Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

9. Sei gelosa, Harper?

Non so come diavolo mi sia passato per la testa di aprire la porta con solo un asciugamano minuscolo intorno al corpo.

Lo vedo lo sguardo di Thomas e il bello è che non posso neanche arrabbiarmi con lui. Qualsiasi uomo con gli ormoni funzionanti e che prova attrazione nei confronti di una donna avrebbe quello sguardo e io non mi sto aiutando: ho deciso che non cederò al suo fascino, anche se mi provoca sogni a luci rosse, e poi non faccio altro che provocarlo. Devo darmi una calmata, altrimenti qui finisce male.

«Non ti dispiace se vado a vestirmi, vero?» Gli chiedo, una volta che si è accomodato in salotto, con il sacchetto della cena ancora in mano.

È sempre stato così carino, o nelle ultime dodici ore è addirittura migliorato? Persino le leggere ombre sotto gli occhi mi sembrano incredibilmente attraenti, il che significa che sto uscendo fuori di testa perché fino a qualche tempo fa per me l'uomo doveva essere perfetto. Non so perché ma Thomas è così umano, così consapevole dei suoi limiti che mi sembra diverso da tutti gli altri. Persino Michael inizia a non reggere il confronto e dire che ai suoi bicipiti manca soltanto la parola per quanto sono perfetti.

Cosa mi sta succedendo?

Dov'è finita la ragazza che non vedeva mai lo stesso ragazzo per più di una serata?

Un sorrisetto impertinente increspa le labbra del mio collega e io cerco con tutta la concentrazione che ho di ignorarlo, per non rischiare l'autocombustione e decidermi a togliermi questo ridicolo asciugamano di dosso una volta per tutte e chiedergli di farmi sua sul pavimento.

«In realtà a me va benissimo anche se rimani così, ma immagino che non sia un outfit molto comodo per te».

Misericordia! Ci mancano solo le sue allusioni. Devo sbrigarmi ad andare a vestirmi.

«Infatti!» Preciso rapida. «Dammi solo due minuti. Tu mettiti pure comodo, poggia la cena in cucina e fai come fossi a casa tua!»

Non finisco nemmeno di parlare che mi chiudo in camera, butto l'asciugamano sul letto e inizio a cercare vestiti alla rinfusa. So che sono a casa mia, quindi una tuta e una felpa potrebbero andare benissimo ma non voglio sembrare sciatta. C'è un ragazzo tremendamente carino di là e io non posso presentarmi vestita da gattara. Alla fine, scelgo un paio di autoreggenti nere, un vestitino verde bosco e lego i capelli con un fermaglio, sperando che regga la quantità enorme dei miei ricci. Non male, manca solo una passata di rossetto e l'immancabile mascara, poi posso tornare a fare la padrona di casa perfetta.

Quando torno in salotto, di Thomas non c'è traccia. Ha lasciato la cena sul tavolo della cucina come gli ho suggerito ma lui non c'è. Che si sia stufato di aspettare ed è tornato a casa?

No, Thomas non andrebbe mai via senza avvisare. È troppo educato, troppo a modo per tagliare la corda così e questa è un'altra cosa che mi piace di lui. Non sono abituata a ragazzi così pieni di buone maniere, in genere se ne vanno in piena notte, dopo aver ottenuto quello che vogliono. Anche mio padre la prima volta che è sparito dalla nostra vita, se ne è andato come un ladro, lasciando un post-it a mia madre e nemmeno una parola di affetto alla sottoscritta. Forse è per questo che apprezzo così tanto che Thomas sia così leale.

«Tom?» Chiamo, avviandomi per il corridoio.

«Sono qui.»

La voce proviene dal mio piccolo studio e un brivido percorre la mia schiena.

Quando lo raggiungo, tutti le mie paure sono confermate. Lo trovo intento ad analizzare i miei bozzetti, che ho stupidamente lasciato incustoditi sulla scrivania e non nel solito cassetto. È affascinato da quello che vede, ha lo sguardo rapito e io vorrei sprofondare per la vergogna.

«Che ci fai qui?»

