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- Svegliati, dormigliona, siamo arrivati.
Apro un occhio e noto due braccia corpulente che mi scuotono.
- Oh, cazzo fai? - commento, dimenandomi - sono sveglia, sono sveglia.
Il tizio ciccione che ha guidato il pullman mi lascia andare. Uno degli amici di Marco si avvicina.
- Pronta a farti cinque chilometri di strada con la valigia in mano?
- Serio? - commento, con sguardo stralunato.
- Serissimo. Il pullman non può scarrozzarci fino al campeggio. Spero che tu abbia una valigia leggera.
Si allontana, ridacchiando. Cazzo, ho una valigia che pesa il triplo di me e l'idea di fare cinque chilometri a piedi trascinandomi dietro un peso del genere non mi attira per niente. In più appena mi rimetto in piedi sento lo stimolo della pipì. Porca merda, non ci voleva. Scendo dal pullman e vado a recuperare la mia valigia. Ce ne sono ancora altre sopra. L'idea di aspettare qualcosa mi manda fuori di testa, non ce la faccio a rimanere calma, sono abituata a una vita troppo frenetica. Una ragazza si avvicina.
- Potresti anche dare una mano a scaricare come stiamo facendo tutti! - commenta, con tono scocciato.
- L'unica cosa che scarico è la mia cacca e penso che sul tuo viso non ci starebbe neppure male - odio le persone che mi dicono di fare una cosa se non sono io la prima a offrirmi per farla.
- Lasciala perdere, Silvia - Beatrice la prende per un braccio - quest'anno ci mancava giusto la stronza in formato femminile, come se non ne avessimo abbastanza di Marco e della sua gang.
- Se vi fate i cazzi vostri non vi cago neanche se rimaniamo noi tre in una stanza claustrofobica - la informo, così per correttezza.
Beatrice si allontana con questa Silvia e finalmente riesco a scaricare la mia valigia. È ancora più pesante di quanto ricordassi. L'autista grassottello chiude il baule e ci augura una buona permanenza nel campeggio.
- Sarà sicuramente un posto di merda - gli rispondo, con uno dei miei soliti sorrisi da vipera - spero solo che queste settimane passino in fretta sennò vi faccio un casino immenso.
- Penso che con la Cianni ti convenga stare bassa - risponde lui, ridacchiando - o sarà una guerra all'ultimo thug life.
- Quella tipa non mi spaventa, io faccio paura a tutti.
- La Cianni ha molta esperienza con le persone come te.
- In che senso le persone come me? - chiedo - io sono unica, nessuno è come me.
- Fidati, ragazzina, i coglioni a questo mondo sono ben tanti, sai?
- Io non mi sento una cogliona.
- Non sentirsi non significa non esserlo. Buone vacanze, ne vedrai delle belle a questo campeggio - continua a ridermi in faccia come se avesse appena detto la cosa più intelligente di questo mondo.
Vedo gli altri che iniziano a salire su per il tornante con le loro valigie. Vorrei tanto urlare, sclerare, mandare tutti a fanculo, soprattutto chi ha voluto che fossi qui ora. Inizio a camminare, sotto il sole cocente, tirandomi dietro una valigia che pesa più di un rinoceronte incinto, con le goccioline di sudore che mi imperlano la fronte e i capelli che iniziano ad arricciarsi e a ribellarsi alla piastra che ho fatto stamattina. Odio essere impresentabile, odio essere sudata e odio fare fatica. A un certo punto inizio quasi a sentirmi male. Mi fermo, mi appoggio al guard-rail della strada e mi sento ondeggiare. Ogni tanto mi vengono questi capogiri, ma non l'ho mai detto a nessuno. Un ragazzo si ferma a chiedermi se sia tutto ok. Alzo gli occhi per rispondergli male, ma il suo sorriso riesce a mettermi stranamente a mio agio. Appoggia una mano sulla mia spalla e continua a guardarmi per sapere se sia tutto a posto.
- Vuoi che ti porti la valigia? Io viaggio leggero, ho solo questo zaino - commenta, sorridendo - la Cianni ci tiene che viaggiamo leggeri. Per te invece è il primo anno, giusto? Non credo di averti mai vista.
- Sì, è il primo anno - rispondo - e comunque se la vuoi portare, per me è ok.
- La Cianni ci insegna ad aiutarci gli uni con gli altri. Crede molto in questi campeggi.
- E voi credete molto in lei?
