- Capitolo Dieci - (prima parte)
Due anni fa....
Il giorno dopo, mi svegliai con un grande cerchio alla testa, dopo la visione di ieri tra mia madre e quell'uomo, mi ero chiusa in camera alla ricerca di una soluzione per non prenderla a sberle.
Ma come poteva tradire mio padre?
Avevo capito benissimo che l'uomo misterioso era bello da mozzare il fiato.
Ma mio padre è... mio padre.
Come si faceva a tradire una persona che hai amato per tutta la vita?
Come si faceva a tradire una persona con cui hai generato tre doni?
Non riuscivo a capirlo, il pensiero di esserne stata testimone mi logorava dentro.
Mio padre non se lo meritava, era buono, altruista, a volte severo ma giusto.
Non sapevo che fare.
Non avevo raccontato niente a nessuno, uno perché non avevo visto nessuno anche se era il mio grande giorno.
E due che potevo dire in fondo?
" We, ehilà sapete ieri ho visto mamma che riceveva un orgasmo da un uomo che non era papà? Ah e ovviamente prima ci avevano dato dentro in cucina! Per il resto tutto bene e a voi?
Non potevo farlo, quindi continuai a fare l'eremita nella mia camera fino al pomeriggio.
Mentre ascoltavo "New Rules" di Dua Lipa rimbombare nelle casse, decisi di farmi una doccia e lavarmi i capelli prima di indossare l'abito per la cena.
Andai al bagno, afferrai il mio accappatoio celeste agganciato dietro la porta e lo appoggiai vicino alla cesta dei panni sporchi.
Togliendomi i vestiti e rimanendo in intimo, aprii l'acqua per mettere la giusta temperatura.
Prima di infilarmi in doccia però, mi ricordai di chiudere a chiave la porta comunicante con le gemelle, in modo da non farle entrare.
Non amavo molto che mi vedessero nuda.
Il mio corpo era bello e formoso certo, i ragazzi si giravano ad osservarmi quando camminavo.
Però era bello da vedere solo con i vestiti addosso.
Negli anni precedenti avevo perso molti chili. Era sempre un sali e scendi, ed io e la bilancia non eravamo mai state buone amiche per questo.
Da piccola venivo molte volte presa in giro, da ragazzi ma soprattutto da ragazze.
Per loro le mie cosce erano troppo grandi e il fatto che si toccassero fra loro era un problema di stato. Le mie tette erano enormi come palle da bowling e il mio sedere assomigliava ad una tavola di legno per quanto era piatto e immenso.
Ogni volta che potevano, trovavano qualcosa a cui accostare il mio peso e il mio corpo per screditarmi.
I bulli erano ovunque: a scuola, al parco e tra gli amici delle mie sorelle soprattutto.
Per me non c'era pace.
Ogni commento, ogni insulto, ogni offesa, era una coltellata dritta al cuore.
Non c'era nessuno che mi vedeva veramente.
Guardavano solo l'esteriore e per loro era già abbastanza.
Per loro ero grassa e lo ripetevano di continuo.
Lo vedevano nella ciccia in eccesso sulle braccia, sull'addome, sulla pancia, sul sedere. Era inutile che io provassi a reagire in qualche modo, loro mi avevano già etichettata.
Fino a quando un giorno decisi che io ero migliore dei loro insulti strillati alle mie spalle o sussarrati per non far sentire nulla alle mie sorelle.
Cominciai ad andare in palestra, a seguire i corsi di pilates e a mangiare sano ed equilibrato.
L'unica pecca però erano i segni che avevo ancora sul mio corpo.
Loro mi ricordavano sempre cosa ero e cosa ero stata.
Le smagliature erano la mia seconda pelle. E anche se erano diventate bianche con il tempo e si vedevano poco e niente, c'erano.
Erano presenti costantemente, ogni volta che guardavo il mio riflesso.
Mi toccai i capelli per districare i nodi e mi guardai allo specchio.
Per un attimo, ma solo per un attimo, rividi la me di prima, e mi toccai la pancia poco sotto l'ombelico istintivamente.
Le sentivo, erano tutte ancora lì.
Solchi poco lunghi ma ben marcati.
Di un bianco poco accennato ma al tatto si sentivano piuttosto bene.
Le odiavo e odiavo che ci fossero.
Per non parlare di quelle che avevo anche sui fianchi, sulle cosce vicino al mio sesso, erano un insieme di righe come se fossero fulmini tutti allineati.