Tom sfoglia ancora qualche disegno, poi si volta a guardarmi:

«Li hai fatti tu?»

Annuisco senza riuscire a dire altro, troppo in preda alla vergogna. È la prima volta che qualcuno vede i miei disegni e il fatto che sia proprio Thomas a farlo, mi imbarazza ancora di più. Mi ha vista nuda eppure adesso, con i miei bozzetti sotto al naso, mi sento ancora più vulnerabile.

«Harp...Sono...Sono incredibili.»

«Dici così solo perché sei mio amico.» Dico e dallo stipite della porta mi avvicino a lui, con l'intento di togliergli i fogli dalle mani e riporli al sicuro, lontano da occhi indiscreti.

«Stai scherzando? Sono talmente buoni che persino un cieco si accorgerebbe del tuo talento!»

«Dici sul serio?»

Porca miseria, perché sembra così sicuro di quello che dice, al punto da far tentennare me?

«Harp, sono perfetti. Gli abiti sono talmente ben delineati che sembrano uscire dal foglio. Fai un uso dei colori e delle proporzioni che raramente ho visto usare.»

Non so perché ma sento qualcosa dentro che inizia a sciogliersi. Non ho più paura del suo giudizio, adesso improvvisamente mi sta venendo voglia di saperne ancora, di ascoltare ancora cosa pensa dei miei lavori.

«E da quando ti intendi di disegno di moda?» Sorrido.

«Sono un architetto, Harper. Non capirò molto di stoffe e figurini ma so perfettamente come si disegna un corpo umano. Lo studio delel proporzioni è alla base del mio lavoro e per tua informazione, alcuni dei più grandi stilisti di moda sono partiti dall'architettura.»

«Davvero?»

«Proprio così. Se vuoi ti segno un paio di nomi, così puoi fare una ricerca.»

«Mi fido, grazie.»

Mi sorride e penso che non ci sia nulla di più dolce dell'espressione del suo volto. Siamo così vicini e così in sintonia che baciarlo potrebbe sembrare la cosa più ovvia da fare ma c'è ancora qualcosa che mi frena. Non sono soltanto i miei principi stavolta, è che sento che con Thomas è tutto diverso. Per la prima volta, sto stabilendo un rapporto con un ragazzo che va oltre il semplice rotolarsi fra le lenzuola e ho paura di sbagliare tutto. Non sono capace di creare relazioni durature e nel caso specifico, non ero pronta a Thomas. Ero convinta di provare qualcosa per Michael ed è per questo che ho accettato di continuare a frequentare Tom, non credevo che mi sarei ritrovata confusa in questo modo.

«Devi far vedere questi bozzetti a mia sorella, Harp.»

Il suo tono di voce è basso e caldo, i suoi occhi non fanno che spostarsi sul mio viso, che sento avvampare.

Il mio cuore è sul punto di esplodere dalla gioia. Il parere di Thomas, a quanto pare, mi interessa più di quanto credessi e sapere che pensa che io abbia talento è un enorme spinta in avanti per la mia autostima. Nessuno mai si è preso la briga di dirmi che sono brava, se non i miei professori all'università. Il fatto che sia Tom il primo a farlo per me è importantissimo e forse è la spinta che mi serviva per riuscire a credere in me stessa. La sfilata che stiamo organizzando inizia a farmi meno paura e, anche se non sono ancora completamente convinta, posso iniziare a pensare di mettermi veramente in gioco.

«Ci penserò su. Adesso sto morendo di fame, ti dispiace se andiamo a mangiare?»

«Agli ordini. Ho portato del sushi, spero ti piaccia.»

«Non smetti mai di sorprendermi Gilbert. Adoro il giapponese!» Dico, mentre mi volto a guardarlo e gli faccio l'occhiolino.

Sto flirtando spudoratamente, devo essere impazzita.

Durante la cena, Thomas non la smette di chiacchierare anche se è continuamente interrotto dal suono del suo cellulare. Non so chi sia, ma inizia ad infastidirmi. È come se quell'aggeggio gli facesse distogliere l'attenzione da me e per qualche assurdo motivo, la cosa mi infastidisce.

