Capitolo Tre: Of Amortentia & sexual tension
'Lavorerai da solo, qui, accanto a me.'
Era fottuto. Eren era decisamente, irrimediabilmente fottuto.
Non solo non poteva fare affidamento nè sul cervello di Mikasa, nè su quello di Armin ( perché non avevano mai lezione con Corvonero? ) ma si sarebbe trovato a qualcosa come dieci centimetri di distanza dal responsabile dei suoi costanti alzabandiera.
Fantastico, davvero fantastico.
-Jaeger, mi degni della tua presenza o, errore mio, avrei dovuto mandarti un invito per tempo?-
Jean sghignazzò senza riguardi, lanciando un'occhiata furba ad Eren che sapeva tanto di: 'Ben ti sta, bastardo suicida' .
In risposta ricevette un dito medio dall'interessato e un ringhio da Mikasa, che stava fissando astiosamente il professor Ackerman, colpevole di averla divisa da Eren, ancora.
Quello gnomo era definitavamente sulla sua lista nera.
-Finitela o vi mando di filata dal Preside.-
Sospirando sconsolato, Eren afferrò libri e bacchetta, e si diresse strascicando i piedi verso il calderone di fianco alla cattedra.
Levi lo fissava a braccia conserte, picchiettando nervosamente il piede: erano praticamente spalla contro spalla.
-Bene, ora che abbiamo concluso questo piacevole teatrino, potete iniziare sul serio. Gli ingredienti sono, al solito, nella credenza. Veloci, su!-
Ci fu uno scalpiccìo generale: lista alla mano, tutti si affrettarono a procurarsi gli ingredienti necessari. Pochi minuti dopo, erano al lavoro: Mikasa, finita in coppia con un euforico Jean, stava rileggendo attenta il procedimento, Reiner tentava invano di far smettere Bertolt
di sudare, mentre Sasha aveva addentato un pezzo di Grinzafico sotto lo sguardo impotente di Connie.
-Ma che fai Sasha? Quello ti ammazza se ti vede!-
Tutti insomma, si erano messi all'opera: tutti, tranne Eren, che si rigirava la pergamena in mano senza saper che pesci prendere.
Il suo cervello era andato in cortocircuito e aveva smesso di far sinapsi proprio in quel momento.
Poi Levi si schiarì la voce, avvicinandosi ancor di più.
Fu quello forse che spinse il Grifondoro, - incerto sulla reazione che avrebbe avuto il proprio corpo se fossero venuti a contatto -, a scattare deciso verso la dispensa ed iniziare a combinare qualcosa.
Tornò al proprio posto con una bracciata di ingredienti, e si mise a fissare intensamente il calderone vuoto.
'Ci siamo.'
***
-Mancano venti minuti.-
La voce fredda di Levi, che girovagava lento tra le file di calderoni - da dove fumi colorati si levavano danzanti- ruppe la momentanea calma instauratasi nella mente di Eren.
No, venti minuti erano troppo pochi, non ce l'avrebbe fatta.
Guardò Mikasa disperato, 'Aiutami ti prego' sillabò piano: lei lo fissò sconsolata, impossibilitata a toglierlo dai pasticci come al solito.
'Ok, Eren sta' calmo. Calmo. Non c'è motivo di farsi prendere dal panico. Sei a metà pozione, se acceleri un po' ce la puoi fare. Ecco, cosa ci va messo ora? Ah, succo di rabarbaro.'
Ordinando alla propria mano di smettere di tremare, Eren afferrò l'ampolla corrispondente ed iniziò a versare il contenuto nel calderone. Fato volle che lo fece con troppa foga.
Ackerman fu a un passo da lui in un attimo.
- Jaeger c'è scritto tre gocce e te che fai, ci rovesci dentro mezza fiala? Buon Merlino quanto sei incapace! Spostati, lasciami vedere fino a che punto questa merda è irrecuperabile...-
Eren balzo all'indietro, mentre Levi si chinò in avanti per constatare i danni, il viso a un palmo dal bordo del calderone.
