Il Williwaw scovò la Sirena Alata dentro la foresta di mangrovie dove viveva lo Stagno, la sistemazione trovata poco dopo il suo arrivo, un luogo riparato e allegro con gli uccelli ciancianti.

Il vento del Nord non badò ad essere gentile quando la scosse.

«Chi sei?» disse Kyriake, assonnata, quando batté gli occhi per levare la patina dell'intontimento diurno. Gli artigli non le permettevano di sfregarli.

Il Williwaw si presentò e appoggiò il fiore di ibisco sul ramo. La Sirena Alata valutò il dono ricordando la mela.

«E cosa significa?»

«La Sirena te lo porge con un messaggio. Devi raggiungerla agli Scogli del Sacrificio. Io sono stato mandato per scortarti.» La voce ruggente aveva l'accento dello scricchiolio del ghiacciaio slittante e del pack che compattandosi stritola, e nelle orecchie di Kyriake entrò in un suono sinistro.

«Lo rifiuto.»

«L'appuntamento è per domani alle tre del pomeriggio. Ti scorterò.»

Kyriake rifletté sul modo di perorare la sua causa, di opporsi, di scacciare il messaggero. Ma da che viveva, non aveva mai udito di una Sirena che aveva ucciso un vento. Rifletté, e si vide nell'atto di aggirare la cima del Monte Olimpo, la volta in cui era salita a cercare gli Dèi di cui parlava sua madre e invece aveva trovato un ammasso di calcare e dolomia circondato da nuvole, ai cui piedi crescevano la roverella e i volgari lentischi, e più su, dove immaginava il tempio, nient'altro che faggi e pini loricati e neri.

«Ti aspetterò.»

Il Williwaw si ritirò, non aveva ricevuto ordini di trattenere la Sirena Alata né dal suo padrone né dalla sorella del Tritone Artico. Non avrebbe permesso all'intrusa di lasciare l'isola, però, vigilando dal sito privilegiato in cui il Signore dei Venti l'aveva posto, l'ovunque.

Kyriake regalò un sorriso che le snudò gli incisivi.