Capitolo 31
Siamo tornati dalla vacanza a Taormina. La casa è la stessa, ma qualcosa sembra cambiato. Ignazio esce come sempre, senza dare peso alle cose, e io continuo la mia routine. La mattina è tranquilla, ma inizia a sorgere una sensazione strana. Ignazio è più distante, più silenzioso, come se ci fosse un muro invisibile tra di noi. Quando parla, è freddo, quasi distratto. Ogni tanto mi guarda, ma i suoi occhi non sono più quelli di prima. Le bambine giocano fuori, ma non posso ignorare quel malessere che cresce dentro di me.
Passano i giorni e il silenzio tra di noi si fa sempre più forte. Inizialmente cerco di non farci caso, ma più tempo passa, più mi preoccupo. Non parliamo più come prima, non ci custodiamo più con lo stesso affetto. Mi chiedo se sia solo una fase, ma nel mio cuore, so che qualcosa non va.
Poi, una mattina di luglio, mentre le bambine sono nel giardino a giocare, prendo il telefono per controllare le notizie. Scorro distrattamente, quando vedo la foto: Ignazio, paparazzato con una ragazza a Taormina. Il cuore mi si ferma. Le immagini mi colpiscono come un pugno nello stomaco.
Con un gesto involontario, lascio scivolare il telefono dal tavolo. Mi cade a terra con un rumore sordo. Non riesco a respirare. La stanza sembra girare intorno a me. Mi alzo in fretta, cercando di riprendere il controllo, ma la mia mente è in frantumi. Le bambine, innocenti, continuano a giocare nel giardino. Caterina si avvicina preoccupata, vedendomi in preda al panico.
"Mamma, cos'hai?" chiede con una voce piena di curiosità, ma anche di preoccupazione.
Mi fermo un attimo, guardandola. Posso sentire la sua piccola mano che mi afferra, ma non riesco a trovare le parole giuste. "Niente, tesoro. Tutto a posto," rispondendo, cercando di sembrare calma, anche se dentro di me tutto sta crollando.
Ignazio rientra poco dopo, ma la tensione tra di noi è palpabile. Non dico nulla subito, non riesco a trovare le parole per affrontarlo. Mi chiudo in camera, le lacrime scivolano via senza che io le possa fermare. Mi sento come se il mondo mi stesse scivolando dalle mani.
Ignazio, più tardi, si avvicina. "Melina... possiamo parlare?" chiede con la sua voce bassa, ma non c'è più calore nelle sue parole. È distante, freddo, eppure cerco di dargli una possibilità di spiegarsi.
Mi alzo dal letto, gli occhi gonfi di lacrime. "Cosa sta succedendo, Ignazio? Perché?" Chiedo, la voce tremante, cercando una risposta che non so se voglio davvero sentire.
Lui abbassa lo sguardo, come se non volesse rispondere. "Non è come pensi... non volevo che fosse così." La sua voce è spezzata, ma io non riesco a sentire le sue parole come una scusa. È troppo tardi.
Mi faccio forza, rimanendo ferma. "Avevamo promesso, Ignazio. abbiamo giurato di non farci mai male, di non tradirci... ma tutto è cambiato. Non posso continuare così." Le parole mi escono dal cuore, brutali ma necessarie.
Lui mi guarda, ma non c'è più quell'intensità che avevamo. "Mi dispiace... davvero, ma non posso fare finta che niente sia successo." Le sue parole sono fredde, come se non ci fosse più speranza.
Nel silenzio che segue, così che il nostro amore è finito. Il 2 luglio, la data che avrebbe dovuto essere una promessa di eternità, segna la fine. E con quella fine, ci lasciamo.
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