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0.7

Z A C H A R I A S

Suono il campanello e aspetto che qualcuno venga ad aprirmi.
Tasya è stata meno del previsto a scegliere i suoi dieci desideri, infatti ci sono volute solo quarantotto ore, e mi ha subito richiamato per chiedermi di presentarmi questo pomeriggio a casa sua per poter ultimare i dettagli della prima avventura.

Non ho idea di quali siano i suoi desideri, ma spero con tutto il cuore che non si tratti di cose come lanciarsi da un aereo o viaggiare fino in Finlandia. Piacerebbe anche a me, ma il mio lavoro mi permette a malapena di arrivare a fine mese pagando anche i corsi universitari di Beth, figuriamoci poi una vacanza.
Abbiamo un conto a parte, ma sono i soldi che ci serviranno per l'organizzazione del matrimonio. O, almeno, lo spero, perché Annabeth ancora non lo sa.

«Zacharias!» esclama Teresa, gioiosa. «Entra pure e scusa per l'attesa, ma stavo preparando dei biscotti per i miei ospiti. A quanto pare oggi Tasya ha voglia di incontrare molta gente e mi sembrava scortese non offrire nulla. Spero ti piaccia la vaniglia.»

«Sì, ti ringrazio» rispondo, entrando in casa.

Mi accomodo in cucina, dove la donna mi lascia un biscotto e una tazza di tè fumante. Per quanto mi piacerebbe intrattenermi con lei e riempirmi lo stomaco, io sono qua solo per un motivo, ovvero sua figlia. Se mi trattenessi anche solo un secondo in più di quanto ho promesso ad Annabeth, quest'ultima andrà su tutte le furie e mi farà una scenata di gelosia.

Lei non vuole ammetterlo, ma questa storia la innervosisce parecchio: sebbene Tasya abbia diciassette anni e io ventidue, non vuole rassegnarsi al fatto che fra me e lei potrebbe nascere qualcosa.
È del tutto impossibile, ma ormai si è impuntata e io non posso farci nulla.

«Zacharias, devo parlarti di una cosa molto importante» dice «Io e mio marito abbiamo parlato molto su questa storia dei desideri e siamo felici che tu stia facendo tutto questo per nostra figlia, ma penso sia chiaro che non la lasceremo da sola nemmeno per un secondo. Per noi sei uno sconosciuto, così come per lei, e finché non ci proverai di essere una persona perbene seguiremo Tasya passo per passo.»

Annuisco. «Sì, va bene.»

Mi alzo e raggiungo la stanza della figlia che, in questo momento, è insieme a un altro ragazzo.
Se non ricordo male, deve trattarsi di Calvin, l'altro ragazzo dell'incidente.
Annabeth, dopo svariate ricerche sui social network, mi ha mostrato una sua foto: stesso viso a forma di cuore, stessi occhi verdi, stessi capelli castani... Sì, deve essere per forza lui.

«La fatina dei desideri è arrivata» annuncia.

Tasya si volta subito nella la mia direzione e le sue labbra si incurvano in un sorriso smagliante. Mi fa un gesto con la mano per invitarmi a sedere sul letto accanto a lei e io obbedisco senza parlare.
Tiene fra le mani un cartoncino rosa cipria - la lista di desideri, probabilmente - e si vede chiaramente che freme dalla voglia di dirmi tutto.

«Ti stavo aspettando! Ho finalmente finito di scrivere tutta la lista dei desideri, non vedo l'ora di farteli sapere. Ho scelto un foglio di questo colore per un motivo preciso, è lo stesso del vestito che indossavo il giorno del matrimonio dei miei genitori e ho pensato fosse una cosa carina! Mi ha aiutata Calvin... Oh, giusto! Non vi siete presentati! Calvin, lui è Zacharias. Zach, lui è Calvin» dice tutto d'un fiato. «Vuoi un biscotto?»

Rimango sorpreso nel sentirla parlare così tanto e, soprattutto, in modo così veloce: non credevo neanche fosse umanamente possibile.
A quanto pare deve essere una di quelle giornate positive di cui parlava la madre, nelle quali torna ad essere la solita Tasya chiacchierona di sempre.
E quando ha detto chiacchierona, non scherzava affatto.

«No, grazie» rispondo, prendendo il foglio fra le mani. Do un'occhiata veloce senza leggere i desideri, constatando come la sua scrittura sia tonda e ordinata.
Com'è possibile che solo io al mondo scrivo come una gallina dalla zampa rotta?

