10. (PARTE PRIMA)
Il signor King rientrò alla villa in una mattina di temporale. L'acqua scrosciava dal tetto in rivoli, inumando nella terra le foglie e i fiori che erano stati scossi e uccisi dal vento. L'arco laterale senza portone, la villa e le baracche della servitù nel cortile interno, dove la pioggia cantava con un tono sporco sull'acciottolato, erano circondati da un alone fosco.
Scuotendo la mantella e porgendola a Fernando, il signor King rifletté che in certi giorni i Caraibi potessero rivaleggiare con l'Inghilterra in quanto a grigiore. Diede un rapido sguardo prima che il servitore chiudesse la porta: vide gli indigeni con le foglie di palma per parapioggia, avevano l'aria di fantasmi affaccendati quando in realtà non facevano che vagare.
Nel salotto dove era stato acceso un fuoco basso – la panacea dei suoi reumatismi nella stagione umida – la signora King cuciva alcuni vestiti smessi da dare alla nuova chiesa presbiteriana del reverendo Elmslie. Ascoltò i passi nel vestibolo ma non si alzò. Pensava fosse la figlia che si muoveva per casa. Quando vide il marito abbandonò la stoffa, si appoggiò ai braccioli e si alzò nell'abito frusciante con le maniche lunghe.
«Caro, sono felice che tu sia tornato, eravamo preoccupati.»
Il signor King prese posto sulla seconda poltrona prima di risponderle. Meditava sull'affare saltato, sui campi di canna da zucchero che faticavano a riprendersi dopo le onde alte quindici piedi che li avevano spazzati, sugli inglesi che pretendevano i soliti cartoni di saccarosio, sui nuovi rovesci e sulle praterie distrutte a cui aveva dedicato un pensiero monetario. Guardò la moglie che gli veniva vicino e si fermava dove incominciava il bracciolo. «Come mai?»
«Pare che gli indigeni siano in rivolta. Non è chiaro il motivo, ma hanno cominciato... hanno cominciato a uccidersi fra loro.»
Il signor King tornò con la mente al cadavere sventrato sul sentiero delle piantagioni di caffè, la ragione per la quale aveva declinato l'affare. Nei giorni successivi erano stati rinvenuti altri due corpi, un giovane indigeno e un bianco della Giamaica che era alle Cayman per il legno di campeccio. «È accaduto anche a Turtle Fence. Quante sono state le vittime, qui?»
La moglie mise una mano aperta sul seno e respirò piano. Fuori dalla finestra verticale non si vedeva altro che lo scroscio mattutino grigio e un ondeggiare verde che stordiva gli occhi.
«Merelina, quante vittime?»
«A oggi due. Eusebio ha riportato che li hanno trovati a nord di Bodden Town.»
«Li hanno uccisi insieme? Erano indigeni?»
«Uno. L'altro era», e la donna si fece il segno della croce per tre volte, «il povero signor Page.» La donna non rivelò cosa si diceva nelle cucine, che il bianco era appartato nella foresta con una negra quando li avevano ammazzati.
«A chi apparteneva l'indigeno? Era un salariato?»
«A lui, al signor Page.»
«Il signor Page ha un cottage nei pressi della salina di Meagre Bay.» Il signor King si stuzzicò un'unghia con il pollice. Il tizio di cui discorreva era un conoscente che frequentava la capitale per affari e per lui rappresentava un uomo di stampo libertino con cui non s'intratteneva volentieri.
Dopo aver riflettuto tirandosi i baffi, il signor King abbandonò il sedile incavato della poltrona e si avviò verso il vestibolo.
«Caro, non vorrai uscire con questo tempo. Attendi che si plachi.»
«Chiama Eusebio, che prepari la carrozza e mi accompagni a Bodden Town. Voglio parlare con la vedova. Il figlio sarà di certo occupato in ufficio.»
«Ma almeno la colazione, caro. Attendi che chiamo Lenore, era preoccupata per te.»
«Lasciala dov'è. Adesso devo andare dalla signora Page.» Il signor King aveva indossato il mantello asciutto che Fernando aveva appeso all'appendiabiti nel vestibolo, sostituto di quello che s'era portato via per farlo asciugare.
La signora King agitò la campanella che teneva sul tavolino. Dulcina, la cameriera della figlia, arrivò dal piano superiore con uno spolverino in mano.
«Il padrone è tornato, Dulce. Dì a tuo padre di preparare la carrozza. Il signor King ha urgenza di andare a Bodden Town.»
«Sì, signora.» Dulcina sfilò davanti all'enorme forma del padrone. «Bentornato, signore» disse, e piegò la testa in un accenno di inchino. Aprì la porta, uscì e la richiuse. Prese il parapioggia che la padrona le aveva regalato e si incamminò sul ciottolato verso una delle nuove casupole.
