28. (PARTE SECONDA)
Il giorno successivo, dopo quattro ore di sonno, Avery scese in infermeria.
«È un'infezione. Dall'orecchio si è propagata alla gola e il signor Bolton ha perduto la voce» disse Patterson per spiegare la diagnosi di otite.
«Ci mancava anche questa.»
«Capitano, la vostra è un'idea che non tiene conto del fatto che l'Odisseo non tenne i tappi di cera giorni e notti interi.»
Avery batté il pugno sul ginocchio e diede una lunga occhiata al nocchiere nella cuccetta. Bolton digrignava i denti, attendeva che la medicina gli portasse sollievo con un fazzoletto che gli avvolgeva la testa, gli copriva gli orecchi e terminava in un nodo sotto il mento.
Almeno fosse mal di denti.
«Il dolore è acuto al punto che ho dovuto somministragli il laudano.»
Darei io stesso l'oppio a ogni uomo della ciurma per farmi rivelare su due piedi la verità. Avery ringraziò il dottore e tornò in coperta. I marinai seguirono il suo percorso dalla scaletta al cassero.
Quando il capitano si fu issato, fece il gesto che stabiliva l'adunata e con l'indice orizzontale disse di levarsi l'impedimento dalle orecchie. Illustrò la situazione trattenendo a stento la collera. «Per ora teneteli nelle tasche, penserò a un'alternativa.»
Tittensor alzò una mano.
«C'è qualcosa che vuoi dire?»
«Il piano, signore. Oggi si doveva provare a stanare la sirena e si era detto che il signor Bolton doveva cantare.»
«Lo so, ero sceso in infermeria per questo.» Nella folla radunata, fra cui affiorava il quadrato rosso della fanteria, Avery vide Markin con il violino e l'archetto in mano. «Signor MacMourrog.»
«Aye, signore?» Il primo ufficiale, nella sua postura deferente, fece un passo avanti.
«Voi avete una voce decente. Sostituirete il signor Bolton.»
«Io? Signore, è vero che il signor Bolton mi ha dato qualche lezione e che canto quando mi rado ma...»
«Lo farei io se non strepitassi come un somaro.»
«E quale... canzone volete che canti?»
Si sollevò un ridacchiare soffocato.
«Silenzio a prua e a poppa!» ribadì il capitano. «A chiunque oserà ghignare infliggerò una dozzina di frustate.»
Blight annuì.
«Troverete un motivo che fa al caso nostro. Avanti, pensate.»
In preda all'angoscia, MacMourrog sfogliò il canzoniere nella sua mente e scartò Nelson's blood e altre canzoni che inneggiavano al grog. «Forse Roll Me Hearties, ma non ricordo tutte le parole.»
«E non pensate sia un buon motivo per scartarla a priori? Prendete un respiro e ragionate con calma. Cosa cantate quando siete solo?»
«No, signore, non lo potrei ripetere. Sono parole che invento da me. Magari potrei tentare con una canzone degli indigeni di qui.»
«Dimenticate il Blues, non vorrei che scatenaste l'uragano. Dobbiamo solo stuzzicarla.»
«Non conoscete Only one more day?» chiese Patterson che, da ordini, aveva lasciato il capezzale di Bolton.
«Non l'ho mai sentita nominare. È americana, per caso?»
«Certo che è...»
«Lasciamo perdere le canzoni americane, dottore.»
«Conosco Waves on the sea, ma non penso sia il caso» disse MacMourrog.
«Perché?»
«Parla di un naufragio e di una sirena.»
La nave rispose in un cigolio di bozzelli e di acqua contro le murate.
«Invece penso che potrebbe andare bene. Intonatela, per cortesia. Markin, la conosci?»
«La conosco sì, signore.» E non vorrei. Markin mise il violino sotto il mento, saggiò le corde con l'archetto, ne trasse un suono stridulo, toccò uno dei piroli, riprovò, sistemò e disse: «Sono pronto.»
MacMourrog chiese di poter allentare il colletto. Emise dei richiami di oboe da pollo della prateria seguiti da trilli di usignolo che avrebbero fatto sbellicare una platea di gente comune. Nessun marinaio rise, avevano la vacuità negli sguardi alimentata dal pensiero del graticcio, del bastone e, in ultima istanza, se non si fossero frenati, del giro di chiglia. Bastava a levare qualsiasi divertimento.
Il primo ufficiale chiuse gli occhi, non reggeva il pubblico. Quando cominciò a cantare con il solo accompagnamento del violino, i marinai giulivi ammisero che più che cavarsela era bravo.
MacMourrog smise dopo la prima strofa.
«Bene» fu tutto quello che Avery ebbe da dire. «Cominciamo.»
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