La Giungla: Il Cacciatore & I Vecchi Soldati
< Assassino. >
< Mostro. >
No...
< Tu mi hai ucciso. >
Non ho avuto scelta...
< Hai permesso che mi uccidessero. >
Non è stata colpa mia...
< Perderai il controllo. >
< Perderai lei. >
< Le farai del male... >
Non è vero, non lo farei mai.
< La ucciderai. >
No...
No!
< NO! > urlò Adrien, svegliandosi di soprassalto nella stanza d'albergo, madido di sudori freddi, il petto che si alzava e abbassava come un mantice.
Plagg lo osservava preoccupato: erano ormai giorni che quegli incubi continuavano, da quando aveva combattuto Gilgamesh al Municipio.
Il senso di colpa per aver ucciso Cu'Chulainn lo attanagliava.
Si districò dalle coperte che gli si erano attorcigliate intorno a causa del suo agitarsi nel sonno, e uscì dal letto, dirigendosi verso il bagno.
Era una bell'hotel, quello dove lui e gli altri Eroi si erano stabiliti, questo andava detto: gli Americani avevano stabilito una base a più alta tecnologia, dove Lu Bu erano tenuto rinchiuso in animazione sospesa, la ciurma pirata aveva ormeggiato la nave nel cielo sopra l'edificio, e i Portatori di Miraculous avevano scelto stanze in cui riposare.
Ma per Adrien Agreste, il riposo non giungeva: ogni giorno la sua salute si erodeva a causa degli incubi e della stanchezza, e a quello la polvere di Mothra non poteva porre rimedio.
Infilò la testa sotto il getto di acqua gelata del lavandino, tentando di scacciare i brutti pensieri.
E sì che avrebbe dovuto essere tutto migliore: certo, era bloccato lontano dalla Parigi che conosceva, ma aveva sconfitto il cattivo e salvato Marinette.
E quel bacio era stato meglio di qualsiasi cosa avesse mai provato in vita sua, forse secondo solo a quando aveva capito di essere innamorato di Ladybug.
Riuscì a sorridere: faceva strano, pensare a lei e Marinette come alla stessa persona, eppure aveva tutto stranamente senso.
Uscì dal bagno, e quando sentì bussare alla porta, e la voce di Marinette che gli chiedeva come stesse, istintivamente le disse di entrare.
Dimenticandosi di essere solo in boxer.
Prima che lui potesse coprirsi o avvisarla, la ragazza entrò in camera... e divenne rapidamente più rossa del suo costume, spalancando gli occhi e cominciando a muovere le mani in gesti inconsulti.
< Oh. > riuscì a dire Marinette < Adrien! Non sapevo che fossi così... così... non sarei entrata se avessi saput--- non che tu non sia bello, insomma, tu sei sempre bello, ma... oh, che idiota, che sono! >
Adrien non riuscì a trattenere un risolino, a vederla così: la ragazza più coraggiosa, talentuosa, incredibile, stupefacente, spettacolare, intelligente e fantastica che conoscesse, in un'identità o nell'altra, ridotta così alla vista di quello che si poteva vedere in un qualsiasi servizio fotografico estivo della Linea Agreste.
Si avvolse in un accappatoio di spugna recuperato in bagno e si sedette sul letto, aspettando che a Marinette passasse il momento di crisi.
< Sei adorabile. > ammise, ridacchiando ancora.
Marinette balbettò un "Grazie" e si avvicinò a lui, sedendosi sul letto, rigida come un ciocco di legno.
Lentamente, la mano di Adrien si mosse verso quella della ragazza dai codini blu, intrecciando le dita con le sue.
< Resta. > mormorò Adrien, tremando leggermente.
Da qualche parte in piena Amazzonia
Un uomo dai capelli ingrigiti e dalla muscolatura possente avanzava attraverso la giungla, circospetto.
Qualcosa lo seguiva, riusciva a percepirlo: qualcosa di invisibile, grosso e bene armato.
Qualcosa che avrebbe avuto la possibilità di ucciderlo subito, se avesse voluto.
Il vecchio soldato ebbe un'intuizione, e si fermò in una radura accanto ad un torrente, voltandosi nella direzione dell'inseguitore.
< Vuoi uno scontro equo, vero? > gli disse, mettendosi in guardia < Fatti sotto. >
Una serie di rapidi schiocchi venne dalla vegetazione, che venne presto scostata da una mano invisibile; presto, il mimetismo venne disattivato, e la creatura si palesò.
Un colosso agile e muscoloso di oltre due metri, dalla pelle bianca e verde, con il capo ornato da strani tentacoli simili a dreadlocks e una maschera metallica; portava una lancia sulla schiena, una cintura di armi da taglio, e bracciali dotati di lunghe lame retrattili, mentre una specie di piccolo cannone riposava sulla spalla.
La creatura estrasse la lancia e la fece roteare un paio di volte tra le mani, poi prese dalla cintura una specie di machete ronzante e lo lanciò a terra, a piantarsi tra i piedi del soldato.
Indicò rapidamente l'arma e l'avversario, come a dirgli di raccoglierla per lo scontro.
Il soldato eseguì: non sarebbe stata facile.
E non lo fu.
Dopo che si era gettato su di lui, riuscendo a ferirlo di striscio al petto, l'essere l'aveva afferrato per la nuca e mandato a schiantarsi contro un albero, mozzandogli il respiro e strappando corteccia con la forza dell'impatto.
< Alzati. > disse la creatura, fermandosi < Non attaccherò un avversario che non può opporre resistenza. >
Il soldato si tirò su, puntellandosi sul ginocchio.
< Parli la mia lingua? > domandò, con un ansimo.
< Gli idiomi della vostra specie sono piuttosto semplici da imparare, per noi. > ammise l'altro.
< "Nostra Specie"? > chiese il soldato < Un alieno? >
< Sono uno Yautja. > spiegò l'altro, come se questo chiarisse tutto < Ora... fatti avanti. >
Il soldato scattò verso lo Yautja, e quasi all'ultimo lanciò il machete; quando l'avversario schivò, lo placcò a terra con tutta la propria forza, cominciando a martellarlo al petto e all'addome, e tentando di strappargli la maschera per colpire al volto.
Prima di poterci riuscire, venne calciato via, e lo Yautja si tirò in piedi, facendosi scricchiolare il collo.
< Combatti bene, umano. > ammise, con un verso che doveva essere l'equivalente della sua specie di una risata soddisfatta < Come dite voi? "Scaldi il mio vecchio cuore"? >
< Perché, quanti anni hai? > chiese il soldato, stupito.
< Dunque, l'ultima volta che sono venuto sul vostro pianeta avevo circa settecento dei vostri anni, e ho visto uno di voi dall'aria importante essere pugnalato varie volte davanti ad un edificio altrettanto importante, quindi... >
< Hai quasi duemilaottocento anni? > domandò il soldato, incredulo.
Quanto viveva, quella specie?
< Sì, più o meno. > ammise lo Yautja < Ed era da tanto tempo che non affrontavo un avversario come te. Ti sei guadagnato il diritto di sfregiarmi. >
Ciò detto, si tolse la maschera, rivelando il volto scaglioso e dalla fronte prominente, con occhi gialli e mandibole insettoidi multiple che circondavano la bocca.
< Fatti avan--- fermo. > disse lo Yautja, mettendo la mano in avanti < Non siamo soli. >
Anche il soldato se n'era accorto: c'era altro nella giungla intorno a loro, qualcosa che si preparava a colpire.
Animali?
La prima creatura balzò: una specie di incrocio tra un lupo, un orso e un gorilla, senza occhi, ma con file e file di denti luminescenti.
Mentre stava per atterrare addosso al soldato, lo Yautja attivò il cannone da spalla, riducendo il cranio della bestia in poltiglia con un colpo al plasma.
< Meglio rimandare il nostro combattimento. > disse il cacciatore, che si era nel frattempo rimesso la maschera < Il mio nome nella tua lingua sarebbe "Mastino Bianco", circa. >
Si frugò poi tra le armi della cintura, estraendone una grossa Desert Eagle modificata con canna llungata e caricatore espanso, e la porse al soldato.
< Usala. > gli disse, con un tonno che non ammetteva repliche.
Lo scontro ebbe inizio, due guerrieri diversi tra loro che si difendevano dall'orda di creature: pelo strinato dal plasma e carne devastata dalle pallottole, mentre le lame facevano il suo dovere.
< Sono troppi. > considerò Mastino Bianco < Dobbiamo ripiegare verso una posizione migliore. >
E così, cominciò la corsa: il vibro-machete apriva loro una strada nella folta vegetazione umida e calda, mentre le creature sibilavano correndo loro dietro, inferocite, fino a quando il soldato non sentì tre oggetti cadere dietro di loro; si voltò appena in tempo per riconoscerli.
< Granate! > urlò a Mastino Bianco, gettandosi al riparo insieme a lui, mentre le deflagrazioni intrappolavano le bestie nell'Inferno di fuoco.
Poco dopo, dal verde emerse un uomo dai capelli bianchi, vestito di blu e bianco, e con una strana maschera, dotata di visore, a coprire il volto.
Un vecchio soldato, pensò il compagno di viaggio dello Yautja, proprio come me.
< Ve la siete vista brutta. > disse il nuovo arrivato, appoggiandosi alla spalla il cannone lanciagranate con cui aveva appena sparato < Girano brutte bestie, in questo angolo di giungla. E quelle sono tra le meno brutte. >
Mastino bianco non rispose, ma si accucciò, pronto a combattere: quell'avversario aveva l'aria di sapere il fatto suo.
Stranamente, l'incanutito militare non si allarmò.
< Se volete un posto sicuro, il nostro campo base è l'unica cosa che ci somigli nel raggio di decine di miglia. > spiegò, imbracciando di nuovo l'arma < E faremmo meglio a muoverci, se non vogliamo che arrivi qualcosa di peggio di quelle scimmie. >
Senza aspettare risposta, si voltò e cominciò a tornare da dove era venuto, mostrando il numero 76 sulla schiena.
< Mi chiamo Jack Morrison, per la cronaca. > disse ai due, senza voltarsi e proseguendo.
< Mastino Bianco. > si presentò lo Yautja.
< Io non so il mio nome. > ammise il soldato < Ma tutti mi chiamano "Action Man". >
E dopo un periodo anche troppo lungo di pausa, cominciamo con il nuovo arco narrativo, nella giungla amazzonica.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e di riuscire ad aggiornare un po' più rapidamente XD
Commenti e recensioni saranno bene accetti!
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