5. Baby-sitter affascinanti e dove trovarli
Perché Michael ti piace?
Quella domanda ha continuato a ronzarmi nella testa per tutta la notte, dopo che Thomas mi ha salutata ieri sera.
Ho dato una risposta evasiva, generica, tanto per non starmene zitta ed evitare di dover spiegare che, in realtà, non lo so perché mi piace. A dirla proprio tutta, non credo nemmeno di conoscerlo così bene. Ci siamo visti quattro, massimo cinque volte in tutto, due di queste siamo finiti a letto ma per il resto, credo sia più io a rincorrerlo che altro. Eppure, c'è qualcosa in lui che proprio mi affascina. Sarà forse il fatto che è così sfuggente, che si nega in continuazione e non sono abituata. Di solito sono io quella schiva che non risponde ai messaggi ed è molto facile che i ragazzi mi cadano ai piedi e risultino anche piuttosto banali e fastidiosi, convinti di essere gli uomini giusti per me. Ad ogni modo, Michael è quello che per la prima volta, è riuscito a destare la mia attenzione e a farmi desiderare di essere la sua donna.
È per questo che, appena sveglia e ancora nel letto, decido di seguire il consiglio di quello che da qualche settimana a questa parte è diventato il mio mentore alla conquista del cuore sfuggente di Michael. Non ho idea se la strategia di Thomas sia davvero efficace ma visto che finora, seguendo la mia tattica, non ho ottenuto alcun risultato, tanto vale dargli una chance. Mi allungo fino al comodino e afferro il cellulare, digitando rapidamente un messaggio nella chat istantanea:
H@rp: Buongiorno! È andato bene il fine settimana fuori porta? Stamattina mi sono svegliata chiedendomi se ti andava di mangiare qualcosa insieme stasera, nulla di importante ovviamente. Fammi sapere, un bacio. H.
Per evitare di cedere alla tentazione di controllare in continuazione se lo abbia letto, mi alzo e mi precipito sotto la doccia. È tardi e oggi potrebbe essere il giorno in cui Rebecca mi stacca la testa se non arrivo puntuale alla riunione mattutina.
Per fortuna, i mezzi pubblici a Londra funzionano a meraviglia e in meno di venti minuti sono riuscita a mangiare uno yogurt per colazione mentre correvo per prendere la metro. Così, ora sono seduta nel salottino e ascolto la distribuzione degli appuntamenti.
Credevo di incontrare Tom in atelier ma stranamente ancora non l'ho visto. Mi dispiace non aver potuto scambiare con lui le solite battute velenose che ci rivolgiamo ogni mattina e mi scoccia ammetterlo ma sono rimasta male nel trovare la sua scrivania vuota.
Ho pensato molto anche a quello che mi ha detto sul mio bisogno di avere un amico, un alleato con cui dividere i miei pensieri e i miei stati d'animo e a cui poter chiedere dei consigli. Non credo di averne uno dalla quarta elementare, da quando ho litigato con Ashley perché le ho rubato il bambino che le piaceva. Non era colpa mia se a lui piacevo io, no?
In ogni caso, forse ha ragione Thomas. Negli anni probabilmente avrei evitato di fare tutte le stronzate che ho fatto, se avessi avuto qualcuno con cui parlare. Il punto è che ho sempre pensato di essere sufficiente a me stessa e l'ho fatto per evitare di affezionarmi troppo a qualcuno e poi rimanerci fregata. È successo così con mio padre, tanti anni fa e da allora, mi sono ripromessa di non dare più fiducia a nessuno, di non creare nessun tipo di relazione e non lasciare modo a nessuno di entrare nella mia vita. Quello sfigato di Thomas però, in qualche modo, sento che ci sta riuscendo. Con il suo fare cocciuto ma delicato, con quella sua determinazione dettata dalla voglia di spuntarla sempre, ha scoperto più cose di me di quanto non abbia mai fatto nessun altro da parecchi anni a questa parte. E, dannazione, mi tocca ammettere che da quando mi ronza intorno con i suoi consigli e il suo bisogno di massaggi, io rifletto molto di più sulle cose, sulle azioni e su me stessa. E mi piace averlo intorno, ormai è un'abitudine. Ecco perché questa mattina, non vederlo in atelier mi ha infastidita.