Il liquido all'interno aveva assunto un'inquietante tonalità verdognola - a quel punto, la pozione sarebbe dovuta essere di un rassicurante azzurro cielo - e aveva iniziato a brillare.
Poi esplose.
Eren - che intanto si era coperto il viso con le braccia come scudo - sapeva di avere sulla testa una sentenza di morte certa. E non era solo il silenzio tombale - inframezzato soltanto dal respiro pesante di Ackerman - a suggerirlo, ma anche la visione del precedente.
Il Professore Levi era rosa.
Capelli, vestiti, scarpe: tutto irrimediabilmente tinto di rosa.
Il giovane Grifondoro fissò le imbarazzanti gote fucsia di Levi gonfiarsi, le sue sopracciglia pericolosamente aggrottare, la folle luce omicida che aveva negli occhi.
Ci risiamo, pensò.
-Detenzione, Jaeger.-
***
Eren guardò l'orologio: mancavano pochi minuti, era in perfetto orario. Fece un profondo respiro e bussò, il pugno tremante contro il portone in legno scuro: aveva i nervi a fior di pelle. Non era la prima volta che era in punizione con Ackerman - e non sarebbe stata neanche l'ultima, di questo lo sfortunato Grifondoro ne era più che certo - dunque, perché tutta quella agitazione? Non c'era niente di cui preoccuparsi: avrebbe passato le due ore successive a pulire i calderoni incrostati con precisione certosina, - tutto sotto lo sguardo critico del Professore -, e poi si sarebbe congedato il più in fretta e nella maniera più indolore possibile.
Routine, ecco cos'era: routine però, che mai aveva incluso una dannata tachicardia.
Eren pensò seriamente che il cuore potesse scoppiargli nel petto da un momento all'altro: da quando la vicinanza con Ackerman lo metteva ancora più in subbuglio di quanto non avesse mai fatto?
Forse, si disse, da quando aveva smesso di immaginarlo sotto effetto della Cruciatus e, al Levi agonizzante, aveva preferito di gran lunga la fantasia di quello eccitato, possibilmente a novanta sulla cattedra e con il sedere all'aria.
Ecco, probabilmente era stato quello, il momento della svolta.
-Entra, Jaeger.-
Eren pregò Merlino di riuscire a superare la serata senza imbarazzanti erezioni.
-Professore...-
Levi lo fissava svogliato dall'altra parte della cattedra, il mento affilato elegantemente appoggiato sulla mano: non c'era più nessuna traccia di rosa addosso al capo Casa di Serpeverde.
-Non startene lì impalato sull'uscio. Andiamo Jaeger, prima finisci, prima puoi tornare dai tuoi amichetti Grifondoro a fare le vostre solite merdate. -
-S-sì, mi scusi...-
Eren si mosse veloce verso dove sapeva che Ackerman riponeva tutto
l'occorrente per pulire: pare che il professore avesse esplicitamente chiesto al Preside Pixis di provvedere lui stesso alla cura dell'aula, non fidandosi del lavoro svolto dal bidello Kenny ( voci di corridoio affermavano che i due fossero legati da qualche sorta di parentela )
-Jaeger, cosa stai facendo?-
Eren si immobilizzò, il flacone di sapone a mezz'aria: lo guardò perplesso.
-Pulisco i calderoni, professore-
-Non mi sembra di avertelo domandato.-
Ribadì l'altro, una punta di divertimento nella voce bassa.
- ... -
-Niente calderoni oggi, moccioso, sarebbe come farti un regalo, dopo quello che hai combinato. La tua ultima bravata ti costerà di più, oh, molto di più - Gli occhi chiari di Ackerman brillavano di eccitazione.
Seriamente, quanto poteva essere malvagio quell'uomo? Avrebbe fatto piangere in un angolino persino Voldemort in persona.