- Molto. Ci fa da mamma. Siamo stati la sua rinascita.
- In che senso?
- Tredici anni fa il ragazzo della Cianni è scomparso nel nulla - mi racconta, mentre afferra il manico della mia valigia e inizia a trascinarla per la strada - lei era depressa e non sapeva farsene una ragione. La storica organizzatrice del campeggio le propose di prendere il suo posto per distrarsi e da quel giorno questo campeggio è diventato la sua ragione di vita. Ognuno di noi le ha dato una parte della propria voglia di vivere e lei è rinata.
Mentre parla, cammino di fianco a lui, in silenzio. La donna che dovrei considerare mia madre mi dice sempre di non giudicare le persone perché ognuna ha i propri problemi, ma io riesco sempre e solo a vedere i miei. Non ce la faccio a essere empatica.
- Comunque questa valigia non è proprio pesante, dai. Se ti arrendi adesso, quando dovremo scaricare i tronchi vicino al ruscello come farai?
- Cos?
- Beh, sì, è un campeggio di volontariato autogestito. Dobbiamo lavorare per mandare avanti il campeggio.
- Lavorare? Io non ho mai lavorato in vita mia.
- Beh, allora inizierai in queste settimane. Fidati, che è anche divertente. Comunque io sono Simone, ma mi puoi chiamare Monno.
- Io sono Alice e non ho soprannomi.
- Te ne troveremo uno noi, tranquilla.
- Fa niente, non mi piacciono i soprannomi.
- Come vuoi, qui tutti ne abbiamo uno. La Cianni non ti risparmierà.
Non rispondo e continuo a camminare. Non vedo l'ora di arrivare perché sento già le vesciche nei piedi. A un certo punto Simone si ferma in mezzo alla strada.
- Che c'è? - gli chiedo.
- Vai avanti, devo fare una cosa.
- Tipo?
- Tipo che devo fare pipì. Girati, che mi imbarazza anche solo dirtelo.
- Ma la fai qui in mezzo alla strada?
- E dove sennò? In montagna si usa così.
- Sì, ma se passa qualcuno?
- Cosa pensi che mi dicano? - commenta, ridendo - dai, girati e vai avanti.
Dovrei andarci anch'io in bagno, ma in mezzo alla strada mi piace ancora meno rispetto ai bagni pubblici. Mi paralizzo completamente quando sono fuori.
- Eccomi - commenta Simone - ho fatto presto, eh? Non invidio per niente voi donne, anzi in realtà vi stimo. Mia sorella sta malissimo per il ciclo e tutte le volte vorrei avere il potere di farglielo passare, ma il massimo che posso fare è cercare di distrarla con musica o altro.
Il ciclo. Il ciclo che non ho ancora, anche se ho già 14 anni e tutte le mie amiche ce l'hanno. In giro ho detto a tutti che ce l'ho già e giro sempre con trentamila assorbenti dalla paura che mi venga all'improvviso. So cosa avviene al mio corpo perché l'ho studiato a scuola, ma non ho idea di come ci si senta in quei momenti. Le mie amiche vomitano spesso e io mi sento male solo all'idea.
- Ohi, mi stai ascoltando? - Simone si ferma e mi osserva.
- Sì, sì, dicevi?
- Dicevo che hai un culo pazzesco - scoppia a ridere - dai, non mi stavi ascoltando. Lo so che sono noioso e parlo di cose noiose.
- E allora se lo sai perché non cambi? - chiedo.
- Perché spero di trovare qualcuno che gli interessi davvero parlare con me, anche di cose noiose!
- E speravi che fossi io quel qualcuno? Ma ho la faccia da crocerossina per caso? - mi riprendo la valigia e mi allontano, piantandolo in asso.
Basta, cazzo, basta. Sono uno peggio dell'altro. Non andrò mai d'accordo con nessuno. Finalmente la Cianni annuncia dal megafono che ha appeso al collo che siamo arrivati.
- Ma arrivati dove? Non c'è niente qui!
- È un campeggio - mi fa notare una - dormiamo nelle tende e stiamo all'aria aperta. È il suo bello!
- Ma il suo bello dove, porca merda! Io pensavo che ci fossero dei letti e dei bagni e... insomma... qualcosa di normale!
- Il campeggio è fatto così - mi risponde la ragazza - comunque per i bagni e le docce possiamo usare quelli dello spazio dei camperisti che dista cinque minuti da qui.
