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3. Un patto è un patto


Appunto uno spillo sull'orlo della gonna della sposa che sto seguendo e penso che sia un peccato che voglia eliminare lo strascico. Ovviamente, come ci ha detto Rebecca in una delle prime riunioni qui da Miss Bridal, mi guardo bene dall'esprimere la mia opinione. I consigli dell'assistente sono bene accetti solo quando è la sposa in prima persona a chiederli. E io sono una di quelle che non si perde in chiacchiere durante l'appuntamento: se alla mia sposa non va di parlare, non sarò certo io a fare domande.

Fosse per me, non parlerei affatto ma immagino che il fatto di dover condividere lo spazio con altre persone implichi anche dover interagire.

La verità è che oggi sono distratta. Questa mattina presto, Michael mi ha invitata fuori per il weekend e io non ho ancora risposto. Non ha invitato me, chiaramente: pare ci sia un evento che riguarda i tatuaggi, argomento che piace ad entrambi e lui e il suo gruppo di amici erano intenzionati ad andare, così ha chiesto anche a me se per caso avevo voglia di andare con loro. È così scontato che io voglia andare che non dovrebbe neppure chiedermelo, tuttavia, dal momento che ho fatto un patto con Thomas, aspetterò di ascoltare il suo parere prima di prendere una decisione definitiva.

Non so perché, ma quello sfigato del fratello della mia direttrice riesce ad ispirarmi fiducia.

Sarà la faccia da bravo ragazzo, sarà che sono talmente disperata che mi affiderei persino ad uno sciamano pur di riuscire a conquistare Michael, fatto sta che il patto stretto con Thomas mi sembra ragionevole. In fin dei conti, ha chiesto in cambio soltanto dei massaggi per la sua sciatalgia, e considerato che ho già avuto modo di vederlo nudo e lo spettacolo non era niente male, direi che posso sacrificarmi volentieri.

- Ecco fatto. Questo è il risultato della gonna senza strascico.

La ragazza che ho davanti, una ventitreenne dal fisico troppo magro per star bene dentro a un vestito da sposa, si guarda e si riguarda. Lo so che non è convinta, perché questo modello senza la coda con cui è stato disegnato fa davvero schifo.

- Tu che ne pensi?

Merda. Adesso devo trovare un modo per dirle che il suo vestito mi fa schifo.

- Che senza coda non è lo stesso abito.

Brutale, ma con garbo.

- Come sarebbe a dire?

La tipa davanti a me è inviperita. È incredibile, prima chiede la mia opinione e quando gliela do ci rimane male. Non è colpa mia se non riesco a fingere che un abito che nasce con lo strascico mi piaccia anche senza. Sembra mutilato, è stato snaturato e io rispetto le creazioni degli abiti, non posso mentire.

- La nostra Harper intende dire che viene un po' meno l'essenza dell'abito. Ma ti sta d'incanto lo stesso.

Rebecca, che evidentemente era appostata dietro alla porta del salottino, mi salva in calcio d'angolo. Ecco le differenze tra il suo livello di professionalità e il mio: lei ci sa fare con le persone e io no. È per questo che a me piacerebbe di più stare dietro le quinte, lavorare ai bozzetti, creare l'abito anziché convincere una gallina che se un vestito ha lo strascico è inutile farlo diventare un abito dritto. I capricci delle bambine viziate mi innervosiscono e non riesco ad essere una brava venditrice.

- In effetti, mi sembra come se gli manchi qualcosa.

- Forse perché è così! – Non ci riesco proprio a stare zitta.

Rebecca mi fulmina con lo sguardo, poi torna a sorridere rivolgendosi alla sposa: - Sei ancora in tempo, lo strascico è stato solo appuntato con il spilli. Assicurati che sia quello che vuoi prima che l'abito vada in sartoria per il taglio.

La sposa capricciosa si guarda nuovamente allo specchio. Io odio le tipe indecise. Si gira a destra e poi a sinistra, si guarda il corpetto e l'allacciatura dietro. Giuro che se ne non ci dà una risposta nei prossimi tre secondi, prendo la porta e me ne vado.

