4: "Prima di te..."
"Prima di te
il cielo non bastava mai.
Stella cadente, dove andrai
adesso che non c'è più un posto per noi?"
Restammo fermi in quella posizione per molto tempo quando mi accorsi di avere le palpitazioni. Lui era buono, molto buono, quasi un angelo oserei dire, ma la posizione in cui eravamo mi ricordava che una volta Romano mi aveva attaccato addosso un'etichetta con su scritto: "Mine" per poi picchiarmi con violenza inaudita. Io avevo reagito graffiandogli il volto e ci avevo rimediato una punizione... come al solito.
""Vieni qui, piccola! Devo parlarti!" disse Romano con un tono che non prometteva niente di buono.
Lo seguii. Non potevo fare altrimenti. Purtroppo a quelli come me non era concesso contraddire gli Intoccabili e loro potevano fare e disfare le nostre vite a loro piacimento.
Entrai nella sua stanza, poi lui disse: "Voltati!"
"Come?" chiesi.
"Voltati, ho detto!" ripeté.
Rimasi per un attimo ferma, ma non eseguii l'ordine nei limiti del suo countdown, che equivaleva a poche frazioni di secondo. Mi tirò uno schiaffo in pieno viso, gettandomi a terra e facendomi urlare come se qualcuno mi stesse pestando.
"Te lo dico per l'ultima volta: ti devi voltare di spalle, stupida!" disse.
Obbedii, ma restando sul pavimento.
"Alzati! ALZATI!" urlò.
Cercai di rimettermi in posizione eretta il più in fretta possibile, ma mi girava tanto la testa che caddi a terra, battendo il viso sulle assi del pavimento lucido e ricevendo un pugno in faccia.
"Va bene! Farò da solo!" disse sollevandomi di poco la maglia.
Mi mise davanti il cellulare, con il quale mi aveva fotografata, e vidi la mia schiena, martoriata dalle ferite delle "giuste punizioni", con al centro un'etichetta sulla quale c'era la scritta: "Mine" in rosso. A quel punto mi sembrò di perdere il lume degli occhi, gli urlai un: "IO NON SONO TUA!", ed iniziai a dargli dei pugni sul petto.
A quel punto lui mi prese per le spalle, mi fece voltare sulla schiena, che mi faceva un male dell'accidente, ed iniziò a prendermi a schiaffi da ogni parte, come se a picchiarmi fosse stato un gruppo di più persone.
"COSA STA SUCCEDENDO?" sentii qualcuno urlare. Miss Felicita! Ecco, ora ero proprio nei guai fino al collo!
"Questa stupida mi ha mancato di rispetto!" le rispose lui.
"Hai superato ogni limite! Lo sai che non devi permetterti di contraddire un Intoccabile! Forse ti piace essere punita!"
Miss Felicita mi prese per un braccio e stava per gettarmi sul letto di Romano, ma lui disse: "Non voglio il suo sangue sul mio letto!"
Quel mostro sapeva a cosa andavo incontro!
"Hai ragione! E tu, vieni con me!" mi fulminò la donna bionda.
Mi trascinò in camera mia, mi scaraventò sul letto e non sto a dire cosa fece dopo. Fortuna che arrivò Miss Mary!
"BASTA!" gridò dando uno spintone a Miss Felicita.
"Mary, non ti è stato detto che ha fatto questa ragazzina?"
"Non m'importa! Qualunque coleis abbia fatto nessuno ha il diritto di trattarla così!"
Miss Felicita era sgomenta.
"Dammi quella cosa!" le intimò la dolce Miss Mary. "ORA"!"
"N-no..." balbettai crollando all'indietro e ritrovandomi sul pavimento, con il respiro affannato a causa dell'agitazione.
"Diana, che ti prende? Ti senti male?" mi chiese lui, inginocchiandosi accanto a me e prendendo le mie mani.
"R-Romano mi aveva etichettata come sua... mi aveva dato tanti schiaffi, tanti! Non voglio ricordare, non voglio! Andate via, demoni! Andate via!"
Sapevo di star parlando a vanvera, ma quei ricordi per me rappresentavano dei demoni che, sfortunatamente, non ero in grado di scacciare.
"Non voglio farti del male!"
Quelle parole mi erano state dette un bel po' di volte da lui nel corso della giornata, ma mi suonavano sempre come parole sconosciute pronunciate davanti ad un bambino che sta conoscendo il mondo. Da quanto tempo nessuno mi rassicurava come stava facendo lui in quel momento? Tanto, troppo tempo. Piangevo, avevo paura e tremavo come una foglia in preda ai capricci del vento. Sembrava che avessi la febbre, avevo caldo, ma volevo restare accanto a lui che, allo stesso modo, sembrava volersi prendere cura di me.