-Ti occuperai dell'inventario. E con occuparsi, intendo ordinare tutti gli ingredienti che troverai in quegli scatoloni- indicò con un gesto la pila di scatole traballante al lato della stanza -In ordine alfabetico e per grammatura. Ci sono anche ampolle e barattoli. Fai attenzione a non rompere niente, alcune delle cose che troverai lì dentro sono pericolose, e Salazar mi risparmi il fardello di portarti in infermeria.-
Eren si sarebbe messo volentieri a piangere, se la sua dignità non glielo avesse impedito. Quello stronzo era pazzo! Come poteva pretendere che avrebbe finito di sistemare tutta quella dannata roba nel giro di così poco tempo?
-Mi perdoni professore, ma saranno qualcosa come trecento ingredienti, non ce la farò mai a finire prima del coprifuoco.- La voce gli uscì più stizzita di quanto avesse voluto.
-Vorrà dire che ti tratterrai un po' di più Jaeger, io non ho fretta.-
'Certo che non ha fretta il bastardo d'un vampiro, come minimo neanche dorme, quello!'
-Ora finisci di blaterare e muovi il culo, o vuoi stare qui fino a domattina?-
-Sì, professore- grugnì il povero mago, strascicando i piedi fino alla parete opposta della stanza, dove la pila di scatoloni sembrava fissarlo minaccioso. Si sollevò sulle punte e afferrò il primo, poggiandolo poi con estrema delicatezza sul pavimento: all'interno vi erano svariati flaconi contenenti singolari liquidi colorati, ciascuno con un'etichetta identificativa. Ne prese uno di un brillante rosso cupo e lesse: 'Sangue di Troll'. Che schifo.
Disgustato, lo andò a riporre nel corrispettivo reparto della dispensa, poi guardò incerto Ackerman, che non lo aveva perso di vista un attimo. Questo annuì: con un ghigno occhieggiò al lavoro rimasto, come a volergli sottolineare che aveva appena iniziato.
Si prospettava una lunga, lunghissima serata.
***
Tre ore e mezzo dopo, quando ormai la lancetta segnava la mezzanotte passata, a Eren mancava finalmente l'ultima scatola. Aveva fatto un buon lavoro: tutti gli ingredienti erano stati ordinati con cura, non aveva rovesciato nè rotto niente e, cosa più importante, non c'erano state inopportune erezioni.
Nel frattempo, Levi si era immerso nella lettura di un tomo dalla copertina in pelle scura, limitandosi a osservarlo di tanto in tanto in silenzio.
Eren si ritrovò a pensare che forse qualcuno da lassù gli voleva davvero bene.
...Quanto si sbagliava.
Sospirando sollevato si avvicinò all'ultimo ostacolo che lo frapponeva alla libertà tanto agognata: aprì con le mani stanche le due alette di cartone e si ritrovò dinanzi una decina di fialette contenenti stavolta, pozioni vere e proprie.
-Mocciosetto, estrema delicatezza con quelle. Se ne rovesci una, prima bevi le restanti e poi te le rifaccio distillare tutte.-
Manuale: 'Come far salire il panico a qualcuno con dieci parole o meno. Di Levi Ackerman.'
-Certo, professor Ackerman.-
Eren afferrò il piu saldamente possibile il primo flacone di liquido dorato - 'Amortentia' - ma questo iniziò a scivolargli lungo il palmo sudato.
'Merda, merda e ancora merda'
Nel panico più totale, il Grifondoro l'afferrò con entrambe le mani: gli sembrava di lottare con una saponetta, e di stare perdendo.
Levi si accorse del palese dramma dello studente e, con una smorfia, si alzò dalla poltrona, avvicinandosi a lui.
-Dammi qua Jaeger, per l'amor di Morgana, evita di fare cazzate proprio all'ultimo-
La voce pungente ed estremamente vicina di Levi fece fare un balzo al già teso Grifondoro, che non si aspettava una vicinanza così improvvisa con il protagonista delle sue fantasie erotiche.
Poi fu tutta un escalation di eventi: la perdita di equilibrio, la pozione che guizzava in aria, quattro mani tese in aria a recuperarla, il contenuto della precedente che si riversava rovinosamente...
