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- Capitolo Undici -


⚠️ATTENZIONE⚠️

Scene ALTAMENTE VOLGARI, SCENE DI SESSO ESPLICITE NON CONSENZIENTI.

La lettura di questo capitolo potrebbe urtare la vostra sensibilità.

Vi prego di passare oltre nel caso, è tutto frutto della mia immaginazione.
Non mi assumo nessuna responsabilità però.

Questo capitolo sarà un capitolo abbastanza importante per Felicity.

Vi farà capire chi è il famoso lui e quello che è successo alla protagonista.

Verrà riportato anche nel prossimo capitolo qualcosina, ma non in modo ESPLICITO.

Vi consiglio di leggere questo capitolo ascoltando questa musica di sottofondo.

Due anni prima...

Ero in trappola.

L'uomo che avevo di fronte, mi osservava come se lui fosse a digiuno da anni ed io, il suo pranzo di Natale.

Le mie gambe sembravano gelatina, la mia testa in confusione totale e il mio cuore totalmente assente.

Lo guardai disgustata dritto negli occhi, consapevole che non avevo molte vie di fuga.
Lentamente, senza farmi scoprire, scrutai il giardino intorno a me.
Mi resi conto fin da subito che avevo solo due possibilità.

Una era il sentiero da cui ero arrivata, ma si trovava dietro di lui e questo significava affrontarlo.
L'altra era un piccolo spazio tra due siepi dietro di me, senza via di uscita, ma con molti nascondigli.

Non sapevo cosa fare.

Pensa Felicity, cazzo pensa.

La mia coscienza cercava di aiutarmi a mantenere il controllo e la lucidità, mentre lui, con i suoi occhi penetranti, continuava a osservare ogni mio movimento.

La paura mi stava mangiando letteralmente corpo e anima.

Cosa voleva da me?
Cosa avevo fatto?
Chi era?

Troppe domande e io mi sentivo poco lucida per trovare risposte.
Sapevo solo che ieri, non gli avevo dato modo di pensare ad altro mentre era con mia madre.

Lo guardai e nel contempo lui si sbottonò il bottone della giacca.
Fasciato in uno smoking nero lucido, scarpe e camicia anch'esse dello stesso colore.
Era tutto completamente nero.

I suoi capelli ? Neri.
I suoi occhi? Neri.
Le sue ciglia folte? Nere.

La sua anima?
Credevo fortemente che anch'essa fosse nera.

Allo stesso modo mi accorsi che lui era pronto ad ogni mia mossa.

Si spostò di lato e i miei occhi vennero catturati dal suo sorriso agghiacciante.
Era chiaro, aveva annusato la mia paura.

Cazzo.

Azzardai un passo indietro e lui, in compenso, ne avanzò uno in avanti.

Tremavo e non avevo il coraggio di affrontarlo.
Alla fine optai per la seconda via di fuga. Volevo scappare e fuggire dalle sue mani.
Lo dovevo a me stessa, perché non ero stupida.
Ero già arrivata a capire che questa notte avrebbe cambiato tutta la mia vita.

« Riesco a fiutare anche da qui, la tua paura, agnellino!»

Non ce la facevo più a sentirlo.
Con una mossa furtiva mi voltai e cominciai a correre ad una velocità mai provata prima.
Mi bruciavano i polmoni per lo sforzo.

Superai il piccolo spazio e continuai a correre senza guardarmi indietro.

Mi sentivo un pezzo di carne in balia di una iena, i piedi mi facevano malissimo, la testa mi scoppiava per la forte tensione ed il mio corpo mi chiedeva pietà.

Ma non me ne fregava nulla.

Corri Ty, corri!!!

Dovetti fermarmi dopo metri, davanti a me c'era solo una grande distesa di verde.
Focalizzai bene in fondo e notai alberi e cespugli.

Perfetti per un nascondiglio.

Quell'attimo però fu fatale.

Due braccia mi avvolsero e la sensazione negativa che sentivo da due giorni svanì.

Mi aveva preso.

«Non ti hanno mai spiegato che il lupo non si stuzzica?»

«Lasciami, lasciami cazzo!» cominciai a scalciare come una furia.

Mi concentrai per effettuare qualche mossa di autodifesa.
Era da poco che la studiavo, ma nel mio piccolo ero la prima della classe.

Nulla.
Non riuscivo a muovermi.
Mi aveva bloccata in una posizione strana, talmente strana, che riuscivo a muovere solo la testa e i piedi.

Cercai di dargli una testata, ma andai a vuoto.

«Aiuto, aiutoo!!! Lasciami stronzo!»

Con un gesto violento arpionò il mio viso nella sua mano possente e mi mise una cravatta nella bocca.

«Tu non hai capito proprio un cazzo, mi hai provocato ed ora sarò il tuo incubo.»

Mentre cercavo di liberarmi, mi aveva trascinato dietro un cespuglio a forma di ippopotamo.

Volevo correre dentro la villa, tornare dalle mie sorelle, mettermi nel mio letto e piangere tutte le mie lacrime.

