1. Harper
Londra, ottobre
Miss Bridal è il nuovo atelier per abiti da sposa che aprirà oggi a Kensington. È nato dall'idea folle di Rebecca, una ragazza che per anni ha lavorato da Bridal, il più famoso negozio di spose di Londra e che ora ha deciso di intraprendere da sola una nuova carriera di direttrice di atelier.
Sebbene io tolleri poco tutto ciò che riguarda matrimoni, abiti da meringa e quel patetico vissero per sempre felici e contenti, avevo bisogno di uno stipendio e soprattutto cercavo un modo per entrare nel mondo della moda. Così, in un piovoso pomeriggio di fine estate ho risposto all'annuncio in cui si richiedevano assistenti alla vendita e, miracolosamente, ho passato il colloquio. Sono una delle ragazze che avrà il compito di aiutare Rebecca ha trovare abiti da sposa adatti per le donne che arriveranno qui cariche di speranza e convinte che sposarsi sia il sogno da realizzare per avere una vita piena e felice. Illuse!
Per quanto mi riguarda, sono interessata soltanto alla parte di progettazione delle collezioni. Rebecca infatti, durante il colloquio è stata molto chiara. A differenza degli altri atelier presenti in città, Miss Bridal si propone come obiettivo soprattutto quello di arrivare a creare una linea tutta propria, un marchio che proponga stagionalmente delle nuove collezioni che andranno poi in vendita a tutti gli effetti. E io, che sogno di fare questo da tutta la vita, ho fiutato la possibilità e non me la sono lasciata scappare.
È buffo in realtà, perché sebbene io disegni da sempre e abbia studiato proprio per diventare una stilista, non ho mai fatto vedere a nessuno i miei bozzetti. Quando ero all'università ho disegnato intere collezioni che sono finite nel mio portfolio di studentessa e sono state giudicate dagli insegnanti ma i figurini che disegno per conto mio non sono mai usciti dalla mia scrivania. È la cosa che amo fare di più al mondo e ho paura che qualcuno possa dare giudizi che non mi piacciono e guastare per sempre il mio sogno. Preferisco rimandare e non rischiare, piuttosto che mettermi in gioco.
Ad ogni modo, questo è solo uno degli aspetti che rendono la mia vita incasinata. A dirla proprio tutta, non c'è nulla che sia completamente in ordine. Vivo con due fratelli più piccoli che mi sono stati affidati dal tribunale quando mia madre è partita per Hollywood per cercare di sfondare nel mondo del cinema internazionale. Lei li vede soltanto una volta ogni due mesi, quando è in città per altri impegni e io mi faccio in quattro per cercare di non far mancare nulla a quelle due piccole pesti.
Non ho un fidanzato perché non voglio una storia seria ma nell'ultimo anno mi sono follemente innamorata di uno stronzo che sa che gli muoio dietro ma preferisce tenermi appesa ad un filo anziché dirmi una volta per tutte che vuole stare con me. Ci siamo conosciuti un anno fa mentre lavoravo da Harrods al reparto cravatte e papillon e per me è stato amore a prima vista e credevo davvero che fosse lo stesso per il signorino in questione ma evidentemente mi sbagliavo. Adesso lui ogni tanto mi chiede di uscire ma molto più spesso invece se ne sta con qualche sgualdrina che gli piace più di me e così provo a farlo ingelosire frequentando altri ragazzi a cui non tengo veramente. Molto spesso ci finisco addirittura a letto insieme giusto per non ritrovarmi da sola.
Non so se questa strategia sia veramente efficace per attirare la sua attenzione ma finché mi diverto, mi sta bene così. Non ho bisogno di un uomo che mi corteggi e mi faccia promesse che poi non mantiene, a meno che non si tratti di Michael. In quel caso credo che potrei addirittura accettare di sposarlo.
Non ho un carattere semplice ma non mi importa di piacere alla gente. Non mi interessa il giudizio delle persone, a meno che non si tratti dei miei bozzetti, ovviamente.
In atelier oggi pomeriggio c'è gran fermento. Rebecca ha organizzato un'inaugurazione con i fiocchi e io mi sento un po' a disagio. Troppa gente che continua ad andare avanti e indietro e troppa tensione. Non mi piace.
Becky, come ha chiesto di essere chiamata, è decisamente emozionata. Ha in braccio la sua bellissima bambina e continua a girare per l'atelier assicurandosi che tutto sia curato nei minimi dettagli. Personalmente, credo che questo posto sia fantastico. È stato arredato con cura, tutto è perfettamente abbinato e i colori scelti per le pareti e la moquette sono caldi ed accoglienti. So che Becky si è fatta aiutare da un architetto per la progettazione e credo che il tizio in questione sia davvero bravo e sappia il fatto suo.
