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Capitolo 3 - Josiane's pov

Non so perché abbia accettato di venire. Sono stupida, forse un po' pazza, ma alla fine non ho detto di no. Daniel, il mio migliore amico, mi sta portando al mare. Siamo in macchina, io e lui, che ridiamo come due deficienti, che cantiamo a squarciagola ogni canzone che trasmettono alla radio, che ce ne freghiamo di tutto e di tutti, pure del dolore, che ci ha già abbastanza colpito. Daniel ha una forza incredibile, di fianco a lui mi sento piccola. Non solo per i quattro anni che ha in più di me, ma per la sua storia, quella che non racconta mai a nessuno, quella che non fa più parte di lui, ma che lo è stata per parecchio tempo. Mi ha insegnato che non esiste un dolore, ma tanti tipi di dolore diversi, che nessuno di questi è più importante degli altri, semplicemente lo si classifica dolore perché fa male e ci fa star male. Io ho conosciuto un tipo di dolore, lui un altro. Daniel dice anche che le persone vivono lo stesso dolore in maniera diversa: mia sorella piange, io ho i nervi a fior di pelle, mia madre si consola con il nuovo compagno, mio padre fa lo stesso con la sua amante. E ci sembra di aver trovato un nuovo equilibrio che in realtà ci sta rovinando.

- Posso chiederti una cosa, Jo? - mi chiede, mentre guida e sgranocchia patatine alla paprika.

- Certo, anche due - gli rispondo, pescando dallo stesso sacchetto quell'adorabile cibo.

- Pensi che un giorno riuscirai a perdonare i tuoi?

- Non lo so, forse. Chloé invece non ce la farà. Sta troppo male.

- Te l'ho detto come stavo messo io tre anni fa... Credevo di morire, invece poi eccomi qua, ritornato sulla piazza, con un bel sorriso stampato in faccia e tanta voglia di divertirmi.

Daniel è l'emblema della spensieratezza. Lo è diventato, dopo quello che gli è successo. Ammiro la sua voglia di rinascita, invidio il suo contagioso sorriso.

- Oh, allora? Lo sai che se si sta zitti per più di cinque secondi, si finisce col pensare di nuovo al dolore. E se ti voglio portare al mare è perché ti meriti un po' di svago. Quindi spero che tu abbia portato il costume perché ti ho preparato una sorpresa mica da ridere - mi dice, con quell'aria misteriosa che sa di avere.

Il posto che ha scelto è un'insenatura isolata a picco sul mare la cui acqua cristallina parla da sé. Non c'è nessuno, siamo soli, noi due e il mare.

- Ti sei già tuffata da uno scoglio?

- No, mai - rispondo, leggermente impaurita.

- C'è sempre una prima volta - mi guarda e sorride - te la senti?

Lo guardo.

- È questa la sorpresa mica da ridere?

- No, è un'altra. Ma anche questa, diciamo, che è una mezza sorpresa. Allora, ci stai?

Mi allunga la mano, la afferro senza pensarci due volte.

- Pronta a volare? Ti premetto che la sensazione di vuoto nello stomaco che sentirai durante il salto è assolutamente normale.

- Diciamo di sì.

- Diciamo niente. Sì o no?

- Diecimila volte no.

- Allora sei pronta - lo dice e in quel preciso istante saltiamo insieme giù dallo scoglio.

La panciata che diamo in acqua solleva una sottospecie di maremoto.

- Di sicuro non abbiamo un futuro come tuffatori olimpici. Troppi schizzi - dice, ridendo, dopo il salto, mentre io sto ancora sputando l'acqua che ho bevuto.

Inizia a fare due bracciate intorno a me finché smetto di bere e ricomincio a respirare.

- Adesso c'è la vera sorpresa mica da ridere, però dobbiamo nuotare un bel po'. Ci stai?

- Un bel po' quanto?

- Il tempo di arrivare. Quando sei stanca me lo dici che smetto di nuotare.

- D'accordo - lo guardo e riesce a strapparmi un sorriso anche dopo un tuffo.

Nuotiamo per circa una ventina di minuti allontanandoci parecchio dal punto da cui abbiamo saltato. Raggiungiamo un'altra insenatura con una spiaggia ancora più bella di quella precedente.

- Dobbiamo uscire dall'acqua e raggiungere quella stradina - dice, indicandomi un sentiero visibile dal mare.

Usciamo e, nonostante ci siano parecchi gradi, ho comunque un po' freddo. Raggiungiamo la stradina e risaliamo. C'è una casetta di legno con la porta aperta. Mi fa cenno di entrare. C'è un tavolo, apparecchiato per due, una bottiglia di vino e una scodella di insalata di mare da mangiare.

- Allora? Che ne dici? Ho chiesto a un amico di farmi trovare tutto pronto....

- Beh... Non so che dire.... - mi prende alla sprovvista, sinceramente non capisco più quali siano le sue intenzioni. Credevo fossimo migliori amici, invece sembra quasi che mi tratti come una delle sue facili conquiste.

- Speravo in un commento diverso, ma va bene, mi accontento.... - mi dice, ridendo.

- Non fraintendermi, solo che non capisco il perché di tutto questo.... sembra quasi che...

- Che?

- Che tu mi voglia dire qualcosa.

- In effetti, qualcosa c'è... ti volevo dare una cosa più tardi, ma forse è meglio adesso.

Fruga nell'unico mobiletto della casa ed estrae un cofanetto. Lo apre solo quando ha la certezza che i nostri sguardi si incrocino.

- Sono innamorato di te da due anni e mezzo....

Lo fermo subito. Gli faccio capire, con le dovute maniere, che il sentimento non è corrisposto, prima che possa mettersi ulteriormente in ridicolo. Mi guarda, deluso, rimettendo via il cofanetto.

- Sicura? Per te sono davvero solo un amico? - mi chiede.

- Sono stata innamorata di te per parecchio tempo - gli confido a quel punto, arrossendo - ma tu avevi gli occhi puntati sulle tue facili conquiste. Sono sempre stata solo un'amica per te. Non credo che tu mi ami da due anni e mezzo, sarebbe una vera balla farmelo credere e per fortuna sono abbastanza intelligente da non fidarmi. Non so perché tu mi chieda questo, ma so che nonostante tutto è tardi. Io non provo più niente per te e non me la sento di illuderti.

Mi guarda, sorpreso, forse, o imbarazzato.

- Eri la cosa più bella che potessi desiderare e ti ho persa.

- Non sono mai stata tua - gli dico e lui non ha più il coraggio di ribattere.

Chiude la porta della casetta di legno e, per un'altra strada, ritorniamo alla spiaggia. Raccogliamo le nostre cose in silenzio e risaliamo in macchina. Non abbiamo il coraggio di guardarci in faccia e la nostra amicizia termina così, nell'indifferenza generale, senza un saluto. Scendo dalla sua macchina con la certezza di aver perso il mio migliore amico.

Et voilà il terzo capitolo! Cosa ne pensate di Daniel e Josiane? Grazie per i vostri voti/commenti ❤️

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