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12.


Erano passate diverse settimane da quando la Sirena Alata era giunta a Gran Cayman e, come accadeva per le cose inusuali che non la attiravano particolarmente, la Sirena si era quasi scordata di lei. Quell'uccello con il volto umano non aveva niente da offrire che potesse interessarle. Non se ne sarebbe fatta nulla di due zampe di pollo.

Studiava l'anatomia degli arti inferiori umani in un vecchio libro spagnolo, quando udì uno spostamento delle masse marine di profondità, la stessa percezione che prova un uomo quando viene centrato nel petto da una cascata. L'acqua faceva sussultare le fondamenta calcaree della Stanza.

La Sirena chiuse il libro, calcolò quanto tempo avesse, sgusciò fuori dalla porta lasciata aperta, all'indietro nell'imitazione di un paguro, chiuse con la chiave, se la mise al collo e si immerse.

Non era prona agli spaventi immotivati, ma la sensazione generava in lei il terrore misto all'insofferenza di essere portata di nuovo a giudizio. Il carceriere che l'aveva resa schiava del ruolo aveva moltiplicato le visite nell'ultimo anno. Almeno una volta al mese. Non era difficile raggiungere il Mar dei Caraibi per chi poteva spostarsi dal Pacifico con possenti cavalli di spuma, ignorando i vortici del passaggio di Drake quasi fossero massaggi delle correnti.

Il Dio Nettuno riempiva e scuoteva l'alcova, ogni volta con mano più forte della precedente. Rovesciava la specchiera con il cassetto sfondato, che l'acqua tratteneva dal cadere schiantando la lastra riflettente per altri anni di sventura; agitava le colonne di corallo del baldacchino e l'organza; innervosiva i pesci dentro e fuori le gabbie.

Una camelia di stoffa zuppa cadde sul letto e una mano larga e liscia la raccolse.

La Sirena giunse che Lui era lì coi suoi capelli ricciuti e la barba e la coda pesante di un anfibio estinto. Qualcosa, forse il cerchio d'oro che il padre portava su una chioma che si muoveva in onde serpentine, le rammentò la Sirena Alata. Capì di non poter far nulla per evitare il rimprovero.

Nettuno si volse, gigantesco accanto al letto, il tridente steso che lo separava dalla figlia, e vide la chiave che lei portava al collo. «Figlia, non abbandonerai mai l'indegna abitudine di stare in superficie quando il tuo posto è nel mare.»

«Mi hai dato in dono la respirazione. Alcune specie di pesci devono sollevarsi dall'acqua per respirare.»

«L'ossigeno di cui abbisogni è qui.»

«Non mi è sufficiente. Sono ingorda, padre. Non ne ho mai abbastanza.»

Nettuno appoggiò il tridente a un corallo del baldacchino. La punta si perse nella torbida oscurità del fondale. «Ti porto un comando, figlia.»

«L'ennesimo. Non mi stupisce. Di quale atto sono accusata? Siete qui per l'uragano dell'anno passato? La popolazione stava facendosi ardita.»

«Questo mare risponde a te sola, lo so, ma io ho il diritto e la capacità di conoscerne i segreti. So che hai rifiutato il sacrificio delle tre giovani, che hai spaventato ogni creatura nei dintorni e affondato innumerevoli navi. Quest'anno non ci saranno uragani, che quell'uomo torni o no.»

La Sirena non rise. Fissò il padre in attesa.

«Come piace dire ai comandanti navali, il tuo compagno verrà "messo ai ferri".»

«Non ho un compagno.»

«Il Vento.»

«Cos'ha fatto? Cosa volete fargli?»

«Verrà rinchiuso.»

«Volete rinchiudere il Vento? Senza l'Aliseo il clima impazzirà.»

«Non lo rinchiuderemo per intero. Un terzo di lui continuerà a soffiare per tenere stabile il clima e...»

«Sarà troppo debole per generare l'uragano e nessuna nave riuscirà a navigare verso ovest!»

«Questa sarà una stagione priva di morte, figlia. Tu e l'Aliseo sciagurato che ti offre la sua forza avete compiuto un atto intollerabile. Dimmi, figlia, chi ha condotto sull'isola il tuo compagno?»

«La... Kyriake.»

«Tu sei una bambina, figlia, e non immagini il danno che stai cagionando all'arcipelago. Dimmi, tu che vai in superficie con un animo superficiale, sai delle disgrazie che fanno suonare la campana di Grand Cayman?»

La Sirena ammutolì. L'ira le squassava il corpo e fu con grande dominio di sé che domandò: «Che cosa ha fatto quell'uccello?»

«Non è un uccello, figlia ignorante. A cosa servono i libri che custodisci in superficie se non riconosci una tua pari? È una Sirena, più antica di me e di te, ed è stata generata da una divinità. Tu, con la tua abituale avventatezza, le hai dato il permesso di nidificare a Grand Cayman. E la tua parola ha il valore di un patto.»

«Se una mia parola le ha permesso di restare, un'altra la caccerà.»

«Non sei abbastanza potente. Potrebbe essere lei a uccidere te, se la infastidirai.»

«Non sono un insetto!»

