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57. (PARTE PRIMA)

La Sirena rimase in contemplazione del tumulo per buona parte del pomeriggio. Perle e conchiglie erano infisse nel calcare poroso e nella sabbia. Ogni sacrificato era sepolto in profondità, a causa dell'estrema trasparenza delle acque intorno all'arcipelago, che superava talvolta i 120 piedi. Era un'isola strana, Grand Cayman, e le si adattava alla perfezione: accogliente e pericolosa, con terre piatte e discese marine diaboliche. A trenta iarde dalla riva si cadeva dentro abissi di 6.000 piedi, per tacere del punto più profondo che lei visitava di rado, con i gamberetti bianchi senza occhi e un camino nero che emetteva getti a una temperatura quasi soprannaturale.

Il Vento non giungeva nelle profondità. Era sola con il tentennamento. I pensieri delle mante tacevano.

La Sirena sollevò la testa; fin dove arrivava la vista, il fondale era coperto da cupole. Strinse la mano sull'impugnatura della falce e, nel gesto di un minatore, conficcò la lama nel tumulo, ne spezzò la rotondità e cominciò a scavare.

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L'ultimo quarto di luna non era ancora sorto quando a mezzanotte Avery, MacMourrog e Kozlov uscirono con la lancia e remarono fino agli Scogli del Sacrificio per vedere che la Sirena Alata era ancora appesa alla roccia più alta. Doveva esserci tanfo di decomposizione; in realtà aleggiava un odore lieve di giglio e del fondo di un armadio di legno.

MacMourrog esaminò l'essere che aveva tentato di ucciderlo e ne rimase impressionato.

Il Vento si mosse contrario, senza la forza di far arretrare la lancia. Al pari del primo ufficiale obbediva a una legge che lo condannava a soffiare da nord-est.

«Fra poco arriverà» disse Avery, e strinse i pugni sui remi. «Se c'è una cosa che ho imparato è che il vento la precede.» Guardò Kozlov per avere una conferma.

«Credo sia il suo ufficiale. Lei è il mare, lui è il vento e combinati...»

«Formano l'uragano. È come dice Bolton.»

Aggirarono un assembramento di scogli sommersi che figurava sulla mappa disegnata da Cristoforo.

Avery diede l'ordine di ritirare i remi e lasciò la lancia su un mare piatto. «Quant'è scomodo» disse, scrollando le spalle nella pesantezza gommosa dello scafandro. La cicatrice in rilievo percorreva la veste impermeabile all'altezza del ventre. Si volse a sinistra, sotto la scogliera, e scorse il parallelepipedo della pompa, troppo pesante per la barca. Che messinscena.

«Non siete abituato.»

«Bisogna considerare che non è della mia misura.»

La Sirena uscì dall'acqua e fece trasalire gli ufficiali. Era distante poco più di un braccio, sul lato di babordo, nient'altro che un busto e un viso bianchi e due fessure allungate per gli occhi, un grosso golomyanka.

MacMourrog aveva portato una lanterna e la sollevò. Kozlov rivisse il bagliore che entrava nel cono di luce e la rendeva reale.

La Sirena portava con sé un involto scuro, la cui estremità arrotondata le poggiava fra la spalla e il collo. Si avvicinò e lo tese verso il capitano, che si era sporto. Avery cinse il corpo di Lusia senza riconoscerne le forme e si nauseò e si arrabbiò nello stesso momento, nel tentativo di sollevarlo per strapparlo all'acqua che lo appesantiva. Si volse.

Il gesto fu sufficiente per far intervenire Kozlov, che prese l'involto per dove dovevano esserci i fianchi e tirò verso di sé e sentì che la Sirena li aiutava inclinando e sorreggendo Lusia per i piedi.

Gli ufficiali riuscirono a deporre l'involto sul fondo della lancia e ansimarono; Avery e Kozlov per lo sforzo, MacMourrog per l'inquietudine.

Avery non resistette e rovistò dove la tela era stata ripiegata per essere sigillata. Si accorse che la Sirena lo aveva facilitato. La tela era stata chiusa con la tipica cucitura marinara con ago e filo, di cui l'ultimo punto veniva infilzato nel naso del morto per sincerarsi che non stesse fingendo. Le suture finivano in concomitanza con la testa e, scostati i lembi, Avery snudò il viso della ragazza.

La fronte alta e il naso indigeno erano salvi, c'erano i capelli all'attaccatura alta. Gli occhi leggermente protrusi avevano le ciglia ricurve. Dalla bocca socchiusa uscivano denti rosa. Sul collo s'intravedevano le diatomee che avevano colonizzato il cadavere.

È lei. Doveva essere stata tenuta in acqua fredda a temperatura costante, in un luogo senza correnti, pensò Avery: il dottore aveva detto che, altrimenti, in uno o due mesi sarebbe cominciata la parziale distruzione dei tessuti molli e l'esposizione delle ossa.

«Non guardatele le mani e i piedi» disse la Sirena, che si era aggrappata alla barca senza che gli ufficiali se ne accorgessero.

«L'avevate sepolta?» chiese Avery. Fissò la Sirena. Patterson non aveva lesinato in particolari: Badate che se nessuno l'ha sepolta, a un iniziale affondamento segue una risalita. Le reazioni dei gas della putrefazione fanno riemergere il corpo. È il motivo per cui in passato abbiamo visto galleggiare uomini decomposti usati da posatoio per gli uccelli.

Avery baciò Lusia sulla fronte e rimase un istante con le labbra premute su una pelle viscida da cui l'odore naturale che l'accompagnava era scomparso, rimpiazzato dagli olezzi marini. Lusia aveva su di sé il marchio della Sirena.

«Sì. Non posso dirvi dove.» Guardando dentro la barca, la Sirena si accorse che Avery indossava l'armatura per camminare negli abissi. «Non avreste comunque potuto raggiungerla. Gli uomini muoiono quando superano una certa profondità. Si formano bolle nel corpo e l'acqua li schiaccia.»

«Siete stata di parola.»

«È uso in marina.»

Avery richiuse la tela. Contemplò la bellezza della divinità dei Caraibi che non gli smuoveva niente dentro, eccetto un dolore che non voleva protrarre. «Vi ringrazio. Adesso dovete lasciarmi andare e permettermi di seppellirla nella terra. La decomposizione accelera quando i cadaveri vengono tolti dall'acqua.»

«Lo so. Schiumano dalla bocca e si sfaldano.»

MacMourrog non riusciva a distogliere gli occhi dalla Sirena. Kozlov fissava l'involucro che conteneva i resti di una donna giovane e innocente. Pensò che la tela che si erano portati dietro non sarebbe servita a nulla.

Avery inclinò il busto in un inchino e riprese posto sul banco.

La Sirena lasciò la presa sulla sponda. «Attendete.» S'immerse per qualche istante e quando tornò a galla portava un sacco di tela da vele che emetteva un rimescolare di legno e metallo. «Sono alcuni degli oggetti della fregata. Se lo desiderate vi dirò dove potete trovare il relitto.»

«Dov'è affondata?»

«Al largo del South Sound, nel Giardino.»

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