3. Emily
Emily's pov
Ma quanto poteva essere bello rimanere svegli fino alle 2:00, con il solo pensiero che poche ore dopo avrei potuto rivedere l'unica mia amica.
Avevo un'ansia... Erano le 7:00 del 15 settembre, mi stavo preparando per andare al collegio. Forse l'unica cosa positiva era che avrei rincontrato Angel.
Si poteva dire che... Beh sì, il collegio metteva ansia. I ragazzi che ne uscivano dicevano che era un inferno e che non potevano fare niente, ma mia madre diceva che era bello e accogliente.
Era il primo giorno. Alle 10:00 dovevo trovarmi là.
Mi chiamò mamma per dirmi di sbrigarmi. Dieci minuti dopo saremmo dovuti partire.
Ero così in ansia di rivedere Angel... Non ricordavo neanche più che faccia avesse.
L'unica cose che ricordavo di lei era la macchia dietro al collo, solo perché era identica alla mia.
Erano le 7:10, mentre finii di vestirmi. Feci un sospiro, e salutai la casa per l'ultima volta.
Mamma sembrava così entusiasta. Non sapevo se era per me, perché andavo in un collegio "bellissimo", o almeno che lei reputava così, o perché non mi avrebbe visto per parecchio tempo.
Quello, sinceramente, restava il mio dubbio preferito e più odioso.
Le "lezioni", essendo in primo giorno scolastico dell'anno, iniziavano alle 10:00. Non era una vera e propria giornata di scuola, diciamo che facevano una specie di "benvenuto", da quel che avevo capito, e poi ci spedivano in camera, così da iniziare a socializzare.
Che io sapessi, sarei stata in camera con due ragazze di nove anni come me. Una si chiamava Syria e l'altra Betty.
Speravo con tutto il cuore che fossero simpatiche, avrei passato con loro parecchi anni della mia vita.
Infilai l'ultima scarpa in macchina, praticamente feci il giro di casa con una scarpa.
Da casa al collegio ci volevano due ore e un quarto, sempre se non c'era traffico.
Presi il libro che avevo in zaino e lo iniziai a leggere. Ero all'inizio.
Era una cosa sconvolgente, come i libri sembrino realtà. Sembrava un sogno scritto su carta, materiale, che esisteva sul serio.
Era sinceramente una cosa bellissima sapere di far parte di tanti libri: quelli dei nostri parenti, degli amici.
E poi c'è il nostro libro, il più bello, quello che parla di noi dalla nascita alla morte, quello che non trascurava le parti "normali", ma che metteva in risalto ogni singolo secondo della nostra eisistenza.
Mente ero a metà pagina, sentii mamma sbuffare. Non capii subito il perché, ma alla fine giunsi alla conclusione che era uno sbuffo di felicità, quello sbuffo che in fondo in fondo sussurrava: «Finalmente un po' di pace».
Arrivammo al collegio alle 9:30. C'era un sacco di gente lì fuori, i nuovi arrivati erano tipo un centinaio.
Vidi una ragazza più grande, pensai che era lì già da un po', non era spaesata come noi novellini.
Salutai mamma, che aveva fretta di andarsene.
Essendo timida, non riuscivo a socializzare molto con gli altri.
Però, c'era quella ragazza che un po' mi incuriosiva, ma più che altro aveva un'aria familiare, molto.
Cercai di non seguirla, ma i miei piedi andarono da soli, fino a che non ci di trovammo faccia a faccia e, tutto d'un fiato, dissi la prima cosa che mi venne in mente: «Piacere, sono Emily. Mi sembri molto simpatica! Conosci mia sorella? Si chiama Angel».
Non si vedeva, ma avevo una paura tremenda. Non ero quel tipo di persona che piombava davanti la gente e si presentava.
Lei mi disse che conosceva Angel, anche se aveva una faccia, non so... Triste? Sconvolta?
Passato l'attimo di imbarazzo, iniziammo a conversare, come se ci conoscessimo da una vita. Lei era Alice Williams.
Aveva un'aria così familiare, Dio mio... Era così sicura di sé, così socievole, simpatica.
