12: Lotta
Diana
Non riuscivo a crederci! Lui era sceso nelle segrete per salvarmi!
"Perché diavolo t'intrometti?" chiese Romano.
"Secondo te? Perché io a lei tengo, chiaro?"
"Beh, tanto la direttrice se la prenderà con lei venendo a sapere che mi hai ostacolato!"
"Certo, ammesso che tu possa raccontare che ti ho ostacolato!" gli disse Daniél, minaccioso.
"Perché?"
"Perché io ti spacco i denti!"
"Ma figurati! Tu, viso pulito, occhi dolci, l'uomo che tutte le donne desiderano e con il quale nessuna resta!"
Quella frase sembrò non sortire alcun effetto su di lui.
"No, amico mio! Devi impegnarti di più! Cosa vuoi che mi faccia provare... questa specie di offesa?"
"Ah, molto bene... ma forse non saresti poi tanto spocchioso se io me la prendessi con la tua dolce e indifesa principessina!"
Detto questo mi strattonò talmente forte da rischiare di spezzare le catene e mi fece malissimo. Gridai disperata, anche perché, con movimenti assurdi della bocca, ero riuscita a togliere lo scotch che m'impediva di farlo. Sentii un corpo rovesciarsi a terra ed una serie di urti piuttosto violenti. Tirai le corde che mi tenevano legata al muro, ma non ottenni altro che farmi male e gridai: "BASTA, FERMATEVI!", ma né Daniél né tantomeno Romano parvero sentirmi. Iniziai a guardare le corde che erano strette attorno ai miei polsi e sussurrai: "Scioglietevi... scioglietevi..."
Sapevo benissimo che quello che stavo facendo era molto stupido, un vano tentativo di sparare in qualcosa di più grande di me... sta di fatto che le corde che mi legavano i polsi vibrarono, poi si sciolsero da sole, fluttuarono nell'aria e si posizionarono accanto a me sul pavimento. Io, dal canto mio, cercai di recuperare l'uso delle braccia e una volta fatto raggiunsi la corda che mi legava i capelli al muro. Ero abbastanza abile nello sciogliere i noci o districare le matasse, infatti non mi ci volle molto per liberare anche quelli. Ero appesa per le caviglie, ma dovevo per forza fare qualcosa. Quei due si stavano praticamente massacrando di botte!
Iniziai a tirare pugni contro il muro, immaginai che le corde mi portassero con i piedi a terra e quando questo accadde mi ritrovai seduta sul pavimento e ripresi ad armeggiare con quelle stesse corde con una mano, mentre con l'altra colpivo ancora il muro.
Quando fui finalmente libera m'insinuai fra i due rivali, gettandomi sul pavimento in modo da ostruire loro il passaggio, sperando che questo bastasse ac evitare che continuassero a suonarsele di santa ragione. I due erano rotolati a terra e stavano cercando di "artigliarsi" l'un l'altro, ma quando mi vide buttarmi a terra Daniél rimase con il braccio sospeso a mezz'aria.
"La tua principessa è venuta a salvare me... anche se non capisco come sia riuscita a liberarsi!" disse Romano per poi piazzarsi sopra di me, facendomi finire sdraiata sulla schiena, e portando entrambe le mani intorno al mio collo. Daniél, dal canto suo, per quanto riuscivo a vedere, stava provando a togliermelo di dosso, ma Romano sembrava una bestia. Che cosa potevo fare? Quel mostro m@ aveva praticamente immobilizzata, rendendomi inoffensiva... nonostante la mia mente riuscisse ancora a pensare qualcosa la paura la rendeva poco lucida e e quasi per niente reattiva.
"Lasciami!" dissi con quel poco di voce che mi restava.
"Cos'hai detto, moscerino?" mi sussurrò l'Intoccabile.
"Lasciami..." dissi, riuscendo a serrare il pugno della mano destra. Lo alzai di poco e riuscii a premere un minimo sul ventre di Romano... poi, quasi mi fosse stata inviata una riserva di energia assurda, quasi tutto il mio corpo iniziò a muoversi come se fossi stata un'anguilla, riuscii a liberarmi un braccio e lo feci roteare tre volte, facendo grandi giri, per poi colpirlo. A quel punto l'Intoccabile lasciò la presa, ma quello che aveva fatto aveva sortito un effetto su di me, tanto che dopo circa tre o quattro secondi persi i sensi.
Daniél
La mia piccola era a terra. La guardai e vidi che aveva segni rossi ovunque: sui polsi, sulle caviglie, sul viso e intorno al collo. La bocca era irritata, forse a causa dello scotch che quel deficiente vi aveva messo.
I suoi capelli, invece, sembravano essere stati tirati con forza e anche molto a lungo. Alcuni erano strappati.
I suoi vestiti, poi, non erano da meno. Erano totalmente scomposti e non mi meravigliai più di tanto, ma provai disgusto verso quell'uomo steso a terra accanto a lei, che gemeva dal dolore, ma almeno era sveglio.
"Disgraziato, io ti distruggo" dissi superando la mia piccola e avventandomi di nuovo su di lui.
"Ooooh, ma che bello! Il principe azzurro difende la sua Cenerentola, una lurida Anonima, dall'Intoccabile malvagio e senza scrupoli!"
Quando sentii che alla lagazza che stavo cercando in ogni modo di proteggere veniva associato l'aggettivo "lurida" persi quella poca ragione che mi era rimasta e tempestai quello squallido volto di pugni e schiaffi. Volevo che quel ragazzo avvertisse il dolore che aveva fatto provare a lei per troppo tempo.
"FERMATI!" urlò una voce alle mie spalle.
"Miss Mary" fu la sola cosa che fui in grado di sussurrare.
"Vieni via! Non ne vale la pena! La giustizia non può tenere conto di alcune circostanze, lui non può più reagire e se tu continuassi si tratterebbe di un vero e proprio pestaggio. Nel collegio c'è l'anarchia, l'unica regola è che i più forti possono fare ciò che vogliono dei più deboli!"
Guardai Romano che aveva il volto contratto.
Respirava regolarmente, ma sapevo che me l'avrebbe fatta pagare. Il mio problema, però, non era che la facesse pagare semplicemente a me. Romano era così contorto da prendersela con lei per vendccarsi dell'"affronto" che gli avevo fatto io. Non lo consideravo abbastanua uomo da vendicarsi di me. Se la sarebbe presa con una ragazza troppo buona per difendersi, se non in casi davvero estremi.
Lei si era difesa, certo, ma perché lui era sul punto di strangolarla.
Lei non reagiva soltanto perché non voleva fargli del male.
Peccato che quel maledetto ne approfittasse per farle ogni volta uno sgarbo diverso, più elaborato e, soprattutto, più cattivo.
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