- Direi che lo preferisco senza. – Decreta alla fine.

Giuro che se non rischiassi il posto di lavoro, prenderei tutti gli spilli che mi ha fatto mettere sulla coda dell'abito e glieli metterei dove le fanno più male ma non posso fare niente, d'altronde vige anche qui l'idea che il cliente ha sempre ragione, quindi sorrido e mi inginocchio nuovamente a disfare tutto il lavoro fatto finora.

Quando Miss Capriccio se ne va, io e Rebecca rimaniamo da sole nel salottino. Mi aiuta a rimettere a posto il metro e gli spilli e anche a riporre i veli che ho fatto provare a quella strega prima che scegliesse di non indossarlo affatto. Rebecca è stranamente silenziosa, so che sta per arrivare una ramanzina, così la anticipo, togliendole l'incombenza.

- Sono stata maleducata, lo so. Non è questo che vuoi.

Lei si ferma e mi sorride. A ben guardarla, somiglia a Thomas più di quanto si possa credere a prima vista.

- Harper, ho scelto di assumerti perché sono fermamente convinta che tu abbia un potenziale incredibile. Ho visionato i tuoi bozzetti dell'università e hai un tocco e una capacità creativa unici. In atelier però non possiamo disegnare. Ci sono spose da accontentare e abiti da vendere.

- Lo so, mi dispiace aver sbagliato.

Rebecca scuote la testa. – Non hai sbagliato, Harp. Dire ciò che si pensa senza paura delle conseguenze richiede una gran dose di coraggio ed è bello che tu ce l'abbia. Ma quando si ha davanti una cliente, bisogna ingoiare il rospo. Anche a me ha fatto innervosire la sua indecisione ma dobbiamo portarci a casa il risultato, quindi anche se è la sposa più antipatica dell'universo, si deve sorridere e la si deve assecondare. E te lo dico io che ho aiutato la ex fidanzata di Patrick a scegliere il suo abito da sposa, convinta che si stessero per sposare.

- Che cosa? – Chiedo strabuzzando gli occhi. Non ci credo. Come si fa ad essere tanto masochisti dal riuscire a trovare l'abito perfetto per la tua antagonista? Rebecca deve sul serio amare alla follia questo lavoro.

- Proprio così. La Regina delle Reporter voleva solo me per la sua scelta. Ti lascio immaginare con che stato d'animo l'ho aiutata.

- Da oggi sei il mio nuovo mito!

Rebecca ride e sento che la tensione si è un po' sciolta, quindi ne approfitto per scusarmi ancora:

- Lezione imparata. Ho un caratteraccio, devo imparare a gestirlo.

- Sono certa che ci riuscirai.

Vorrei esserne così sicura anche io.

In pausa pranzo, prima di fare qualsiasi altra cosa e senza troppe cerimonie, poggio malamente la mano sulla maniglia della porta e la apro. Nell'ufficio dove se ne sta rinchiuso Thomas c'è sempre odore di pino silvestre e la musica di sottofondo. Oggi sono gli Arctic Monkey e io mi appunto mentalmente di dover fare i complimenti a questo ragazzo per i suoi gusti musicali. In realtà, non dovrei dirlo ma sono molte le doti che Thomas sembra nascondere e io, purtroppo, apprezzare.

Ad ogni modo, non busso, entro direttamente e lo trovo piegato sul pc. Sicuramente è intento a cercare di capirci qualcosa dei linguaggi di programmazione. Devo dire che fino adesso considero quasi un miracolo che il sito non sia andato in tilt e che anzi, il blog venga costantemente aggiornato e i contenuti siano sempre più interattivi. Altro punto a suo favore: si impegna duramente e riesce quasi sempre ad ottenere ciò che vuole. Per questo ancora non ho capito perché sia qui, ad accontentarsi di fare un lavoro che non è il suo, quando potrebbe tornare in pista come architetto e vivere di successi. Non ho ancora avuto modo di chiederglielo ma lo scoprirò. Oh, se lo scoprirò!

- Immagino che bussare non rientri nei tuoi principi morali.

Faccio spallucce.