Distolsi lo sguardo e frettolosamente tolsi anche mutande e reggiseno per poi infilarmi nella doccia.
Dopo essermi lavata, rimasi lì per un po', sotto il getto.
L'acqua era perfetta, mi sentivo a poco a poco ricaricata e in quella circostanza ne avevo proprio bisogno.
Un forte bussare mi fece chiudere immediatamente l'acqua.
Sembrava come se un gorilla volesse abbattere la porta.
« Ty muoviti cazzo! È tardi. Dobbiamo lavarci anche noi.»
«Oddio Celine, che ore sono?»
«È ora che ti muovi cenerentola. Devo farmi ancora la ceretta.»
« E che vuoi da me?»
« Se tu guardassi un attimo sopra il mobile in bagno, ti accorgeresti che il necessario per farla è proprio lì davanti ai tuoi occhi, genio!»
Guardai il mobile e alzai gli occhi verso l'alto, aveva ragione lei.
Il suo arsenale da battaglia era tutto lì, ceretta, strisce, smalti, tutto.
« Scusa ecco ti apro.»
Mentre chiacchieravo con lei, ero già uscita dalla doccia e avevo indossato l'accappatoio, quindi girai la chiave nella toppa e mi allontanai verso la mia porta, aprendola.
« Comunque Cel, la mia porta era aperta, potevi fare tutto il giro. Mamma e papà ti hanno fatto poco intelligente.»
« Brutta stronza »
Risi di cuore quando la guardai, era furiosa e feci in tempo a chiudere la porta, mentre lei mi lanciava una spazzola contro.
« Ah e grazie per gli auguri comunque»
Lei non mi rispose, forse non mi aveva nemmeno sentito.
Cominciai a preparare tutto l'occorrente per la sera, non mi andava di girarmi i pollici o gironzolare per la camera senza un motivo evidente.
Avevo deciso di indossare un intimo abbinato al vestito blu notte che avevo scelto per quella sera.
Indossai il reggiseno a balconcino senza spalline e il tanga in pizzo coordinato.
Oltre alla musica e al piano, l'intimo era il mio debole, lo tenevo come reliquie in un cassetto apposta per loro.
Decisi di sistemarmi i capelli visto che le mie sorelle ancora non si erano viste per prepararci insieme ed eravamo già in ritardo.
« Eccociiiii » le mie sorelle in accappatoio e scarpe tacco dodici alla mano entrarono come una soffiata di vento in camera mia.
« Allora Ty, Celine ti farà i capelli e io ti truccherò »
« Si va bene, basta che vi sbrigate...io già ho poca voglia, se non vi muovete, questa volta fingerò una dissenteria fulminante.»
« oooh non oseresti! »
Crystal era già truccata e Celine aveva già la sua bella chioma liscia come la seta, molto probabilmente si erano già aiutate tra di loro prima.
Così, mentre Celine mi faceva i capelli lisci con qualche boccolo sulle punte, Crystal cominciò ad armeggiare con i suoi amati pennelli sul mio viso.
Mi resi conto che fumavo di rabbia, nessuna delle due mi aveva fatto gli auguri.
Non si erano ricordate sicuramente e io non avrei lasciato correre.
Dopo dieci minuti ero già bella che sistemata.
Mentre loro si stavano preparando , io indossai i tacchi e il vestito.
« Cazzo Ty, sei una figa da paura.»
Celine mi guardava ammirata mentre indossava il suo vestito corto.
Le gemelle erano davvero belle, avevano deciso di indossare due vestiti molto simili, monospalla con alcuni dettagli e corti sopra al ginocchio.
Verde mela per Celine e salmone per Crystal.
Entrambe mozzafiato su tacchi rigorosamente alti.
Finii di allacciarmi il cinturino della scarpa e mi alzai per lisciarmi il vestito arrossendo.
Avevo scelto questo blu perché mi ricordava la notte ma soprattutto era il mio colore preferito.
Mi copriva completamente, collo braccia, gambe.
Lasciava soltanto la schiena totalmente scoperta e le gambe dove c'era anche uno spacco ben evidente.
Al complimento di Celine arrossii, era vero mi sentivo bellissima.
Eravamo bellissime.
« Ok sua altezza è ora di scendere o altrimenti arriveremo in ritardo. »
Crystal mi agguantò il braccio parlando e uscimmo per il corridoio verso le scale, non mi fece prendere nulla nemmeno la mia borsetta con il telefono e le mie cose.
«Ma tu non la smetti mai?»
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