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Non dirmi di stare calma

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Hello? C'è ancora qualcuno interessato alle mie one-shot?
Scusate l'assenza, semplicemente non ero in vena di scrivere, ma ora ho un'idea ed eccomi qua.
Spero di sapere ancora come si scrive
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"Non dirmi di stare calma, Akko!"

Quelle parole continuavano a risuonare nella sua mente, era nei guai, doveva scusarsi. Ma come poteva scusarsi quando Diana la ignorava completamente?

"Diana! Non l'ho fatto apposta! Possiamo parlare?"

Parlare. Come no. E cosa avrebbe detto in ogni caso? Era stato un incidente, eppure...

"Non lo fai mai apposta. Lasciami il braccio, voglio stare da sola."

Da quel momento non si erano più incrociate, Diana era andata nella sua stanza ed Akko aveva fatto lo stesso sperando di trovare conforto nelle sue compagne di camera. In una delle due almeno.

"Akko, ma mi ascolti?"

Lotte stava parlando? Non se n'era accorta. Cosa aveva detto?

"Scusa..."

"Mhm... fa nulla, dicevo che dovresti darle tempo per calmarsi, e poi potrete parlarne."

Quanto tempo serviva ancora? La sensazione che Diana la odiasse per uno stupido incidente la faceva sentire... come se fosse sott'acqua. No. Peggio. Immersa nelle sabbie mobili, dove ogni tentativo di risalire la portava sempre più affondo. Ancora ed ancora. E presto sarebbe soffocata.

"Sono passati due giorni ed ancora mi ignora!" Esclamò portandosi le mani nei capelli scombinandosi la mezza coda che si era fatta con tanto impegno.

"È stato uno sbaglio, ok? Non avrei dovuto colpire lei con quella pozione. Era indirizzata ad Hannah. Non è colpa mia se sono compagne di banco." Cercò di giustificarsi incrociando le braccia al petto.

Nel suo sguardo Lotte era certa di vedere del rimorso, la tristezza, persino un pizzico di paura. Paura di perdere Diana? Si chiese.

"Non è mica la prima volta che succede però." Sottolineò Sucy alzando la testa dal fungo che stava osservando con la sua grossa lente d'ingrandimento.

"Sì però..." Prima che Akko potesse continuare Lotte prese la parola.

"Già, come quella volta che hai rovesciato il suo calderone."

"O quando le hai fatto spuntare le orecchie con la tua metamorphic facies."

"E quando le hai rotto la scopa."

"Se non mi sbaglio le hai quasi bruciato i capelli una volta."

"Ho capito! Sono un disastro, ve lo concedo. Però non l'ho fatto apposta."

Ora che ci pensava bene, Akko poteva nominare almeno altri quattro incidenti del genere, e tutti in quello stesso anno.

"Però, Akko, sembra proprio tu lo faccia apposta." Sussurro Lotte sistemandosi gli occhiali tondi sul naso.

"Già," confermò Sucy "com'è che è sempre lei la vittima dei tuoi errori?" Nonostante ci fosse un tono di scherno da parte della ragazza, si poteva ben intuire una sincera curiosità.

La vittima dei suoi errori? In effetti era così. Quando Akko sbagliava qualcosa quasi sempre ci rimetteva Diana. Una coincidenza?

Akko sapeva non fosse così.

"Sapete cosa? Non serve mi puntiate il dito, ho deciso che vado a parlare con Diana. Risolverò tutto, come sempre."

Lotte avrebbe voluto fermare la sua amica e chiederle scusa per come si era comportata, avrebbe dovuto darle aiuto, non farla stare peggio. Ma prima di poter dire qualsiasi cosa la porta si era già chiusa con un colpo secco.

"Abbiamo esagerato?" Chiese Lotte girandosi verso Sucy, la quale stava risistemando la scrivania.

"Neh, sai com'è Akko, le serve una spinta per convincerla a reagire."

