La ricordavo seduta a un bar, in prima fila. Amava farsi notare. I suoi occhi sprigionavano allegria. Era un'allegria leggera, di quelle che ti sembrava quasi di poter toccare con mano. La luce che emanavano era intensa, reale, e quasi ti veniva voglia di allungare il braccio e raccoglierla tra le dita. Le labbra leggermente schiuse, piegate in un sorriso. Il sorriso timido di chi vorrebbe far trapelare la sua felicità ma allo stesso tempo la custodisce come un dolce segreto.
Il naso all'insù, i capelli corvini, girati da un lato. E il vento che scompigliava quella disordinata acconciatura che però le piaceva tanto. Forse perché era lei stessa ad essere così: vivace, spensierata, ribelle.
Amavo la sua energia e la sua voglia di vivere. Amavo tutto ciò che mi dimostrava e ancor di più quello che teneva per sé. Adoravo le sue smorfie, i suoi rossori, il suo imbarazzo. E allo stesso tempo invidiavo la sua vitalità.
Era un'anima in tempesta, ma non una tempesta negativa, bensì una tempesta di luce, colori ed energia.
Riusciva sempre a migliorarti l'umore, qualunque esso fosse. E allora cominciavi a chiederti se non fosse il caso di tenerla con te per tutta la vita.
Questa è l'ultima immagine che ho di lei, o almeno quella che voglio ricordare. Perché qualcosa accadde, dopo quella sera. Qualcosa che non seppe nessuno, neppure io. Dopo qualche tempo, i suoi occhi non li vidi più, e il suo sorriso non accompagnò mai più le mie giornate. Tutto divenne buio, spento. Il mio cuore appassì e così fece lei, che vi abitava dentro e piano piano scomparve portando con sé la parte migliore di me.