrò aspettare ore, forse giorni prima di rivederlo, prima di risentire la sua voce, prima di poter intrecciare le nostre dita.
Probabilmente mi sto innamorando di lui, ma non sono ancora pronta per ammetterlo.
Se qualcuno mi chiedesse cosa si prova ad essere innamorati di qualcuno, probabilmente ora saprei rispondere.
Per Kol correrei ogni rischio: mi tufferei in un mare di squali pur di salvarlo, correrei scalza su un campo di carboni ardenti per raggiungerlo e riportarlo da me.
Ogni canzone d'amore mi ricorda ciò che abbiamo, e ogni singola frase mi riporta alla mente lui. E il cuore inizia a battere veloce, come se anche lui volesse uscire dal mio petto per raggiungerlo.
«Ti andrebbe di rimanere a dormire qui?» chiedo.
E forse stiamo correndo troppo, o è il tempo a procedere lentamente attorno a noi, ma so che è quello che voglio.
«Okay» risponde.
Appoggio la testa sul suo petto e mi nutro del suo profumo, del suo calore e della sua protezione.
Quando sono con lui, fra le sue braccia, il resto attorno a me non esiste. Solo lui.
E, mentre ascolto il suo battito farsi sempre più lontano, anche il mio ultimo pensiero è rivolto a lui.
N/A
Aiuto ragazzi, fa troppo caldo non ce la posso fare.😭😭
Scrivere questo capitolo è stato orribile, soprattutto perché ho dovuto tenere il PC sulle gambe e mi stava scaldando tantissimo.
Ora vado a farmi una doccia nella speranza di ritornare un po' più fresca, rip.
-2 alla fine della prima parte!
E niente, voi avete mai trovato un Kol? O anche quello che vi sembrava fosse il vostro Kol?
Una persona di cui vi fidavate e di cui eravate innamorati, in cui avevate riposto tutto e a cui avevate rivelato i vostri segreti e sentimenti?
Io sì, e mi ha spezzato il cuore in mille pezzi per poi sputarci sopra.
Fottiti stronzo.
E niente, dopo questa uscita deprimente vado.
Al prossimo capitolo!❤️
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