Questa sera, per la prima volta, sento che stiamo stabilendo una connessione che va oltre i soliti battibecchi. Potrei addirittura lasciarmi andare e raccontargli qualcosa di me ma con questa dannata vibrazione che non fa che squillare, è impossibile trovare quel feeling che mi serve per fidarmi completamente.

«A quanto pare sei molto ricercato stasera.» Commento, all'ennesimo messaggio sulla chat istantanea.

«Già.» Risponde soltanto.

Non so che darei per sapere chi gli sta scrivendo così di continuo.

«E fai sempre così? Quando sei a cena con una donna non spegni mai il telefono?»

Thomas stacca finalmente i suoi incredibili occhi chiari dallo schermo e li incolla su di me. È un gesto talmente improvviso che riesco quasi a sentire il tocco, di quello sguardo.

«In genere sì, ma non sapevo che questo fosse un appuntamento.»

Ecco di nuovo il sorriso insolente che fa capolino sul suo volto.

«Non lo è ma sei comunque a cena con una signora.»

«Harper, mi hai detto mille volte di non farmi illusioni, che tra me e te non succederà mai più niente. Sei una mia amica, quindi non ci vedo niente di male ad usare il telefono mentre siamo insieme. Ovviamente, sentiti libera di cambiare il tuo status quando vuoi.» Spiega e poi si ficca un nigiri al salmone in bocca.

Improvvisamente, mi viene voglia di mettere fine a questi giochetti e di prendere in parola il suo invito. Non voglio che mi consideri alla stregua di Patrick, non voglio essere l'amica a cui confida le sue avventure amorose. In realtà, non so nemmeno io cosa voglio essere per Thomas, non sono sicuramente pronta ad avere una relazione esclusiva con lui ma l'idea che ci sia qualcun'altra che possa distrarlo da me mi infastidisce.

Sarò mica gelosa?

Mi alzo e con le mie bacchette afferro un uramaki che inzuppo nella soia. Mi sposto verso Thomas e mi siedo di proposito sulle sue gambe. L'essenza mascolina e delicata del suo profumo mi investe subito le narici, favorendo così la perdita di ancora un po' di lucidità. Non so esattamente cosa voglio fare, so soltanto che le sue mani, che adesso cingono i miei fianchi mentre gli sto seduta in braccio, emanano un calore che mi arriva dritto al cuore e mi fa sentire incredibilmente bene.

«Quindi pensi che io abbia delle possibilità per diventare altro?» Sussurro piano, mentre lo imbocco con il povero uramaki che si sacrifica per una buona causa.

Thomas mastica in fretta, annuendo con la testa in risposta alla mia domanda insolente. Le sue mani hanno preso a massaggiare la mia schiena e io ho improvvisamente caldo.

«Credo sia arrivato il momento del mio massaggio. Che ne dici di metterci comodi?»

Sfacciato, ignora persino l'ennesimo messaggio che gli arriva sul cellulare.

Senza troppa voglia, mi alzo dalle sue gambe e gli prendo la mano per condurlo sul tappeto di fronte al divano. Ovviamente, non ho un lettino professionale, quindi dovremmo adattarci. E poi, il pavimento potrebbe essere il posto ideale nel caso in cui la situazione degeneri. Metto a tacere i miei bollenti spiriti e cerco di prendere nuovamente in mano la situazione.

«Dovresti togliere la camicia, il massaggio è davvero poco efficace con i vestiti addosso.»

Thomas sorride e io devo reprimere l'istinto di strappargliela di dosso, quella dannata camicia. Lo vedo slacciarsi bottone dopo bottone, i pettorali si scoprono e quando se la sfila completamente, perdo un battito nel vedere le spalle definite e gli addominali che sembrano disegnati. L'ho già visto nudo ma ogni volta è una piacevole scoperta, non c'è che dire.

«E tu non hai paura di sporcare il tuo bel vestito? Sarebbe un peccato.»

«Mi sottovaluti, Gilbert. Sono molto esperta, non corro pericoli. Aspetta solo un secondo, vado a prendere l'olio di là.»