- Harper, va tutto bene? – Rebecca mi sorride e io torno con i piedi sul pianeta Terra.
- Sì, certo.
- Bene. Oggi, se sei d'accordo, vorrei discutere con te della possibilità di disegnare insieme i bozzetti per la sfilata. Visto che ci siamo infilate in questo progetto e il tempo stringe, tanto vale iniziare a lavorarci su, che ne dici?
Il bello di lavorare con Rebecca è che, nonostante sia lei il capo, ti chiede sempre il permesso per fare qualcosa. Non si impone mai con decisioni già prese a cui puoi soltanto sottostare ma cerca sempre l'approvazione delle sue collaboratrici. Mi piace, perché riesce a creare l'idea di squadra e a non creare scontento.
- Va bene ma sai che non ero d'accordo con l'idea di Thomas e che io non disegno.
Sto mentendo, è vero. Ho i cassetti della scrivania in camera mia piena di bozzetti, potrei realizzare intere collezioni eppure non riesco ancora a fidarmi al punto di farli visionare a qualcuno. Significa espormi, mettermi a nudo e sono molto più brava a farlo fisicamente, che facendo uscire una parte di me che non mostro mai a nessuno. So di avere talento eppure temo il giudizio degli altri.
- Anche se non disegni, sei quella che ha più tecnica, visti i tuoi studi. E in attesa di Etienne, che arriverà soltanto a metà settimana, magari potresti aiutarmi a correggere i miei.
Questa poi!
Ditemi, avete mai trovato un capo che chiede ad un suo dipendente di correggergli il lavoro? Rebecca mi sta dando una lezione di umiltà che difficilmente potrei trovare in giro e anche se, all'inizio, l'idea di fare l'assistente in un negozio di spose non era esattamente quello per cui avrei investito tutto il mio futuro, adesso sono ogni giorno più convinta che questo sia il posto giusto per me.
- D'accordo, certo. Ti aiuto volentieri.
- Bene. Allora noi andiamo nel mio ufficio mentre a voi ragazze, auguro buon lavoro!
Le ragazze sciolgono la riunione e scivolano ognuna nel proprio salottino a seguire le spose che hanno preso appuntamento. Qualche minuto dopo, io e Rebecca siamo chine sulla scrivania del suo ufficio, a scrutare i figurini che ha disegnato nel corso negli anni. Alcuni sono decisamente vecchi e i modelli disegnati un po' fuori moda, altri invece possono essere riadattati e rimodernati con facilità per poter creare degli abiti originali. Non credevo che Rebecca fosse così brava con la matita e invece i suoi bozzetti sono davvero di qualità.
- Hai una mano davvero leggera, una buona tecnica davvero, Rebecca.
- Grazie! Sono contenta che lo pensi. Non disegno da un po' e all'università il disegno di moda non era la mia priorità quindi mi fa piacere sentire che non sono un disastro totale.
- Niente affatto. Magari potremmo partire da questi. – Dico indicando due disegni. Sono due figurini di due abiti ampi, leggermente anni Duemila ma sono quelli a cui Rebecca non ha dato colore, quindi modificabili semplicemente cancellando le parti da cambiare, senza dover ripartire da zero.
- Dici che è possibile fare qualcosa?
