57. (PARTE SECONDA)
Un uomo aveva raggiunto lo stagno fra le mangrovie e i bottonwood, e si era fermato a riposare dai morsi degli insetti sfregandosi sulle parti scoperte le foglie di nīm quando notò una rotondità bianca fra il fogliame.
Si rimise in piedi per raggiungere l'oggetto, pensava fosse un sasso. Lo scrutò dall'alto, lo toccò con un bastone e lo colpì con leggerezza sulla sommità. Aveva il colore di una pietra di luna cabochon e un sottile odore di fiori, che comunque poteva appartenere alla natura intorno.
L'uomo lo sollevò e, soppesandolo, sentì che non era pesante; estrasse un metro a nastro e ne misurò la lunghezza e la circonferenza. Capì che era un uovo, doveva appartenere a una specie endemica. Non era maculato né giallognolo come quelli delle anatre, non bianco come l'uovo della berta di Audubon, non verde chiaro come quello dell'airone verde. Non ne aveva mai visto uno simile e decise che sarebbe stata, una volta schiuso con le tecniche di riscaldamento che aveva messo a punto e lo mettevano in una posizione di vantaggio sugli altri naturalisti, una nuova specie che avrebbe portato il suo nome.
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Bergrem si era portato gli strumenti in un astuccio e aspettava con deferenza fuori della casa del signor Middleton, con il sole che batteva sulla sua capigliatura di cereale nordico. Non aveva ancora terminato di scalpellare il nome sulla pietra tombale a forma di casetta, ma la morta non poteva attendere oltre. Il caldo la stava facendo marcire due volte più rapidamente di quello che credevano.
La Sirena, che l'aveva visto sulla lancia, aveva detto al Vento che il giovane carpentiere le ricordava i vichinghi.
Bergrem udì i passi sulle scale e vide gli ufficiali uscire dalla cantina, che Middleton seguitava a chiamare ghiacciaia, con la cassa di Lusia avvolta nella tela cerata. Ecco il pettegolezzo che rimbalzava da prua a poppa; lo depennò dalla lista di assurdità. Come altri, il carpentiere credeva fosse stato Kozlov a convincere la Sirena a ridare il cadavere della donna del capitano e si sforzò d'immaginare cosa dovesse aver dato in cambio. Secondo Parker, conoscitore del mondo marinaro, le sirene avevano un buco e se si era abili abbastanza ci si poteva cavare qualcosa di buono. Anche le donne, sempre secondo Parker, avevano due orifizi e non doveva esserci tanta differenza.
I lamantini ce l'avevano eccome un'apertura, secondo la gente del Rio delle Amaxones, rifletté Bergrem mentre si scostava per lasciar passare i portatori e accodarsi.
Otto, fra ufficiali e marinai, caricarono la cassa di legno su un carro con un cavallo guidato da Avery; gli altri seguivano a distanza.
Il corteo imboccò la strada che portava alla residenza del Governatore, lungo la quale sorgeva uno dei cimiteri locali. L'equipaggio vide i soldati del Forte intenti a spazzare i residui delle casupole di caniccio e fango rase al suolo, con il resto della popolazione che sistemava porte e finestre, raddrizzava vasi e toglieva cocci, appendeva nastri neri, liberava gli spazi dai rami e dai cumuli di foglie e fiori.
Fuller salutò il corteo con una mano sulla fronte, alla maniera militare, immerso fino alle ginocchia nel verde dei cespugli della salvia endemica. Quando il carro era già lontano, finì la legatura per impedire a un alberello di cadere sulla strada.
Giunti al cimitero, Kozlov e MacMourrog aprirono la sponda posteriore del carro. I quattro designati salirono a dare una mano ad Avery, che aveva scavalcato la cassetta.
Il nocchiere assisteva senza parlare con la Bibbia sotto il braccio.
Nel cimitero si muovevano alcuni gruppi di bianchi e indigeni. Seppellivano i morti degli scontri e le poche vittime dell'uragano nevoso.
Passando fra le casette allineate, Avery scorse il signor Connolly con i suoi aiutanti. Si salutarono con un cenno del capo e il capitano proseguì fino a trovare il cantone sotto un vecchio albero, dove i marinai della pirocorvetta avevano scavato la fossa.
Bergrem aveva costruito il memoriale con l'aiuto di un marinaio gallese e dei servi del rappresentante di George Town, lavorando per quattro giorni e mezzo, impastando fango calcareo e corallo frantumato secondo la ricetta delle Cayman.
«È venuta proprio bene, eh?» disse il marinaio gallese al carpentiere. Valutava la casetta di fianco alla fossa, legata a un sistema di corde e pulegge perché fosse sollevata e sistemata. «E resisterà, Berg, te lo dico. Da me si fanno tombe così da secoli.»
«L'albero la proteggerà.»
«E fortuna che tu, lassù, facevi lo scalpellino, Berg.»
