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BOOM

Ci sono tante frasi e parole che mi sfrecciano in testa, ma mi rendo conto che sono troppo veloci per poterle afferrare tutte; quindi credo che racconterò i fatti e lascerò le riflessioni per ultime.

Nello stato X è stata proposta una... riforma? Chiamiamola riforma, che annullerebbe tutti, TUTTI i diritti delle persone omosessuali come la condivisione dei beni, la possibilità di convivere, di assistenza sanitaria, di ereditare i beni del partner e tutta quella roba lì. Non me ne intendo di politica, quindi scusate se uso queste parole senza saperle gestire in modo corretto.

Insomma, si chiede ai cittadini di votare a favore o contro questa riforma. Comincia la campagna a favore del sì e del no (ne abbiamo un esempio recente di campagne simili) e i nostri amici del NO organizzano una festa per raccogliere voti eccetera eccetera. Come è prevedibile, a questa festa sono presenti molti omosessuali che lottano contro la riforma per difendere i diritti che dovrebbero avere in qualità di esseri umani in una società civilizzata e in quanto cittadini dello stato X.

Qualche fervente e ignorante oppositore pensa che invece la riforma difenda il sacramento del matrimonio e della famiglia contro le perversioni o le diacutibili scelte di vita dei suoi connazionali, decide che la festa va... sabotata. Così in qualche modo fa entrare una bomba nel locale e... BOOM.

Il resto sono sicura che avete visto abbastanza film per immaginarlo: fumo, fiamme, feriti, ambulanze, sirene della polizia, corpi squarciati saltati per aria; le fiamme vengono spente, i feriti portati in ospedale e i morti coperti con un lenzuolo bianco che presto si fa grigio.
E perché? Perché cercavano di raccogliere voti.

Voti per cosa?

Per non far passare la riforma più omofoba della storia.

Per avere gli stessi diritti che ogni uomo merita indipendentemente da chi ama o con chi voglia condividere questi diritti.

Per avere qualcosa che si dovrebbe avere a prescindere, qualcosa che dovrebbe essere ovvio e scontato ma che non lo è.

Qualcosa che avevano anche loro quando stavano rintanati in un armadio a soffocare sotto i giubbotti invernali.

Possibile che si debba combattere e subire tutto questo per dell'aria pura nei polmoni?

Ho pensato, se fossi stato io cittadino dello stato X. Se lo fossi stato, sarei stata a quella festa. Dentro quel locale. E sarei in ospedale adesso, o stesa sul pavimento fuligginoso con un lenzuolo addosso. E ho pensato a cosa mi avrebbe detto mia madre, se fossi sopravvissuta:
"Vedi, per essere gay ti stai facendo ammazzare! Era meglio se eri etero, così ora staresti bene! Smettila di fare polemica, fregatene degli omofobi e stai a casa a riguardarti e proteggerti, o sarà peggio per te. Perché sei gay"

No mamma. Non posso lasciar stare. Non posso stare a casa mentre il governo del mio paese propone di calpestare i miei diritti, mette ai voti la mia libertà. Sarebbe l'equivalente di rinchiudersi nell'armadio.

Quindi no, non è perché sono gay. I gay non muoiono perché sono gay. I gay non muoiono di omofobia. I gay muoiono perché ci ammazzano. Perché ci sono governi che devono decidere e chiedono di votare per permettere a me e a tutti quelli come me di sposarsi, di avere dei figli, di poter stare accanto alla persona che si ama in ospedale o di poterci vivere insieme.

Devono decidere e mettere ai voti il mio diritto di amare.

Ed è per questo che ci ammazzano. Perché se qualcuno può mettere in discussione il diritto di amare, allora si può mettere in discussione anche quello di consumare ossigeno. Di vivere.

E in una discussione ci sono sempre la parte a favore e... la parte contraria.

Non è così che dovrebbe essere, non è così che dovrebbero andare le cose. Cacciarsi negli armadi per proteggerci dalle bombe è inutile, a lungo termine, perché le bombe continueranno a cadere e ad evolversi fino ad arrivare nei nostri armadi. Poter uscire non è solo un nostro diritto, è un nostro dovere.

Ma ognuno può pensarla come vuole, è un paese libero.

Giusto?

Natal's

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