D'istinto e senza pensarci, prendo una matita dal suo portapenne e mi metto a creare delle modifiche secondo il mio gusto. Aggiusto il corpetto, togliendo una fascia di tessuto che non avrebbe senso e allungando le maniche che dovrebbero essere di pizzo francese. La scollatura quadrata è tipicamente dell'inizio del Duemila, così la arrotondo, fino a farla diventare a cuore. Allungo anche un po' la coda, aggiungendo dei dettagli qui e là sulla gonna e tra i capelli, inserisco un cappellino che ricorda un po' Alice nel Paese delle Meraviglie. Se il tema della sfilata sarà la primavera, possiamo anche metterci dei richiami al giardino incantato di Alice, no?
Quando ho finito, mostro il mio lavoro a Rebecca che mi guarda incantata.
- Caspita! E tu saresti quella che non disegna? Hai talento da vendere, Harp!
Sento le guance avvampare. A parte i miei professori all'università, nessuno mi ha mai detto così chiaramente che sono brava. Non sono abituata a sentirmi fare dei complimenti e, probabilmente, neppure a riceverli perché non so mai cosa rispondere.
- Tu...Lo pensi sul serio?
- Stai scherzando? Harper non dirmi che non ti sei mai accorta di quello che riesci a fare con una matita in mano.
- Non lo so, io...
- Dovresti disegnare. Dico sul serio.
- Non ho molto tempo per farlo.
E questa non è affatto una bugia. Realizzo i miei bozzetti la sera prima di addormentarmi, dopo il lavoro, dopo aver messo a letto i miei fratelli e aver rigovernato la casa. Non è facile fare la vita da single con due ragazzini che succhiano le poche energie rimaste a fine giornata. E ovviamente, devo dare a loro la priorità su qualsiasi altra cosa, perché le assistenti sociali vengono periodicamente a verificare che a Charlotte e Jamie non manchi nulla e che io riesca a badare a loro.
- Puoi farlo qui.
- Come scusa?
Rebecca annuisce sicura. – Puoi concentrarti esclusivamente sulle creazioni, se credi di farcela. Arriverà Etienne a metà settimana e stavo pensando di ricavare uno spazio creativo all'interno dell'atelier, dove le nostre spose potranno veder "costruire" il loro abito da sposa dalla carta al prodotto finito. Se te la senti, potresti collaborare con Etienne per tutte le otto ore di lavoro, potrete lavorare alla collezione della sfilata ma anche agli abiti che potremmo esporre qui. Sarebbe un buon modo per dar risalto al tuo talento.
L'offerta è senza dubbio golosa. Avere uno spazio tutto per me e i miei bozzetti ed essere addirittura pagata per disegnare è il sogno della mia vita ma non sono pronta. Non mi sento abbastanza brava per stare sotto la luce dei riflettori e per collaborare con uno stilista di professione, io che ho sempre disegnato solo per me stessa. Non riesco a immaginare che il mio talento valga i soldi di uno stipendio e non voglio deludere Rebecca promettendole qualcosa che potrei non riuscire a portare avanti.
- Fammici pensare, ok? L'idea mi piace molto ma ho bisogno di tempo.
Leggo un po' di delusione nei suoi occhi. So quanto tiene a questo progetto della linea di moda con marchio Miss Bridal ma non credo di essere io il cavallo su cui puntare. Non ancora.
- D'accordo, allora. Inizierò affidando ad Etienne lo spazio creativo ma sappi che credo molto in te, potrai affiancarti a lui in ogni momento che vorrai.
Annuisco, sorridendo. – Rebecca, non so davvero che dire.
- Di' soltanto che mi chiamerai Becky d'ora in poi e che ci penserai su.
- Sì. Prometto, per entrambe le richieste.
Sorride e nonostante io non lo faccia spesso, mi ritrovo a ricambiare. – Amiche? – Chiede lei.
- Amiche! – Concedo.
E considerato che non ne avevo nemmeno uno fino a qualche settimana fa, adesso mi ritrovo con ben due amici.
