VI
Gli esami arrivarono in fretta. Fortunatamente andò tutto bene e anche Anna passò l'anno nel migliore dei modi.
Se qualche mese fa mi avessero detto che avrei passato gli esami, giuro, non ci avrei scommesso un soldo.
Anna era stata letteralmente la mia salvezza. In tutto e per tutto.
Venne ai miei esami orali e fu la prima che abbracciai non appena finì tutto.
«Che fortuna» mi disse. «Adesso sto con un uomo maturo!» Ridemmo entrambi, e io le diedi una leggera gomitata, fingendo di essermi offeso.
Passammo dei giorni meravigliosi, spensierati e senza nessuna preoccupazione. La vita sembrava essere dalla nostra parte.
Ogni tanto ci concedevamo qualche piccola gita. Io nel frattempo avevo già preso la patente e potevo permettermi di portarla in giro quando più le andava.
Era estate. Avevamo tre mesi di pura spensieratezza, davanti. Era tutto così magicamente perfetto che quasi non ci credevo.
Un giorno andammo a un paese lì vicino, a forse quaranta minuti da dove stavamo noi. Dicevano tutti fosse meraviglioso, così ci concedemmo il lusso di andarlo a visitare.
Le nostre aspettative furono soddisfatte in pieno. Il posto era stupendo, e Anna lo era ancora di più. Ogni giorno che passava era come se l'amassi sempre di più. Ogni volta mi dicevo che non avrei potuto amarla più di quanto già facevo, ma poi dovevo ricredermi e prendere consapevolezza che il mio amore per lei sarebbe cresciuto sempre di più.
Quella sera, affacciata su un muretto che dava sul panorama mare, era bellissima. Il suo viso era perso nell'infinito della natura e i capelli che andavano un po' dappertutto e le coprivano il volto facevano da cornice alla sua splendida immagine. Era perfetta nella sua semplicità. La sua aria sognante e il suo essere in pace in quel momento erano per me fonte di gioia. Amavo vederla stare bene, e anche io stavo bene a sapere che la fonte di quel suo benessere ero io.
Mi avvicinai a lei piano piano, quasi a non volerla disturbare. L'abbracciai da dietro e le posai un bacio delicato sulla guancia. Lei si girò verso di me, sorrise e mi diede un bacio sulle labbra. Mi ringraziò, dicendo che tutto quello che stava vivendo era possibile solo grazie a me. Le nostre gite, le nostre passeggiate, il suo stare bene, il nostro amore. Io le risposi che non aveva niente di cui ringraziarmi, perché tutto ciò che facevo lo facevo per renderla felice.
L'abbracciai ancora più forte. Ora eravamo uno di fronte all'altra e lei poggiava la testa sul mio petto. Era molto più bassa di me, e a me piaceva il suo essere così minuta. Potevo stringerla a me quanto più mi pareva e mi sembrava sempre di proteggerla. Ed era proprio così che volevo farla sentire: protetta. Volevo proteggerla da tutte le cattiverie di questo mondo, dalle voci a scuola e dalle brutte persone. L'avrei sempre tenuta al mio fianco, e niente avrebbe mai potuto farle del male.
Speravo che anche lei si sentisse così: protetta. Era la cosa che più mi premeva di trasmetterle.
Restammo abbracciati a lungo, senza parlare, a sentire solo il silenzio che ci circondava e il battito accelerato dei nostri cuori.
A un certo punto le misi le mani sui fianchi e la sollevai a sedere sopra il muretto, la cinsi con le braccia e cominciai a baciarla. I nostri visi si avvicinarono quasi contemporaneamente, come se entrambi stessimo desiderando quel bacio nello stesso istante. Assaggiai le sue labbra dolci e morbide, e mi divertivo a mordergliele, di tanto in tanto. Aveva delle labbra parecchio carnose e io adoravo giocarci.
Riuscivo a sentire tutta la sua passione, e credo che anche lei sentisse la mia. Entrambi avevano un forte desiderio l'uno per l'altra, e quasi iniziavo a sentire insopportabili quei vestiti che impedivano alla nostra pelle di stare a contatto.
I baci che ci stavamo scambiando erano dolci, lenti, e mai come allora erano durati così tanto. C'era qualcosa di diverso, lo sentivo. Ci stavamo lasciando andare e la cosa mi stava facendo uscire pazzo.
La portai in macchina, svelto. E lungo il cammino verso il parcheggio non smettemmo di baciarci neanche per un momento.
Sentivo che aveva voglia di me, e io di lei.
Salimmo in macchina velocemente, quasi a voler rendere il più breve possibile quel distacco delle nostre labbra. Io andai al mio posto e lei sul sedile del passeggero. Le presi il viso tra le mani e ripresi a baciarla. Sentivo le sue labbra sulle mie, la sua lingua nella mia bocca, la nostra saliva che si mescolava e creava un miscuglio perfetto. Le nostre lingue si esploravano e il nostro amore cresceva. Cominciai ad accarezzarla tutta, il viso, le braccia, i fianchi. Ma non era abbastanza.
Le tolsi la maglietta e lei rimase in reggiseno. La sentii irrigidirsi un po'.
«Posso?» le domandai. Lei annuì e io continuai a esplorarla. Cominciai ad accarezzarle i fianchi, la pancia, il collo. Poi abbassai il viso e cominciai a depositarle dei lunghi baci sul collo, sulle spalle, nell'incavo dei seni.
La sentii sussultare e notai sul suo viso un'espressione che non le avevo mai visto fino ad allora. Era bellissima.
Continuai quella dolce tortura e poi riprendemmo a baciarci, mentre intanto io non la smettevo di toccarla tutta.
La desideravo con tutto me stesso, non riuscivo ad averne abbastanza. La mia mano cominciò a scendere verso il basso e a toccare il bordo dei suoi pantaloncini.
Si staccò da me e io ritrassi la mano. Forse avevo osato troppo. Ho avuto paura di averla ferita, o delusa. Stavo già andando in panico quando lei mi disse: «non ora, non qui.»
Mi sorrise e mi baciò. Io mi rassicurai e tornai ad essere più tranquillo.
Le dissi se voleva andare a casa, e lei annuì.
Si rivestì in fretta e io misi in moto la macchina.
Per tutto il tragitto quasi non parlammo, l'imbarazzo era tanto e nessuno dei due riusciva a dire qualcosa. Non ci eravamo mai spinti fino a quel punto, io l'avevo sempre rispettata e mai avevo cercato di fare qualcosa che lei non volesse. Non mi sarei mai permesso di farla soffrire o costringerla a fare qualcosa che andava contro la sua volontà.
Notavo, di sottecchi, che lei sorrideva. Non parlava, ma aveva un sorriso inconfondibile che le incorniciava il volto.
«Forse le è piaciuto» pensai.
Sorrisi anch'io e continuai a guidare verso casa.
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