Sto aspettando che la ditta di catering a cui abbiamo ordinato il rinfresco finisca di consegnarci i vassoi quando all'improvviso noto un volto che mi è familiare. Si tratta di un ragazzo alto, di bell'aspetto, con barba e capelli ramati.
Oh porca vacca, certo che lo conosco! È il ragazzo che, la scorsa primavera, mi sono rimorchiata in un locale e con cui ho fatto tanto buon sesso.
Che diavolo ci fa qui?
Ero convinta che non lo avrei mai più rivisto e invece ora entra in atelier e sembra avere una certa confidenza sia col posto che con Patrick, il fidanzato di Rebecca. I due si scambiano un saluto cameratesco e poi chiacchierano del più e del meno. Mi nascondo dietro ad un vaso di ortensie blu e rosa e provo ad origliare la conversazione:
- Credo che Bec sia piuttosto su di giri. Mi ha chiamato quindici volte questa mattina.
Sorride a Patrick e io non posso fare a meno di pensare che quella sera ho scelto proprio bene il mio diversivo. Il tipo ha degli occhi chiari molto belli e in generale, non passa certo inosservato.
- E' inutilmente ansiosa, la conosci.
Cosa, cosa? A quanto pare, oltre ad essere incredibilmente attraente, conosce anche molto bene la mia datrice di lavoro.
- Direi che è comprensibile però. Questo è il suo sogno e vuole che tutto sia perfetto.
- Certo ma adesso che l'atelier è finalmente pronto e soprattutto che anche tu sei nella squadra, non vedo perché debba essere in ansia.
Questa è una catastrofe! Ho iniziato a lavorare qui da circa una settimana, tempo in cui Rebecca ha spiegato a me e alle altre quattro ragazze che ha assunto cosa si aspetta da noi e cosa vorrebbe realizzare, non ho mai visto questo tizio che invece, a quanto pare, farà parte del personale dell'atelier. Non voglio dover avere a che fare tutti i giorni con uno che mi sono portata a letto! Scelgo attentamente i miei uomini usa e getta proprio per evitare che io debba incontrarli ancora e invece questo qui mi starà fra i piedi praticamente tutti i giorni. Non posso rischiare che pensi di avere il bis di quello che è successo tra noi.
Sono talmente scioccata da quella scoperta, che non mi accorgo di sporgermi troppo verso di loro e perdo l'equilibrio, facendo cadere il vaso e finendo rovinosamente a terra. Il rumore che faccio attira l'attenzione di tutti quelli nelle vicinanze, compreso il tipo dagli occhi azzurri e la barba rosso Tiziano.
Mentre cerco di rialzarmi e tirare su quel vaso traditore che mi ha smascherata, lui viene verso di me e mi tende la mano per aiutarmi. Lo vedo come mi scrutano i suoi occhi. Indosso il tailleur scuro che Becky ci ha dato come uniforme da indossare ma sotto al suo sguardo mi sento nuovamente nuda, proprio come quando ha scrutato le mie tette nella mia stanza da letto. Non è da me ma in questo momento mi sento incredibilmente in imbarazzo. È per questo che non voglio mai rincontrare le persone con cui ho passato la notte.
Senza troppa voglia ma grata per quell'ancora di salvezza, afferro la sua mano e cedo al suo atto di bontà.
- Io ti conosco! – Dice mentre mi tira su da terra.
Wow! Gli basta tenermi per mano per tirarmi su. Avevo dimenticato la sua prestanza fisica.
- Oh ma davvero?
- Tu sei la ragazza coi calzoncini!
- Questo non vuol dire che tu mi conosca.
- Oh ma dai? Davvero non riesci ad essere più originale?
Mi guardo intorno: le persone che fino a poco fa erano concentrate su di me sembrano essere tornate ai loro compiti, quindi approfitto di quel momento in cui nessuno ci sta guardando per sollevare un piede e sganciare un pestone al bel tipo che mi sta davanti e che pensa di poter fare il furbo con me.
- Ahia! – Urla lui.
- Sono stata abbastanza originale? – Gli chiedo e poi lo lascio lì a dolersi per il piede pestato.
Mi chiudo in bagno, sperando che non ci sia nessuno. Poggio le mani sul lavandino e inizio a respirare. Non posso credere che quel tipo sia qui. Di solito neppure ricordo la faccia dei tipi con cui vado a letto ma la sua barba curata e quei dannati occhi azzurri mi hanno fatto compagnia per un paio di giorni, dopo il nostro incontro fra le lenzuola. Prendo il cellulare dalla tasca e per cercare di riportare la situazione alla normalità, scrivo un messaggio a Michael:
H@rp: Ehi, come stai? Se non hai programmi particolari per stasera, che ne dici di passare per l'inaugurazione di Miss Bridal? Abbiamo organizzato una bella festa! Ti aspetto, H.