"Se non ne vuoi parlare va bene, ma lascia che ti aiuti ad alzarti. Sembri stare male, non ti fa bene restare sdraiata sul pavimento."
Mi aiutò ad alzarmi e mi fece sdraiare sul letto. Io, dal canto mio, mi lasciai trasportare come un fantoccio.
"Ho molto caldo" sussurrai pur continuando a tremare. "Mi brucia tutto il corpo, Daniél! H-ho paura..."
"Accidenti a loro e a questa mania di prendersela con gli allievi! Le ferite si saranno sicuramente infettate." mi fece notare.
Mi prese il polso sinistro e notai che guardava l'orologio appeso ad una parete della mia camera, poi, con la mano che era libera, mi sentì la fronte.
"Non hai niente di più affidabile?" chiese.
"Come?"
"Un termometro. Hai la fronte bollente e il cuore che batte a mille."
"Gli Anonimi non sono forniti di niente" risposi senza smettere di piangere.
"Come? Cioè... mi stai dicendo che se vi ammalate non..."
"Chiamano medici, che più che medici sembrano zombie! Ci visitano e per tutti la diagnosi è la stessa: "Non è niente, è solo un po' di raffreddore!", e poi le cose inevitabilmente degenerano. Non so come facciamo ad essere ancora tutti vivi, non lo so, davvero!"
"Beh, questo è davvero troppo!"
"Non metterteli contro, ti prego! Non ti toccheranno, ma renderanno la tua vita un... un vero incubo!"
"Che lo facciano! Non permetterò che una stella si spenga tanto presto!"
"Non voglio che ti facciano del male, davvero!"
"Questa gente ha fatto molto più male a te che a me, cara!"
"Non preoccuparti per me..."
Non avrei potuto chiedergli nulla di simile visto che facevo fatica anche solo a respirare.
"E come faccio a non preoccuparmi vedendoti così?"
Lo sentii muoversi per la stanza ed aprire l'acqua di un rubinetto. Dopo pochi minuti era di nuovo lì, inginocchiato accanto al mio letto, e mi frizionava la fronte e i polsi con una pezza bagnata. Il suo tocco era molto delicato, dolce e rassicurante.
"Come va? Stai meglio?" chiese con tono dolce.
"S-sì..." balbettai in risposta, ed era vero. Accanto a lui mi sentivo bene.
"Sto facendo del mio meglio!"
Quelle parole mi toccarono il cuore. Aveva ragione: senza un medico capace di dire qualcosa di più sensato della solita diagnosi o almeno qualche antipiretico era praticamente impossibile fare di più di quello che stava facendo lui. La cosa più bella, però, era che lui stesse facendo di tutto per curare me, cosa alla quale non ero affatto abituata.
"È già moltissimo quello che fai!"
Annaspavo mentre parlavo, sempre a causa della febbre, ma non ero mai stata tanto sincera in tutta la mia vita.
"Non sforzarti, non parlare" mi disse sottovoce sfiorandomi una guancia con la mano sinistra. La mia pelle era in fiamme ed i miei capelli erano sparsi sul cuscino come meglio capitava, ma non me ne importava nulla.
"Sei diventato l'infermiere di questa ragazza?"
A momenti caddi giù dal letto sentendo la voce di Romano. Mi metteva davvero molta paura.
"E se anche fosse? A te che cosa importa? Lei è la mia protetta, quindi se sono o no il suo infermiere sono affari miei o suo, ma di sicuro non tuoi! Lasciala stare e vattene via!"
"Mine! Mine!" mi disse Romano a bassa voce, e a quel punto io iniziai a scuotermi, neanche fossi stata in preda ad un attacco di nervi. O forse era davvero così.
"Ti prego Romano, non torturarmi più!"
"Diana, ricorda! Mine!"
Detesto quella parola! La detesto davvero!
"Ti prego..." continuai a singhiozzare, ma lui, privo di pietà, si avvicinò a grandi falcate al letto e stava per mollarmi un ceffone quando sentii uno spostamento d'aria e vidi che Romano era schiacciato contro l'armadio di camera mia.
"Non azzardarti a toccarla di nuovo, chiaro?" sibilò Daniél a denti stretti. "Non ripeterle mai più quella parola e se vengo a sapere che le hai fatto qualcos'altro ti posso giurare che non la passerai liscia! Non questa volta! Intesi?"
"Il nuovo s'interessa alla piccola senza famiglia! Bella storia, non c'è che dire!" rise l'altro.
"Vediamo se mi capisci meglio con un tono un po' più alto" lo avvertì Daniél per poi rivolgermi uno sguardo dolce. "Diana, sto per gridare contro di lui, tieniti pronta! E tu... VAI FUORI!"
Lui se ne andò a testa bassa ed il mio angelo custode si chinò a baciarmi la fronte.
"Te lo dico e te lo ripeto: andrà tutto bene, mia piccola Lady!"
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro