39. (PARTE PRIMA)
«Sette. Otto.»
Il rumore della corda annodata e grezza sulla schiena nuda era secco e sibilante.
Avery ringraziò che il marinaio legato polsi e caviglie al graticcio avesse la pelle dura. Quello prima, il tredicesimo, oltre a singhiozzare a ogni colpo – pareva stesse portando a termine un amplesso – aveva sanguinato al punto che l'aiuto di Blight aveva dovuto versare altra sabbia dove adesso Parry affondava i piedi.
«Nove» scandì il nostromo.
Sul cassero erano riuniti gli ufficiali, con MacMourrog nel suo abito femminile che guardava i marinai sollevati dalla punizione e muti, fra cui, in prima fila, Helsby coi capelli lisci e neri e la giacchetta corta.
Kozlov, sulla spiaggia, si voltò verso la pirocorvetta. Udiva il conteggio lontano come una campana a morto. Sbarbato, pettinato e con indosso l'uniforme blu da secondo ufficiale, aveva chiesto il permesso di sbarcare per un'incombenza di cui non aveva voluto spiegare la natura.
«Dieci.»
Kozlov scelse un luogo fra gli alberi della foresta costiera e attraversò cespugli raspanti. Si chinò. «Ditele che sono costretto a recarmi nell'East End. La Sirena Alata ha ucciso laggiù.»
Sotto la superficie di un mare immobile si mescolavano i pesci variopinti, gli squali nutrice quieti e le mante. Si chiese chi di loro avrebbe portato il messaggio.
«Dodici.»
«Il prossimo» disse Avery senza inflessione, il viso rivolto alla spiaggia. Si accorse che il russo era sparito alla vista. «Spogliatevi.»
Worrall si sbottonò la camicia, la tolse in un gesto ampio e la gettò a chi attendeva in fila la punizione. Alzò le braccia e si accostò al graticcio annusando il lezzo di sudore di chi l'aveva preceduto. Il caldo rendeva insopportabile qualunque tanfo.
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Lo spettacolo che aveva riempito l'infermeria e abbattuto più marinai di quanti Avery volesse, non tolse l'appetito agli ufficiali riuniti nel quadrato. Mangiarono pesce cucinato secondo la ricetta caraibica che il cuoco prediligeva, e conversarono di argomenti piacevoli, il teatro e la musica, lasciando perdere le questioni marinare e il clima.
Avery consigliò a Kozlov di sdraiarsi sul letto della sua cabina e dormire prima della partenza fissata per l'indomani, ma trovava il secondo ufficiale troppo remissivo.
Il cuoco entrò con un budino di frutta traballante e lo depose sul tavolo. Avery ne tagliò grosse porzioni con una spatola. Cobb promise che ne avrebbe conservata una fetta per Patterson.
«Signori, cosa ne pensate di Kozlov?» chiese il capitano.
Bolton infilò in bocca il cucchiaio, Blight corrugò la fronte. MacMourrog, senza parrucca, spostò la testa all'indietro e Cobb fissò il capitano.
«MacMourrog, avete detto di aver visto Kozlov uscire dal sarto di Mary Street. Aveva qualcosa in mano?»
«Non che io ricordi, signore.»
«Pare si sia fatto confezionare una camicia. Qualcuno l'ha visto tornare a bordo con qualche pacchetto?»
I presenti scossero la testa.
«Adesso che mi ci fate pensare, la sera della riunione dal Governatore» disse il primo ufficiale, «fece un'osservazione sull'abito.» Con la mano si batté sul petto.
«Il vostro abito? E cosa disse?»
«Non ricordo le parole precise. Pressappoco disse che il sarto aveva detto di non averne uno così. Io risposi che eravamo dovuti andare dalla signora Ferguson.»
«State dicendo che non cercava una camicia?»
«Non so se cercasse una camicia. E comunque una cosa non esclude l'altra.» MacMourrog parve a disagio.
«Giusto. Voi, Bolton? Non ne sapete niente?»
«Cosa dovrei sapere? Io e Kozlov non conversiamo da quando mi sobbarco le guardie al suo posto, signore. Dove va quando è sulla terraferma non lo so proprio.»
«Immagino che smaniate.»
«Nella giusta misura, signore. Mi piacerebbe scendere, ma non sono ansioso di farmi divorare.»
«È lo spirito adatto, Bolton. Verrete ricompensato.»
Cobb si alzò, si frugò nelle tasche dei calzoni blu e trasse il contenitore dell'unguento. «Se cercate indizi, ne ho uno.» Porse ad Avery il portapillole con la miniatura della donna, dell'uomo in marsina, del cane e degli uccelli piccoli come moscerini.
I presenti si sporsero per vedere.
«Un oggetto di pregevole fattura» disse Avery, e lo aprì. Lo sollevò e annusò l'impiastro verde e trasparente. «Che cos'è? Aloe?» Ma c'è altro. Odore di pesce. Mattatoio di pesci.
«Sì, capitano. E insieme c'era un pacchetto. Dentro ho trovato delle erbe di qui che il signor Kozlov mi ha chiesto di utilizzare per farne decotti.»
«E dove le avrebbe prese?»
«Presumo da qualche indigeno locale. Magari una delle streghe del voodoo di cui si parla.»
«Sull'isola vive uno stregone, non delle streghe. Le indigene, però, conoscono le proprietà mediche di ogni albero e cespuglio.»
I presenti si zittirono e si concentrarono sugli ultimi resti di budino: Avery udiva il grattare dei cucchiai sulla porcellana e si maledisse. Erano fin troppo consci di un passato non ancora lontano.
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