Il messaggio di risposta arriva due minuti dopo.
Michael: Mi dispiace Harper. Ho già un impegno questa sera. Domenica però potremmo farci un giro in bici ad Hyde Park, che ne dici?
- Va' a farti fottere, tu e la tua bici del cazzo!
Uno sciacquone viene tirato alle mie spalle e la porta di uno dei servizi igienici dietro di me si apre. Fantastico, io speravo di essere sola e invece, a quanto pare, oggi la fortuna non è affatto dalla mia parte. Ci manca solo che arrivi mia madre e poi abbiamo completato la gioranta, posso tranquillamente vincere il primo premio per sfigata del giorno.
Letizia, una delle mie colleghe neoassunte, esce dal bagno e mi guarda come se avessi la peste. Lei è in effetti sembra una di quelle appena uscite da un libro delle favole. Non potrebbe essere più diversa da me: capelli sempre perfettamente in piega, ornati da cerchietti che non metterei nemmeno sotto tortura, trucco leggero, scarpe col tacco e abiti bon-ton. Eppure, non mi sta antipatica, anche se a guardarla attraverso lo specchio è impossibile non notare le differenze. I miei capelli sono arruffati e tenuti insieme solo da una matita che lascia chiaramente sfuggire ciocche di ricci qui e là e persino il tailleur non ci sta allo stesso modo. A lei, la giacca fascia in maniera impeccabile un corpo tutto curve e mette in evidenza la vita sottile, mentre io che sono più esile, sembra che l'abbia presa in prestito. Odio i tailleur, in genere ho tutt'altro stile ma immagino che venire a lavoro con gli stivaletti con la punta di ferro sia fuori discussione.
- Va tutto bene? – Mi chiede cauta.
Letizia è una di quelle che sono impossibili da odiare. Sono buone e credono nel prossimo e quindi sono sempre disposte a darti una mano. Molto probabilmente è perché la vita non le ha mai prese a schiaffi, altrimenti forse sarebbero meno ottimiste verso gli altri esseri umani.
- Tu sai chi è il tipo con la barba che a quanto pare fa parte del team?
- Thomas Gilbert.
- Gilbert?
Candy-Candy Letizia annuisce sicura.
- E' il fratello di Becky. Lavorerà qui con noi, mi pare che gestirà il sito internet e il blog in attesa che trovi un altro impiego più inerente alla sua professione.
- Perché, cosa fa? Salva vite?
Letizia ridacchia, mentre controlla che il make-up sulla sua faccia sia a posto. Sia mai che si mostri con qualche imperfezione.
- Ma davvero non lo sai?
Ma guardala, adesso si permette addirittura di farmi sentire in colpa per non essere a conoscenza di un'informazione che a quanto pare è nota a tutti.
- Dovrei?
- Certo, sciocchina. È lui l'interior designer che si è occupato della ristrutturazione dell'atelier ed è sempre lui che è un ottimo architetto che ha perso il lavoro per colpa dei suoi soci. Pare sia a Londra da pochissimo perché ha seguito un importante progetto in Danimarca per due anni e ora che si trova in difficoltà, sua sorella le ha offerto un posto qui.
Ecco perché quella sera che ci siamo incontrati nel bar aveva quella faccia da funerale. La sua vita era praticamente una catastrofe in quel periodo e io ne ho approfittato. Sta' a vedere che devo sentirmi anche in colpa per aver fatto sesso con uno sfigato.
- E come mai tu sai tutte queste cose?
Letizia fa spallucce. Giuro che mi fa venir voglia di prenderle quei boccoli e tirarglieli.
- Si è presentato alla riunione di due giorni fa.
Impossibile. Io c'ero, a quella riunione e non l'ho visto.
- E io dov'ero quando ha parlato? Non mi pare di ricordare di averlo notato.
- Tesoro, sei arrivata con quarantacinque minuti di ritardo. Thomas è andato via dopo mezz'ora perché doveva risolvere una questione personale e probabilmente non vi siete incontrati.
Ops.
E va bene, magari non sarò stata la più puntuale delle assistenti ma qualcuno poteva anche prendersi la briga di dirmi che avremmo avuto un collega in più. Un uomo con cui sono andata a letto, per giunta.
- Coraggio, adesso torniamo di là. E chiunque sia stato a farti arrabbiare poco fa, non si merita il tuo nervosismo, quindi andiamo e godiamoci la festa.
Quindici minuti dopo mi ritrovo con un vassoio di pizzette in mano e, anche se mi dispiace interromperli perché insieme sono veramente belli, devo chiedere a Rebecca dove vuole che le posizioni.
Mi avvicino al gruppo proprio mentre il bel tipo del bar, che a quanto pare si chiama Thomas, raggiunge sua sorella e rompe l'idillio. Guastafeste che non è altro.
