Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

- Capitolo Venticinque -

Entrai e l'atmosfera era tutto tranne che tranquilla.
Gente che si baciava, ragazze in minigonna, con abiti succinti o senza top, altre completamente vestite.
Uomini a torso nudo, vedevo persone ubriache ballare strusciandosi.
Uomini parlare con colonne di cemento armato pensando fossero donne.
C'era di tutto.
Ognuno con la sua libertà di espressione e tutti che si muovevano a ritmo di All By Myself di Alok.

Mi bloccai nel mezzo del locale, guardandoli estasiata con un sorriso sulle labbra.
Era più forte di me, non riuscivo a farne a meno e così lo feci.
Chiusi gli occhi e inspirai aria.

Per qualcuno potevo sembrare pazza, ma avevo bisogno di sentire quel profumo, di sapere se lo avrei riconosciuto visto che mi mancava ed era inutile anche negarlo.

Sudore mischiato ad eccitazione e adrenalina.
La libertà di esprimerti senza essere mai giudicato.

Sorrisi ancor di più quando riaprii gli occhi e appresi quanto nella vita fosse importante e sacra.
Vedere loro così spigliati e spensierati mi faceva sentire nostalgica. Riflettendo su me stessa, mi resi conto di quanto avessi bisogno di liberare la Felicity che era ancora dentro di me.

Con una piccola spallata che mi destabilizzò non poco, Noah mi sorpassò senza nemmeno guardarmi, intrufolandosi nei miei pensieri.

Stronzo.

Mi ricomposi e alzai gli occhi al cielo, già stufa del suo comportamento poco maturo.
Fui costretta a seguirlo in un'ala poco distante dove c'era un soppalco in plexiglas che dall'entrata non si vedeva.
Continuai a camminare dietro di lui cercando di intravedere le gemelle, ma non riuscivo, era troppo buio e le luci al neon blu a intermittenza davano poco tempo per definire un volto.
Arrivati in cima alle scale, vidi una cinquantina di persone bere e chiacchierare, ma ancora una volta delle gemelle nessuna traccia.

Sbuffai e tentai di prendere il telefono nella borsetta per chiamarle, ma Noah mi posizionò una mano tra le spalle per spingermi a seguirlo verso il fondo del soppalco.
Lo guardai di sfuggita fulminandolo nonostante avesse gli occhi fissi verso un punto preciso.

Mi invitò ad andare verso la fine del soppalco e quando spostai gli occhi da lui, intravidi subito Crystal e Celine ballare insieme a Miki e David.

Dio sia lodato!

«Sorpresa! Benvenuta a Berkeley sorellina» dissero appena mi videro.
Insieme a loro c'erano altre persone che mi guardavano.

Divanetti bianchi, blu e neri erano posti sulla parete destra, percorrendo tutto il lungo muro.
Dall'altro lato c'era una ringhiera trasparente che dava la possibilità di vedere di sotto anche stando seduti.
Un tavolinetto era proprio al centro con mille bicchieri vuoti e bottiglie di alcolici vari.

«Sapevo che ci sarebbe riuscito! Sgancia il bigliettone, bello!» disse Crystal dando una pacca a Miki e mettendo il palmo verso l'alto per farsi depositare i soldi sopra.

«Ma che diamine!» rispose Miki prendendo il portafoglio. Schiacciò il denaro sul palmo di mia sorella e mi indicò «Questa me la paghi Felicity!»

«Ah, così il tuo nome è Felicity?» Sentii il suo fiato e i suoi occhi ancor prima della sua voce.

Noah si era spostato dietro di me, mentre sorseggiava una birra.

«Problemi?» dissi guardando con la coda dell'occhio.

«Non ti si addice molto, plucky»

Odioso ecco cos'era.
Odioso e lunatico.

«Nemmeno a te, il nome Noah, eppure...»

«Plucky è molto meglio»

Guardai la birra che aveva in mano e con disinvoltura e raccogliendo tutto il mio coraggio, la presi e mi attaccai nello stesso punto dove aveva posato le sue stesse labbra poco prima.

«Dici? Anche stronzo per te è molto meglio» dissi dopo aver bevuto un sorso.

«Si, plucky è adatto, decisamente.» disse, puntando i suoi occhi nei miei.

«Ty, vieni ti presento altri amici.»
Celine mi richiamò, salvandomi da una situazione alquanto compromettente.
Non avevo notato che io e Noah ci eravamo isolati involontariamente dagli altri.
Guardai ancora i suoi occhi che lui abbassò prontamente e gli porsi la birra andando verso mia sorella.

Passai ore a ballare, bere, presentarmi e conoscere amici e compagni di corso delle gemelle.
Percepivo lo stesso, però due perle bucarmi la nuca.
Avevo sentito gli occhi di Noah addosso per tutto il tempo, nonostante fosse in compagnia di una bionda mozzafiato.

Stanca e sudata, mi appoggiai al corrimano della ringhiera guardando di sotto.
Continuavo a vedere tutto ciò che mi sarebbe piaciuto avere per sempre.

Stare in questo locale mi aveva dato modo di capire cosa avrei perso in futuro, ma anche di comprendere la dura verità.

Essere liberi era straordinario.
Esprimersi e vivere le proprie esperienze rendeva la vita più bella e c'era poco da fare, era un dato di fatto.
Ballare, vivere, ubriacarsi.
Non ero mai riuscita ad ubriacarmi veramente nella mia vita.
Riuscivo a reggere l'alcool abbastanza bene, e stasera non mi ero lasciata andare.
Non ci ero riuscita e tutto per colpa di qualcuno che mi aveva tenuto d'occhio più del dovuto.