- Gesti conformisti che non servono a niente. Sei qua dentro tutto il giorno, da solo, non c'è affatto bisogno di bussare.

- Non potrei essere occupato con qualcuno?

- Senti, persino Bill Clinton nascondeva la Lewinsky sotto alla scrivania quando aveva gente, potresti fare lo stesso e io continuerei a non avere bisogno di bussare. E per inciso, non credo tu sia il tipo in grado di nascondere mai qualcuno sotto a una scrivania.

-Ah no?

- No, semplicemente perché tu non faresti mai una cosa del genere a una donna.

- Non pensavo che essere dei gentiluomini fosse un difetto. -Risponde a tono, passandosi una mano fra i capelli leggermente in disordine.

Dio, so che non dovrei pensarlo ma non potrebbe essere un po' meno sexy? Sarebbe più facile mantenere un certo distacco e non sentire l'irrefrenabile voglia di saltargli addosso. Quella barba incolta mi fa venire in mente pensieri impuri e non mi è consentito. Ho una morale, dopo tutto, e io e Thomas abbiamo già sperimentato cosa possono essere in grado di fare i nostri corpi a contatto. Non dovrà succedere ancora. Devo concentrarmi su Michael, piuttosto.

- Non lo è, se sei un personaggio dei romanzi Regency. Siamo nel ventunesimo secolo, alle donne piace il bad boy che le tratta male.

- Capisco. Beh, allora forse aspetterò di reincarnarmi per iniziare una relazione.

- Non essere esagerato. Comunque, mi serve il tuo aiuto.

- La controfigura ha dato segni di vita?

- È uno stunt-man professionista, non sfottere!

Thomas alza le mani in segno di resa. Sarà meglio per lui che la smetta di prendere in giro Michael, altrimenti anziché fargli passare i dolori al nervo sciatico, gli spacco una costola.

- Mi ha mandato un messaggio.

Frugo in tasca e, anche se non dovrei perché non posso tenere il cellulare quando sono di turno, estraggo il mio Smartphone e rileggo rapidamente il suo messaggio:

Michael: Dolce Harp, spero tu stia bene. Con i ragazzi pensavamo di andarci a fare un giro alla Fiera del Tattoo questo fine settimana. Ti va di aggiungerti a noi? Partiamo venerdì pomeriggio e torniamo domenica sera. Tu ovviamente hai il posto nella mia macchina riservato!

Ho un posto riservato, tutto per me!

Evito di mettermi a saltellare solo perché so che Thomas non me lo perdonerebbe mai. Gli metto il messaggio sotto al naso e mentre lui lo legge io chiedo:

- Secondo te dovrò portare i preservativi?

Thomas alza lo sguardo su di me come se avessi parlato una lingua aliena. È serio e solo in quel momento mi accorgo delle pagliuzze color rame che ci sono nei suoi occhi. Questo ragazzo sprizza fascino ad ogni sguardo, non ho ancora capito perché non intenda usarlo a suo beneficio.

- No, perché tu non ci andrai.

- Che cosa? Stai scherzando, spero!

Thomas scuote la testa, con un mezzo sorriso divertito che gli increspa le labbra. Odio quando fa finta di sapere il fatto suo.

In realtà, odio in generale non sapere quali siano le mosse da fare in questa strana partita che, se andrà bene, mi porterà in premio l'amore di Michael. Non so come sia possibile che io abbia perso la testa in questo modo. Di solito, non succede mai e sono sempre io quella che mantiene le distanze in una storia. L'ultimo ragazzo con cui sono stata mi ha addirittura accusata di essere un'anaffettiva, in realtà credo soltanto che non fosse quello giusto. Penso che Michael lo sia, solo non capisco come lui non se ne renda conto. È così palese che siamo fatti l'uno per l'altra!

E' vero, io nelle relazioni amorose sono un disastro e non credo affatto nell'amore da favola che dura tutta la vita. La colpa ovviamente è dei miei genitori che non mi hanno certo regalato un modello sano di vita di coppia, però sono certa di interessare a Michael, me lo ha dimostrato le notti che abbiamo passato insieme e anche quando mi cerca per invitarmi fuori per il fine settimana come ha fatto stamattina. Non capisco perché dovrei dirgli di no. Succede piuttosto raramente che mi mandi un messaggio di sua iniziativa, come posso sprecare un'occasione del genere?

