35. (PARTE QUINTA)
Un tordo zamperosse si mosse a scatti sul terreno davanti al cavallo, nient'altro che un movimento blu-grigio che sparì dietro un cespuglio.
Le doline carsiche si riempivano d'acqua durante le piogge della stagione umida e in alcuni tratti venivano raggiunte dalle inondazioni stagionali. Il Vento parlava dello spettacolo delle fratture del terreno che si intersecavano con pozze lenticolari d'acqua dolce e salmastra. Gli indigeni riconoscevano, come gli uccelli, quali fossero potabili e quali no osservando gli alberi che vi crescevano intorno.
Adesso non c'era altro che roccia nuda ed esposta. La Sirena non vide i segni del sale lasciato sul terreno dall'acqua che si ritirava. La foresta era assetata, glielo gridava. «Aggiustate la direzione, ora verso nord.»
Kozlov guardò gli alberi. A est lo attendevano i mangrovieti e i terreni cedevoli e umidi. Fu lieto di cambiare direzione. Rallentò l'andatura; vedeva le crepe nel terreno, le buche e i massi da cui spiovevano le felci.
Poco avanti trovarono l'ingresso di una grotta. La Sirena disse di avanzare e Kozlov si trovò nella frescura, non nell'umidità che si era atteso. Il clima non era come gli altri anni in cui era stato sull'isola. Per un istante fu tentato di porre la domanda, poi considerò il cappello della Sirena che non permetteva di vederle il viso e rinunciò. L'oscurità della grotta gli rammentava i momenti della notte in cui pensava a lei. Quel viaggio pomeridiano viveva di momenti altalenanti, e lui passava da un'euforia contenuta al terrore in un modo che logorava il corpo.
Le pietre divennero grigie in prossimità dell'apertura irregolare e al di là alcune farfalle fluttuavano. I due udirono il suono ripetuto del becco di un picchio dalla pancia rossa. La Sirena sapeva che quando i picchi lasciavano i buchi negli alberi i pappagalli li occupavano. Per fortuna lì non c'erano alberi dal fusto abbastanza spesso perché Kyriake si insediasse. Tuttavia, sondò i dintorni per scrupolo e individuò le ragnatele delle radici di alcune orchidee avvinghiate ai fusti. I fiori parevano ragni bianchi in attesa.
Kozlov notò che gli alberi si erano accorciati. Decise di scendere dal cavallo e proseguire a passo d'uomo. Chiese alla Sirena di abbassarsi contro la testa dell'animale; i rami formavano un groviglio che lui non poteva tagliare senza coltello. Prese le redini e si mosse su un piano che riconobbe avere le sembianze di un sentiero. Quasi gli avesse letto nella mente, la Sirena disse: «Siamo vicini.»
Dopo pochi minuti videro una forma marrone fra il verde.
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