Sono le sei e mezza e io finalmente riesco a prendere il cellulare dall'armadietto nello spogliatoio e a leggere la risposta di Michael. Dice che accetta volentieri di incontrarmi per una pizza, che non vede l'ora di raccontarmi di quanto è stata pazzesca la fiera del tatuaggio e che se per me va bene, possiamo vederci a Piccadilly Circus e poi decidere dove andare a mangiare. È incredibile, il piano di Thomas sta funzionando.
A proposito di Thomas, oggi non si è visto per tutto il giorno in atelier e io adesso ho un disperato bisogno di lui per sapere come dovrò comportarmi durante la serata. E soprattutto, temo proprio che dovrò accettare la sua proposta di fare da baby-sitter ai miei fratelli, quindi non esito un istante e lo chiamo.
Quattro squilli più tardi, finalmente si decide a rispondere:
- Harper?
- No, la Fata Turchina. Dove diavolo sei finito?
- Oh ma ciao! Sì, sto bene e sono felice anche io di sentirti.
Alzo gli occhi al cielo. È tanto bravo ma altrettanto fastidioso, la maggior parte delle volte.
- Senti, per me l'importante è che tu sia vivo e che, soprattutto, sia in grado di raggiungere casa mia in mezz'ora. Ho bisogno di te.
- Ehi, ehi, ehi so che la mia performance nel tuo letto è stata indimenticabile ma non c'è bisogno di mostrare tutta questa urgenza. Sai che puoi disporre di me quando vuoi.
Lo sento ridacchiare e mi chiedo se sia ubriaco. Magari oggi non è venuto in atelier perché è talmente sbronzo da ricordarsi a malapena il suo nome. Magari è un alcolista e allora si spiegherebbe come mai è stato mollato dalla sua donna, perché ha perso il lavoro e perché si è ritrovato senza un soldo. Improvvisamente non mi sembra una buona idea lasciargli i ragazzi.
- La pianti? Ti ho già detto più volte che non ho nessuna intenzione di ripetere l'esperienza. Piuttosto, sei sicuro di star bene?
- Mai stato meglio, chèrie. Come posso esserti utile?
- Ho seguito il tuo consiglio e...Avrei bisogno di te come baby-sitter. Michael mi porta fuori a cena.
- Quindi gli hai mandato un messaggio, alla fine! Perché non me lo hai detto?
- Perché sei sparito. Credevo di vederti in atelier, stamattina.
- Sì, ho avuto da fare.
Un momento. sta forse facendo il misterioso? Perché non mi dice cosa lo trattenuto ma si limita a rimanere sul vago? Di solito non ha problemi a dirmi i fattacci suoi, anche quando a me non interessa e ne farei volentieri a meno, invece stavolta non sembra volersi sbottonare.
Perché non me ne parla? E soprattutto, perché mi dà così fastidio che non lo faccia?
- Sarò lì ma devi darmi almeno quarantacinque minuti. – Decreta alla fine.
Di nuovo, mi chiedo che cosa gli impedisca di farcela in mezz'ora ma non ho intenzione di chiederglielo. Mostrarmi interessata sicuramente lo galvanizzerebbe e io non voglio dargli alcuna soddisfazione.
- Ti aspetto.
Metto giù il telefono e intanto aspetto che Charlotte e Jamie tornino a casa.
Quando suona il campanello, i miei fratelli sono tornati da un'ora. Jamie è eccitatissimo per la gita al London Eye che farà la prossima settimana con la scuola e non fa che saltare da una parte all'altra del salotto, mentre Charlotte è intenta a leggere un libro di scienze. Questa bambina probabilmente diventerà una biologa e io mi chiedo da chi abbia ripreso.
Ho detto a tutti e due che questa sera dovranno rimanere con un mio amico e ho cercato di ignorare la faccia ironica che ha fatto mia sorella. Ha solo nove anni ma è di un'intelligenza e un'impertinenza fuori dal comune. Lei sa che non ho amici, è per questo che è divertita. Spero sul serio che tutti e due possano andare d'accordo con Tom.