- Harper, Harper! – Sospira, alzandosi dalla sua sedia e facendo il giro della scrivania per venire di fronte a me.

Indossa un dolcevita nero che mette in evidenza le spalle tornite, a contrasto con una vita stretta e l'addome piatto. Sono certa che prima di diventare un architetto, Thomas abbia fatto l'atleta.

- Sei tanto sicura di te e poi ti perdi in un bicchiere d'acqua.

- Che vuoi dire?

La sua vicinanza non mi fa bene, lo ammetto. I suoi occhi puntati nei miei mi fanno perdere la concentrazione e io non voglio rischiare di non essere lucida. Il suo dannato profumo è così sensuale che se provasse a baciarmi, qui e ora, probabilmente glielo lascerei fare. Ma non posso perdere di vista quello per cui sono venuta a parlare con lui. Un patto è un patto e io non mi farò distrarre. Mi faccio indietro di qualche passo, ristabilendo così la giusta distanza.

Lui però è più veloce di me e mi sottrae il telefono dalle mani.

- Voglio dire che...Devi farti desiderare! – Scuote il mio telefono con fare da maestrino. – Se tu dici di sì la prima volta che ti invita fuori, penserà che non stai aspettando altro.

- Ma è così, infatti!

- Già, ma lui non lo sa e non dobbiamo farglielo sapere. O vuoi che ti consideri una sempre disponibile?

- Questo potrebbe farlo innamorare di me?

- No, Harper. Questo farebbe sì che con l'andare del tempo ti darebbe per scontata e finirà per cercare altrove qualcosa di interessante perché di te ha già scoperto tutto.

Aggrotto le sopracciglia, non sono certa di capire la sua logica. Secondo lui dovrei spingere Michael ad avere voglia di stare con me, rifiutando tutte le occasioni in cui potremmo effettivamente passare del tempo insieme. Una logica contorta, non c'è che dire.

- Deve avere voglia di scoprire cosa hai da fare quando non sei con lui, deve apprezzare il fatto che non sei una che sta lì ad aspettare la sua chiamata ma piuttosto una donna intraprendente che sa costruirsi una vita anche a prescindere dal ragazzo che le piace!

Oddio, ma dov'era Thomas prima? Perché non l'ho incontrato durante le mie precedenti relazioni?

- Quindi, adesso io risponderò per te: caro Michael, che carino a pensare a me per il fine settimana. Sfortunatamente, non potrò essere dei vostri. Avevo già preso un impegno con un amico e non posso proprio dargli buca all'ultimo momento. Divertitevi. H.

Lo guardo digitare rapidamente le lettere sulla tastiera e non riesco a fare a meno di spalancare la bocca. Una piccolissima parte di me è ancora convinta che stia facendo una cazzata; l'altra lo vorrebbe abbracciare, tanta è la sicurezza che dimostra. Sembra sul serio avere la situazione perfettamente sotto controllo e penso che questo ragazzo dovrebbe fare qualcosa, tipo il coach sentimentale, o altre stronzate simili.

- Che poi,- dice, premendo invio sulla tastiera e tornando a guardarmi. – Hai da fare davvero con un amico, questo fine settimana.

Di che diavolo sta parlando?

- Non ho amici, quindi nessun programma per il weekend.

- Ti sbagli, Harper. Si dà il caso che la mia schiena sia particolarmente a pezzi e che tu abbia fatto un accordo con me. Io ti ho dato la mia consulenza e, non per vantarmi ma ti ho anche appena salvato da una figura di merda, quindi ora tocca a te. Questo fine settimana staremo insieme e inizierai il ciclo di massaggi che mi rimetteranno in sesto la zona lombare.

Non capisco perché quando parla del nostro patto, tutto suona come un ricatto. Capisco che abbia paura che io mi approfitti dei suoi consigli e non mantenga la parola ma non sono una che si tira indietro.