Alle 10:00 in punto iniziò la manifestazione, in cui ci chiamarono uno ad uno, per darci una specie di foglio del benvenuto, con una dedica del preside.
Dopo i vari discorsi noiosi dei professori, ci divisero in stanze. Arrivarono Syria, che avevo già conosciuto all'ingresso, anche se non avevo ancora ascoltato la sua voce, e Betty.
Nel frattempo chiesi ad Alice se poteva andare a chiamare mia sorella.
Ci diedero il numero della stanza: numero 11, piano terra. Uscimmo dall'aula magna, subito di fronte vi era il dormitorio femminile.
La camera fu semplice da trovare. Non avevo neanche chiesto a Alice dove si trovasse la sua stanza.
Ero abbastanza in ansia, lì era tutto cupo, più che altro serio. A un certo punto sentii bussare la porta.
Syria aprì la porta e disse una cosa simile a: «Ah tu sei la sorella di Emily? Che bei capelli.»
Quei dieci secondi in cui parlò con Syria mi sembrarono un'eternità, ma quando la vidi le corsi addosso e la feci cadere.
Scoppiai in una di quelle risatine che solo con lei riuscivo a fare, parlammo dell'estate, e di tutte le novità che c'eravamo perse a vicenda e le presentai Syria.
È stato magnifico rivedere la mia adorata sorellona.
Dopo non molto, ci dirigemmo verso la mensa.
Arrivate, ci sedemmo su un tavolo qualsiasi, Syria mi chiese se poteva stare con me e mia sorella, ed io acconsentii.
Solo dopo scorsi Alice Williams negli angoli più remoti della sala. Chiesi a mia sorella se poteva mangiare con noi. Non so se era stata un'impressione mia, ma fece una faccia strana, prima di dirmi sì. Allora l'andai a chiamare e lei accettò.
Tra risate e scherzi, il pranzo passò subito.
Vidi Alice con un grosso livido in faccia, appena tornò dal bagno, era insieme a una ragazza che l'accompagnò gentilmente. La riempii di domande, ricevendo risposte sicuramente non vere.
Sorvolai sul fatto.
Da quel che mi aveva detto quella ragazza si chiamava Clara Gomez, era della stanza accanto la mia.
Clara Gomez... Era un nome che non avevo mai sentito prima.
Dopo pranzo, nel pomeriggio, non ho fatto praticamente nulla. Verso le 17:00 mi era venuto un irrefrenabile mal di testa. Rimasi chiusa in camera. Venne anche un paio di volte Angel a chiedermi come stessi.
Ma il mal di testa non passava. Partiva dall'occhio sinistro, per poi arrivare alle tempie e per poi riscendere verso il collo.
Una mezz'oretta più tardi, mi addormentai in un sonno profondo.
Feci un sogno orribile, ma non ne grassi niente. Era molto confuso..
Io lo ero.
La gente urla, fugge, sgancia bombe.
Io sono sdraiata a terra, e vedo le persone passarmi addosso urlando dal terrore. Io ero per terra con gli occhi socchiusi, tutto in pochi minuti.
Mi svegliai urlando, ero caduta dal letto.
In camera mia non c'era nessuno, era di un freddo buio tempestoso, invadente. La stanza era piena di rancore.
C'era qualcosa di strano nell'aria... C'era qualcuno di strano, nell'aria...
Andai in bagno e vomitai il nulla, per poi dirigermi verso la mensa dato che si era fatta ora di cena.
Avevo una faccia orribile, ma nessuno sembrò farci caso.
Ero al tavolo con Angel, Syria e stavolta anche Betty. Ma di Alice non c'era traccia.
Mi coricai presto, verso le 21:30, dopo aver chiacchierato con Betty sul libro che stavo leggendo.
Era una ragazza simpatica, ma si tirava un po' troppe arie.
Il nostro angolo
Ciao ragazzi/e eccoci con un altro capitolo!
Io sono Giulia e scriverò tutti i pov di Emily.
Buona lettura! A domani.
Spero, anzi, tutte noi speriamo che il capitolo e che la storia in se vi stia piacendo... Grazie a tutti.
~We are Disagiate_07
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