"Più che una spinta questo era un calcio..."

"Ma sì Lotte, stai tranquilla. Probabilmente Diana sta solo facendo l'offerta, appena vedrà il facchino triste di Akko si scioglierà."

"Dici?"

"Dico. Piuttosto, ti va di provare la mia ultima pozione?"

"Grazie, ma no grazie."

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Il rumore dei suoi passi lungo il corridoio le sembrava ancora più fastidioso del solito. Forse perché sapeva a cosa stava andando incontro. Forse perché, come sempre, non aveva pensato prima di agire e non sapeva cosa avrebbe detto a Diana una volta davanti alla sua stanza.

Quanto avrebbe voluto poter tornare indietro e pensare meglio alle sue azioni, quanto avrebbe voluto poter sistemare tutto per magia. Ma la magia quel tipo di cose non le faceva. Non sistemava il passato.

E prima che potesse scriversi un discorso di scuse nella testa era arrivata alla porta, tutto ciò a cui aveva pensato era svanito in una nuvoletta grigia.

Tock...

Va tutto bene.

Tock...

Devi solo essere sincera, Akko.

Tock...

Ci siamo.

"Chi è?" Chiese una voce familiare.

Akko non rispose, un nodo le bloccava la gola e l'unica cosa che poteva fare era sperare le venisse aperta la porta e che vedendo Diana le tornasse la voce.

"È forse uno... oh. Sei tu." La voce acida di Diana dopo aver aperto la porta fu come una coltellata nel petto.

"D-Diana io... possiamo parlare?" Biascicò Akko senza guardare la sua interlocutrice negli occhi.

"No. Sono stufa di parlare, Atsuko." Il suo nome completo era un'altra coltellata.

"Per favore." Questa volta Akko alzò la testa, prese le mani di Diana nelle sue sostenendo il contatto visivo.

Il viso di Diana si tinse di un rosa tenue, quasi impercettibile.

"Diana, io... devo dirti delle cose davvero importanti e... e non credo di poterlo fare qui."

Akko avrebbe voluto sfiorare la guancia di Diana con il palmo della mano, solo per un secondo, per sentire quanto fosse morbida la sua pelle. Però sapeva che quello non era né il momento né il luogo per un gesto del genere.

Diana, dal canto suo, non disprezzava il contatto dell'altra. Era successo spesso si tenessero per mano o si abbracciassero, Akko adorava qualsiasi forma di contatto fisico. E Diana... poteva dire di gradire il calore del corpo di Akko, ogni tanto.

"Va bene," cedette Diana aprendo la porta il tanto sufficiente per far entrare Akko "hai tre minuti prima che ti cacci." Proclamò impostando un timer su un orologio appoggiato sopra il tavolino al centro della stanza.

"Partito, non dilungarti."

Akko non lavorava bene sotto stress e tre minuti non le sarebbero bastati per trovare le parole adatte ad esprimersi. Ma si lavora con ciò che si ha, e ciò che aveva in quel momento era una Diana arrabbiata e tre minuti.

"Va bene, mi dispiace per la pozione, non volevo. E per la cronaca, non stavi male con i capelli viola."

"Due minuti e mezzo."

"Sì, scusa, è che... Diana."

Sentendo il suo nome la giovane strega alzò gli occhi dall'orologio per incociate lo sguardo di Akko ancora una volta.

"Diana, lo so che finisce sempre che i miei disastri si ripercuotono su di te, sono distratta. Ma..."

"Non cercare scuse."

"Ma c'è una persona che non posso far a meno di guardare. È sempre al top, non sbaglia mai un incantesimo, so che l'ammirazione tutti ma io provo qualcosa... di diverso."

"Akko non..."

Akko piazzò un dito sulle labbra di Diana. Il gesto era solo volto a zittirla, ma per un secondo si soffermò sulla morbidezza delle labbra della ragazza. Solo un secondo, prima di riprendere il discorso

"Lascia che finisca, ho ancora un minuto."

