- Capitolo Ventisette -
Guardai verso la finestra, il sole mi baciava la pelle mentre riordinavo il loft delle mie sorelle.
Le ragazze sarebbero rientrate tra poco per pranzo.
Avevano deciso di portarmi nel pomeriggio a vedere l'università dei miei sogni e gli allenamenti dei ragazzi.
Non era la prima volta che visitavo Berkeley. Mi ero innamorata quando ero venuta con i miei ad accompagnare le gemelle il giorno del loro trasferimento.
Per visitare tutto ci volle un giorno intero, cinque chilometri pieni di bellezza tra vecchie e nuove mura.
Tanti edifici erano ancora quelli, alcuni erano stati rifatti e fatti in stile moderno.
Ero rimasta talmente folgorata, che quando tornai a casa, giorni dopo, ne parlai con Charlie.
Eravamo emozionate e super eccitate mentre guardavamo su internet tutti i corsi che potevano esserci.
Charlie era già decisa, lo era sempre stata.
Io ero l'eterno contrario.
Volevo diventare una psicologa, ma a volte la voce che mi diceva di seguire la strada dei miei era troppo forte.
Diventare medico per me sarebbe stata una vocazione.
Ma avevo paura.
Se un giorno avessi avuto figli e mi fossi comportata come i miei genitori avevano fatto con me, non me lo sarei mai perdonata.
Sapevo bene di essere confusa, eppure irrimediabilmente attratta da tutto.
Avevo anche chiesto se potevo intraprendere una doppia laurea, mi era stato riferito di sì.
Ma la mole di studio era troppa.
Quindi avevo lasciato perdere e avevo pensato di tirare avanti e di ritornare al discorso solo qualche settimana prima dell'iscrizione.
L'odore del profumatore per gli ambienti automatico sprigionò un'essenza di lavanda che si diffuse per tutto il corridoio, arrivando fino in camera, mentre finivo di rifare il letto.
Mi guardai intorno soddisfatta del lavoro e corsi in bagno a spogliarmi per farmi una doccia rilassante.
«Alexa, metti Gotta Be Someday dei Nickelback»
Cominciai a insaponarmi, mentre le note, la voce, la chitarra e la batteria riempivano la casa.
Mi venne spontaneo cantare a squarciagola, tirar fuori ogni piccolo granello di dolore che mi rievocava quei tre minuti di pura magia.
Ero sempre stata attratta da gruppi del genere, ma loro, loro erano la mia anima.
This time,
I wonder what it feels like to find the one in this life.
The one we all dream of, but dreams just aren't enough.
(Questa volta, mi chiedo cosa si prova a trovare la persona giusta in questa vita.Quella che tutti sogniamo, ma i sogni non sono abbastanza.)
Sentivo quelle parole più vere di me stessa.
Le sentivo vibrare nel cuore e sulla pelle.
Come se fossero state scritte solamente per me.
So I'll be waiting for the real thing.
I'll know it by the feeling the moment when we're meeting.
Will play out like a scene straight off the silver screen.
(Quindi aspetterò qualcosa di reale.Lo capirò dalla sensazione il momento in cui ci incontreremo.Andrà come una scena direttamente fuori dallo schermo cinematografico.)
Volevo questo, volevo provare il brivido e lo gridai, afferrando il balsamo come un microfono.
La felicità di un amore che avrebbe voluto solo me.
Ma il pezzo che più mi straziava era il ritornello...
Lo canticchiai a bassa voce, mentre uscivo dalla doccia.
Non volevo sentire pronunciare quelle parole ad alta voce, non riuscivo a farlo.
'Cause nobody wants to be the last one there
'Cause everyone wants to feel like someone cares
Someone to love with my life in their hands
There's gotta be somebody for me like that
'Cause nobody wants to do it on their own
And everyone wants to know they're not alone
There's somebody else that feels the same somewhere
There's gotta be somebody for me out there
(Perché nessuno vuole essere l'ultimo là
Perché ognuno vuole sentire di importare a qualcuno
Qualcuno da amare con la mia vita nelle sue mani
Dev'esserci qualcuno così per me
Perché nessuno vuole farlo per conto proprio
E ognuno vuole sapere di non essere solo
C'è qualcuno che prova lo stesso da qualche parte
Dev'esserci qualcuno per me là fuori.)
Per me, era troppo surreale pronunciare quelle parole, era troppo anche pensarle. Un flash di Noah appoggiato alla sua moto si materializzò nella mia testa e un sorriso spontaneo spuntò sulle mie labbra.
Involontariamente pensai che forse lui poteva essere quella persona. Quella persona che stavo aspettando. Quella persona che mi avrebbe salvato.
«Eccoti!»
Celine piombò nel bagno senza nemmeno bussare. Saltai in aria e urlai nello stesso istante.
«Cazzo sorella!»
«Scusa, ma non ti trovavamo. Noi siamo tornate, ti aspettiamo giù, dobbiamo parlare.»
«Arrivo», dissi stringendomi al petto l'asciugamano, guardando il suo viso per nulla rassicurante.
Scese di corsa le scale e io mi affrettai a vestirmi.
Il suo dobbiamo parlare, mi fece ipotizzare le peggiori situazioni.
Non sapevo a cosa si riferisse, ma ne erano successe troppe ultimamente.
Oltre al fattore Nicholas, c'era anche l'uomo che mi aveva puntato nel locale, Lux o come diavolo si chiamava.
Le mie mani tremavano mentre indossavo i leggings neri.
Cercai di fare respiri profondi per tranquillizzarmi, ma ero troppo agitata. Il mio sesto senso prevedeva una catastrofe.
«Non può farlo! Ne è uscito da mesi»
«Lo so David, ma sai com'è, e poi con Lux non si scherza, lo sai»
«Testardo e coglione!»
