2: Il Protettore della ragazza anonima
Tutti rimasero sorpresi dalla reazione del giovane Intoccabile. Lui, senza proferire parola, tornò a sedersi al suo posto, accanto a me.
"Signor Fernandez, perché questa reazione? Il suo compagno meritava una punizione, e la signorina Gonzales ugualmente."
"E per cosa? Per un po' di vernice caduta per sbaglio e qualche parola detta per aiutare un amico? Ma mi faccia il piacere!"
La donna non osò proferire parola per ribattere. Gli Intoccabili non potevano essere contraddetti da un educatore, cosa che definirei assurda, ma in quel momento ne fui felice.
Ancora tremavo per la paura che quella donna mi aveva messo.
"Diana, va tutto bene?" mi chiese il ragazzo.
"Sto bene." gli risposi a bassa voce. "Grazie, davvero!"
Lui sorrise e tornammo a seguire le lezioni. Queste per fortuna finirono presto.
"Diana, potresti venire un attimo?" mi chiese colui che era diventato una specie di angelo custode per me.
"Sì, va bene."
Andammo insieme in camera mia e lui mi disse: "Sdraiati a pancia in giù sul letto."
In quel momento iniziai a tremare. Era quella la posizione per le punizioni ed io non volevo che anche lui mi malmenasse con quegli arnesi infernali.
"Non ti faccio niente, voglio solo medicare le tue ferite!" mi disse. "Diana, lascia che ti aiuti, ti prego! Piccola..."
Quel soprannome mi fece saltare il cuore per un secondo, poi mi lasciai cadere sul letto e mi sdraiai a pancia in giù, ma non sollevai le mani sopra la testa.
Quel gesto mi ricordava troppo tutti i colpi che avevo preso.
"Dimmelo se ti faccio male!" mi disse lui con quel tono dolce.
"Va bene" dissi a bassa voce.
Lui sollevò la mia maglietta e sentii le sue labbra lasciare dei baci innocenti sulle mie ferite, vecchie e recenti, che ancora bruciavano.
Si staccò da me e mi spalmò una crema fredda sulla pelle. Il suo tocco era più che delicato e non ci ero abituata, ma non per questo mi dispiaceva. Al contrario: amavo le sue mani.
"Ti sto facendo male?" chiese.
"No, affatto!" risposi.
Le ferite bruciavano, ma era molto più che normale che fosse così.
"Tranquilla, ho quasi finito." disse applicando alla mia pelle delle medicazioni.
"Ecco! Ora ho finito" mi disse tranquillo. "Se vuoi puoi anche alzarti."
Mi alzai un po' dolorante, ma quel dolore mi accompagnava da sempre.
"Diana, tutto a posto?" chiese.
"L-le botte..."
Scoppiai a piangere, sentendomi dannatamente umiliata.
"Piccola, ehi!"
Lo sentii giocare con i miei capelli e asciugare le mie guance con l'altra mano.
"Va tutto bene" disse calmo.
"CHE COSA STATE FACENDO VOI DUE QUI?" ci gridò contro Miss Felicita.
"Miss Felicita, io... io..." sussurrai terrorizzata.
"QUESTA NON LA PASSI LISCIA, DIANA GONZALES!" mi gridò nuovamente la donna.
Sollevò la mia maglietta e mi spinse sul letto facendomi alzare le mani sopra la testa, ma quando si accorse delle medicazioni quasi... svenne.
"C-chi è stato? Chi ti ha medicata?" chiese la donna.
"L'ho medicata io, signorina!" rispose Daniél.
"Allora... d'ora in poi la ragazza sarà sotto la sua protezione!" gli disse Miss Felicita.
Lui mi sorrise, prendendomi con delicatezza una mano e aiutandomi a rialzarmi.
"Vi lascio." ci disse Miss Felicita.
Ricordai quella regola. Avevo aspettato tanto quel momento: il momento in cui qualcuno si sarebbe interessato a me salvandomi dal mio inferno. Di sicuro non ne avrei approfittato, ma ero felice del fatto che lui si fosse preoccupato di salvarmi.
Ricordai quella famosa regola che avevo letto su quel libraccio pieno di regole ingiuste.
"Se un Intoccabile, ovvero un alunno figlio di persone socialmente importanti, medicherà le ferite di un Anonimo, ovvero una persona dai genitori ignoti o non importanti socialmente, il suddetto Anonimo sarà sotto la protezione della persona che l'ha curato. In questo caso l'Anonimo non potrà essere punito attraverso le pene corporali."
Aspettavo tanto il giorno in cui qualcuno mi avrebbe trattata con gentilezza.
Miss Felicita mi si avvicinò e mi mise al collo un ciondolo a forma di cuore con su scritto: "Affiliata di un Intoccabile." Sembravo una bestia al mercato con quel coso ridicolo appeso al collo!
"Non toglierlo per nessun motivo al mondo, chiaro?" disse Miss Felicita.
"Sì, è chiaro Miss Felicita" risposi.
"E ora scendete che si mangia!"
Da quando quella donna era tanto buona con me?
Il mio cuore batteva forte mentre lui andava a lavarsi le mani per poi tornare da me.
"Dai, andiamo!"
Mentre scendevo le scale, però, notai qualcuno disteso a terra.
"Ma... Juan!" sussurrai.
"Cosa c'è, Diana?"
"Il ragazzo di prima... temo che non stia bene." spiegai.
Anche lui si avvicinò e aiutò Juan ad alzarsi. La sua schiena era piena di ferite.
"Accidenti! Ma che ti hanno fatto, amico?"
"M-maledetti... che siano tutti maledetti! Io li detesto" disse Juan.
Daniél gli fece segno di non alzare la voce.
"Se ti sentono ti manderanno all'ospedale!" lo avvertì.
Juan si attaccò al mio braccio e si alzò.
"Puoi medicare anche lui?" chiesi.
"Sì, il materiale ce l'ho" rispose lui. "Coraggio amico, resisti!"
Lo fece appoggiare ad un muro e iniziò a medicare anche lui.
"Ti sto facendo male?" chiese.
"Un po'... ma è normale! Quei maledetti..." disse, ma il mio "protettore" gli disse di non gridare e di non farsene dare altre.
"Accidenti! Ti vuoi rovinare?"
"Da quando in qua un Intoccabile si preoccupa di noi Anonimi?" gli chiese Juan in un modo astioso.
"Non siamo tutti dei mostri! Gli Intoccabili, come li chiamano qui, dovrebbero essere allievi come gli altri."
"Non quelli con un cuore grande come il tuo, però." gli disse Juan, con tono addolcito.
Li vidi stringersi la mano.
"Sono diventato un medico al mio primo giorno qua dentro!" ci disse il nuovo Intoccabile.
Dopo un cenno d'assenso di Juan, che fu accettato con un sorriso, tutti e tre andammo al piano inferiore per il pranzo.
Gli sguardi degli altri Intoccabili mi bruciavano addosso, ma cercai in tutti i modi di non farci caso, anche se sapevo che mi avrebbero preparato una brutta sorpresa.
Infatti, poco dopo la fine del pranzo, una delle ragazze Intoccabili, mi prese in disparte.
"Cara, dato che adesso sei una di noi... dovrai imparare a comportarti come una di noi!"
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