In bagno, mi lavo più volte la faccia e ringrazio di avere un mascara resistente all'acqua perché avevo davvero bisogno di una rinfrescata. Non so cosa succederà a breve in quel salotto ma so per certo che la tensione sessuale fra noi si taglia col coltello. Sono pronta ad andare di nuovo oltre con Thomas? Cosa succederà se non riuscirò a tener fede al mio principio?

Io vorrei evitare di andarci di nuovo a letto ma non so perché, sento un'attrazione incredibile nei suoi confronti e mi piace che anche lui giochi con me in maniera così sfrontata. Non ci sto capendo più niente, vorrei un manuale, un guru, qualcuno che possa dirmi cosa diavolo fare e invece sto qui, come una cretina a fissare la mia immagine sconvolta allo specchio.

Afferro rapidamente la boccetta di olio essenziale e mi decido a tornare di là, pronta a prendere tutto quello che verrà. In certi casi, l'unico modo per uscire da una situazione complicata è lasciarsi andare senza farsi troppe domande.

Peccato che quando torno in salotto, Thomas ha di nuovo su la sua camicia, anche se ancora sbottonata e sta parlando al telefono.

«Laurie, cerca di calmarti. D'accordo, si certo...Va bene, non ti preoccupare. Arrivo subito.»

Laurie?

Chi diavolo è questa adesso? E dov'è che deve andare Tom?

Inizio ad agitarmi, non voglio che vada da nessuna parte, tanto più da un'altra ragazza. A quanto pare, però, non posso farci nulla perché quanto mette giù, mi guarda desolato.

«Mi spiace, Harper ma credo di dover andare.»

«Non capisco, che succede?»

«Laurie mi ha appena chiamato. Il nostro appartamento si è allagato e lei ha pure perso il gatto che, a quanto pare, è scappato non appena ha visto l'acqua.»

«E Laurie sarebbe?»

Dico mentalmente a me stessa di mantenere la calma ma sento già il fumo uscire dalle orecchie. È incredibile come sia disposto a mollare tutto per questa gallina che lo chiama perché non sa nemmeno gestire un allagamento!

«Credevo di avertene parlato. È la ragazza con cui divido l'appartamento. È la migliore amica di Rebecca e mi ospita in attesa che io trovi un'altra sistemazione, che a questo punto diventa indispensabile. Ora scusami, ma devo andare davvero.»

«Ma non hai avuto il tuo massaggio!» Mi lamento, patetica come solo un'adolescente in piena crisi ormonale saprebbe essere.

«Credimi, dispiace più a me. Ma rimedieremo, te lo prometto.»

E nel dire così, si chiude l'ultimo bottone della sua camicia e mi lascia un bacio morbido sulle labbra, uno di quelli che meriterebbero sicuramente un approfondimento se lui non dovesse fuggire via come Arsenio Lupin dopo una rapina.

Laurie. Non so nemmeno che faccia abbia questa tizia eppure già vorrei investirla con la macchina. La mai serata è andata in fumo per colpa di una coinquilina che ha fatto scattare via Thomas alla velocità della luce, lasciandomi con del sushi avanzato e l'amaro in bocca. Mi chiedo che tipo di rapporto ci sia fra quei due e non so perché, ma sento un incredibile fastidio alla bocca dello stomaco.

Butto il resto della cena nella pattumiera e mi decido ad infilare il pigiama. Questo non è affatto il finale di serata che immaginavo quando ho invitato Tom a casa mia, questa mattina. Mentre mi sto per infilare a letto, il mio telefono vibra:

Michael:"Dolcezza, come stai? È una vita che non ti sento e ho una gran voglia di vederti e passare un po' di tempo con te, da soli. Ti va di raggiungermi al solito pub?"

Penso rapidamente a Thomas, di sicuro lui ora se la sta spassando con quella Laurie; perché io dovrei mettermi a dormire già alle dieci e mezzo? Adesso devo solo capire se mi va di cambiarmi e raggiungere Michael oppure dirgli di no e augurargli la buona notte.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro