52. (PARTE QUINTA)
Con un'altra uniforme asciutta e calda addosso, Avery sedeva al capezzale del missionario nella tranquilla ombrosità dell'infermeria. Aveva ormai rivissuto il giorno, ricomponendone i ricordi nel miglior modo possibile e stava ancora aggiungendo pezzi quando il ferito gli prese la mano.
La voce uscì dalle bende che gli avvolgevano il viso e parte della bocca. Una volta ricucito, il viso era tornato grave e decente come era stato prima della rasoiata. «Dio vi benedica.»
«Beh, non rifiuto due benedizioni, anche se l'avete già detto.»
«Ho ascoltato.»
«La faccenda del mostro? Armi benedette.»
«Come San Giorgio.»
Avery emise un sorriso scialbo.
«Dentro la tasca del saio.»
«Sì, abbiamo tenuto il libretto e il rosario. Li volete?»
«Il rosario, vi prego. Mi sento meglio se lo stringo fra le dita.» Dopo che il religioso ebbe fatto scorrere nella mano il rassicurante freddo dei grani aggiunse: «Quello adesso è vostro. Non ho altro, per ora.»
«No, no, è sufficiente.» Avery prese il libriccino umido e lo aprì, stando attento a non strappare le pagine. Si soffermò a leggere: I ciechi ritornino al lume della fede, i vacillanti e gli indolenti nel sentiero cristiano imparino a camminare... eccetera, fino a che giunse a i morti per peccato ritornino alla vera vita, dove sia luce della mente e pace del cuore. Lesse l'ultima frase a voce alta. «Luce della mente e pace del cuore. È rassicurante.»
«Esistono molte preghiere belle. Questa è tradotta dalla lingua del Lombardo-Veneto.»
«Vi lascio riposare. Avremo il piacere della vostra compagnia per qualche tempo. Sentitevi libero di chiedere qualunque cosa abbisognate al marinaio di guardia. Tittensor, vieni avanti.»
Il giovane aprì la porta ed entrò, alto bello e biondo, un santo agli occhi del missionario e del laudano che il dottore gli aveva somministrato.
«La nostra nave non ha mai avuto un cappellano» disse Avery prima di andarsene.
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Alla luce della lampada nella cabina, il capitano appoggiò il libriccino sul tavolo assieme alla collana di perle rotta che tratteneva l'odore di pesce che in ordine di tempo aveva annusato sull'arpone – i pesci non avevano tutti la medesima nota olfattiva, il delicato della trota non era il muschiato di altre specie –, sul portapillole, sulla conchiglia tenuta senza un motivo e su Kozlov.
È quasi finita.
Ripensò all'uccello crocifisso allo scoglio e anelò poter trovare Lusia o riavere il corpo in modo da saperla da qualche parte che poteva raggiungere. Desiderava per lei una delle minuscole case nei cimiteri dell'isola. Era una donna d'indole domestica, le piacevano il lavoro di cameriera e dormire con lui al riparo.
Posso fare un nodo alla fune e ho altri proiettili. Devo chiamarla. Adesso che l'altra è morta tocca a lei. È rimasta solo lei.
Blight bussò alla porta e si presentò con uno starnuto e la voce rauca. «C'è una giovane che chiede di voi, ha gridato dalla spiaggia per essere tirata a bordo. Ho mandato una scialuppa a prenderla.»
«Vi ha detto il nome?»
«Sì, ha detto di essere la signorina King.»
Lenore aveva i capelli sciolti dei momenti dell'amplesso e l'abito nero spiegazzato. Era sola. «Ho lasciato Dulce alla villa. Capitano, non riesco a trovare i miei genitori, non sono imbarcati e non sono in casa. Eusebio ha detto di aver sfondato la porta dello studio e di aver trovato la finestra aperta.»
«Pensate che potrebbero essere entrati i ribelli?»
«Non lo so, non lo sa nessuno. I bagagli sono lì, in salotto.»
«Non agitatevi. Vi accompagnerò alla villa e resterò con voi. Può darsi che siano tornati mentre noi parliamo. Altrimenti vi aiuterò a cercarli.»
«Ma sta venendo notte.»
«Abbiamo le armi e le lampade. A bordo c'è il signor Middleton, posso chiedere a lui un gruppo di uomini per la ricerca, anche se temo che nessuno si azzarderà a uscire.»
Nessuno uscirà stanotte.
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Prima di sbarcare, Avery indossò il cappotto blu in dotazione alla Marina Britannica e vide Kozlov, di guardia sul ponte, conversare con Bolton, con la signora Ferguson – che i suoi occhi registrarono tenere sottobraccio il nocchiere – e con alcuni abitanti che intendevano andare comunque alla Costa dei Mosquito.
Questo cielo non è affatto rassicurante, pensò Avery. Vide due stelle in uno squarcio nella massa di nuvole. Toccò la tasca del cappotto dove c'era una fiaschetta di laudano. Era il privilegio dei capitani ordinare a un chirurgo di lasciare la stanza senza dargli il tempo di chiudere nell'armadio le medicine.
Il capitano fece indossare a Lenore una cerata sopra l'abito, che si accorse essere di pesante lana nera, una pecora, e le diede il braccio per aiutarla a camminare nelle raffiche che non si erano placate e non arrivavano da un'unica direzione, com'era sempre stato, ma soffiavano ora da nord ora da est ora da ovest, e in un caso la folata era tiepida.
Kozlov assistette all'uscita del capitano dal boccaporto in compagnia della signorina King e fu lui a dare la sequela di ordini attraverso cui i marinai calavano la scialuppa e srotolavano la biscaglina. Non ha spostato il cannone dalla scogliera. Non intende levarlo.
Avery rivolse un sorriso vuoto al secondo ufficiale e sollevò di un dito il tricorno in segno di saluto, a cui il russo rispose con la gestualità di anni di servizio.
La scialuppa tornava di nuovo sull'isola ondeggiando sul mare corto, nient'affatto rasserenato.
Kozlov guardò quello che avrebbe dovuto essere un tramonto di marzo, limpido e rosso nelle parole che aveva udito dire più di una volta nelle taverne dell'isola. Invece la notte s'appressava trascinando la malinconia dei vespri, il cielo scuriva senza aprirsi e passava dal grigio a un blu spesso.
«Bolton, ho un brutto presagio. Vorrei scendere a terra. Lascio a voi il governo della nave.»
«Il barometro mi conferma che il tempo non migliorerà.» Il nocchiere resistette alla tentazione di domandare al russo i particolari dell'impresa, non era cosa da farsi con tante orecchie nei dintorni.
«Il capitano ha lasciato una nave dove si sono rifugiati centoventisei uomini e io non voglio che affondi. Portatela in una cala riparata e assicuratela al meglio.»
«Pensate che vada a stanare l'altra Sirena?»
«Guardandolo, ho la sensazione che stia scortando la sacrificata e lo stia facendo sotto i nostri occhi.»
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