2.3
T A S Y A
Mi stendo sul letto accanto al mio migliore amico, che oggi ha deciso di venirmi a trovare per passare un pomeriggio insieme e per raccontarci gli avvenimenti successi di recente. L'ultima volta che ci siamo visti è stata anche quella in cui ho incontrato Kol al parco, perciò sono passati parecchi giorni.
Spero solo di non diventare quelle amiche che ti scaricano non appena trovano un ragazzo.
Non che Kol sia il mio ragazzo, ovviamente.
«Allora, chi è che ti ha rubato il cuore?» chiede, con tono malizioso.
Alzo gli occhi al cielo. «Non mi ha rubato il cuore... Credo solo sia simpatico, ecco.»
Quando questa mattina gli ho inviato un messaggio vocale dicendogli che mi sto sentendo con un ragazzo, non mi sarei aspettata di ritrovarmelo a casa poche ore dopo. È piombato nella mia stanza ordinando di raccontargli tutto nei minimi dettagli, portando con sé una pizza e due lattine di Cola.
«Parlami di lui» dice.
«Si tratta di Kol e ha...»
«Quello che era al parco con te?» mi interrompe.
«Sì, lui. In ogni caso è un ragazzo veramente carino e dolce, sempre disponibile e adoro il suo modo di ragionare. Lo ascolterei per ore, ha una voce così profonda! Ed è la persona con il cuore più grande che abbia mai conosciuto, sempre pronto ad aiutarti e ascoltarti.»
«Fingerò di non essermi offeso.»
Ridacchio e gli do un pizzicotto sul braccio. «Oh, lo sai che sei solo tu l'uomo della mia vita.»
Allaccia le gambe attorno al mio busto e mi stringe in un forte abbraccio, ridacchiando. «Ci mancherebbe altro! Adesso mi tradisci pure?» chiede, facendomi il solletico. Cerco di dimenarmi, ma la sua stretta e le risate mi impediscono di difendermi a dovere. «Cos'hai da dire in tua difesa?»
«Ti prego, smettila!» lo imploro, continuando a ridere.
Quando si allontana e mi dà un attimo di tregua, ho le lacrime agli occhi dalle risate. Appoggio una mano sopra allo stomaco dolorante e mi volto verso Calvin, sentendo il suo fiato sul collo. «Sono felice tu sia felice» dice.
«Mi ricordo il giorno dell'incidente. Eravamo in macchina quando mi hai detto che se non fossi riuscita a trovare un ragazzo ti saresti rattristato pure tu. E io ti ho risposto che non so gestire me stessa, perciò un ragazzo ancora di meno» sorrido. «Ne è passato di tempo.»
«Già» mormora «E ora cosa ne pensi? Delle tue parole, dico.»
«Non lo so,» ammetto, «ma credo mi piaccia. Non sono innamorata, ma quando sono con lui mi sento diversa. Quindi penso potrei cercare di avere qualcosa di serio.»
«Mai partire dicendo che vuoi qualcosa di serio o sentirai all'improvviso tutte le responsabilità da relazione seria gravarti sulle spalle. Vivila come sempre come se fosse l'ultimo giorno da passare insieme, come se foste sempre sul punto di dirvi addio.»
«E tu?» chiedo «Hai trovato l'amore?»
«Ti ricordi il ragazzo della festa?» chiede.
«Quello che gioca nel team della scuola? Quello della festa?» ridacchio. «Non ti aveva lasciato il numero scritto su un bigliettino che poi hai ritrovato nella tasca del giubbotto?»
«Sì, lui. Ci stiamo sentendo ancora e le cose si stanno facendo... interessanti.»
«Interessanti?» ripeto.
«È un modo per non dire serio» spiega «Ma non è questo ciò che conta! Abbiamo continuato a scriverci, a vederci e vorrei chiedergli di diventare ufficialmente il mio ragazzo.»
«Allora la cosa è...»
«Non dire quella parola!» mi interrompe. «Comunque penso glielo chiederò questa sera: ho casa libera e farò una grigliata solo per noi due. Ti vuoi unire? Così mi dici anche un parere su di lui.»
«Se a voi non dà fastidio, per me va bene» accetto.
«Perfetto, allora! Ma ti prego, evita aneddoti imbarazzanti sulla mia infanzia e soprattutto evita di raccontare quando ci ho provato con tuo cugino!» esclama.
Ridacchio e incrocio le dita dietro la schiena. «Lo prometto.»
Finisco l'ultimo boccone di pollo e sospiro, sentendo che potrei esplodere a momenti da quanto ho mangiato.
