10. Alice
Alice's Pov
Che noia la scuola.
Mi alzai in anticipo per la prima lezione dell'anno.
Sarebbe stato come sempre. Nove mesi monotoni, in cui non conoscevo nessuno. Speravo che almeno i miei neo-compagni fossero simpatici.
Monica era in preda al panico. Nella sua classe si trovava il ragazzo che le piaceva, ed era un quarto d'ora che stava sclerando come una pazza.
Misi la mia divisa, l'unica cosa decente di quel carcere che odiavo a morte. Uscii pochi minuti prima dell'inizio: almeno non avrei dovuto parlare con nessuno.
Mi "nascosi" nel gruppo di adolescenti che si trovava davanti alla porta. Provai a salutare Emily, ma non mi sentì, mentre Clara mi notò subito. Andava di fretta, riuscì solo a farmi un cenno con la mano ed a sorridermi.
All'appello si avvicinava il mio nome. Alice Williams. Di solito ero l'ultima ad essere chiamata, ma quest'anno una nuova ragazza si trovava dopo di me nell'elenco. Quasi mi sentivo a disagio mentre aspettavo che uscisse dalla folla per raggiungere la nostra classe.
Le sezioni erano divise in base all'età. Avevamo tutte 14 anni. Io mi misi al muro, in modo da avere una sola persona vicino a me. Averne una a destra e una a sinistra mi faceva mancare l'aria. A prima ora avevamo matematica.
Meno male.
Quanto adoravo quella materia. L'algebra, l'aritmetica e la geometria non hanno segreti. Tutte le formule hanno una spiegazione logica. Tutto combacia e tutto è perfetto. Era impossibile, per me, fare un errore nei compiti in classe. Bastava ragionare, e la risposta saltava fuori da sola.
Anche se il professore non era tra i miei preferiti e non spiegava bene, la sera mi mettevo in camera a studiare sul libro e, in alcuni casi, a semplificare le formule e a dimostrarle in modo logico.
Non ho mai creduto in niente che non fosse spiegato, dimostrato, o visto da me stessa. Non credevo agli alieni, ai fantasmi e alle profezie.
In realtà, non credevo neanche in me stessa.
Appena l'insegnante ebbe finito di scrivere sul suo computer, mi chiamò e mi fece andare alla cattedra.
Vuole interrogarmi il primo giorno di scuola?! Per la prima volta nell'ora di matematica ero agitata: neanche avevo ripassato niente!
Invece nulla: mi mandò in un'altra aula a dare un foglio a una sua collega. Scesi le scale con molta calma e cercando di non sbirciare nella comunicazione. Non erano affari miei!
Stavo per bussare, quando vidi alla fine del corridoio una ragazza che si vedeva che non stava molto bene. Mi avvicinai con il passo leggermente accelerato e le feci qualche domanda.
Non avevo mai iniziato una coversazione, soprattutto con gli sconosciuti, ma la timidezza quasi non si fece notare.
Lei mi assicurò di stare bene, ma si vedeva che non era affatto vero. Mi guardava con delle occhiaie enormi. Probabilmente non aveva dormito e ora stava cadendo per il sonno, anche se mi sembrava qualcosa di leggermente più grave.
Mi feci prendere dal panico. In quei giorni mi capitava, anche abbastanza spesso. Non sapevo se lasciarla lì o andare a chiamare qualcuno. Decisi di entrare nella classe più vicina e di far uscire il professore.
《Johnson!》esclamò. Probabilmente le insegnava e, dal modo in cui l'ha detto, si capiva che teneva a lei, ovviamente solo per come andava a scuola. I professori sanno essere davvero insensibili: si preoccupano degli alunni migliori, così fanno fare loro una bella figura.
Non feci troppo caso a questo particolare, e diedi una mano a portare "Johnson" in infermeria. Entrai in classe a consegnare la comunicazione e tornai su per finire la lezione.
Non riuscii, tuttavia, a togliermi dalla mente quella ragazza. La scuola finì in un lampo. La cercai nella mensa, ma non la vidi da nessuna parte, così me ne stetti con una della mia classe che fino a dieci minuti prima mi aveva assillato, supplicandomi di mangiare con lei.