Il signor King rimase ad ascoltare il bruire della pioggia. Se era come diceva la moglie, se era come si sospettava nel Little Sound, un nuovo disgraziato con il prurito della rivolta stava spargendo messaggi per gli indigeni. Pensò che potesse trattarsi di nuovo degli spagnoli, che tornavano a rivendicare un antico possesso, o forse erano i francesi con le loro mire espansionistiche. O magari gli olandesi. Chiunque fosse, lui aveva il diritto di avvertire i concittadini e il Governatore dei movimenti sotterranei perché vi ponessero rimedio prima che la faccenda si ingigantisse. Era necessario agire in anticipo, presto sarebbero arrivati i mercantili: i rivoltosi avrebbero approfittato del momento favorevole per rubare le navi e fuggire o ancora peggio bombardare l'isola per scacciare i britannici insediati.
Se ci fosse stato il capitano Avery, avrei avuto la certezza di una risposta al fuoco. Quell'uomo non avrebbe permesso a nessuno di toccare la sua fregata. Pare che abbia addirittura il potere di addolcire gli uragani.
Tuttavia, era stata la risolutezza del capitano a rifiutare Lenore, a restituirle l'isteria dell'infanzia. La sua volontà indipendente gli aveva evitato di tornare sull'isola e gli aveva risparmiato la tragedia. Il signor King lo considerava un farabutto, non poteva essere altrimenti, ma non riusciva a esimersi dall'ammirarne la determinazione e la fortuna. Finché c'era stato Avery, nessun intoppo o ritardo aveva rallentato il commercio fra le Cayman e l'Inghilterra.
L'idiota dell'anno passato, invece, ha scaricato in mare una fortuna con la sua incapacità di aggirare gli scogli. È stato uno dei peggiori uragani degli ultimi anni. Fino a febbraio si vedevano galleggiare balle di tabacco.
Il signor King scrollò le spalle dal peso invisibile che le tirava verso il basso. Doveva muoversi. Perché agli indigeni non si riusciva di inculcare la prontezza? Erano lesti quando pareva a loro, quando c'era da fare i propri comodi. Allora erano svelti, i conigli. Era per cose come quella, prendersela comoda per ogni comando che veniva loro impartito, che erano considerati una razza non evoluta dai luminari del tempo.
Ti osservano con la fissità ottusa delle pecore, pensò, e dalla porta del salotto lasciata aperta scorse la moglie seduta di nuovo accanto al fuoco basso a cucire. E ci vuole un'eternità solo per attaccare due ronzini alla carrozza. Ripassò con la mente le azioni da portare a termine. Avvertire senza strepiti i rappresentanti dei cinque distretti. E i soldati del Forte perché si tenessero pronti. Da quanto non usano i cannoni? Sono diventati dei sodomiti, e prego il cielo che sappiano come tenere un fucile e caricarlo e che facciano funzionare quei cannoni che sparano solo il giorno della ricorrenza della salita al trono della Regina Vittoria. Forze nuove dal Regno, ecco cosa ci vorrebbe. Il clima dei Caraibi rammollisce i deboli di spirito. Quanto ci vuole per attaccare due ronzini alla carrozza? Eusebio, quell'uomo è diventato ancora più lento da quando la figlia è morta. Dovrei dirgli che anch'io ho perso due figli ma il dolore non ha intaccato l'intelletto.
Il signor King batté il piede a terra. Sarebbe andato dalla vedova Page e poi avrebbe chiesto di poter indire una riunione straordinaria a Pedro St. James.
È per quello che ha fatto quel dannato Sligo, che Dio l'abbia in gloria, ma maledetto lo stesso. Non ci si poteva attendere di meglio da un irlandese. Atto di Emancipazione, hanno l'idea fissa dell'emancipazione quei negri bianchi. Cosa fanno gli schiavi liberati dopo il primo momento d'euforia? Tutti indietro come cani tonti. Un uomo è libero quando sa cosa farsene della libertà. La maggior parte degli indigeni non sa dove prendere di che mangiare se non lavora, e con quelle barche e le superstizioni non fanno poi granché. Le vittime, che servono da monito, provenivano da una zona che ingloba la parte centrale e meridionale dell'isola. Ma le notizie arrivano con lentezza.
Il signor King smise di battere il piede. Doveva appurare quale fosse lo stato dell'arcipelago. Lo doveva per la sopravvivenza e perché era un buon cittadino.
Nota dell'autore: Ho avuto diversi ripensamenti se utilizzare o meno il termine dispregiativo "negro", ma purtroppo, all'epoca in cui è ambientata questa storia, i colonialisti ne facevano un largo uso. Ho preferito attenermi ai testi su cui ho studiato la storia e chiedo perdono se qualcuno dovesse sentirsi offeso o urtato. Non mi sono divertito affatto a scriverlo. Vale la stessa cosa quando si fa riferimento agli irlandesi. Gli inglesi li consideravano "white nigger" e anche qui ho scelto di mantenere inalterato lo slang.
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