41. (PARTE SECONDA)
Kozlov fissava con sgomento i resti della pirocorvetta. Tre fusti dai bordi frastagliati su uno scafo, una vista peggiore del galeone da cui avevano sottratto alcuni oggetti ma nessuna scialuppa o lancia, a quell'ora ormai trasformate in imbarcazioni di pescatori.
A Bolton si inumidirono gli occhi. «Povero capitano, poveri noi.»
Appena la scialuppa toccò la murata si udì la risata gutturale di Avery: il romitaggio in Scozia ne aveva resuscitato l'accento. Kozlov non cambiò espressione quando si alzò dal sedile; Bolton non poté cercare un contatto visivo con il secondo ufficiale e si accontentò di osservarne da dietro l'uniforme blu.
Sul ponte i due videro un magazzino a cielo aperto ingombro di aste e cordame e un andirivieni di casse che venivano impilate per essere trasbordate a terra.
Fourcade era giulivo quanto il capitano: aveva trovato degli alloggi per l'intero equipaggio e, per sé, una graziosa casa di legno che avrebbe potuto arredare secondo i suoi gusti, castrati sulla nave dalle disposizioni militari.
Avery si sporse oltre il progettista, aveva notato un movimento diverso dai corpi che gli sfilavano davanti e di fianco, e sorrise. «Kozlov, Bolton, restate dove siete. Vi raggiungo.» Congedò il progettista e, saltando gli ostacoli, andò ad accogliere i ritornati.
Kozlov guardava in alto e mascherava con la serietà l'orrore suscitato dalle mutilazioni agli alberi.
«È meglio di quel che sembra» disse Avery con la voce meno allegra. Non avrebbe voluto che il russo tornasse in città, era stato costretto a richiamare la corvetta. «La condurremo al porto dove costruiscono gli schooner, c'è un uomo che fa miracoli con le navi maltrattate dagli uragani. Ci vorrà un mese e mezzo di lavoro, secondo una stima approssimativa di Bergrem, con due squadre, notte e giorno.»
«Non potremo tornare in Inghilterra secondo la tabella di marcia» osservò Bolton.
«Pare di no. Comunque, il clima sarà piacevole e il Governatore ci mette a disposizione degli alloggi. Oso dire che i marinai hanno appreso la notizia con notevole forza d'animo.» Avery rise di gusto. «Volevano la terraferma? L'avranno. Alcuni di noi possono essere ospitati al Forte, il signor Lennox ha assicurato che gradisce la nostra compagnia. Ci sono molte celle sfitte, magari riavrò quella dell'altra volta.»
Kozlov si sforzò di sorridere e gli uscì una smorfia.
«Considerata la virulenza dell'attacco siamo stati fortunati. Lo scafo è l'unica cosa solida di questo obbrobrio navale. Persino il mostro ha faticato a trascinarlo e si è fermato quando ha abbattuto l'ultimo pennone.»
«Una tale distruttività» disse Bolton. «Come ha fatto, signore?»
Avery glielo spiegò come meglio poteva, con una gran profusione di gestualità, tratto che era diventato abituale da quando usava i tappi per le orecchie. Alla fine le braccia tornarono lungo i fianchi, con una mano sulla spada d'ordinanza, e il capitano chiese: «E voi, niente da riferire?»
«Purtroppo sì, signore» cominciò Kozlov. «A parte l'ovvietà che la Sirena Alata non era dove credevamo fosse, abbiamo scoperto un contrabbando di prodotti enumerati.»
«Dite sul serio?»
«Sì. Il signor Campbell è finito disteso, preda di una crisi di nervi. Alcuni dei suoi lavoratori e dei suoi amici altolocati... come si dice in questo caso?»
«Gliel'hanno fatta sotto il naso. Brutto affare.»
I tre tacquero, il discorso si era inclinato su una china pericolosa.
«Avete udito di Bodden Town?» chiese Avery.
«No, signore. Siamo passati stamattina al largo e non abbiamo riscontrato niente di anomalo» disse Bolton, e si terse il sudore sul collo con un fazzoletto.
«Un avvenimento apocalittico. Centinaia di uccelli hanno invaso la città. Inseguivano gli uomini, beccavano le case, hanno rovinato i tetti di palma e lasciato escrementi dappertutto. Un attacco biblico. Forse il missionario cattolico avrà di che predicare nelle strade, adesso.»
MacMourrog li raggiunse, avanzava a fatica nell'abito femminile. Bolton non nascondeva il disagio ogni volta che vedeva il giovane con la parrucca e il rossetto sulle labbra. Fece il saluto con la nocca.
Avery seguì con lo sguardo il primo ufficiale e avvertì la pesantezza della busta aperta che teneva in tasca. Gliel'aveva consegnata in mattinata un messaggero del Governatore, insieme all'invito a occupare alcune sue proprietà. In un afflato di ironia nervosa, il capitano pensò che piuttosto che lasciare lo scozzese in compagnia del vecchio, l'avrebbe mandato a nascondersi nel bordello di Madame Rangi. Avrebbe avuto il sostegno di Madame, ci aveva parlato un paio di volte e si era fatto l'idea di una donna indipendente con la mentalità di un banchiere. Prima che la figura di Madame mutasse per ringiovanire in una samoana, Avery usò il dovere per frenare la brama sessuale. «Venite, scendiamo un attimo nel quadrato. Blight!»
Il nostromo stava contando le casse e contrassegnando le munizioni, alle quali occorreva una cura particolare nello stivaggio nel magazzino del porto. «Aye?»
«Controllate che lo scarico si svolga secondo un criterio. Tornerò appena possibile.»