- Finalmente ce l'hai fatta! – Dico, spalancando la porta di fretta.
Quello che mi ritrovo davanti è un Thomas mozzafiato. Il suo fisico scolpito è tutto fasciato in un completo grigio antracite. La camicia bianca mette in risalto la sua carnagione e quella barba curata mi fa venir voglia di tirargliela per avvicinarlo a me e assaggiare le sue labbra, ora piegate in un mezzo sorrisetto irriverente, quello che fa sempre e che mi fa uscire di testa.
Non l'ho mai visto così in tiro e questo non fa che aumentare la mia curiosità. Oggi si è preso un giorno dall'aterlier e adesso si presenta a casa mia tutto elegante. Solo la cravatta è leggermente allentata e, ancora una volta, mi fa venire in mente pensieri impuri che non dovrei assolutamente fare visto che sto per uscire con il ragazzo che mi piace. E poi, secondo le mie regole, non si va mai a letto con la stessa persona per più di una volta. Eppure, con Thomas sono stata incredibilmente bene e stasera è davvero attraente, potrei persino cedere e disdire l'appuntamento con Michael per mettere a letto i ragazzi e divertirmi un po' con lui tra le lenzuola.
Peccato però che poi Thomas inizi a parlare e tutte le mie fantasie si spengano come quando si soffia su una candela.
- Allora, mi fai entrare e vuoi che guardi i tuoi fratelli dalla porta?
- Vieni. – Sbuffo. - Ti presento i ragazzi.
Chiudo la porta e mi concedo un ultimo, rapido sguardo al fondoschiena di Tom.
Dio santo, è stato forse scolpito da un artista rinascimentale? Come possono, due chiappe, essere così dannatamente tondeggianti e sode?
Non so davvero cosa mi trattiene dal palpeggiarle; qualunque cosa sia, la ringrazio!
- Charlie, Jamie, lui è Thomas l'amico di cui vi parlavo. Starà con voi finché io non tornerò, stasera.
Jamie smette di saltare come una scimmia e riesco a percepire un insolito scintillio nei suoi occhi.
- Evvai! – Esulta il piccolo. – Finalmente un baby-sitter maschio!
E anche tanto, tanto sexy, penso. Mi pare evidente che dei tre, il mio fratellino è quello che più di tutti avrebbe bisogno di una figura maschile nella sua vita. Mi dispiace davvero molto per loro, perché io ho avuto la fortuna di crescere con i miei nonni, mentre loro hanno visto pochissimo il loro papà.
- Ti va di vedere insieme il mio libro sulla natura? – Charlotte sfoggia i suoi occhioni da cerbiatta e a me scappa da ridere. È incredibile come noi donne siamo in grado di sfoggiare mezzi per persuadere il sesso maschile sin da bambine.
- Certamente! Non vedo l'ora di vedere assieme a te il tuo libro!
Dannazione se ci sa fare! Mi rifiuto di assecondare il mio stupido cervello che a quanto pare non fa altro che farmi notare quanto quest'uomo sia dannatamente affascinante.
Charlotte sorride rapita e io decido che è arrivato il momento di mettere fine al corteggiamento che mia sorella sta mettendo in atto. D'altronde è piccola, mica stupida. Persino un cieco si accorgerebbe del fascino che esprime oggi Thomas. Vorrei davvero capire che cosa gli sia successo.
- Bene, allora. – Dico, spingendolo in cucina. - Ti ho lasciato la cena pronta sulla macchina del gas. I ragazzi non possono mangiare dolci dopo cena, niente bibite gassate e a letto per le nove e mezza. Io non credo di rientrare prima.
Thomas, non so come, riesce ad incastrarmi tra il frigorifero e la parete. Riesco a percepire perfettamente il suo profumo, è così mascolino ed invitante che resistere è davvero una prova di forza. Vedo le pagliuzze nelle sue iridi e anche le piccole lentiggini che da lontano, di solito, non si notano.