Non mi aspettavo che Calvin fosse un così bravo cuoco, in realtà nemmeno che sapesse cucinare: quando è a casa da solo, solitamente, ordina sempre una pizza pur di non farlo.
Ho conosciuto finalmente Andrew, il ragazzo con cui si sente, e devo dire che sembra una brava persona a prima pelle: dolce, con un ottimo senso dell'umorismo e malizioso al punto giusto.
Anche se preferirei evitasse determinate battute sui loro trascorsi sessuali davanti a me.
Sono contenta che il mio migliore amico abbia trovato qualcuno: spesso mi ripeteva che non avrebbe mai incontrato il vero amore per la sua "diversità" o che non l'avrebbe mai vissuto bene per colpa dei giudizi e della mentalità chiusa che ancora ci circondano.
Viveva di paranoie, ansie e tristezza.
Ma vederlo ora, spensierato e felice insieme a qualcuno, mi fa sentire una migliore amica fiera di lui.
È riuscito a superare tutto a testa alta ed è andato oltre le critiche, decidendo cos'è meglio per lui e accettandosi per quello che è.
E ha fatto tutto da solo.
Chissà, magari un giorno riuscirò anche io non ce la farò mai ad essere felice.
«Tasya,» mi richiama Andrew, riportandomi sulla terra ferma, «posso farti una domanda?»
«Certo» rispondo.
«Da quanto tempo vi conoscete tu e Calvin?»
«Troppo» risponde lui al posto mio.
Alzo gli occhi al cielo. «Da quando avevo dodici anni circa, forse di meno» rispondo «Vuoi sentire la storia di come ci siamo incontrati la prima volta?»
«No, non la vuole sentire!» interviene Calvin con voce stridula.
«Come mai non c'è nessuno a casa tua oggi?» domanda Andrew.
«Nulla di particolare, i miei avevano impegni» spiega.
«E loro sanno di noi?»
Il silenzio che cala in giardino mi fa desiderare di diventare un palloncino per volare via il prima possibile.
Calvin si schiarisce la voce e in questo momento vorrei poterlo guardare per poter studiare le emozioni sul suo viso, ma mi è chiara fin da subito una cosa: non ha ancora rivelato ai suoi genitori la sua omosessualità.
So che è una delle sue più grandi paure, ma non mi aspettavo che non lo avesse ancora detto, non adesso che sta avendo una relazione seria insieme ad un ragazzo.
Sospira. «Non ancora, ma lo sapranno presto. È solo che non ho trovato il momento giusto.»
So che si sente responsabile di molte cose e che i suoi genitori lo stanno usando come colonna portante della famiglia, ma non trovo giusto che non debba essere se stesso per essere amato dai suoi genitori.
Come si può rinnegare qualcuno a cui hai dato la vita?
La madre è quella rimasta più distrutta dopo la perdita del figlio, mentre il padre ha cercato di crescere Calvin a sua immagine.
Non accetterebbe mai di avere un figlio gay, ma sicuramente la madre difenderebbe Calvin a tutti i costi.
«Dov'è il bagno?» chiede Andrew.
Calvin gli spiega velocemente come raggiungere la stanza, ma non lo accompagna.
Forse ha capito che a momenti gli farò uno dei miei soliti discorsi, magari è proprio ciò che vuole sentirsi dire: ha bisogno di qualcuno che lo incoraggi a dir la verità alla sua famiglia e che lo rassicuri.
«So di star sbagliando,» dice, «ma non trovo le parole per ammettere ciò che sono. Non capirebbero nemmeno se preparassi un discorso da un'ora, non mi accetterebbero mai. E ho paura di perderli, Tasya. Loro sono la mia famiglia.»
«Lo so, ma devi farlo. Non puoi nasconderti per sempre e sono sicura che ti accetteranno senza alcun problema. Magari sarà difficile all'inizio, ma le cose si sistemeranno col tempo. Ti prometto, però, che qualsiasi cosa accada io sarò al tuo fianco.»
«Grazie» sussurra, dandomi un bacio sulla guancia. «Grazie di tutto.»
N/A
Era da un po' che non vedevamo Calvin e ora eccolo qui! Spero in queste poche righe di avervi coinvolti nell'amicizia che lo lega a Tasya.
Non ho niente da dire, perciò passerò direttamente alla domanda: come sopravviverò alla dieta che mi tocca affrontare in questi due giorni che consiste nel mangiare solo pasta e riso con olio?
No latte, no pane, no pomodoro. NIENTE.
Piango.😭😭
Al prossimo capitolo!❤️
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