Dopo andai in camera per studiare matematica. Ero sola, ma poi qualcuno bussò. Mi prese un colpo. Era Filippo? Avevo paura. Mi azzittii in un attimo. Infatti, quando studiavo, mi piaceva ragionare a voce alta e nei compiti in classe dovevo tapparmi la bocca con la mano per non bisbigliare. Il cuore accelerava, così come il ritmo del mio respiro. Avevo gli occhi sgranati che fissavano la maniglia della porta.
Mi alzai con le gambe tremanti e, dopo l'ennesimo "toc toc", chiesi chi fosse.
Un sospiro di sollievo: era Clara.
Mi sedetti a terra: il tremolio delle gambe non mi permetteva neanche di arrivare alla sedia.
Mi girò la testa e rimasi per pochi secondi a terra, con le mani fra i capelli e un mal di testa allucinante.
Sentivo delle strane voci, parole insensate senza un nesso logico. Una sola, tra queste, mi rimase impressa nella mente: Oreigon.
Cos'era? O forse, chi era?
Davanti ai miei occhi si formò un'immagine: era una sorta di fiore a sette petali che mi pareva molto familiare. Poi mi apparvero Angel, Emily, Clara, quella "Johnson", della quale ancora potevo sapere il nome, me e altre due ragazze che non avevo mai visto nel collegio. Udivo il rumore di bombe, di sparatorie, urli e pianti.
Poi mi ripresi e trovai di fronte a me una Clara spaventata e con gli occhi sgranati che mi scuoteva le spalle.
Mi aiutò a sedermi sul mio letto e chiese se doveva andare a chiamare qualcuno. L'assicurai di stare meglio, andai un attimo in bagno a rinfrescarmi la faccia: stavo andando a fuoco.
D'un tratto, ritornò Angel e iniziò ad urlare in faccia a Clara, credendo chissà chi fosse. Io uscii dal bagno in fretta e calmai le acque.
Certo che alcune volte era davvero irritante!
Iniziò a fare i compiti, così ci spostammo nella stanza al piano terra per non disturbare Angel.
La aiutai a fare qualche compito e andammo a mensa insieme. Cenai con lei e devo ammettere che a tavola sapeva essere anche più divertente!
Mi ritirai in camera, dove già si trovava Monica. Di Angel nessuna traccia. Non era la prima sera che scompariva. Solo lei sapeva dove andava.
D'un tratto mi ricordai di una cosa: i compiti, cavolo! Li avevo interrotti quando era venuta Clara, e non li avevo più finiti. Fortuna che erano pochi e in mezz'ora conclusi tutto.
Mi allungai sul letto pronta per dormire, ma il mio occhio scivolò sotto il letto di Angel. C'era un libro.
Ma lei non ne aveva di suoi, e quelli della biblioteca non si potevano portare in stanza.
La curiosità mi prese d'assalto e non resistetti. Sfogliai alcune pagine, finché non lessi quella parola: Oreigon.
Mi tremavano le dita delle mani per l'ansia. Iniziai a leggere quelle righe. Scoprii che gli Oregon erano alieni che combattevano contro gli umani.
Non feci in tempo a leggere altro, che sentii la porta aprirsi. Misi velocemente il libro al suo posto e feci finta di dormire, girandomi dall'altro lato. Era Angel.
Speravo che non se ne fosse accorta. Monica uscì dal bagno e tutte e tre ci mettemmo a dormire, per modo di dire: rimasi sveglia a fissare il vuoto per almeno mezz'ora, cercando di prendere sonno. Finalmente ci riuscii, e mi abbandonai ai miei tristi e quotidiani sogni sui miei genitori.
Angolo autore
Ehilà genteh. Ecco a voi il nuovo capitolo u.u
Chi di voi ha già capito gli indizi e i collegamenti? 😏
Ma soprattutto: riusciranno mai Angel e Alice ad andare d'accordo? xD
Mi scuso per eventuali errori. E beh.. ciauu :)
~We are Disagiate_07
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