33. (PARTE PRIMA)
L'indomani il sole sorse in un cielo sgombro e illuminò le isole.
Kozlov, che non avvertiva dolori e a cui era tornata l'efficienza che l'aveva reso l'ufficiale più rispettato sulla nave dopo il capitano, esaminava uno dei quadri del corridoio, il ritratto di una giovane con i capelli ramati. Non gli interessava la sensualità del viso e si ritenne fortunato che il pittore avesse deciso per un dipinto in piedi e non un mezzobusto. Ora aveva una vaga idea di cosa cercare.
Cobb lo trovò in contemplazione assorta e per i primi minuti non si azzardò a disturbarlo; quando la pesantezza del vassoio che reggeva cominciò a gravare sulle braccia ogni secondo trascorso, chiese: «Vi sentite meglio?».
«Sì, vi ringrazio.»
«Vi ho portato la colazione, ieri sera vi siete addormentato senza cenare.»
«Ho dormito come non facevo da tempo. Il sonno ritempra.»
Kozlov si volse per esaminare di nuovo il ritratto e imprimersi bene le caratteristiche dell'abito. Non aveva il tempo di farsene confezionare uno, avrebbe dovuto acquistarlo con i fronzoli che aveva. Lo impensierivano le misure, non aveva valutato bene una donna di cui aveva guardato appena le spalle, che non gli erano parse strette. Dicevano che era formosa, quanto non lo sapeva.
«Vi interessa il quadro? Non è il migliore, ve l'assicuro.»
Il secondo ufficiale socchiuse le labbra per la risposta, esitò. Rinserrò i denti ricacciando l'istinto, si rivolse con un sorriso statico al dentista ed esaminò il contenuto del piatto: frutta fresca, latte di cocco e una bistecca. «Mangerò, poi dovrò uscire.»
«Non dovreste, siete provato dalla passeggiata di ieri.»
«Stare allettato mi rende debole. Devo muovermi, mi conoscete.» Il russo vide il fantasma di suo fratello incapace di parlare, udire, spostarsi, il collo e il torso rigidi dopo le convulsioni che lo squassavano, fino al minuto in cui era svenuto per non riaversi più.
I Kozlov avevano avuto solo due figli maschi, perché l'Altissimo se ne infischiava delle preghiere del capofamiglia. Pareva che il ventre della signora Kozlova fosse divenuto sterile con il gelo e le condizioni in cui il marito l'aveva costretta prima di lasciare l'interno per la costa. La donna aveva rischiato la vita in entrambi i parti ma era sopravvissuta, coriacea come i fiori scampati alla fame divoratrice dei moschi coi canini dei vampiri, e aveva generato due eredi con la solidità della banchisa polare, lavoratori e obbedienti, che non avevano dimestichezza con il mondo muliebre e le sue sfaccettature. Il maggiore, ritrasferitosi nei pressi di Irkutsk nel 1843, aveva appena incontrato una giovane quando s'era materializzata la disgrazia. Aveva l'abitudine di lavorare all'esterno a torso nudo nel periodo in cui le zecche proliferavano e si era beccato una malattia senza nome di cui erano vittime i pastori.
Borya era giunto in concomitanza con l'aggravarsi dei sintomi, allertato da un telegramma spedito da una famiglia che sapeva bene cosa volesse dire anticipare.
Kozlov ricordò il rogo del fratello e lo strazio raccolto della futura cognata. Non era sicuro seppellire il cadavere nella terra, per cui lui e il padre avevano preso l'accetta e vagato nella foresta per tagliare rami nello stesso modo muto e paziente di chi è conscio che la morte staziona in ogni oggetto della casa, è il membro invisibile che li appesantisce e fa gemere i mobili di notte. Dopo aver accatastato abbastanza legna avevano deposto il cadavere e acceso il fuoco, e lui aveva osservato il fumo errante che si disperdeva fra alberi spogli e serrati. Nemmeno allora, quando era finito tutto, salutando la giovane che mai sarebbe diventata sua cognata le aveva guardato gli abiti.
Cobb capì che ogni consiglio aveva il valore di battere una noce di cocco vuota. Tornò nella stanza con il secondo ufficiale e depositò il vassoio sul comodino. Due letti in là la vittima dell'accoltellamento, Kidder, mangiava con appetito e conversava con il marinaio della pirocorvetta Lakeman, che aveva una costola sbeccata.
«Non sarei qui se non fosse stato per la potta. Che bastardo è chi va per strada con un coltello da macellazione?»
«Dovresti saperlo. Amico, sei andato a infastidire i primitivi.»
«Cosa dovevo fare? Le bianche non mi guardano, nemmeno quando sono vestito per l'ispezione generale. Le primitive non contano storie.»
«E non ce l'hai una moglie, Kidder?»
«Anche se ce l'avessi la vedrei un paio di mesi l'anno. Sempre in giro. Sempre. Atlantico d'inverno e Mediterraneo d'estate, il mio capitano accetta ogni ordine che gli si accosta.»
«E si cerca la potta dove c'è. Un mio compagno, Burns, dice che è pronto come un cannone di caccia ma credo che hanno ragione gli altri quando dicono che non sa cos'è la potta.»
«Se non lo sa dovreste preoccuparvi. Nessuno di voi gli spiega?»
«Temiamo che non la sa distinguere.»
«Povero bastardo. Mi sa che gli andrebbero bene anche le sirene, a questo Burns.»
Kozlov si impose di far deragliare la mente. «Sapreste dirmi, se lo sapete, dove posso trovare la bottega di un sarto o qualcuno che venda abiti?»
Cobb, accomodatosi sulla sedia alla scrivania vicino alla finestra, si grattò lo spazio a lato dell'occhio destro. Guardò Kozlov che mangiava con la schiena dritta, il vassoio sulle gambe e la forchetta nella mano sinistra, e si morse in bocca domande scomode.
«Mi sembra che ci sia un negozio, una botteguccia piccola in Mary Street. Una volta ci andai per un rappezzo alla giacca della dotazione.»
«Obbligato. C'è qualcosa che posso fare per sdebitarmi, una commissione?»
«No, grazie.»
Kozlov finì di mangiare, lasciò piatto e posate in ordine. Prese del denaro, lo ficcò in un borsello che mise al collo. Indossava una casacca russa che gli conferiva un aspetto strano e i calzoni neri. Si infilò gli stivali e si toccò il viso. Nei giorni di convalescenza non si era rasato e la mascella era incorniciata da una peluria chiara e morbida. Decise di non toglierla, sarebbe stato meno riconoscibile. Si era alzato dal letto quando udì gridare all'esterno.
Jimmy sifilitico si affacciò alla finestra, guardò dentro e fece sussultare il dentista. «Dottore, signor Kozlov, ho visto la pirocorvetta, sta entrando in porto!»
«Sono di ritorno?» Cobb corse all'ingresso, sulla veranda, e sforzò la vista oltre il muro di palme e piante e cespugli che formavano un intrico protettivo dell'intimità dei malati. Gli parve di vedere la bandiera inglese con la nuova fiamma sostituta.
Kozlov, che l'aveva seguito, lo scostò con delicatezza e lo salutò.
«Non attendete l'arrivo del capitano?»
«Sarò di ritorno prima che abbia sbrigato le questioni burocratiche col signor Middleton. Se è qui, o ha catturato la cosa e i ribelli oppure ci sono altri guai in vista.»
Cobb seguì la figura snella del russo che scendeva il sentiero sterrato e gli parve uno di quei collezionisti di farfalle che se ne andavano a zonzo con il retino. «Vi voglio indietro per pranzo» gli gridò.
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