«Aspetta!» esclama, prima che io possa dire ad alta voce il desiderio numero uno. «Calvin, esci, per favore.»

Il ragazzo la guarda con fare sconvolto e, evidentemente, offeso. Si porta una mano al petto e aggrotta la fronte, sollevando un sopracciglio con fare accusatorio. «Dici sul serio?» chiede.

«Certo, altrimenti non te lo avrei detto» risponde «Non prenderla male, ma ho una motivazione più che valida che al momento non posso spiegarti.»

Calvin, sebbene controvoglia, si alza dal letto ed esce dalla stanza senza aprire bocca, lasciandomi solo con Tasya.
La ragazza mi sorride e mi invita a continuare a leggere. «Ho avuto un'idea, questa notte, ossia di leggere un desiderio alla volta. Renderà il tutto più interessante e almeno non avremo fretta, perciò leggi solo il primo e poi restituiscimi il foglio.» dice.

«Oh, okay» mormoro, aggrottando la fronte. Mi schiarisco la voce e guardo il foglio, leggendo solo il punto numero uno. «Primo desiderio: andare a trovare lo zio in Australia.»

Non appena finisco di pronunciare queste poche parole, il mio cuore perde qualche battito. Evidentemente non ho pregato abbastanza affinché lei scegliesse qualsiasi altra cosa purché non un viaggio, ma tutto ciò ha confermato solo una cosa: la mia vita fa schifo.

«Non lo vedo da quando sono bambina e mi piacerebbe da morire incontrarlo» spiega «Ci sarei dovuta andare l'estate, però le cose non sono andate bene e abbiamo avuto un contrattempo. Ci tengo tantissimo, Zacharias, non immagini veramente quanto.»

Vederla così felice e speranzosa rende ancora più difficile dirle che non sono in una condizione economica adatta per pagare un viaggio di questo genere.
Non so quanto possa costare un viaggio dal Canada fino all'Australia, ma contando che dovrebbero venire i suoi genitori - ai quali dovrei anche chiedere conferma - e Annabeth - che non mi lascerà mai andare senza di lei - immagino che non sia nelle mie possibilità.

«Tasya, purtroppo è un po' impossibile per me al momento. Sto pagando i corsi universitari di Annabeth e sono l'unico a lavorare. Per quanto piacerebbe anche a me visitare l'Australia, non riuscirei a pagare il viaggio.»

Tutto l'entusiasmo si smorza nell'arco di pochi secondi. «Oh, okay» mormora «Non fa niente.»

Tiene lo sguardo basso e gioca con il cartoncino rosa pensando a chissà cosa. È commovente come anche nel fare qualcosa per lei abbia pensato agli altri, dedicando un gesto come il colore del foglio al momento più felice della vita dei suoi genitori.
Sta facendo qualcosa per loro quando lei non ha niente.
Chi sono io per negarle un piccolo attimo di gioia come incontrare suo zio?

«Anzi, non importa. Troverò un modo, te lo prometto» dico.

Lei annuisce, ma non apre bocca.
Mi sento colpevole: e se avessi trasformato una delle sue giornate positive in una triste?
Ma cosa posso farci? Ho dovuto dirle la verità, ho dovuto avvisarla che probabilmente non riuscirò a ricoprire i costi del viaggio e, se avessi mentito, le cose sarebbero potute andare peggio.
Eppure, vederla così giù di morale mi fa sentire una brutta persona.

«Lei com'è?» chiede all'improvviso.

La guardo, confuso. «Come?»
«Lei com'è?» ripete, evidentemente in imbarazzo. «Annabeth, intendo. Come hai fatto a capire che si trattava d'amore? Cosa provi quando la vedi?»

Davanti a tali domande rimango spiazzato. Certe volte non so nemmeno io descrivere quello che provo per quella ragazza, altre non ne ho bisogno.
Lei c'è per me e io ci sono per lei, fine della storia.
Siamo l'uno il supporto dell'altra e non penso ci sia cosa più bella di questa.

Ma come posso spiegarlo a lei?