- Non immaginavo fossi così rigida.
- Solo per quanto riguarda i miei fratelli.
- E gli amici.
Il suo tono di voce è molto più basso del normale e siamo talmente vicini che riesco a sentire il suo fiato sulle guance. Lo bacerei. Giuro che se di là non ci fossero quelle due piccole canaglie e io non avessi un appuntamento con Michael avrei già assalito quelle labbra invitanti.
- E io e te siamo amici? – Chiedo, sfoggiando un mezzo sorriso. Voglio avere io il controllo della conversazione, non mi piace essere messa all'angolo, metaforicamente e fisicamente.
- Solo se lo vuoi.
- Gli amici si dicono tutto.
- Chiedi pure.
- Dove sei stato oggi?
Eccolo di nuovo, quel sorrisetto indisponente. Non so come faccia a sfoggiarlo a suo piacimento e nei momenti meno opportuni. Ho già voglia di baciarlo perché ha superato di gran lunga la distanza di sicurezza ed è tremendamente affascinante, non può fare anche quel sorriso e sperare che io resti ferma.
- Dimmi, Harper. Perché ti interessa?
Porca vacca e adesso? Come giustifico la mia smodata curiosità di sapere i fatti suoi? Non posso dirgli che mi è mancato, che mi sarebbe piaciuto scambiare con lui le solite battutacce mattutine, che avrei voluto pranzare con lui da Pret-à-Manger perché tutto sommato questa tacita routine che abbiamo iniziato ad avere da qualche giorno mi piace da morire.
Forse perché non ho mai avuto niente di tutto questo, forse perché è con lui che mi trovo particolarmente bene.
- Solo curiosità. – Rispondo vaga, sperando che lui non vada oltre.
Thomas abbassa lo sguardo su di me, distogliendolo dal viso. Lo vedo scrutare il modo in cui mi sono vestita, un abito corto, nero, con un paio di parigine sopra le calze e i soliti scarponcini. Anche in questo caso, ho seguito il consiglio di Thomas e ho lasciato perdere l'abbigliamento sexy. Niente tacchi, niente scollatura vertiginosa. Non è da me e spero veramente che funzioni.
- Hai intenzione di spassartela, eh? – Chiede con voce suadente, dopo aver analizzato attentamente ogni dettaglio.
È illegale. È talmente bello da essere illegale.
- Non sono fatti tuoi.
- Oh, lo sono invece, dal momento che sarò io a darti le istruzioni sulla serata. Mandami un messaggio ogni quarto d'ora per sapere come va la situazione e io ti dirò le mosse da fare. Non sgarrare, Harper, altrimenti rovinerai il mio piano. E non solo così allontanerai la possibilità di conquistarlo ma ti toccherà allungare il tempo da trascorrere con me.
Ci sfidiamo con lo sguardo. Nelle sue iridi si muovo rapidamente su tutti gli spigoli del mio viso.
Di solito non mi piace essere scrutata in questo modo ma Thomas lo fa in un modo che non mi dà fastidio. Passerei tutta la sera a farmi guardare da lui e non dovrei fare questo genere di pensieri.
- Spostati. – Lo spingo appena, decisa, sperando di riuscire ad ottenere di nuovo una distanza utile a non cadere in tentazione.
Thomas punta di nuovo gli occhi nei miei, mi sorride e poi, dopo qualche istante, decide di lasciarmi libera.
- Ricordati. Un messaggio ogni quarto d'ora. – Ordina mentre io, senza aggiungere altro, lo lascio in cucina.
Afferro di corsa il cappotto, saluto i ragazzi e mi dirigo verso la metro. Sarà meglio uscire di qui il prima possibile, prima che cambi definitivamente idea e decida di passare la notte con Thomas Gilbert, il mio affascinante, sexy baby-sitter.
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