«Adesso vedrai cosa vuol dire provocarmi»

Cercai invano di scacciarlo, di allontanarlo da me, di tirargli un calcio nelle palle.
Nulla.
Non riuscivo a fare nulla.

Con un gesto, mi afferrò il collo.
Avevo già difficoltà a respirare, ma con la sua stretta pensavo sinceramente di morire.
Si spinse dietro di me avvolgendomi con tutto il suo corpo.

La sua protuberanza era premuta contro il mio fondoschiena, era più alto di me ma riuscivo a sentire benissimo il suo fiato sul collo e il suo petto a contatto con la mia pelle scoperta.
Questa sottomissione lo eccitava, santo Dio.

«Tu non sai chi sono io, ma lo saprai molto presto, credimi.» mi annusò il collo lentamente come per pregustare un piatto prelibato.

Non contento, ripercorse lo stesso tratto con la lingua, assaporandomi.

«Sai di buono, chissà se la tua passera ha lo stesso sapore»

Mi gelai sul posto.

Appena realizzai le sue vere intenzioni, cominciai di nuovo a scalciare, a ribellarmi con tutta la mia forza.

«Cosa credi di fare, ormai sei mia. MIA! Tutta Mia» disse spingendomi a terra con una forza brutale.

Ritrovandomi carponi, mi aggrappai al terreno nel tentativo di sfuggire alla sua insana pazzia.
Sentivo il suo profumo costoso ovunque, la mia faccia puzzava di lui e il mio corpo di tutto quello che sarebbe venuto.

Cercai di gattonare per allontanarmi con tutte le mie forze, sporcandomi unghie e vestito di terra, ma lui capì le mie intenzioni ancora prima di me.

Con un movimento velocissimo, afferrò il mio collo facendo cozzare la mia testa al suolo e il mio sedere al suo cazzo.

«Vedi cosa mi fai?»

Il suo membro era teso come una corda di violino.

Bastardo!
Ti farò pagare a prezzo pieno tutto questo male.

Lì, la mia mente si staccò dal mio corpo completamente.
Come se fossimo due entità separate.
Mi ero arresa, arresa al mio destino.
Lui invece mi aveva uccisa soltanto toccandomi.
Dentro e fuori.
Ovunque.

Con un gesto veloce alzò il mio vestito, strappò le mie mutandine e infilò due dita dentro la mia passera.

«Aaaah.... »

Un dolore lancinante mi colpì il basso ventre.

«Così calda... mmh...»

Mi veniva da vomitare.
Guardai in lontananza con la voglia di distruggere tutto, con la stessa ferocia di un leone.
Ma effettivamente avevo la potenza di un gattino.
I miei occhi si oscurarono, rendendo ogni cosa di un'unico colore : nero.
Mi aveva marchiata con il suo stesso marchio.

Nulla sarebbe stato lo stesso ora.
Provai a ribellarmi per un'ultima volta, ma la sua forza era brutale.

Cercai di pensare alle mie sorelle, a Charlie, al mare, alle stelle, a tutto quello che avevo di bello.
Dovevo estraniarmi da quello che stava accadendo, ma le lacrime che bagnavano il mio naso e le guance, avrebbero sempre ricordato a me stessa la rabbia, il dolore e la frustrazione di questo momento.

Una risata aberrante uscì dalla sua gola e nello stesso istante la mano che aveva sul mio collo, si arpionò con più tenacia sui miei capelli.

Brutto stronzo..

Mi teneva ferma a lui, con la faccia a terra, le mie braccia schiacciate sotto il mio corpo mentre le sue dita continuavano ad entrare ed uscire.

I miei occhi umidi di lacrime versate in silenzio, chiedevano pietà.
Non ce la facevo più.
La cravatta che tenevo fra i denti non mi lasciava respirare.
Il fiato mi si mozzò ancor di più quando le sue dita uscirono da me e sentì una cintura sbottonarsi.

Il rumore della zip che scendeva però, fu l'unica cosa in grado di uccidermi definitivamente.

Mi avrebbe stuprata completamente.

«Cazzo come sei buona, il tuo sapore è sublime.. La tua figa è così stretta, ma vedrai si allargherà per me.»

Chiusi gli occhi e mossi di un millimetro le mie braccia per cercare qualsiasi cosa.
Non volevo subire ma era inevitabile.

«Agnellino non fare resistenza, sarà peggio dopo.»

Con un gesto secco, si seppellì dentro di me e mi squarciò l'anima.

Era finita.
Mi aveva preso.
Mi aveva tolto tutto.
La possibilità di vivere la mia prima volta.
La possibilità di amare ed essere amata.
La possibilità di scegliere.
La possibilità di dire NO.
La possibilità di essere libera.

Cominciò a muoversi, stoccate forti e potenti.
E mentre sentivo la sua voglia farsi sempre più forte, io pregavo Dio, immobile, che tutto finisse.

«Brava agnellino»

Passarono secondi, minuti, ore, per lui non era mai abbastanza ed io chiusi gli occhi sperando di dimenticare.

Con un 'ultima stoccata venne ed io persi conoscenza, ma ancor prima lo sentii parlare per un'ultima volta.

«Ora sei Mia e lo sarai per sempre»

Poi, il buio totale.



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