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45. (PARTE TERZA)

«Sirena, è ora che torni nel Mare di Beaufort. C'è un messaggio che vuoi consegni al tuo futuro sposo?»

«Che si anneghi prima della data.» La Sirena guardava i suoi occhi neri e senza sentimento allo specchio. Dentro il buio si andava tentoni e lei cercava la minuscola fiamma bianca della sua anima. Dietro, in un angolo blu, vedeva suo fratello. «Puoi lasciarmi una parte del Williwaw

«Posso e lo farò. Con tre venti del genere potrai creare una tempesta epocale. Gli uomini ne scriveranno, ammesso che sopravvivano.» Lo specchio rimandò lo sguardo del Tritone. «Invidio le capacità che Nettuno ha dato a te e allo sciagurato dell'Oceano Indiano. Tu puoi scatenare l'uragano e lui il maremoto. Persino qualche tritone che vive nei mari minori è stato insignito della facoltà di far tremare le fondamenta. Nostro padre ci appaia a questi dèi minori, è la legge. La coppia non deve sfidare la sua autorità.» Continuando a guardarsi allo specchio, il Tritone del Mar Glaciale Artico propose: «Ho notato che assomiglio all'uomo coi capelli neri, che deve essere il capitano di cui ti sei invaghita. Se io e te ci unissimo, potremmo detronizzare il Re.» Non ebbe altro da dire. Salutò la sorella con un sorriso, prese una delle conchiglie che lei gli aveva donato e si allontanò verso est a incontrare la Corrente del Golfo che sarebbe sfociata nel flusso Nord Atlantico, la via di casa. Prima che riuscisse a uscire dalla giurisdizione della Sirena, una mano d'acqua lo cinse e Nettuno venne avanti con il tridente in resta.

L'agitazione scomposta delle mante e della razza fuori del chiosco, unita al brivido delle acque di profondità dissero alla Sirena che s'appressava il giudice.

«Figlia!»

La voce investì la Sirena, i coralli del baldacchino oscillarono e alcuni fiori caddero in un dolce moto discendente sull'organza.

«Padre. Vi attendo dove mi avete confinata.»

Il Dio del Mare condusse avanti il Tritone dell'Artico col suo viso bello e immoto. «Perché tuo fratello non è dove lo posi?»

«Ho avuto bisogno di lui, padre, dal momento che voi mi rifiutaste il vostro aiuto.»

«Bada, figlia. Ho fatto ciò che potevo. Ti ho inviato il sapere che ho estrapolato dal Grecale.»

«Non è abbastanza, non è abbastanza! Come puoi non capire che non intendo farmi schiacciare dalla Sirena Alata?»

«Tuo fratello non sa quello che nemmeno io posso sapere.»

«Lo so. Ho chiara la nostra debolezza.»

Nettuno graffiò con gli occhi l'espressione della figlia, scavò, avanzò e la postura di lei lo avvertì. «A chi ti sei rivolta?»

«Allo stregone delle Cayman.»

Nettuno aveva perduto nei secoli la capacità di ammutolire, ma non aveva disimparato il furore, che aveva trasmesso ai figli, integro dal primo giorno. L'urlo colossale in forma di onda concentrica arrivò all'Atlantico e si sparse a Nord e a Sud. Il Mar dei Caraibi ebbe un sussulto che fece sobbalzare le barche notturne a pesca. I pesci nelle reti si dibatterono, quelli liberi si spinsero al largo e avrebbero nuotato fino in Giamaica se ne avessero avuto la forza.

Le voci dei pescatori amplificarono l'urlo; gli uccelli risposero svegliandosi nei nidi sulla scogliera e nell'entroterra; il bicchiere con il whiskey tintinnò, ma Kozlov era addormentato sul materasso. Le balene nella cala riparata intonarono una canzone di allarme.

La Sirena e il Tritone dell'Artico non si erano scomposti dacché era cominciato il grido silente. Lei vide i fiori cadere in una pioggia spessa, lo specchio inclinarsi e il cannone cigolare. La sua capacità permise al mare di calmarsi e tornare appena increspato.

Nettuno uscì di furia dall'alcova per evitare di uccidere la figlia.

«Forse nemmeno Nettuno può decidere alla nascita l'indole dei suoi figli» disse il Tritone.

«Tornerà. È un padre egualmente giusto e ingiusto. Non è dissimile dagli esseri umani.»

«La collera degli Dèi è qualcosa da cui guardarsi, Sirena.»

«Tritone, quando hai supplicato e pregato chiunque ti sta attorno, e questo essere, sia esso umano o divino, solleva le braccia o replica che non può, e io non sono paziente per sopportarne i motivi, qualunque essi siano, tocca a te. Sarai tu a farti carico della risoluzione. Nostro padre non può sperare che mi arrenda e lasci a Kyriake la possibilità di fare quello che vuole. Nemmeno io posso fare ciò che voglio, non per intero. Non sono una santa, non uso nemmeno il diadema.» La Sirena indicò la testa del Tritone, su cui brillava il cerchio d'oro di un Apollo marittimo. «Lei ha incominciato la guerra e non sarò io a firmare l'armistizio.»

«Procederai con l'attentato, quindi.» Il Tritone osservò la sorella annuire. «Oramai è inutile che me ne vada senza il suo permesso. Hai circoscritto i danni. Non hai nulla da invidiare a lui in quanto a potere.»

La Sirena pensò che avesse limitato gli effetti dell'urlo nettuniano, eppure nel profondo del suo essere sapeva che nessuna azione lascia il mondo com'è prima che qualcuno la compia, fosse anche una formica che sposta una briciola.

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