Diana annuì senza spostarsi. Akko abbassò il dito e guardò le punte dei suoi stivali per altri due secondi.

"Questa persona... questa strega, ha i capelli biondi, gli occhi azzurri e profuma sempre di rose, il suo tè preferito è quello all'alga di mare, lo so perché gliel'ho fatto assaggiare io."

Ormai era chiaro Akko stesse parlando di Diana, eppure non sarebbe riuscita a dirle ciò che voleva direttamente, doveva ingannare il suo cervello per poter andare avanti.

"In classe guardò sempre lei, solo lei è per questo che tutti i miei errori si ripercuotono su di lei. E questa ragazza mi piace... tanto ecco... ed ora é arrabbiata con me, le sto cercando di dire la verità ma io-"

La frase venne bruscamente interrotta dal suono fastidioso della sveglia, entrambe fecero un leggero sobbalzo ma Diana la spense subito riprendendo a guardare nei grandi e perplessi occhi cremisi di Akko.

"Hai ricevuto del tempo extra..." sussurrò iniziando a pizzicare il polsino dell'uniforme.

"Diana io... tu... tu mi piaci, Diana, e mi dispiace se faccio cose stupide, quando ci sei tu mi distraggo e non ragiono. Mi dispiace Diana. Davvero io..."

"Ti perdono."

Le parole la colsero alla sprovvista e le ci volle qualche istante per processare quella semplice frase. Ti perdono.

"Cosa..?"

"Sono stata dura con te... so che è stato un incidente, pensavo... non lo so cosa pensavo... anch'io non ragiono bene quando... quando ci sei tu."

Ci fu un istante di silenzio nel quale Akko avvicinò il viso a quello di Diana, appena le punte dei loro nasi si sfiorarono la mora cercò di indietreggiare per paura di mettere a disagio l'altra. Ma fu in quel momento che Diana prese l'iniziativa.

Le labbra di Diana erano incredibilmente morbide, le sue azioni delicate.

In un primo momento Akko spalancò gli occhi dallo stupore, poteva sentire la sensazione che tutti definiscono "farfalle nello stomaco" farsi strada dentro di lei.

Diana appoggiò le mani sui fianchi di Akko, che poteva sentirle tremare. Per rassicurarla le accarezzò la guancia lentamente.

Si allontanarono di qualche centimetro senza muovere nessun arto se non il capo.

"Sei sicura ti vada bene così?" Sussurro Akko, sembrava avesse paura che parlando troppo forte si sarebbe rotto qualcosa e che il momento sarebbe finito.

"Se è con te, sì."

Akko portò la mano che prima posava sulla guancia di Diana dietro al suo collo prima di riconnettere le loro labbra.

Questa volta le mani di Diana avevano smesso di tremare. Poteva sentire il palmo di Akko accarezzarle i capelli mentre le sue labbra venivano guidate.

Non ci volle molto prima che ad entrambe mancasse nuovamente il respiro.

"Sono felice di aver fatto pace." Disse Akko con un tono di scherno guardando il viso arrossato di Diana.

"Anch'io." Replicò l'altra senza dare corda al tono della frase detta da Akko.

"Vuoi continuare?"

Che frase stupida, si disse Akko. Però non voleva diventare appiccicosa e sul momento le era sembrato giusto chiederlo, peccato fosse uscita così male.

"Credo che il tuo tempo extra sia finito."

"Che strano, mi sembra proprio tu sia ancora avvinghiata a me."

"E tu a me."

Akko lo trovava strano, meno di un'ora prima stava considerando l'harakiri, ed ora era tra le braccia della ragazza più bella che avesse mai incontrato. Era tutto così surreale...

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Voilà, capitolo fresco fresco per voi
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Also, ditemi che avete colto la citazione al quinto episodio della seconda stagione di The Owl House, è evidente che ho preso ispirazione
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