- Ti sta prendendo in giro - interviene un'altra ragazza - questo non è il campeggio, è lo spazio in cui pranziamo adesso. La Cianni va sempre a controllare che sia tutto in ordine nei bungalow in cui abiteremo.
- I che? - chiedo, stralunata.
- I bungalow. La Cianni non riesce a dormire in tenda, così ogni anno affitta dieci bungalow da 4 posti letto l'uno. È una sorta di villaggio di bungalow che noi chiamiamo campeggio. Ogni bungalow ha una propria cucina, i letti e il bagno. Di mattina facciamo le escursioni e ne approfittiamo per fare la spesa, di pomeriggio facciamo attività e giochi e di sera ognuno cucina nel suo bungalow. È un campeggio per modo di dire, ma ci insegna tanto, perché ci dà la possibilità di dimostrare alla Cianni che anche se abbiamo 15 anni siamo autonomi e sappiamo prenderci cura di noi stessi e degli altri.
- Quando?
- Quando cosa? - risponde l'altra.
- Quando te l'ho chiesto.
- Hai fatto una domanda e io ti ho risposto.
- Vuoi che ti mostri il cazzo che me ne frega della tua risposta?
- We, we, we - Marco si avvicina - la troietta qui ha bisogno di qualcosa?
- Tu avresti bisogno di essere più intelligente.
- Peccato che quando distribuissero l'intelligenza io fossi malato. Te invece eri in perfetta forma quando distribuivano la stronzaggine. Non ti senti egoista ad averla tenuta tutta per te?
Gli sputo in faccia. Un suo amico mi afferra per un braccio e mi butta a terra iniziando a riempirmi di calci finché non interviene la Cianni.
- Sei impazzito, Carlo? No, dico, sei impazzito? - lo prende da parte mentre lui cambia subito espressione.
- Ha sputato in faccia a Marco, quella troia! - le risponde.
- E allora? Marco ha bisogno della guardia del corpo? Non farlo mai più - gli intima.
Lui abbassa la testa e se ne va, insieme a Marco.
- E tu, alzati - mi ordina la Cianni - è da quando hai messo piede sul pullman che crei problemi. Vedi di finirla subito.
- Io la finisco quando lo decido io - le rispondo - puoi urlarmi in faccia quanto ti pare, ma io non sono come quei pappamolle là.
- Tu la finisci quando lo decido io. Punto - mi sventola in faccia il suo indice come se pensasse che possa inquietarmi.
- Devo ridere? Con le tue minacce mi ci spazzolo il culo!
- E allora vedi di raschiare via bene anche la merda in più che getti addosso alle persone per sentirti grande!
- Ma vaffanculo! Non me ne frega un cazzo se sei l'organizzatrice del campo, io me ne fotto, hai capito?
Mi rialzo e mi massaggio la pancia mentre lei si allontana. Ne ho già abbastanza di questo campeggio e non sono qui nemmeno da un'ora. Mi siedo in un angolo, non ho neppure voglia di mangiare. Appoggio la schiena a un albero e controllo le notifiche di Instagram. Una ragazza si avvicina e si siede di fianco a me.
- L'anno scorso ero io quella che dava problemi, non pensavo che arrivasse qualcuno a battere il mio record. Sono Linda.
- Alice - rispondo.
- Ti sei fatta buttare nel gabinetto da uno degli amici di Marco e non hai pianto. Mi piaci.
- Io non piango mai - ribatto - non ne trovo il motivo. Nessun motivo è mai abbastanza grave per piangere. Era solo un gabinetto.
- Più che piangere... la rabbia, quella sì, ma non posso prendermi un'altra denuncia. Già ho mandato in ospedale uno mesi fa.
- Beh, la maggior parte delle ragazze qui avrebbe pianto, stanne certa.
- Voglio stare da sola, è così difficile da capire?
- No, però cerca di mangiare. Appena arriviamo dobbiamo pulire e sistemare i bungalow. Lo facciamo tutti gli anni. Sai già in che bungalow sarai?
- Non sapevo nemmeno che ci fossero i bungalow, quindi fai due conti.
- Sicuramente la Cianni ti metterà con quelle della tua età, ma puoi venire nel nostro quando vuoi, specialmente di sera, ubriacarsi in compagnia è sempre divertente - si alza in piedi e si allontana.
- Se avete finito di mangiare possiamo andare nei bungalow - annuncia la Cianni.