«È difficile raccontare l'amore, credo che succeda e basta. Quando l'ho incontrata per la prima volta, mi sono impuntato su di lei solo per divertimento. Non ero innamorato, forse nemmeno mi piaceva, ma più parlava e più attirava la mia attenzione. Abbiamo imparato a conoscerci e, senza rendermi conto, un giorno mi sono ritrovato a pensare che senza di lei non ce l'avrei mai fatta. Ero innamorato e non me ne ero reso neanche conto.»

«L'amore è qualcosa per cui lotti, per cui sai che vale la pena perdere. Per lei rinuncerei a tutto, compresa la mia stessa vita, perché è una persona così pura e dal cuore grande che si merita ogni gioia di questo mondo. Se la vedo sorridere grazie a me, il mio cuore esplode di felicità e mi sento come se avessi fatto una delle azioni migliori al mondo.»

«Ma... Come fai a capire se sei per davvero innamorato o se è solo una cotta?» chiede.

«L'amore è ogni respiro condiviso, ogni carezza, ogni sguardo... È questione di attimi. È attraversare un oceano per quella persona se necessario, è camminare in mezzo al fuoco della vostra passione. Siamo fatti per dare, ricevere e vivere d'amore ed è qualcosa di talmente potente che fai fatica a contenerlo. Così lo condividi con la persona che senti possa meritarlo, che resterà nel bene o nel male, quel sentimento che cercherai nei momenti difficili nell'altro. E lei sarà lì, per te. Il vero amore non è quello che colpisce, ma quello che arriva in silenzio e penetra nel tuo cuore senza che tu te ne accorga.»

«E tu ti ritrovi così con Annabeth?» chiede.

«Sì, proprio così. Lei è stata il mio primo, vero amore. Altrimenti non le vorrei chiedere di sposarmi» spiego «Purtroppo anche per me le cose non sono andate bene e dovrò rimandare a un altro momento.»

«Io non ho mai provato cos'è l'amore» sussurra.

«Sei giovane, Tasya. Incontrerai la persona giusta anche tu e saprai di sicuro riconoscerla» ribatto.

Si asciuga una lacrima che solca il suo viso. «Grazie, Zach. Grazie davvero.»

«Cosa le hai promesso?» strilla Beth.

Come previsto, quando le ho detto il primo desiderio Tasya non l'ha presa affatto bene.
Mi ha inseguito con una ballerina fra le mani e, non appena ne ha avuto l'occasione, mi ha colpito dritto alla nuca.

«Tu dovevi vederla! Avrei potuto dirle di no in un momento come quello?» chiedo, cercando di farla ragionare.

«Sì!» risponde.

La carico sulle spalle e, nonostante le sue proteste, la porto fino in camera da letto. La faccio stendere lì e mi siedo accanto a lei, tenendole forte la mano.
«Annabeth» dico «Io voglio farlo davvero, voglio renderla felice, ma voglio che tu sia con me durante questa lunga e folle avventura. Partirai con me?»

«È una...»
«Partirai con me?» ripeto.

Sospira. «Conoscendoti, non accetterai un no come risposta. Perciò va bene, ma anche al minimo segnale di pericolo promettimi che ti tirerai fuori da questa storia!»

«Okay, Beth. Lo prometto.»

Mi stendo accanto a lei e mi stringo a lei cingendole la vita con le braccia. Appoggio la testa contro l'incavo del suo collo, sentendo l'odore inebriante dei suoi capelli.
Poco dopo, però, la sento agitarsi più del solito e sciogliersi dal mio abbraccio.

«Scusami, è solo che...» Fa un respiro profondo, cercando di mantenere la calma. «Possiamo solo tenerci per mano?»

«Certo, Beth. Nessun problema» rispondo.

Si stende accanto a me e mi stringe forte la mano, come per implorarmi di sostenerla e di non abbandonarla mai.

Amore è anche condividere lo stesso dolore.

N/A

Questo capitolo è stato un parto.

Sebbene possa sembrare solo un capitolo di passaggio, cosa che effettivamente è, contiene quattro momenti chiave che saranno molto importanti nel corso della storia.

Due sono abbastanza evidenti, glu altri due, invece, sono abbastanza nascosti.

Non ho molto da dire, spero solo che questa storia vi stia piacendo e che vi abbia presi come l'ha fatto con me.

Oggi ho ben due domandine per voi:

Vi piace la nuova copertina?

Secondo voi quali sono i momenti importanti di questo capitolo?

Vi voglio tanto tanto bene, siate forti e combattete ogni giorno.❤️

Al prossimo capitolo!❤️🔥

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