Addosso ad Ackerman.
Eren era convinto che un Avada Kedavra non gliela avrebbe tolta nessuno: già si stava preparando mentalmente all'ira funesta del pozionista. Ciò che non si aspettava invece, era il silenzio tombale che era precipitato sull'aula.
-P-professore va tutto bene?-
Levi lo fissava senza dire una parola, il liquido dorato che gli scivolava lungo gli zigomi. Poi, qualcosa cambiò nel suo sguardo: il nero delle pupille inglobò completamente il grigio dell'iride, un velo di lussuria andò ad appannargli la vista; sulle labbra fini, un sorrisetto malizioso.
Eren deglutì a vuoto: decisamente non andava tutto bene.
Cercò di ricordarsi gli effetti dell'Amortentia, ma invano: dopotutto non aveva 'troll' in Pozioni per niente. Sperò soltanto che non comprendessero crisi di vomito, dannazione, Eren odiava il vomito.
-Certo che sto bene, Eren, perché non dovrei-
Levi aveva davvero detto il suo nome o Eren si era rimbecillito di colpo? E quelle mani che lo avevano afferrato per la cravatta erano un'allucinazione o cosa?
Si ritrovò il viso di Levi a pochi centimetri dal proprio: fermi tutti, che diavolo stava succedendo?
-P-professor Ackerman mi lasci, ma che fa?-
-Semplice Eren,-
Merlino quanto era tremendamente più bello il suo nome detto da lui, la lingua che si arrotolava sulla erre in una reminescenza del francese.
-Sei stato uno studente molto cattivo. È arrivato il momento della punizione.-
Non ebbe neanche un secondo per replicare, che le labbra di Levi furono sulle sue.
Calde, vellutate, seducenti, irresistibili: se quello era un sogno, Eren pregò che nessuno lo svegliasse.
Mugolò nel bacio, la mente che si faceva sempre più leggera, mentre la lingua esperta di Levi tentava di farsi strada nella sua bocca serrata: non dovette attendere molto, prima che questa - forse in preda allo stupore, forse all'improvvisa eccitazione - la lasciasse entrare.
Eren non seppe dire con precisione quando si ritrovò con la schiena contro il freddo del pavimento in pietra e Levi sopra di lui, ogni centimetro del suo corpo minuto che aderiva alla perfezione con il suo, il ginocchio che sfregava insistentemente contro il cavallo dei pantaloni. Il Grifondoro gemette piano, sentendo tutto il sangue affluire verso un punto ben preciso: di questo passo sarebbe venuto nelle mutande, maledetto il suo non-autocontrollo da diciassettenne.
Levi prese a strusciarsi con più foga, cercando anch'egli di trarre sollievo contro la coscia del giovane mago.
Al diavolo la dignità, Eren non avrebbe resistito ancora a lungo: non con il fiato caldo del professore a lambirgli il collo, non con le sue mani a esplorargli il petto, non con i suoi sospiri sempre più pesanti.
Sapeva che quello non era il vero Levi ad agire, era consapevole che non avrebbe dovuto approfittare di quella seppur piacevole situazione, ma dove la trovava la forza per togliersi quel corpo bollente di dosso?
-Eren, ti voglio- soffiò il maestro di Pozioni al suo orecchio, la voce irriconoscibile - Ti voglio, ti voglio, ti voglio - ripeté, come una cantilena.
-... Dentro di me.-
Poi la porta si spalancò.
-Levi?...Eren? Si può sapere che sta succedendo qui?-
In quel momento, Eren si rese conto di non aver mai odiato tanto nessuno come Erwin Smith.
To be continued...
NdA: Quando pensi che aggiornerai nel giro di una decina di giorni, e poi puff! Inspiration here it goes! E capitolo fu, anche più lunghino dei precedenti!
Tornando a noi: cockblocking!Erwin al rapporto! Lo so che lo volete ammazzare, ma almeno la situazione si è smossa no?
Mi son presa la briga di potenziare un po' gli effetti dell'Amortentia, ooops...
Alla prossima!
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