Si zittirono quando ascoltarono le funi frusciare lungo i bordi della fossa e la cassa toccare il fondo con un tonfo. Accaldati e grondanti, i marinai levarono le funi e le addugliarono sotto il comando di Blight, che a volte girava la testa in direzione del forte George, dov'era ancorata la Oblivion, per sincerarsi che Fourcade e Lennox, a cui era stata affidata, la trattassero bene.
Avery allungò un braccio e il nocchiere gli passò la Bibbia. Il capitano la sfogliò senza badare al nastrino di seta, cercando il passo per i defunti che leggeva d'abitudine durante i funerali in mare. Lesse con la voce grave, senza spezzarla, in parte per merito della determinazione e in parte per il grog che aveva ingurgitato. «Amen» chiuse.
Gli ufficiali e i marinai, un capannello serrato di spalle contro spalle, ripeterono.
Avery ridiede la Bibbia a Bolton, tolse il tricorno da sotto l'ascella e se lo mise in testa, imitato dagli altri in un movimento di tricorni, cilindri e cappelli di paglia con il nastro.
Blight sistemò gli uomini alle manovre con le pulegge e le funi; altri marinai riempivano la fossa con la terra e la sabbia ammucchiate. Bergrem si accucciò per finire di incidere Lusia Avery sulla pietra tombale da mettere come porta alla casetta.
Negli ordini a bassa voce del nostromo si udiva la fune passare nella puleggia, la puleggia cigolare, e lo scalpello del carpentiere che singhiozzava in una pietra tutto sommato morbida.
Avery stava a guardare con le mani allacciate dietro la schiena nell'uniforme delle grandi occasioni, ciò che aveva pensato essere il giusto tributo a una donna che considerava sua moglie. Middleton non aveva mosso obiezioni, ma Bolton aveva chiesto se non dovessero avvertire la famiglia della vittima.
«Furono loro a darla allo stregone per il sacrificio» aveva detto il capitano. «Pagherò io il materiale per la tomba.»
«Ma non pensate che adesso anche gli altri rivorranno i propri cari?» aveva obiettato MacMourrog.
«A questo proposito, tenete per voi la concessione che ho ottenuto dalla Sirena. Non c'è bisogno che altri lo sappiano né di confermare che esiste. Se volete sapere cosa penso, non me ne importa niente.»
«Significa che tenterete di ucciderla di nuovo?» aveva chiesto il nocchiere, e aveva percepito la pesantezza del medaglione dentro la tasca. Erano molti e diversi gli oggetti che la Sirena aveva restituito all'equipaggio e che Avery aveva distribuito, tenendo da parte le cose che appartenevano ai morti, compreso un ciondolo rotante che Evans portava d'abitudine al collo e che considerava "magico".
Avery aveva guardato Kozlov. «Cercherò di non incrociare la sua scia, mettiamola in questo modo. Non voglio piegarmi alle leggende delle Cayman, non voglio essere lordo di sangue e devo ancora pensare a trovare un modo di aggirare i doveri che ci vengono richiesti dalla sua esistenza.»
Al presente, Avery guardò le foglie dell'ironwood muoversi in un'ombra irregolare sulla pietra. È il Vento venuto ad assistere in vece sua. Lei non può arrivare fino qui e dissacrare le tombe. Ogni oggetto nero, ogni pozza di buio gli ricordava gli occhi disumani della divinità dell'arcipelago.
Ti sei piegato per avere quello che volevi.
Non voleva bestemmiare né avere pensieri del genere di fronte alla tomba di Lusia, per cui lasciò i suoi uomini e si accostò a Connolly. Le persone presenti non badavano ai marinai, come aveva pensato, né al cadavere che avevano seppellito. Avrebbero creduto che fosse l'ennesima fra diverse vittime.
«Chi avete perduto?» domandò Avery quando fu a portata di voce.
«Uno dei miei ragazzi, Robert Dewberry. È stato portato via da un'onda, l'abbiamo ritrovato sulla spiaggia il giorno dopo la nevicata» rispose Connolly. Gli occhi azzurri scrutarono il viso del capitano.
«Le mie più sentite condoglianze.»
«Lei l'ha preso e ce l'ha ridato.»
«So cosa intendete. È viva, la vostra preziosa Sirena.»
«E lo siete anche voi.» Connolly fece un cenno agli aiutanti, che si allontanarono per uscire dal cimitero. Erano addolorati, ma c'era la gioventù che premeva sulle membra e sollevava gli angoli delle labbra. Connolly lo vide nel passo prestante, erano felici che non fosse uscito il loro numero. «Avete scoperto la verità?»
Avery fece un sorriso diverso da quello dei ragazzi che si erano allontanati. Vi si affacciava la pesantezza della maturità. Indicò Kozlov o la tomba dietro il russo; Connolly non seppe distinguere quando il capitano disse: «È come dite voi, l'ha presa e me l'ha ridata.»
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