In un tramonto di foglie cadute,
le ginestre di neve coperte
in docili farfalle di vento
si scioglievano ad un tuo lieve cenno.
La tua mano la sera dal buio rinchiusa
ti raccontava del mio viso
come preso da improvvise fusa.

Fumarti piano, respirarti, farti
sapere che sei l'oppio che non conosco...

Sorridevi. Allungando la mano,
la gola stringevi
_ sentivo il collo in tuo potere _
mi si gonfiava il cuore, pieno,
colmo di ansiti che non sapevo trattenere.
Come una serpe m'irretivi
prendere il volo non potevo,
ti osservavo per vedere
esaudite le mie preghiere.

Lieve lievita la marea
in buie profondità scosse da tremiti convulsi...

Negli attimi degli anni sfioriti,
nel fango dei giorni precari addormentati
rigido col tuo fervore
t'immergevi _ bramoso _
entro lo stagno calmo del mio crepuscolo,
entro un'anima grande,
di ritrovato piacere.