- Ehi, vederci sabato e domenica significa che i massaggi saranno due mentre tu mi hai aiutato soltanto oggi per la prima volta. Non vale!

- Magari potremmo anche fare qualcosa insieme, tipo andarci a mangiare una pizza. Capsico che obbligarti a massaggiare i miei fianchi per due giorni possa essere faticoso e io non sono un carceriere cattivo. Un fine settimana, Harper, io e te.

- Il nostro accordo non prevedeva nessuno svago insieme.

- Fermo restando che sono un gentiluomo e non farò allusioni sulle molteplici possibilità di svago che invece potremmo sperimentare insieme, ti ricordo che sei tu quella ad aver bisogno del sottoscritto, quindi mi sento in grado di poter decidere quali condizioni inserire nel patto che abbiamo stretto. E siccome tu starai a casa a struggerti per quella controfigura dalla mascella importante, io sarò il tuo angelo custode e ti tirerò fuori dal tuo appartamento per non farti pensare a lui. Ora, di': quanto mi vuoi bene, Harper Jones?

Alzo gli occhi al cielo, sbuffando. Non mi pare di avere tanta scelta. Sono stata una cretina ad accettare di fare questo stupido patto ma ormai è troppo tardi per tirarmi indietro. E poi, anche se non vorrei mai concederglielo, ho bisogno dei suoi consigli e del suo aiuto perché io con Michael davvero non so come fare. Proprio in quel momento, un messaggio fa vibrare il cellulare, che si illumina. È Thomas a leggerlo per primo. Inarca un angolo della bocca, sembra soddisfatto. Poi gira il telefono verso di me e dice:

- Non c'è bisogno di ringraziarmi. Ora esci che devo finire di lavorare.

Quando sono fuori dal suo ufficio, butto un occhio sulla risposta che è arrivata poco fa:

Michael: Accidenti, mi dispiace! Sentirò la tua mancanza, Harper. E sappi che già odio quel tuo amico!

Buon fine settimana, Mickey.

In casa è tutto pronto. Ho preparato le borse dei ragazzi sperando di non aver dimenticato nulla. Jillian, mia madre, verrà a prenderli tra poco e se le faccio perdere tempo, poi mi tocca litigarci e proprio non mi va di sprecare energie con lei. Charlotte sta finendo di farsi le trecce mentre Jamie è incollato al suo videogame portatile e se ne sta seduto sul divano.

È una fortuna che questo fine settimana staranno fuori dai piedi. Non che sia felice che passino tre giorni con Jillian, perché non c'è mai da fidarsi quando i ragazzi sono con lei, ma non potevo gestire Thomas e i miei fratelli allo stesso tempo. Non sono mica in corsa per la santità, dopo tutto.

- Harp, posso portare anche la mia bambola Camilla?

- Certo, Charlie.

- E io voglio portare Benny! – Fa da eco Jamie.

Non credo che mia madre tolleri una cavia peruviana pelosa e anche piuttosto puzzolente. So già che dire di no a Jamie scatenerà un capriccio infinito ma, ancora una volta, non voglio sentire le lamentele di Jillian. È già un miracolo che rispetti le visite stabilite dal tribunale, non posso rischiare che alla fine si stranisca e i ragazzi non la vedano più. È già difficile per loro frequentarla in questo modo, se rischiassi anche di perdere questa opportunità sarebbe una tragedia.

- Sai cosa penso, Jamie? Credo che per Benny uscire sia un po' troppo pericoloso. Fa molto freddo e lui inizia ad essere vecchio. Non vogliamo mica che si prenda una bronchite, no?

Mio fratello scuote la testa; grazie al Cielo con loro due ho imparato a mediare. Non credevo di farcela ma evidentemente, essere costretta a crescere due ragazzini di questa età ha tirato fuori lati nascosti di me.

Il campanello suona e io incoraggio i miei fratellini a prendere quello che gli sarà utile nei tre giorni che saranno lontani da casa. In genere, Jillian li porta a Bath o a Brighton dove fa meno freddo e le giornate sono più gradevoli. In realtà, credo che lo faccia perché ha qualche suo interesse personale, ma finché i ragazzi stanno bene, non mi oppongo di certo.

