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10. (PARTE SECONDA)



Alle diciannove e trenta di venerdì nove luglio, con un sottile margine libero d'unghia di luna circondato da nuvole incombenti, i rappresentanti dei cinque distretti si riunirono a Pedro St. James, in un edificio di pietra a due piani con le verande e un arco ad anticipare l'entrata, chiamato colloquialmente Castello Pedro, protetto dall'abbraccio di un muro e accerchiato da acri di foresta.

Il salone era tagliato in due metà da un tavolo rettangolare con le sedie accostate e la luce di lampade a olio rischiarava una porta lasciata aperta. Gli uomini avevano scelto lo studio e attingevano da bottiglie di rhum e whisky posate sul tavolino con una mezza dozzina di bicchieri.

Lo studio conteneva diversi volumi che i britannici avevano portato dalla patria, per lo più libri famosi e grandi classici. Il posto d'onore riservato alla Bibbia era sullo scaffale alla portata delle mani di adulti, bambini e storpi in sedia a ruote. A volte, quando le riunioni finivano con un esito confuso, gli uomini si affidavano al passo di una pagina aperta a caso e la loro incertezza vi vedeva la soluzione. Credevano di fare la volontà dell'Altissimo, ma in realtà erano decisioni di uomini basate su espedienti di uomini.

«Dunque, da quello che si sa per certo le vittime sono cinque» disse il signor Bodden, discendente della famiglia da cui prendeva il nome Bodden Town. Espirò a denti stretti il fumo del sigaro.

«La situazione è in stallo. Da una settimana» disse Campbell. Proveniva dall'East End e nel suo distretto non c'erano state uccisioni.

«Così pare» disse Foster. Nel Seven Mile Beach l'esistenza proseguiva coi moti pigri delle iguane.

Il signor King, sulla poltrona, accettato fra gli uomini facoltosi come rappresentante del Governatore, faceva dondolare la gamba accavallata. Soffriva della sciatica che il viaggio da Turtle Fence nella pioggia gli aveva lasciato. «Finora gli assassinii sono circoscritti fra il North Side e il South Sound.»

«Si nascondono nelle mangrovie, io credo» disse Middleton. «Da noi a George Town tutto è tranquillo. Gli indigeni lavorano e obbediscono.»

«E come si potrebbe fare?» domandò Young, il più ansioso. Tre dei cinque attacchi erano avvenuti sui sentieri che si perdevano fra le piantagioni di caffè del North Side.

«Il figlio del signor Page dice che il ribelle o i ribelli potrebbero trovarsi in una zona piuttosto vasta che va da Booby Cay, dove si raccolgono le sule, all'entroterra umido della foresta acquatica del North Side. Ma a meno di dar fuoco alla foresta per stanarli, con il rischio di compromettere le colture, non c'è molto che si possa fare. Il figlio ha organizzato una squadra coi suoi indigeni, gli unici che possono vagare fra i sentieri senza perdersi, ma teme che presto il grido di libertà finirà con il contagiarli. E anch'io lo credo.»

«Se dobbiamo bruciare la foresta che si bruci. I terreni di cenere sono fertili. Abbiamo abbastanza raccolto per sopravvivere a un anno sterile. Il fuoco purificherà, togliendo di mezzo i residui da forme quiescenti di parassiti. Avremo una landa nuova di zecca, signori. Io voto per il debbio!» esclamò Foster, e sollevò il bicchiere.

«No» disse il signor King. «Non c'è abbastanza per mantenerci, non dopo l'uragano dell'anno scorso.»

«È troppo rischioso» disse Bodden. «Questo è un ambiente tropicale, Jack. Il terreno vive delle carcasse e dei rifiuti decomposti dalle lunghe piogge stagionali. Bisogna lasciarlo com'è, un incendio doloso sarebbe un colpo troppo forte e non avremmo nulla se non cenere.» Era la parola del figlio di un agricoltore laureato in scienze naturali.