Mi girai verso il soppalco e notai che molti degli amici delle ragazze erano andati via ed eravamo rimasti in pochi.
Miki e David continuavano a dar spago alle mie sorelle, riempiendo smisuratamente il bicchiere di entrambe che erano già oltre  se fosse stato possibile.

Una coppia si baciava su un divanetto poco distante e Noah era alle prese con una delle sue sanguisughe.
Ero sola, ma stavo bene.
Quel senso di solitudine che avevo non era nostalgico, era liberatorio.
Avevo raggiunto, senza accorgermene, uno dei miei obiettivi.

«E quindi tu sei Ty?»

Nel trambusto del locale riuscii a udire una voce sconosciuta.

«Chi la cerca?» dissi alzando gli occhi.

«Oh nessuno, io sono Theo, non ci siamo presentati. Frequento il corso di matematica con Celine.»

«Oh scusami tu, è l'alcool a rendermi acida. Piacere mio.»

Mentre ci scambiavamo convenevoli, guardavamo la gente defluire vista l'ora tarda.
Erano rimasti in pochi anche al piano terra, qualche persona ubriaca da far schifo dormiva su divanetti, ma quello che catturò la mia attenzione fu l'uomo in abito scuro che si avvicinava con lentezza al nostro soppalco.
Theo mi raccontò della sua vita, della sua famiglia e di come si trovasse bene a Berkeley, io d'altro canto sentivo bruciarmi la cute.
Noah era sempre lì.
Lo sentivo.

Ne avevo abbastanza dei suoi occhi, del suo atteggiamento, quindi cambiai discorso e continuai a intavolare un'altra conversazione con Theo.

«Theo, scusami, sai dirmi chi è lui?» dissi al ragazzo vicino a me mentre indicavo l'uomo che continuava a venire da noi.

«Ehm, non posso dirtelo. Non sono affari miei», lanciò frettolosamente la risposta e si allontanò con una scusa che non sentii, ma lessi dal suo labiale.

Non riuscivo a non guardare l'omone che ora stava salendo le scale. Era grande e grosso. Una pelle color cioccolato faceva risaltare ancor di più gli occhi scuri e i capelli cortissimi. Gingilli d'oro occupavano i suoi polsi e pendevano dal suo collo.

Mi ricordava qualche gangster famoso, ma lui era fine ed elegante anche nei jeans sbiaditi.

«È qui la festa?» disse aprendo le braccia e puntando gli occhi su di noi.

Vidi con la coda dell'occhio Noah alzarsi e scattare con le sue perle verso di me per poi tornare a guardare ancora l'omone di cioccolato.

«Carter, amico mio! È molto tempo che non ci vediamo, è un piacere rivederti proprio qui.»

La musica si era abbassata notevolmente vista l'ora e riuscivamo bene a capire cosa si dicessero.

Vidi Noah irrigidire le spalle e portarsi una mano in tasca svogliatamente.

«Lux, non posso dire la stessa cosa.»

L'omone avanzò di qualche passo, notando con la coda dell'occhio ogni nostro movimento.

«Suvvia, amico mio, perché tutto questo astio, in fondo lullaby..»

«Lascia stare la mia moto e dimmi cosa vuoi»

«Un altro»

«Non pensarci»

Lux mi guardò, poi guardò la bionda con un sorriso sornione.

«A chi devo far visita, alla mora o alla bionda?» disse ridendo sguaiatamente.

Non riuscivo a comprendere cosa intendesse con visita, ma le sue parole fecero irrigidire Noah ancor di più.

«A entrambe se vuoi, non sono mie e non mi interessano»

Spalancai gli occhi, ferita dalle sue parole.
In fondo aveva ragione e le sue parole non mi avrebbero dovuto toccare, però lo avevano fatto.
Ed era strano e sconvolgente rendersi conto di quanto mi era entrato nelle ossa in così poco tempo.

«La mora è interessante»

«Tu dici? », si girò verso di me, intravidi la furia negli occhi mentre mi analizzava da capo a piedi. «Non la conosco, ha belle gambe e belle tette. Ho visto di meglio però», concluse con una alzata di spalle tornando a guardare Lux.

«Settimana prossima», disse l'omone.

«Ho detto no», ribadisco Noah.

«Ho detto settimana prossima, ti contatto io, Cox...» un'altra risata uscì dalle sue labbra dopo aver calcato sul suo cognome più del dovuto. «Altrimenti...» disse indicando con il mento me e la bionda terrorizzata sopra il divanetto.

«Ok, ma è l'ultima», concluse Noah.

«Bravo il mio ragazzo»

Si girò e scese le scale, seguito da due uomini in giacca nera, che fino a quel momento non avevo visto.

Guardai le mie sorelle, troppo ubriache insieme ai loro amici per capirci qualcosa. Theo si era dileguato e Noah mi passò davanti lanciandomi uno sguardo assassino.

«Ti avevo detto di non fare casini, cazzo», disse a bassa voce andandosene.

#Spazioautrice

Eccomi!

Oggi voglio proporre una cosa diversa.

Chiedendo a voi, di fare domande che vi stuzzicano!

Nel frattempo, vi lascio lui.
Il protagonista indiscusso....

Noah Carter Cox

Un abbraccio virtuale ❤️

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro