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11. Poche idee...e confuse!

Il lunedì mattina, sono uno zombie.

È arrivato novembre e, a me, il cambio del mese fa venire le paturnie. Come se non bastasse, il weekend appena passato non è andato affatto come avevo immaginato.

Ho dormito pochissimo e non per i motivi che si possono immaginare. Sebbene, infatti, avessi in programma di vedere Michael e folleggiare con lui tra le lenzuola per due sere di seguito, alla fine la sfiga si è abbattuta su di me e ho dovuto rinunciare a due giorni insieme a quello che, finalmente, sembra essere diventato il mio ragazzo. Eppure, il programma era ben definito.

Mia madre sarebbe dovuta venire a prendere i miei fratelli nel primo pomeriggio. Io e Michael avevamo in programma di festeggiare la sua entrata nel cast della serie tv che sta girando come personaggio fisso, avevo fatto anche la ceretta completa per farmi trovare pronta per l'occasione. Lui aveva prenotato in un ristorante esclusivo a Mayfair ma alle quattro del pomeriggio di sabato, mia madre si è ricordata di dirmi che non sarebbe venuta a prendere i suoi figli perché il suo nuovo fidanzato le aveva regalato un weekend fuori Londra. Ho provato a cercare una baby-sitter ma dato che Thomas è fuori gioco visto che a quanto pare non vuole più avere niente a che fare con me, mi sono dovuta rassegnare: trovare una persona raccomandabile, a Londra, di sabato pomeriggio per la sera stessa è praticamente impossibile. In più, come se non bastasse, Charlotte ha iniziato a manifestare uno strano prurito, seguito pochi minuti dopo da sospette macchioline su tutto il corpo. Morale: si è beccata la varicella, le è venuta la febbre alta e io ho passato il weekend a darle antibiotico e farle le pezze fredde sulla fronte, mettendo ovviamente in quarantena Jamie; non potevo rischiare che anche il mio fratellino venisse contagiato, così stamattina ho portato lui a scuola e ho lasciato mia sorella con la vicina di casa, un'amabile settantenne che ha cresciuto tre figli e diversi nipoti. Per fortuna, mia madre ha detto che questo pomeriggio verrà a prenderli perché vuole tenere Charlotte da lei finché non sarà passata la fase contagiosa, quindi potrò vedere Michael e tirare un po' il fiato. Ho dormito sei ore in due giorni e ho decisamente bisogno di silenzio e di disinfettare l'appartamento.

Alla riunione quotidiana di Miss Bridal a stento riesco a non addormentarmi ed è una fortuna, perché come al solito Becky ha novità importanti da comunicarci.

«Ragazze, con l'arrivo di Novembre, è necessario iniziare a fare il punto sulla questione sfilata. Thomas sta lavorando sodo per riuscire a fare tutto entro la fine dell'anno e non nego che è a buon punto.»

Lo cerco istintivamente con gli occhi ma, a meno che io non sia particolarmente rimbambita dal sonno, non mi sembra di vederlo in sala. Ci siamo tutti: le mie colleghe, Etienne, anche il fornitore di stoffe che abbiamo ingaggiato per la creazione degli abiti della sfilata ma il bell'architetto fratello di Rebecca non si vede.

Un nodo mi si intreccia nello stomaco. È normale che io mi senta in colpa?

Non ci siamo né visti, né sentiti per tutto il fine settimana e sinceramente un po' mi dispiace. Mi sono abituata ai suoi messaggi buffi, alle sue improbabili proposte e sì, anche a quegli addominali scolpiti e quelle spalle definite, che raccontano sicuramente una storia di sport passato che non ho fatto in tempo a farmi raccontare.

Non ho avuto tempo di chiamarlo ma, in tutta onestà, non saprei nemmeno cosa dirgli. Scusarmi? Non mi sembra di aver sbagliato nulla: dall'inizio sapeva che ero interessata a Michael quindi perché dovrei chiedere scusa per una cosa che volevo sin dall'inizio e sono riuscita ad ottenere? Magari chiedergli come va la ricerca di un posto dove stare? Non credo che avesse voglia di chiacchierare ancora con me, dopo le parole dure che mi ha rivolto venerdì pomeriggio. Quindi, a conti fatti, credo che il silenzio sia la soluzione migliore e, a occhio e croce, direi che andrà avanti ancora per un po'. Vorrei solo poter scacciare questo senso di mancanza che continuo a sentire. Tra me e lui non c'è stato niente, se non quella notte di ormai parecchio tempo fa, perché non posso ignorare la sua assenza oggi?

«L'idea è quella di dividere il team di Miss Bridal in due», continua Becky, riportandomi alla realtà. «Una parte continuerà ad occuparsi delle vendite e con questo intendo che la gran parte di voi seguirà le nostre spose, che fortunatamente, continuano ad aumentare. Mentre con me ed Etienne lavoreranno Harper, Letizia e Grace, oltre a Thomas per la parte della progettazione degli spazi. Ovviamente, io sarò il jolly tra le due squadre, perché potreste aver bisogno di me per chiudere una vendita difficile. Spero non sia un problema per voi.»

«Non pensi sia rischioso non dedicarci tutte alle vendite? Miss Bridal ha aperto da poco e rischiamo di non dare il massimo, senza il team al completo», azzardo. La verità è che ho ancora il terrore di mettermi in gioco con i miei abiti.

«È un potenziale rischio», interviene Etienne. «Ma se vogliamo farci un nome, dobbiamo puntare su questa sfilata. E poi, il team non è diviso. Lavoreremo tutti i giorni qui, esattamente come le assistenti che si dedicheranno alle vendite. Se ci sarà bisogno di noi, potremo intervenire in qualsiasi momento».

Mi pare chiaro di capire che sia inutile insistere, la decisione è già presa e Etienne ne era già informato, tra l'altro.

Mi limito ad annuire, capendo che qualsiasi altra obiezione sarebbe fuori luogo. Devo rassegnarmi e magari trovare l'ispirazione per buttare giù qualche nuova idea per la sfilata.

Subito dopo la fine della riunione, seguo Rebecca ed Etienne nell'ufficio che è stato adibito appositamente alla creazione degli abiti per la sfilata. Ci sono infatti tre tavoli da lavoro professionali, con matite di ogni tipo, pennarelli con ogni tipo di pantone e luci regolarizzabili.

Mi brillano gli occhi, ho sempre desiderato una postazione di lavoro così. Sento di dover meritare tanta grazia, non posso continuare ad aver paura, così mi avvicino al tavolo e decido di concentrarmi sul blocco di fogli bianchi che mi aspettano. Qualche idea mi sfiora ma non riesco a fare ordine nella mia testa, è come se i miei problemi personali non mi diano modo di vedere oltre la nebbia per poter visualizzare gli abiti. Di solito infatti, succede quasi come un'epifania: vedo nella mia testa le immagini che vorrei disegnare e le fisso sul foglio ma per farlo ho bisogno che non ci siano altri pensieri ad ingombrarmi il cervello.

Un messaggio contribuisce a distrarmi. Una parte piccolissima di me spera che sia Thomas ma, ovviamente, quando controllo, le mie speranze vengono immediatamente disattese. È Michael che mi annuncia di essere libero anche questa sera e di aver già prenotato nuovamente il tavolo in quel ristorante. Dal momento che aggiunge di non accettare un altro imprevisto, rispondo sorridendo come una scema che ci sarò, che non vedo l'ora di vederlo e che ho casa libera, nel caso in cui abbia in programma anche un dopo cena.

Rimetto il telefono in tasca e, come per magia, prendo la matita e mi metto a disegnare.

Sono qui dentro da circa due ore, io e Etienne abbiamo confrontato i nostri bozzetti e entrambi abbiamo apportato delle modifiche per uniformare la linea degli abiti. È proprio mentre stiamo spiegando a Rebecca qual è la nostra idea, che un vulcano fa irruzione nell'ufficio.

«Devi trovare una soluzione per tuo fratello, o giuro su Dio che lo strozzo!»

Una cascata di riccioli biondi con due grandi occhi verdi ha spalancato la porta e ora parla a voce alta, rivolgendosi chiaramente a Rebecca.

Io e Etienne alziamo la testa dal tavolo contemporaneamente e mentre io inarco un sopracciglio, infastidita, il mio collega parigino perde un po' di quel distacco che sembra avere sempre. Lo vedo fare un piccolo sussulto. Qualcosa mi dice che non è rimasto indifferente dall'irruenza della ragazza.

«Buongiorno anche a te, mia dolce Laurie!» Sorride Rebecca.

Così è lei!

La colpevole della mia lite con Thomas, quella che me lo ha portato via e che mi ha addirittura fatto buttare il sushi è questa ragazza dal perfetto naso all'insù. Istintivamente, sento che non mi è affatto simpatica.

«Buongiorno un corno! Thomas mi sta trascinando in giro per appartamenti da questa mattina!»

Un colpo sordo al mio cuore. So di sentirlo solo io ma istintivamente mi guardo intorno, per verificare che nessuna delle persone presenti nella stanza se ne sia accorta.

Ecco dov'è stato tutta la mattina, dunque. Ha chiesto a Laurie di aiutarlo nella ricerca di un appartamento dove poter stare in attesa di tornare a vivere con lei, mi pare ovvio. Di nuovo, sento una punta di gelosia invadermi la pancia, la stessa sensazione che ho provato quando Tom mi ha lasciato di fretta per scappare a casa.

«Mi pare ti fossi offerta volontaria per aiutarlo», precisa Rebecca.

Dettagli che ovviamente non fanno che montare la mia assurda gelosia.

Sono impegnata ormai, questa sera andrò a cena in un esclusivo ristorante con il mio ragazzo, che tra l'altro fa l'attore, non dovrei nemmeno pensare a quello che fa Tom, eppure non riesco a far tacere questa maledetta sensazione alla bocca dello stomaco.

«Io gli ho detto che lo avrei accompagnato a vedere un paio di posti, non che dovessi anche sorbirmi tutte le sue lamentele da architetto che non riesce a passare sopra ai difetti degli appartamenti che vede!»