«La colpa non è tua. Poiché non ne avevi mai vista una ti era impossibile riconoscerla. Fidavo nella consultazione dei libri, ma sbagliavo.» Nettuno guardò i pesci che si erano ammassati lontano. «Il Signore dei Venti è di ben altro avviso e non condonerà l'errore dell'Aliseo.»

«Padre.»

Nettuno udì il cambio nel tono, una maturità vocale.

«Se imprigionate il Vento non avrò alcun potere per contrastare l'intrusa. Cosa farò? Come amministrerò le isole?»

«Io e il Signore dei Venti terremo un consiglio. Andremo a Zante e interpelleremo il Greco. L'unico tuo compito, adesso, è di interrompere le morti. Tieni a bada la Sirena con le capacità che ti sono state elargite e confida che possa esserci del discernimento nel suo cervello di animale. E adesso ascoltami. Le Sirene Alate si nutrono di visceri umani.»

La Sirena rammentò la voce di Kyriake che parlava di gabbie appese con dentro uomini prigionieri e lei che, al crepuscolo, come un rapace qualunque, vi si attaccava.

«Lacerano il ventre con una bocca che può diventare becco e frugano l'interno con gli incisivi. Si dice che succhino via anche l'anima. Il loro non è un pasto comune, è un rituale che si perpetra per un mese, entra in quiescenza per tre, e ricomincia.»

Alla fine di ottobre, quando arriveranno i mercantili inglesi.

«Ora, figlia, devi confidarmi tutto quello che vi siete dette. Non tralasciare nulla.»

La Sirena obbedì e ripercorse la conoscenza con la Sirena Alata attraverso parole asciutte e la memoria prodigiosa.

«Dovrai badare a lei nel crepuscolo e durante le ore notturne.»

«Proverò comunque a scacciarla» decise la Sirena, poi cambiò espressione e Nettuno vide che un pensiero le si era formato nella mente. «Padre, mi darete un paio di gambe? Altrimenti sarei impossibilitata a seguirla nel suo nascondiglio nelle mangrovie. Come potrei percorrere i sentieri?»

«Figlia, confido che tu sappia come fare. Non è la prima volta che vaghi sulla terraferma.»

«Se dovessi incontrare gli uomini non potrei fuggire.»

«Le tue obiezioni sono assennate e me ne compiaccio. Ma sai bene che non ho il potere di concederti le gambe. Nessuno che io conosca ce l'ha.»

«Padre, a volte dubito delle vostre parole.»

Nettuno stette per infliggere un insulto quando si immobilizzò. Sua figlia non dava retta a nessuno, ostinata e sanguigna come l'aveva creata. Per la prima volta nella sua esistenza, il Dio del Mare ringraziò che la Sirena non si fosse riprodotta. Ebbe pena di lei e di se stesso se l'avesse perduta. «Vieni con me, adesso. È una notte illune. Devi presenziare alla sigillatura dell'Aliseo, il Signore dei Venti esige che tu assista.»

Maledetti.

«Indossa il diadema d'oro e levati la retina dei pescatori.»

La Sirena si tolse la retina e lasciò che i capelli fluttuassero intorno a lei. Non accennò a portarsi al cassetto del mobile vicino al cannone dove era riposta la corona. «Non sono una santa, padre. Non ho bisogno dell'aureola.» Lasciando l'onore a Nettuno di sopravanzarla, salì sul cocchio di cavalli di spuma.

Il Dio del Mare fece schioccare le redini e i cavalli fendettero l'acqua verso la superficie.

..........................

Era una notte fosca al pari degli occhi di corallo nero della Sirena. Senza la retina a mandare bagliori, i capelli scomparivano nell'ombra. Lei era un volto e un mezzobusto di sale bianco.

Il Signore dei Venti, che la Sirena non aveva mai visto, viveva fuori della Terra, avvolgendola. A volte, una parte di sé aleggiava nella troposfera e presiedeva ogni fenomeno meteorologico.

La Sirena lo avvertì in un'energia che la circondava e le premeva sul corpo. Era quasi impossibile per lei muoversi e l'ossigeno, che non le aveva mai nuociuto, divenne difficile da respirare.

«Dì a tua figlia di non starmi appresso» comandò il Signore dei Venti con la voce che avrebbe avuto il vuoto nello spazio.

«Sistemati accanto a quella roccia.»

Il Vento le girò intorno, raffrescandola. «Mi dispiace, Sirena.»

Lei non riuscì a rispondere. Era stremata dai torti. Annuì.

Il Vento la baciò sulla fronte e sulla bocca, e si spostò verso l'entrata della Grotta dove soleva nascondersi e riposare. Il Signore dei Venti ve lo gettò con un soffio poderoso che parve smembrare l'aria. Per un lungo secondo, un secondo interminabile, la Sirena provò l'agonia degli annegati.

L'Aliseo scomparve nel fondo della Grotta. La Sirena ne avvertì l'assenza come un nuovo pugno al diaframma. Non avrebbe potuto discorrere con nessuno dei suoi tormenti. Pensò che il Vento non fosse riuscito nemmeno a terminare il libro. Cercò di immaginarlo in pellegrinaggio in un luogo che lei non poteva visitare.

«Signore dei Venti» osò dire quando le divenne impossibile tacere, «quanto durerà la prigionia?»

«Dipenderà dalla soluzione.»

Mai come in quel momento, la Sirena avvertì la vastità interminabile del suo tempo.

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