30. La Notte Dei Dubbi
La mezz'ora successiva trascorse nell'assenza di parole.
Gli unici rumori che infrangevano il silenzio erano quelli provocati dalle loro mani che si accarezzavano, dalle loro labbra che schioccavano e dai loro sorrisi.
Quei sorrisi sembravano fare un frastuono incredibile.
Ogni volta che Léon tendeva le labbra verso l'alto, a Sebastiano sembrava di sentire una musica diversa.
Lo guardava così, con gli occhi estasiati e pieni di quella meraviglia che era il suo sorriso.
Come aveva fatto a non accorgersi prima di quanto gli piacesse quel ragazzo?
Come aveva potuto scambiare l'assurda voglia di toccarlo per fastidio?
Com'era possibile che, quando aveva sentito il cuore andargli a mille nel petto, non avesse capito a cosa fosse dovuto?
Il francese allungò la mano e gli fece una carezza sul volto, prima di far toccare appena i loro nasi e di lasciargli un altro bacio.
Un bacio perfetto.
Lento, calmo, carico di tutto quello che nessuno dei due aveva ancora avuto il coraggio di dire.
Ma in fondo, cosa c'era da dire? Quali parole avrebbero potuto usare per spiegare tutto quello che era appena successo?
Seba si era trovato a dover smentire la sua assurda teoria sui porno nel giro di una manciata di secondi: non era vero che la passione non poteva esplodere così, all'improvviso. Si trattava solo di trovare la persona giusta, quella che doveva innescare la miccia pronta a far esplodere tutto il mondo che aveva attorno.
La persona giusta...
E la sua mente volò immediatamente a Chiara.
Cosa aveva appena fatto?
L'aveva tradita.
Lui, che aveva sempre odiato le bugie, i sotterfugi, era andato a letto con un'altra persona, l'aveva pugnalata alle spalle.
Cosa avrebbe detto Chiara quando lo sarebbe venuta a sapere?
E i suoi genitori?
Suo fratello?
Giorgio odiava il fratello di Chiara solo perché era omosessuale e andava in chiesa.
Seba non aveva dimenticato quella stupida discussione avuta mesi prima; cosa avrebbe detto se avesse saputo che anche lui aveva fatto l'amore con un uomo?
«Cosa c'è?» gli chiese all'improvviso Léon, e lui si rese conto di essersi di colpo irrigidito, probabilmente creando preoccupazione nell'altro.
«Io non... Devo andare via» disse alzandosi di scatto dal letto.
Afferrò mutande e pantaloni e li infilò alla velocità della luce.
«Sebastiano...»
Ma lui scosse la testa e non riuscì a guardarlo.
«Léon, ti prego, devo... Devo solamente stare da solo, ho bisogno di pensare e di elaborare.»
E intanto cercava freneticamente di capire dove fosse la sua felpa, in quella penombra che non gli lasciava modo di vedere chiaramente.
«Sébastien...»
«No! Questo non è il momento, adesso ho solo bisogno di tornare in stanza» rispose, mentre anche Léon si era alzato e aveva iniziato a rivestirsi.
Lo sentì avvicinarsi alle sue spalle, lo voltò e gli prese il viso tra le mani avvicinandosi tanto.
Così tanto che il cuore di Sebastiano aveva ricominciato la sua folle corsa nel petto.
«Ti lascio tutto il tempo di cui hai bisogno, perché è giusto così. Volevo solo dirti che sei già in camera... Vado via io, d'accordo?» chiese in modo dolce.
Seba avrebbe solamente voluto annuire e lasciarlo uscire dalla stanza, rimanere solo e trovare una soluzione al casino che avevano appena combinato.
E invece si ritrovò di nuovo con la bocca sulla sua in un bacio che chiedeva tutto e niente.
Lo stava pregando con le labbra di essere paziente, di aspettarlo, di non lasciarlo.
E Léon stava implicitamente accettando.
Quando suonò la sveglia, la mattina successiva, Sebastiano aveva già gli occhi spalancati.
Non ricordava di essere riuscito a dormire neanche un minuto quella notte.
Aveva finto di farlo quando aveva sentito Alex e Andrea tornare in stanza, ma poi era tornato a fissare il soffitto.