Nella calura del quadrato, intensa nonostante gli osteriggi aperti, gli ufficiali si accomodarono e sorseggiarono della limonata.
«Pensavo, una cosa di pochi istanti fa, alla storia del contrabbando. Verso dove erano diretti i prodotti?»
«Cuba e la Giamaica» rispose Kozlov.
«Cuba è territorio spagnolo, ma la Giamaica ci appartiene.» Avery si grattò i capelli corti sulla nuca. «So che l'uragano dell'anno scorso ha distrutto Cuba. Le piantagioni non esistono più e di certo i nostri compatrioti hanno pensato bene di guadagnare sulle disgrazie degli spagnoli.»
«Può essere. In questo caso non si possono considerare aiuti?» chiese Bolton.
«L'aiuto è disinteressato. E, oso dire, avviene alla luce del sole, non in baracche nascoste nelle parti inaccessibili dell'isola. Ah, che atteggiamento vergognoso, considerato che Grand Cayman non gode di risorse che giustifichino una tale privazione! Il Governatore ha ripetuto che per mesi si è mangiata cassava, e gli inglesi erano preoccupati per il carico attuale che riporteremo in Inghilterra. È meno della metà del solito. Molti hanno bisogno di tenere i prodotti scampati.»
«Capisco.»
Avery toccò il bicchiere di limonata senza portarselo alle labbra. «Pensavo, MacMourrog, che forse è ora che vi leviate quell'abito.»
Il viso grigiastro di MacMourrog riprese colore. «Signore, vi ringrazio. Sarò lieto di sbarazzarmi degli orpelli.» Poi abbassò la voce, temeva una nuova trovata. «Non intendete vestirmi da animale...»
Avery rise. «Dovreste essere più propositivo! Avete una bella inventiva. Ponderavo, dal momento che noi siamo bloccati alle Cayman, di spedirvi a indagare sui traffici illeciti. Avrete il comando della corvetta.»
«Non posso abbandonarvi.»
«Non contatemi del ruolo e degli obblighi. Nessun ufficiale assennato baratterebbe l'opportunità di comandare una nave ed essere impiegato in un'azione. Immagino vorrete scalare la graduatoria. E, comunque, vi devo allontanare da qui se volete smettere gli abiti da donna. Il mostro vi prenderebbe subito, appena capito l'inganno.»
«E cosa intendete fare?» chiese Bolton.
«Avete i documenti relativi al carico sottratto? Bene, potete passarmeli?»
Kozlov, che si era portato appresso i fogli e il registro che il signor Campbell aveva trovato frugando nell'alloggio dello stalliere – con la giovane moglie dell'infame a strillare che non poteva guardare nei suoi cassetti, non era azione da gentiluomo –, li mise sul tavolo.
Avery li scorse. Conosceva la tipologia e non gli fu difficile trovare i porti. Port Royal, Kingston. «Probabilmente l'isola risente dell'abolizione della schiavitù, che ha spezzato la grande famiglia degli schiavi in piccoli nuclei che non gestiscono le piantagioni di zucchero, ma coltivano il necessario per la famiglia. Laggiù devono esserci dei bei guai se gli abitanti delle Cayman tentano la via del contrabbando. Siete stato fortunato, Kozlov, e avete fatto un favore all'Impero.»
«Lieto di sentirlo.»
«Quindi, MacMourrog, ora toccherà a voi. Prendetevi gli uomini scaltri, quelli capaci di infilarsi ovunque senza rimanere bloccati, se capite cosa intendo. Portatevi Casambus. Camuffate la nave, fatela sembrare un mercantile. Guardate alla nostra zavorra e copiate. Andate là con questi» disse Avery, e batté i polpastrelli sui documenti, «fatevi dire quanto possibile e se dovete mettere i ferri metteteli. Vi darò degli ordini scritti qualora doveste incontrare resistenza. Niente azioni eroiche, se capite che il marcio è troppo radicato ed esteso tornate e riferite. Trascriverò per l'Ammiragliato e ci penseranno i Regnanti. Quanto a noi, dovremo badare agli attacchi della Sirena e difenderci meglio che possiamo.»
Kozlov aprì la bocca.
«C'è qualcosa che volete aggiungere?»
La Sirena Alata andrà in quiescenza, che presumo sia un letargo, se quello che ho sentito è vero. È inutile. «No, signore. Era un pensiero inutile.»
«Bene. Lasciatemi tornare in coperta, abbiamo del lavoro da finire.» In un'unica onda, gli ufficiali lasciarono i sedili. Il vestito di MacMourrog rimase impigliato in una scheggia di legno. Kozlov levò il primo ufficiale dall'impiccio sotto gli occhi immobili del capitano.
«A proposito, avete recuperato la lancia?»
«No, signore, gli isolani hanno depredato ogni cosa utile» disse Bolton con gli occhi bassi.
«Non importa, abbiamo il tempo di farcene costruire un'altra.» Muovendosi, Avery udì il fruscio della carta in tasca. Per un istante fu tentato di trattenere il primo ufficiale.
Capitano, una moglie sorda non ascolta il malcontento e le reprimende del marito; una moglie muta non ribatte a tono. Sarebbe l'unione perfetta.
Un vecchio di quasi sessant'anni che voleva una giovane di venticinque e chiedeva la sua mano al parente prossimo. Una scrittura mesta e allo stesso tempo vogliosa. Avery doveva rispondere e l'avrebbe fatto: la sua parente era in viaggio per tornare in patria. Avrebbe ricordato al Governatore la frase: Grand Cayman non è un paradiso. E avrebbe dato quanto prima la lettera alle fiamme.
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