Sentii David e Celine parlare fra loro mentre scendevo le scale.
«Che succede?»
Tutti si girarono verso di me.
Notai subito la sua assenza, senza nemmeno volerlo.
Le gemelle stavano preparando il pranzo e oltre a loro c'erano solo Miki e David.
Di Noah nessuna traccia.
«Fai silenzio ora», disse Crystal a David.
«Mi sono persa qualcosa?»
«Oh cara la mia reginetta. Ovviamente sì! È tutta colpa tua», disse David, prendendomi in giro e puntandomi un dito contro.
Notai il suo sguardo carico di astio.
Per la rabbia che emanava, molto probabilmente se fossi stata un uomo, mi avrebbe messo KO all'istante.
«David», disse Miki.
«Se lei non avesse sventolato carne fresca davanti agli occhi di Lux, allora Noah...» continuò ancora David alzando le braccia, stufo.
«David!»
«No, lascialo continuare ora. Noah cosa?» dissi con cautela.
Avevo paura che fosse successo qualcosa a causa mia.
«Nulla», rispose con una furia cieca nei suoi occhi.
«No, tu adesso continui! Noah cosa?» risposi, arrabbiandomi immediatamente.
David guardò le gemelle, poi me e di nuovo le ragazze che cominciarono a fare no con la testa.
«Col cazzo. Io adesso parlo. Sono giorni che sto zitto», disse a loro, per poi girarsi e continuare puntandomi un dito contro. «Erano mesi, mesi cazzo, che aveva lasciato stare. Erano mesi che non rischiava più la pelle. Mesi. Poi arrivi tu, sventoli le tue forme e...» disse mentre camminava e inveiva verso di me.
«David, ora basta!» disse Crystal.
«E cosa?» continuai io, cercando di invogliarlo a parlare e affrontarlo.
«Per proteggerti da quello stronzo di Lux, deve ancora partecipare a quella merda.»
«Quale merda?» non riuscivo a capire perché continuava a parlare a mezza bocca.
Stava diventando fastidioso e se non avesse messo subito tutte le carte in tavola, mi sarei trasformata in Hulk.
Vidi Crystal intervenire e tappargli la bocca.
«Ora basta. Vai a trovare Noah insieme a Miki», disse, accarezzandogli la schiena.
Rimasi impassibile, sussultai solo quando David chiuse la porta con un tonfo.
Guardai Crystal tornare a girare il sugo nella pentola con la testa bassa.
«Ragazze?» incalzai le mie sorelle.
«Siediti Ty.» disse Celine mentre finiva di posare un bicchiere sul tavolo.
«Cosa succede? Perché David è incazzato con me?»
Si guardarono e vennero a sedersi con me sul divano.
«Non ce l'ha con te, ma con la situazione. Noah ha affrontato cose nella vita che noi ancora non conosciamo. Solo David e Miki sanno tutto, perché erano presenti. Frequentava anche brutti giri. Il problema principale, ed è per questo che David era incazzato, è che dopo la serata al locale, ha accettato di tornare a fare ciò che non faceva più da mesi.» disse Crystal.
«E io che c'entro?»
«L'ha fatto per non far credere che gli importasse di te.»
«Noah non tiene a me»
«Cazzo, Ty! Ma sei proprio fuori! Ci siamo accorti tutti che c'è qualcosa fra voi.» esclamò Crystal esausta.
«Ma che dici? Sei stata la prima a dire di non essere il suo tipo.»
«Appunto. Lui ha solo donne mature, con cui scopa e stop. Non si è mai legato a qualcuno.»
«Quindi mi stai dicendo che?»
«Che Lux ti ha puntato ancor prima di parlare con Noah. Si è accorto che c'è qualcosa fra voi, non è stupido.» disse Crystal.
Puntai gli occhi verso il cielo che si intravedeva dalla finestra.
Era tutto così dannatamente assurdo.
«Noah ha cercato di evitare che finissi in mezzo, ma Lux ti aveva già messo gli occhi addosso» continuò Celine, portando una ciocca dei miei capelli dietro la mia schiena.
Adesso mi spiegavo perché Noah mi aveva avvertito di stare attenta, di abbassarmi il vestito.
Perché mi aveva detto di dire che non lo conoscevo.
Non voleva che attirassi l'attenzione.
Come diavolo avevo fatto a non capirlo?
E io stupida che pensavo che mi stesse dicendo di abbassare il vestito perché...
Dio, voleva solo proteggermi.
«Voleva proteggermi?»
«Sì, a modo suo, ma sì, anche se ha solo peggiorato le cose.»
Mi appoggiai allo schienale del divano, chiusi gli occhi e li coprii con le braccia.
«E adesso?» chiesi.
«Adesso dobbiamo trovarlo, e non farlo gareggiare.» concluse Celine esausta.
«Sì... cazzo, non posso pensarci.. era mesi che non lo faceva.» rispose Crystal allungandosi vicino a me.
«Quando?» mi risedetti rigida sul divano.
«Quando cosa?»
«Quando gareggerà?»
«Sta notte, ancora non sappiamo. Lo dicono un'ora prima, o almeno così ci ha detto Miki»concluse Celine, alzandosi e andando verso la cucina.
«David e Miki lo avevano aiutato a uscire dal giro, ecco perché hai visto David reagire così» accennò Crystal vedendomi confusa.
«Come fanno a sapere tutte queste cose? » dissi curiosa e avida di notizie.
«Conoscono ancora qualcuno che non ha mai abbandonato, semplice»
Crystal mi rispose dandomi una pacca sulla gamba per poi dirigersi verso la finestra.
«Parliamo di corse clandestine?» continuai.
«No, molto peggio.» concluse mia sorella.
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