Pensava e ripensava a tutto ciò che era accaduto con Léon.
Ogni bacio era impresso nella sua mente; ogni carezza era tatuata sulla sua pelle.
Aveva rivissuto ogni singolo momento col francese.
Ogni sapore, ogni odore, ogni ansimo.
Tutto.
E più ci pensava, più non riusciva a venire a capo di quella assurda situazione.
Cosa doveva fare? Lasciare Chiara, amica di una vita e fidanzata negli ultimi anni, per un ragazzo che conosceva da appena cinque mesi?
E poi, se anche l'avesse lasciata, sarebbe riuscito a costruire qualcosa con Léon? Lui lo avrebbe voluto?
Per quanto ne sapeva Seba, poteva benissimo essersi trattato di semplice attrazione fisica da parte del biondo.
No, impossibile.
Gli sguardi che si erano scambiati non erano quelli di due persone che vogliono solamente fare sesso, ne era certo.
Forse doveva lasciarla a prescindere.
In fondo, se era andato a letto con un'altra persona, maschio o femmina che fosse, voleva sicuramente dire che c'era qualcosa che non andava nel loro rapporto.
Seba era sempre stato convinto che quando si arriva a tradire, per un motivo o per un altro, significa che manca qualcosa.
Ci pensò su: cosa mancava a lui?
Con Chiara era sempre andato tutto bene, erano stati prima amici, poi avevano iniziato a flirtare e alla fine si erano fidanzati.
La famiglia di lei lo aveva accolto come un figlio, e anche i genitori di Sebastiano erano contenti di quella ragazza.
Sembrava andare tutto così bene che proprio non si spiegava il caos di quella notte.
E i loro amici? Come avrebbero preso la rottura tra loro? Il gruppo si sarebbe sicuramente spaccato in due: da una parte Giada e Chiara, dall'altra i ragazzi.
Sempre che Andrea e Alex avessero approvato quello che era successo.
Alex era gay, quindi non aveva dubbi sul fatto che avrebbero accettato che lui stesse con un ragazzo, ma era molto probabile che, per aver tradito Chiara, lo avrebbero voluto allontanare.
Era pronto a rinunciare alle sue amicizie per Léon?
E il francese?
In città aveva fatto amicizia solo con loro, probabilmente anche lui sarebbe stato allontanato dal gruppo... Che prospettiva avevano, dunque? Quella di rimanere solo loro due?
E poi c'erano cose che non lo convincevano per niente...
La storia di Léon, ad esempio.
Era arrivato dal nulla, l'estate precedente.
Nessuno sapeva perché fosse andato via da Parigi; nessuno aveva idea di dove fossero i suoi genitori; nessuno, prima di Seba, aveva mai visto le sue cicatrici...
Quelle cicatrici avevano tormentato i suoi pensieri per tutta la notte.
Cos'era successo a quel ragazzo?
Perché Léon non ne aveva mai parlato con nessuno?
E se avesse avuto una storia torbida alle spalle? Se fosse stato ricercato in Francia e avesse cercato di nascondersi in Italia, da sua zia?
Troppe, troppe domande vagavano nella testa di Sebastiano, che al mattino si ritrovò con un pesante mal di testa e parecchie ore di sonno arretrato.
Era stanco morto, sia fisicamente che mentalmente.
Una cuscinata in pieno volto lo ridestò dai suoi pensieri e con la coda dell'occhio vide il rosso sorridere nella sua direzione.
«Sveglia pigrone, dobbiamo scendere a far colazione, altrimenti Galli ci viene a cercare in camera.»
Seba finse di stropicciarsi gli occhi, poi decise di farsi una doccia.
Aveva ancora addosso la fragranza che il suo odore e quello di Léon mescolati avevano creato.
Era qualcosa che creava assuefazione.
Si era trovato più volte, durante la notte, ad annusare la sua stessa pelle, alla ricerca di quel profumo tutto nuovo che si era formato.
Si vestì in fretta e scese insieme ai suoi amici, mentre gli raccontavano di quanto si fossero divertiti la sera prima.
Andrea era riuscito nel suo intento di conquistare una ragazza tedesca e non si era risparmiato nel descriverla in tutti i suoi dettagli.
