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Mia madre


Mia madre è un'insensibile.

Io esagero sempre, è vero, ma mia madre non sa immedesimarsi nelle situazioni altrui. Per lei ogni problema è una sciocchezza a meno che non si tratti di soldi o salute (e in quest'ultimo caso tendo a precisare che un polso rosso, dolorante e gonfio rientra comunque nella categoria di 'problemi stupidi'. Non andiamo al pronto soccorso, chi ce lo fa fare, tutta quella gente, un sacco di tempo perso).

A volte ha ragione, altre volte no.

Mia madre non conosce i problemi riguardanti i sentimenti. C'è sempre chi sta peggio.

Caparezza dice:"Ridicolo, pensare a chi sta peggio non ti fa stare meglio, a meno che tu non sia cinico".

Ci sarà sempre qualcuno messo peggio di me; per questo non ho il permesso di essere triste?

E' un paradosso, se ci comportassimo tutti in questo modo la tristezza non dovrebbe esistere e in questo caso allora saremmo tutti liberi di provar tale sentimento, ma si tornerebbe punto a capo.

Questa scusante non sta in piedi.

Esagero.

E' vero, lo faccio.

Tuttavia ciò non ti da il permesso di deridermi, soprattutto se mi sto confidando con te, nonostante tutto quello che mi hai fatto. Non sono brava a tenere il muso, tendo spesso a riavvicinarmi e ristabilire un rapporto, ma non per questo avrà la stessa forza di prima. Il rapporto con mia madre ne era proprio l'esempio e lei nemmeno se n'è accorta. Mia madre continua ad ostentare indifferenza. La odio.

A volte vorrei che lei capisse che non è vero che esagero e basta, ma che un fondo di verità c'è sempre. Mi fa venir così fastidio da farmi salire tutto il sangue al cervello, anche combattendo contro la forza di gravità. Mi da così fastidio che vorrei urlarle addosso, non parole, semplicemente tirar fuori la voce. L'odio si dirama sempre sulle mie mani. Le mie mani sono le mie bandiere di odio, pronte a sventolare in ogni situazione in cui tiri un minimo di vento. E allora vorrei buttar giù gli oggetti, graffiare la pelle, stringere qualcosa fino a mandarlo in frantumi. Mi scatena sempre questa reazione estrema, esagerata, non adatta ma assolutamente incontrollabile a volte.

Non è vero del tutto, la controllo. Controllo un po' di cose. Ma non il pianto, né il sangue che mi sale alla testa o il formicolio alle dita delle mani. Questo generalmente.

Il mio problema è forse proprio il controllo. Quando controllo mi sembra di accumulare un peso enorme addosso che non sono stata in grado di esternare, mi sento sempre più un macigno.

Mia madre non saprebbe capire nemmeno queste cose. Non puoi dirgliele.

Mi ha detto che la perfezione non esiste ed ora che ci penso significa che l'ho sempre sopravvalutata. Mi ha anche detto di scendere dal mio piedistallo.

Pensa te. Che io credevo anche di star male e di confidarmi con mia madre e invece se lo faccio sono egocentrica.

Non posso parlarne e più le tengo dentro queste cose più pesano, mia madre non saprebbe aiutarmi a tirarle fuori perché ogni volta che chiedo aiuto lei, al contrario, aggiunge altri massi.

E' come se fossi Kronos, il Titano. Solo che i miei figli, gli dei, rappresentano tutti i problemi che cerco di controllare e mia madre, Rea, invece di aiutarmi nel farlo, li fa fuggire riempendomi lo stomaco di massi. Fino al punto di essere imprigionato dal mio stesso figlio e rimanere per sempre nel Tartaro.

Ma non importa, a volte trovi una madre con cui condividi tutto e che ti comprende sempre, altre volte no.

Non puoi farci niente.


Angolo Immagine:

Si tratta di un particolare dell'opera "Le tre età della donna" di Klimt (che come avrete notato apprezzo molto come artista). E' diventato un simbolo a indicare il rapporto madre-figlio, rapporto che ormai vedo con occhio critico. Amore incondizionato e immotivato, questo mi fa pensare alla superficialità di tutto ciò. Lo so, non è solo quello, ma in questo periodo della mia vita ho una particolare visione che in futuro, magari, cambierò.

Apprezzo anche come l'immagine stoni con la prima frase del testo, fa quasi venir da piangere solo così. Come se nonostante tutto l'essere semplicemente genitori a volte non basti per essere in grado di apprezzare e comprendere a pieno un figlio, anzi non basta mai.

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