Inizio a odiare quel megafono. Mi rialzo in piedi e raccolgo la mia valigia. Mi incammino con gli altri trascinandomela dietro finché non arriviamo al campeggio. La Cianni inizia a urlare i nostri nomi e cognomi insieme ai numeri dei vari bungalow. Linda aveva ragione: a giudicare dall'aspetto fisico sono capitata con le altre quattordicenni. Una di loro afferra dalle mani della responsabile la chiave e fa cenno di seguirla. La infila nella toppa e dà un giro abbastanza brusco. La porta scricchiola, ma poi si apre. Due ragazze si fanno strada e corrono a prendersi i letti migliori, a me tocca quello in cucina. Neanche il tempo di entrare che mi viene da tossire: c'è troppa polvere e anche qualche ragnatela in alcuni angoli. La cucina è piccola e stretta, c'è giusto un tavolo con quattro sedie. Il frigorifero ha visto tempi migliori e le tende sono tutte stropicciate. La camera da letto che mi sono persa è angusta, preferisco dormire in cucina anche se non avrò l'armadio. Il bagno è anche abbastanza decente. Mi sdraio sul letto e chiudo gli occhi.
- Ehi, cosa credi di fare? Qui si dorme solo di notte! Adesso dobbiamo pulire tutto.
- Avete un assorbente da prestarmi? - chiede una ragazza - mi sono venute in autogrill in estremo anticipo.
- No, io le ho già avute prima di partire e non li ho portati - risponde un'altra.
- Idem. Mi dispiace - commenta un'altra ragazza ancora.
- E tu? - mi chiede.
- Io non presto la mia roba in giro - commento, scocciata.
- Ma ne hai? - mi chiede di nuovo quella.
- Chiedili alla Cianni che fai prima - risponde un'altra.
- Ok. Comunque io sono Milena, loro sono Emanuela e Valeria - risponde la tizia - noi ci conosciamo già tutte, tu invece sei nuova, giusto?
- Mi chiamo Alice - rispondo.
- Benvenuta al campeggio "Daffodils" - interviene Emanuela - vedrai che ci divertiremo, ci divertiamo tutti gli anni.
- Non avete la faccia di gente che sappia divertirsi - commento.
- Senti, se vuoi fare la scontrosa fai prima a stare zitta, perché noi siamo qui per divertirci.
- Ma infatti, non calcolatemi nemmeno.
Mi alzo e mi chiudo a chiave in bagno. Non faccio la pipì da stamattina, ma coi bagni ho sempre avuto un bruttissimo rapporto fin da bambina. Mi paralizzo completamente e non ne ho mai parlato con nessuno. A volte finisce che me la faccio sotto solo per colpa di questo dannato blocco psicologico. Mi slaccio i jeans e mi siedo sul gabinetto. A un certo punto sento qualcosa che mi cammina su un piede. È un topo. Cazzo, cazzo. Mi rivesto, continuando a urlare ed esco dal bagno.
- Che succede? - la Cianni entra nel bungalow.
- C'è un... un... - balbetto, spaventatissima, indicando il bagno.
- Un che? Dai, fammi vedere - entra e vedo il topo sgattaiolare dietro il lavandino.
- È lì dietro, cazzo, cazzo.
- Ti vuoi calmare? È solo un topo, adesso lo prendo e lo porto via.
- Lo prendi come? A mani nude? - chiede Milena.
- No, lo faccio uscire con la scopa.
Afferra una scopa appoggiata vicino alla doccia e gli dà qualche colpetto per farlo uscire. Il topo finisce sulle mie scarpe e poi finalmente esce dal bungalow. Non so come ma riesco a trattenere la calma, anche se dentro sto letteralmente scoppiando.
- Ecco, è uscito, tutto a posto - commenta la Cianni, soddisfatta, mentre vorrei urlarle che a posto non c'è proprio niente - fossi in voi inizierei a pulire, è normale trovare dei topi in casette rimaste chiuse tutto l'anno.
- Bene, dai allora iniziamo a pulire - Milena mi allunga un paio di guanti e dei detersivi - tu cosa preferisci fare?
- Andate tutti a cagare - dico, uscendo dal bungalow e andando nel punto più lontano dal campeggio.
Estraggo dalla tasca un pacchetto di sigarette e me ne accendo una. Non la fumo nemmeno, percepisco solo il bisogno di tenermela fra le mani e di osservare la cenere che lentamente la dissolve.
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