Seba andò verso il buffet e riempì un piatto con tantissimo cibo. Lo stomaco aveva cominciato a brontolargli già qualche ora prima.
Andò a sedersi insieme ad altri ragazzi della sua classe che, tra una chiacchiera e l'altra, stavano cercando di capire quale fosse il programma per la giornata.
Lui cercava di mangiare, ignorando quel gran ciarlare, e ad ogni persona che vedeva comparire dall'entrata della sala alzava la testa di scatto.
Non era Léon.
Nemmeno questo.
Questo neppure.
Ecco quello scemo di Giulio.
Oh, è arrivato il genio della classe.
Stamattina Lucia si è messa in tiro.
Ecco che arriva Giada.
Giada... Un'altra persona che avrebbe sicuramente ferito.
Era persa per il francese, lei, che cosa avrebbe detto se avesse scoperto tutto?
Sicuramente avrebbe odiato Sebastiano per il resto dei suoi giorni, e lui non poteva sopportare quel pensiero.
E dire che ce l'aveva avuta con lei, fino a pochi giorni prima... E invece si era reso conto che era stata la gelosia a parlare, a dettare quella strana antipatia nei suoi confronti.
Ma in realtà le voleva bene, era sempre stata un'ottima amica, sia per lui che per Chiara.
Dio, lo avrebbero odiato tutti prima o poi.
No, Seba decisamente non era pronto ad affrontare tutto quel trambusto che si sarebbe creato se qualcuno avesse scoperto di lui e Léon.
C'era una sola cosa da fare: prendere quella notte come un qualcosa da custodire tra i ricordi preziosi, consapevole che non si sarebbe ripetuta mai più.
Era meglio così, sia per lui che per il francese.
Gli avrebbe parlato; gli avrebbe detto che era stato bellissimo, ma che quella era una cosa nata e finita lì, tra le pareti di una stanza d'albergo in Germania.
Sì, quella era sicuramente la soluzione più pratica e meno dolorosa.
Ma poi Léon era entrato in sala, e i loro occhi si erano incatenati di nuovo.
Sebastiano smise di masticare, il cuore cominciò a martellargli nel petto, le mani iniziarono a sudare e pian piano tutti i buoni propositi iniziarono a sfumare.
Sorrise, Léon, avvolto in quella felpa scura che metteva ancora più in risalto la sua pelle bianca.
Con quei capelli sparati dappertutto e quegli occhi di tempesta.
Seba si alzò di colpo, attirando l'attenzione di tutti i suoi compagni, si scusò con ognuno di loro e andò a buttare gli avanzi che aveva nel piatto, poi fuggì dalla sala ristorante.
Attraversò la hall a grandi falcate e girò a sinistra, diretto ai bagni che stavano in fondo a quel corridoio infinito.
Entrò sbattendo la porta e rilasciò l'aria trattenuta fino a quel momento; poi si sentì stringere da dietro e rilassò le spalle, gli occhi chiusi e la testa all'indietro, appoggiata contro il petto di Léon.
«Stai bene?» si sentì chiedere.
Rialzò le palpebre, lentamente, e lo specchio davanti a lui gli rimandò l'immagine di loro due abbracciati, belli da fare male.
«Che cosa facciamo adesso?» domandò a sua volta, dopo aver appoggiato le braccia su quelle del francese.
Il biondo aveva fatto spallucce con un mezzo sorriso sul volto, poi aveva sciolto la presa su di lui e lo aveva fatto voltare.
«Possiamo fare tutto quello che vogliamo, tutto quello che ci fa stare bene.»
Léon.
Era Léon che lo faceva stare bene, su questo non aveva alcun dubbio.
Sebastiano sorrise prima di avvicinarsi al più grande e catturare le sue labbra con le proprie.
La sera prima entrambi si erano arresi a tutto ciò che provavano da chissà quanto tempo; da quel momento, invece, avrebbero dovuto iniziare a combattere.
Spazio S.
Finalmente un Sebastiano che combatte, signore e signori 😍
Le loro avventure sono appena cominciate, quindi non pensate che d'ora in poi sarà tutto rose e fiori 🤭
A me piacciono le spine, ormai si sa 😈
Ci rileggiamo domenica, buona giornata,
Un bacio, S. 💞
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