- Si batte la fiacca qui? – Esordisce, evidentemente credendo di essere dotato di un senso dell'umorismo particolare. Non fa ridere proprio nessuno.
- Parla per te. – Rispondo seccata.
Lui mi scocca un'occhiataccia ma ha comunque la bocca incurvata in un mezzo sorriso malizioso. Dio, ho voglia di rovesciargli il vassoio su quella testolina sexy!
- Dove le metto queste? – Chiedo a Rebecca, che oramai è concentrata su di noi e non più su quel pezzo di manzo del suo ragazzo. C'è anche la piccola Emily, che giocherella con le ciocche dei capelli della mamma che la tiene in braccio e mi chiedo se tutti e tre non si vergognino almeno un po' di essere così sfacciatamente perfetti.
- Poggiale pure accanto ai panini.
Per evitare di sentire ancora gli occhi di Thomas puntati addosso a me, volo verso il tavolo del buffet mentre lui, grazie al Cielo, rimane a chiacchierare con sua sorella e il suo amico, dando istruzioni sui familiari in arrivo.
Quando le porte dell'atelier si aprono ufficialmente al pubblico, l'atmosfera è più rilassata e io cerco di confondermi tra la folla perché odio stare al centro dell'attenzione quando non sono io a deciderlo.
Mi limito ad indicare i vari stand con gli abiti da sposa alle clienti che, curiose, vogliono dare uno sguardo e prendere un appuntamento. Me ne sto vicino ai bagni, accanto all'unico appendiabiti che non è preso d'assalto, quando Thomas mi spunta accanto.
Mi scoccia doverlo ammettere ma il suo completo blu scuro gli cade alla perfezione e ricordo quanto fossi colpita dalle sue spalle definite. Mi chiedo che sport abbia forgiato quel corpo e se lo pratica ancora. Poi mi insulto mentalmente: non posso fare pensieri di questo tipo su un tizio che mi sto imponendo di ignorare. Thomas Gilbert per me non sarà altro che il fratello del mio capo e uno con cui ho avuto una notte di passione. Sono proibiti pensieri impuri, apprezzamenti sul suo aspetto fisico e soprattutto, sciocche fantasie su una relazione con lui.
- E così lavori da Miss Bridal. – Esordisce sperando di fare conversazione.
- Wow! Sei davvero perspicace.
- E tu sei davvero violenta! Mi fa ancora male il piede.
- Oh poverino! Vuoi andare a piangere da mamma e dirle che ti sei fatto la bua?
Faccio l'errore di guardarlo negli occhi e noto un po' di smarrimento in tutto quel blu chiaro delle sue iridi. Cazzo, quanto è figo!
- Sei sempre così simpatica o sono particolarmente fortunato e posso godere del tuo buon umore?
- Mi pare che tu abbia goduto già abbastanza, con la sottoscritta.
Pessima battuta, lo ammetto.
- Quindi te lo ricordi!
E come faccio a dimenticare il miglior sesso degli ultimi cinque anni?
Lo penso ma ovviamente non gli darò mai questa soddisfazione. Non vorrei pompare ancor di più il suo già gigantesco ego. Lo capisco da quel suo modo di parlare e di credere che tutti non stiano aspettando altro che fare conversazione con lui. Pallone gonfiato, ma chi si crederà mai di essere?
- Senti. Il fatto che io e te abbiamo fatto sesso non implica che dobbiamo per forza essere amici. Anzi, facciamo così: ignorami. Non sai neppure come mi chiamo, quindi non dovrebbe risultarti difficile.
Thomas annuisce, silenziosamente. Per un attimo penso che mi dispiace essere così scortese con lui, in fin dei conti non è colpevole di nulla e anzi, posso riconoscergli il merito di essere veramente bravo a fare sesso ma davvero non ho tempo da perdere con lui e non voglio assolutamente indurlo a pensare che essere venuto a letto con me faccia di lui un mio amico. Io non ho bisogno di amici e ho una regola ben precisa: posso andare avere rapporti con chi mi pare, prendo la pillola apposta per questo, ma non ho intenzione di allacciare alcun tipo di relazione con gli uomini con cui mi vedo. Eccezion fatta per Michael, ovviamente.
- Come desideri. Ma credo che sarà difficile ignorarti, visto che lavoreremo insieme. Harper.
Avevo dimenticato che sulla giacca, proprio sotto il piccolo foulard lilla che fa parte della divisa, ho appuntato la targhetta d'argento con inciso il mio nome. Thomas la sistema e poi facendomi l'occhiolino di chi la sa lunga, se ne va e mi lascia come una cretina.
Uno pari, dopo il mio pestone.
Tuttavia, temo proprio che la partita sia appena cominciata.
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