10: Erba viva
Diana
Quando mi resi conto di quello che avevo detto mi staccai di colpo da Miss Mary, non curante del mal di testa che mi tormentava e rischiai di cadere per terra.
"M-mi scusi" le dissi balbettando e guardandola come per supplicarla di perdonare la mia impertinenza nel chiamarla in quel modo. "È solo che mi manca tantissimo mia madre... e mentre lei mi stava accarezzando mi è sembrato di vedere il volto della donna che mi ha fatta nascere attraverso lei!"
"Piccola, non è un problema, tu puoi chiamarmi come vuoi." mi rispose Miss Mary, riportando la mia testa sulle sue gambe e riprendendo a massaggiare le mie tempie per attenkuare il mio dolore. Quello fisico, certo, perché quello morale, purtroppo per me, nessuno sarebbe stato in grado di attenuarlo... non dopo la vergogna che avevo provato nel sentire gli sguardi degli Intoccabili, degli Educatori e della direttrice bruciarmi addosso quando Romano mi aveva strappato la maglietta, lasciandomi nuda per metà e facendomi provare ancora più ribrezzo verso me stessa.
"Sfogati, amore mio! So che vuoi piangere... fallo e basta!"
Scossi la testa con vigore. Non ne potevo più di cedere al pianto sotto gli occhi di Miss Mary e, soprattutto, del mio protettore.
"Mi vergogno." dissi infine, sbattendo più volte gli occhi.
"Piccola, fallo e basta! Come reazione il pianto è il minimo" mi disse Daniél afferrandomi la mano destra e accarezzandomela con il pollice.
A quel punto mi lasciai andare ad un pianto disperato e vidi che Miss Mary e Daniél mi si stringevano intorno, come se volessero creare una sorta di barriera per proteggermi da chiunque volesse farmi del male.
Piansi tanto, fino ad addormentarmi...
Fui svegliata da qualcuno che mi scrollava con molta violenza.
"Alzati subito, ragazzina!" mi disse Miss Felicita. "La direttrice ha tolto la tua tutela al tuo protettore... ma poiché lui è stato questo per te, ogni volta che lui sbaglierà sarai tu a pagarne le conseguenze... è pur sempre un Intoccabile, anche se contrario alle nostre regole. E comunque, ora dovrai andare a strappare le erbacce in giardino!"
Mi alzai immediatamente, corsi a vestirmi e seguii Miss Felicita.
Il guardiano, Miguel, era già lì.
Miss Felicita fu chiarissima: voleva che lavorassi fino a sera inoltrata e che lui mi desse uno schiaffo ogni volta che mi vedeva rallentare il ritmo.
"Crede che dopo cinque anni io non sappia fare il mio dovere?" le chiese lui con un tono duro che non gli avevo mai sentito usare, tranne quando, una volta, mi aveva salvata da un pestaggio da parte di un gruppo di Intoccabili.
"Va bene, non se la prenda, ma non la protegga o la direttrice la caccerà via" disse Miss Felicita per poi rientrare.
Sapevo che lui non mi avrebbe mai alzato un dito addosso. Era molto buono e in genere tendeva ad aiutare molto le persone che, come me, avevano la sfortuna di far parte della classe inferiore del collegio, quindi cercai di impegnarm@ il più possibile.
"Aspetta, piccola... ti è stato dato un rastrello, ma non hai un secchio per raccogliere le erbacce" mi disse gentilmente il guardiano. "Ecco, prendi!"
Mi diede il secchio ed io afferrai i ciuffi di erbacce che avevo raccolto e li misi là dentro.
"Dopo un po' diventerà troppo pesante per te. Appoggialo su questo carrello, in modo che ti sia più semplice spingerlo da una parte all'altra." aggiunse l'uomo.
Io feci come mi stava dicendo e il lavoro, nonostante il ritmo frenetico, mi risultò un po' più facile del previsto. Improvvisamente, però, vidi i soliti Intoccabili venirmi incontro ed iniziarono i miei problemi.
"Ma che carina! Cenerentola che toglie le erbacce dal giardino!" esordì Morgana.
"Ma che peccato! Un bel bocconcino come lei sprecato in questo modo, per i lavori forzati del collegio!" disse Romano.
Ogni volta che riuscivo a raccogliere le erbacce i ragazzi mi rovesciavano il secchio per terra e mi toccava ricominciare da zero, cosa che mi faceva innervosire terribilmente, ma non ero abbastanza forte per ribellarmi.
"Cenerentola... guarda un po' dietro di te!" disse Romano. Io mi voltai e, come era accaduto circa mezz'ora prima, lui rovesciò il secchio a terra.
Non so nemmeno io perché, ma in quel momento mi sentii come se tutto il sangue del mio corpo stesse arrivando alla testa. Le tempie sembravano voler saltar via da un momento all'altro e le mie mani tremavano in maniera assurda.
Strinsi gli occhi talmente forte da sentire dolore e immaginai che quelle erbacce volassero fino a ricoprire interamente il corpo di ognuno di loro. Avevo gli occhi chiusi mentre ci pensavo, perché stavo provando a respingere le lacrime che stavano lottando per venir fuori dai miei occhi.
Quando li riaprii, però, per poco non mi venne un colpo: i ragazui erano ricoperti di erbacce dalla testa ai piedi e urlavano come se stessero provando dolore.
"NO! NO, PER FAVORE, BASTA!" gridai nel vedere le erbacce che vorticavano velocemente intorno agli Intoccabili, si avvolgevano intorno ai loro capelli, alle caviglie e ai polsi. Si stringevano e si allargavano come se niente fosse e altri ciuffi d'erba si stavano strappando da soli dal terreno e sfioravano le loro facce.
"NO! BASTA!"
Le erbacce si fermarono di colpo, alcune che erano a mezz'aria si afflosciarono e finirono a terra, mentre le altre rimasero nel punto in cui si erano fermate. Il guardiano mi si avvicinò e mi prese le mani per riscuotermi dal mio stato di trance.
"Piccola..." mi sussurrò perché mi riprendessi del tutto.
"Signore, lei ha visto, io non ho fatto nulla, davvero! Non so come sia successo, non ho fatto niente... Era... come se quell'erba avesse preso vita... e io..."
"Tesoro, lo so che tu non hai fatto nulla. Il problema sarà farlo capire alla direttrice" mi rispose lui.
"Ma io non volevo!" esclamai per poi scoppiare a piangere e gettarmi in ginocchio tra l'erba alta. Mi sporcai ancora di più e mi venne voglia di sotterrarmi là. Volevo sparire!
"Tesoro, ascoltami: tu non l'hai fatto volontariamente. Non hai lanciato quella roba addosso ai tuoi compagni... io questo lo so benissimo... il problema è che tu hai delle capacità che sono molto più grandi di te..."
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