Io e mia madre non abbiamo un gran rapporto e onestamente, a me va bene così.

Quando apro, scopro che la mia genitrice ha un nuovo taglio di capelli. È un caschetto biondo oro che le dà un aria anni venti che si sposa male con i suoi lineamenti. Mi guardo bene dal dirglielo, perché tanto penserebbe di nuovo che non capisco niente in fatto di look e che sono soltanto invidiosa e io non voglio darle la soddisfazione di poter pensare che mi manchi qualcosa o che lei sia il mio modello inarrivabile.

Di ciò che fa dei suoi capelli e della sua vita non me ne può fregar di meno, quindi chiamo a rapporto Charlotte e Jamie e fingo di sorridere a quella che in teoria dovrebbe essere la donna più importante della mia vita.

- Jillian, i ragazzi sono pronti.

- Bene. Vado di fretta, non possiamo restare.

- Dicevi così anche quando ero piccola e venivi a trovarmi dalla nonna, in effetti. Ad ogni modo, nessuno ti trattiene. Andate pure, mi aspetto di rivedere i ragazzi qui domenica sera, alle otto.

- So quali sono gli orari. – Ribatte seccata.

In realtà, non lo sa affatto. È capitato spesso che si dimenticasse di riportarmeli o che si presentasse con mezza giornata di anticipo e io ero occupata...con qualcun altro, ecco. Scuoto la testa e mi viene da ridere: mi sembra di essere una di quelle donne divorziate che devono dividersi i figli con un ex marito inaffidabile. Nel mio caso però, non si tratta di un uomo particolarmente immaturo, né dei miei pargoli: sono i miei fratelli e quella che si dimostra sempre la solita ragazzina è la madre di tutti e tre noi.

- Fate i bravi ragazzi, ci vediamo domenica.

– Forza Charlotte, andiamo. Jamie, dammi la mano.

I miei fratelli obbediscono seri. Vedo che non sono sereni quando io e mia madre siamo faccia a faccia e vorrei davvero poter provare meno astio nei suoi confronti, per non far vedere ai miei fratelli queste penose scenette ogni volta. Penso anche però, che dovrebbe essere lei a dare il buon esempio, perché è lei il genitore adulto che in teoria dovrebbe preoccuparsi per i suoi figli. So che non succederà mai, quindi accolgo come una benedizione quando sceglie di andarsene.

- Ah, Harper. Datti una sistemata a quei capelli, sei sciatta.

Non le rispondo ma dentro di me sto urlando.

Come sempre, quando chiudo la porta, sento un nodo stringermi lo stomaco.

Non vorrei che fosse così. Non vorrei sentirmi così sola.

Più tardi, sono in un pub a Mayfair. Ho bisogno di dimenticare l'incontro con mia madre e per farlo devo bere del whiskey e magari ballare. Michael non si è più fatto sentire e, per evitare di combinare guai, ho deciso di non scrivergli nulla, salvo diverse indicazioni di Thomas che comunque non sono arrivate.

Non ho voglia di parlare stasera, quindi non mi tufferò alla ricerca di qualche bel tipo da portarmi a casa. Ho voglia solo di bere e di chiedermi perché la mia vita sia così complicata e così schifosa. Vorrei solo che mia madre la smettesse di comportarsi così e si assumesse una volta per tutte le sue responsabilità. E magari che mi dimostrasse un po' d'amore, senza farmi sentire sempre sbagliata, non desiderata.

- Uno scotch doppio on the rock, per favore.

Subito dopo aver ordinato, il mio telefono vibra. Frugo nella borsa e quando lo trovo, non posso fare a meno di sorridere.

Thomas: Ubriacati, rimorchiati uno sconosciuto se vuoi, vacci a letto. Ma non azzardarti a scrivere alla controfigura per NESSUNA ragione al mondo. Ti osservo, Harper Jones! Buon venerdì sera, non strapazzarti troppo. Ci vediamo domani. Tom.

Perché questo maledetto cuore si è messo a correre così all'improvviso?

Sarà un lunghissimo fine settimana, ne sono sicura.

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