Senza che nessuno glielo chieda, Laurie prende una sedia e si posiziona a capotavola, sotto lo sguardo sgomento di Etienne, che adesso si è ricomposto e ha ripreso il suo cipiglio distaccato.

«Beh, visto che sei qui, ti presento il mio team per la sfilata. Lei è Harper, la mia assistente nonché disegnatrice di bozzetti favolosi!»

Laurie mi squadra, ci mette un po' ma alla fine si apre in un sorriso: «Ho sentito così tanto parlare di te, che mi sembra di conoscerti da una vita!»

Ah sì?

Istintivamente, mi chiedo se sia stato Thomas a parlarle di me ma è una domanda sciocca, è molto più probabile che a farlo sia stata Rebecca, visto che Laurie è la sua migliore amica.

Mi sforzo di farle un sorriso e biascico un "piacere di conoscerti" che non è affatto cordiale. Nonostante non la conosca, non riesco proprio a non provare astio nei suoi confronti.

«Lui invece è il genio della moda parigina da sposa. Etienne, lei è la mia folle amica Laurie, non che ex coinquilina.»

Etienne alza un sopracciglio e poi elabora un educato "incantato" che però è davvero poco credibile.

«E adesso dimmi, Thomas è qui?» Chiede ancora Rebecca.

«No ha deciso che oggi non verrà, deve trovare un appartamento entro stasera, così io l'ho mollato con la scusa di dover andare in ospedale per l'inizio del turno. In realtà inizio fra un'ora ma avevo bisogno di parlare con te.»

«Chiederò a Patrick di dargli una mano, anche se è su un set fotografico per Vogue, oggi».

Mi sento doppiamente in colpa adesso. So che potrei offrirmi volontaria io per Thomas, so anche che lui lo avrebbe chiesto a me, se solo non avessi fatto la stronza venerdì pomeriggio. Senza dar modo al cervello di mettersi in modo, mi alzo e attiro tutte e tre le paia di occhi nella stanza.

«Posso farlo io!» Annuncio a voce un po' troppo alta.

Dannata agitazione!

«Come scusa?» Chiede Rebecca. Laurie inarca un sopracciglio, scettica.

La faccia della coinquilina di Thomas mi fa prendere ancora più coraggio. Sarò io ad aiutarlo a trovare il posto giusto in cui stare, fosse l'ultima cosa che faccio oggi.

«Se non è un problema, visto che per oggi non riesco a disegnare altro, potrei aiutare Tom nella ricerca, così Patrick non è costretto a lasciare il set e Laurie potrà trovare un po' di pace», sorrido sperando di essere convincente.

Rebecca fa spallucce e poi guarda la sua amica: «Beh, mi sembra una buona soluzione. No?»

«Sicuramente saprà fare meglio di me. Ho i piedi in fumo e giuro che se sento parlare ancora di tramezzi e boiserie mi metto ad urlare!» Conferma Laurie. «Magari potrei riposarmi un po' qui con voi, in attesa dell'inizio del turno in ospedale».

Vedo Etienne lanciare alla riccia un'occhiata in tralice, qualcosa mi dice che lui non è altrettanto entusiasta della proposta ma Rebecca sta già dicendo che è un'ottima idea, quindi dovrà rassegnarsi.

«Puoi dirmi dove posso trovare Tom?» Chiedo a Laurie prima di lasciare l'ufficio. Ho improvvisamente fretta.

«Aveva un appuntamento a Barnes tra un'ora. Puoi sentirlo e maari raggiungerlo da qualche parte».

Non aspetto nemmeno che finisca la frase, corro negli spogliatoi a cambiarmi e mi incammino poi verso la metro.

Butto un'occhiata all'orologio. Sono le cinque e mezza e quando arriverò a Barnes probabilmente saranno le sei passate. Temo che la cena con Michael salterà anche questa volta ma in questo momento non ho tempo per chiamarlo e chiedergli di rimandare. Ci penserò più tardi, adesso devo correre a prendere la metro.

Una volta sul vagone che mi porterà alla prima fermata degli autobus i Hammersmith che mi sarà utile per raggiungere la zona residenziale dove Thomas vedrà l'appartamento, mi viene in mente che lui non sa ancora che ho intenzione di accompagnarlo. So che mandargli un messaggio non servirà a niente. Se è arrabbiato con me, fingerà di non averlo letto e io non posso rischiare. Utilizzando una vecchia tecnica imparata quando ero alle superiori, digito sulla tastiera del mio I-phone una combinazione che mi permette di non far apparire il mio numero quando chiamo e poi mi metto in trepidante attesa che Thomas risponda.

Uno squillo.

Ho il cuore in gola.

Due squilli.

Le gambe stanno misteriosamente trasformandosi in gelatina.

Tre squilli.

Mi manca l'aria.

Quattro squilli.

Se non risponde sono nei guai.

Cinque squilli.

Che non sia riuscita a camuffare il mio numero e non mi sta rispondendo di proposito?

Sei squilli.

Dannazione, Tom! Non è il momento di fare l'orgoglioso, su!

Sette squilli.

Inizio a perdere le speranze e sono quasi ad Hammersmith.

Otto squilli...

«Pronto?»

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