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Capitolo 40 - Hélyette's pov

Daniel non lo vedo da dieci anni, come minimo, forse anche dodici. Zia Isabelle mi ha detto che gli avrebbe chiesto di venirmi a prendere in aeroporto. Marsiglia mi manca. È una parte di me, della mia identità, della mia famiglia. Mio padre e la madre di Daniel sono fratelli. Sono nati e cresciuti qui, poi mio padre ha sposato un'italiana e si è trasferito per amore a casa sua. E da quell'unione sono nata io. Per una strana coincidenza, io e Daniel siamo nati a poche ore di distanza, quindi ci siamo sempre considerati gemelli separati alla nascita. Fino ai quindici anni ogni anno venivo in vacanza a Marsiglia, poi ho smesso. I miei si sono separati, mio padre è ritornato in Francia, io sono rimasta in Italia. Con Daniel abbiamo iniziato a sentirci sempre meno, finché ci siamo completamente persi di vista. Perciò ritrovarci dopo così tanti anni è strano perché di cose ne sono successe parecchie. L'aereo è in fase di atterraggio, sono arrivata. Il tempo di mettere piede in aeroporto, si aprono le porte e cerco con gli occhi Daniel, ma alla fine è lui che mi riconosce.
- Hélyette?
- Daniel! - lo abbraccio forte.
- Mi sei mancata - mi dice - fatti un po' vedere...!
- Anche tu fatti vedere... Che cugino figo che ho! - gli dico, ridendo.
- Ahah, grazie! Ma anche tu non scherzi, eh?
- Ma va là, sono rimasta sempre quella di una volta che bada poco alle apparenze e molto alla sostanza.
- Sono cambiato anch'io - mi dice.
- Ho visto. Ti sei lasciato abbracciare. Mai successo - gli dico, ridendo.
- Dopo tanto tempo sono di nuovo felice.
- Merito di una ragazza? - lo stuzzico.
Annuisce arrossendo.
- Oddio, dev'essere una cosa seria perché non ti ho mai visto arrossire!!!
- Lo è, però guai a te se dici in giro che arrossisco quando parlo di lei - mi risponde, ridendo.
- Se ne sarà accorta anche lei che arrossisci.
- Sì, forse, ma non credo. Comunque, visto che starai qui due mesi te la voglio presentare.
- Non vedo l'ora di conoscerla.
- Senti, piuttosto, vai a recuperare la valigia che ci prendiamo un caffè e mi racconti come va con Mattia! State ancora insieme?
- Ti ricordi ancora di Mattia?! Ma sono passati anni!
- Eri pazza di lui!
- Lo so, ma ero piccola! È durata pochissimo...
- Mai più storie?
- Una importante e molte storielle. Adesso sono single. Che ci vuoi fare, la vita gira e se vuoi vivere devi continuare a girare insieme a lei.
- A me lo dici?
Un'ombra si posa sul suo sguardo.
- Scusami.
- Non ci pensiamo. Se penso troppo è la fine.
- Giusto, è una bella giornata, ci siamo ritrovati, adesso vado a ripescare la mia valigia e poi ci prendiamo un caffè.

- Te la ricordavi così? - mi chiede Daniel, seduto al bar, alludendo a Marsiglia.
- Ma se non ho ancora messo piede fuori dall'aeroporto! - scherzo.
- Piuttosto.. Ma veramente pensi di abitare a casa dei miei per queste due settimane?
- Beh sì. Zia Isabelle ha detto che dormirò nella stanza degli ospiti. Tu hai la tua vita, il tuo appartamento, non voglio disturbare.
- Ma non mi disturbi, anzi, mi farà piacere avere compagnia. Va bene che vieni per trovare i miei però non pensare che ti lasci per due settimane in compagnia di due vecchi!
- Ma non sono vecchi gli zii!
- Però che siamo più giovani noi è un dato di fatto!
- Va beh, chiaro! - rispondo, bevendo il caffè.
- Che dici? Andiamo?
- Ma veramente vuoi che venga a stare da te?
- Sì. Mamma si attacca.
- Ma hai una stanza in più a casa tua?
- No, ho un'unica stanza, matrimoniale.
- Dovrei dormire con te?
- Ti imbarazza?
- Giudica tu.
- Siamo cugini, no? Che pericolo c'è?
- Nessuno, però la tua ragazza non sarà gelosa?
- Ma va là! Non dirà niente! Fidati, la conosco bene. Ha una mente aperta.
- Sarà - rispondo, poco convinta.
- Dai, andiamo. Dammi la valigia che te la porto io.
Esco dall'aeroporto e vengo letteralmente abbracciata dall'aria di Marsiglia. Salgo nella macchina di Daniel e sento un profumo di pulito.
- E questo? - chiedo, ridendo, indicando l'arbre magique appeso allo specchietto retrovisore.
- È mio padre che è fissato. Ha voluto che ci fosse anche nella mia macchina.
- Zio Xavier è una forza.
- È un po' invecchiato.
- Ma per te sono tutti vecchi?
- No, non tutti. Solo i vecchi.
- Scemo. Si dice anziani.
Ride.
- Dai, andiamo. Devo ancora farti vedere casa mia e... la Lunar Eclypse, baby.
- Frena un attimo - dico, ridendo. È una vita che nessuno mi chiama più baby - la Lunar cosa?
- La Lunar Eclypse - ripete, con tono misterioso.
- E cos'è? - chiedo, ridendo.
- La mia discoteca.
- La tua discoteca? Tu gestisci una discoteca?
- Ti piacerà. Poi zia mi ha detto che anni fa facevi la deejay in un locale di Milano.
- Sì, ti sei informato, eh?
- Certo. Il fratello di un mio dipendente compie 25 anni e ha prenotato la Lunar Eclypse per quella sera. Sarà una festa da sballo e tu farai la deejay.
- Ahah, grande, ci divertiremo un sacco - rispondo.
Direi che il mio ritorno a Marsiglia non poteva andare meglio! Mio cugino ha già trovato il modo di ingaggiarmi per una festa nel suo locale! E non sono qui da neanche un'ora!

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