«E sarebbe proprio la pioggia, con la sua virulenza stagionale, a spegnere ogni focolaio» interloquì il signor King.

I presenti si zittirono, lasciando l'unica voce dell'orologio sulla mensola, irritante e monotona. Parlavano di carcasse e pensavano all'orrendo dagherrotipo scattato dal figlio del signor Page nella foresta – dopo aver spostato il corpo dell'indigena.

Il defunto, dal petto in su, era attraente come al solito, muscoloso, e le gambe erano state risparmiate dallo strazio. Il ventre, dove alcuni dicevano si nascondesse l'anima, era stato aperto da una lama con il bordo regolare – a giudicare dagli stracci di pelle penzolante – e quello che c'era dentro mangiato senza decoro, il lavoro di un rapace o di un avvoltoio.

I presenti riflettevano, ciascuno con il pensiero personale, sulla ritualità del gesto, ed era il motivo per cui credevano fosse l'opera di uno schiavo liberato. La religione era sbarcata sull'isola da pochi anni, insufficienti a far sì che sviluppasse radici e lasciasse fiorire il seme protestante o presbiteriano, per non parlare dell'unico missionario cattolico, un eremita con il saio e il rosario che gli indigeni trattavano con indulgenza pensando fosse pazzo.

Il signor King e i rappresentanti avevano assistito a sacrifici e visto sacrificati e non avevano fatto molto per eradicare l'usanza. I soldati del Forte trattavano ogni singolo caso con cura e di rado infliggevano pene severe se i rituali riguardavano indigeni contro indigeni, e finora non erano stati molti gli uomini trascinati in Tribunale per aver posato la mano su un bianco.

Sono popoli pacifici, pensò il signor King, addolciti da un clima favorevole per buona parte dell'anno. Ma sono facili all'asservimento e alla coercizione. Inoltre, finché dureranno gli uragani continueranno a perpetrare le loro leggende e nessuno ci assicura che questo caso, questo caso specifico, non riguardi qualche fanatico della Sirena. L'uragano dello scorso anno è stato il peggiore da che sono qui. Forse gli indigeni sono stanchi di contare le vittime.

Quasi gli avesse letto nella mente, Middleton chiese: «Pensate possa riguardare qualche rito per ingraziarsi la Sirena? Non so, parlo per ipotesi, magari dentro il ventre c'è qualche organo particolare che gli indigeni considerano magico, a cui attribuiscono un potere salvifico.»

«E cosa c'è nel ventre?» chiese Young, battendosi una mano sulla pancia.

«Dovremmo chiederlo a un chirurgo» propose Bodden. Con una torsione del polso schiacciò il sigaro nel posacenere.

Il signor King aveva ormai la mente intasata dall'idea della Sirena. Durante l'uragano del 1846 la popolazione si era spinta a legare tre donne agli Scogli del Sacrificio, e nessuna era stata scelta. Erano morte annegate come le altre, ma il regalo non aveva placato la collera del clima.

Lo stregone non aveva ricevuto disegni; la giovane albina – la zeru zeru* – che gli abitanti erano certi venisse apprezzata in virtù del suo aspetto malefico era morta con lo stesso valore di una pietra affondata.

Non era servito. Continuavano a testimoniarlo le case da ricostruire, gli alberi sradicati, le carcasse che, a volte, dopo aver girato nel mare su pezzi di legno, tornavano a riva irriconoscibili, divorate da mosche, uccelli e pesci. In un caso, con il segno di uno schiaffo sul volto.

E adesso questo.

*Persona fantasma.


Nota dell'autore: La fotografia iniziale di Pedro Castle è degli anni '70 del secolo scorso. Dopo decenni di negligenza e uragani non restavano che rovine. Negli anni '90 fu ricostruito sulla base dell'antica architettura delle Cayman e adesso ha l'aspetto dell'immagine sottostante. Comunque, è diverso da come doveva essere nel 1847.

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