1. Una volta sola
Piove sempre più forte, talmente tanto che dalle vetrate non si riesce a vedere quasi nulla di ciò che accade fuori, inoltre ci si è aggiunto un vento assurdo che fa quasi piegare le piante nella piazza davanti alla mia libreria e rende lo scenario quasi apocalittico, fa pensare a uno di quei film americani dove il temporale annuncia delle catastrofi come un uragano o qualcosa di simile.
Sbuffo nervosamente, sicuro che qua non entrerà nessuno per un bel po' a causa del maltempo, e inizio a sistemare i libri nuovi negli scaffali. Abbiamo già diviso i nuovi arrivi per genere, manca solo la sistemazione degli stessi e poi il lavoro è terminato, direi che la parte più dura è ormai passata, questo passaggio lo trovo anche rilassante a dire il vero.
Amo lavorare nella libreria, ci sono nato in mezzo ai libri, correvo tra gli scaffali quando ero solo un bambino, ho solo bei ricordi legati a questo mondo. Ho visto tutta la mia famiglia lavorarci, metterci dedizione e passione, li ho visti passarsi le redini con orgoglio e continuare a portare avanti questa attività... una attività lunga ben 94 anni. E ora tocca a me prendermene cura, amarla come hanno fatto loro e come mi è stato insegnato, ma non è una cosa che mi viene difficile visto che ci tengo davvero tanto e lo faccio con il cuore e non perché devo.
Il campanellino sopra la porta dell'entrata suona e attira così la mia attenzione. Mi giro all'istante, meravigliato che qualcuno metta piede qui con la tempesta fuori, e i miei occhi si posano su una ragazza dai capelli rossissimi, quasi color fuoco. Sgrano gli occhi quando mi rendo conto che è completamente zuppa, dalla testa ai piedi, talmente tanto che sta gocciolando su tutto il pavimento bianco.
"Scusami..." chiude la porta dietro di sé e avanza di qualche passo, portandosi la mano sopra al cuore come a dimostrare di essere dispiaciuta "sono piombata qua all'improvviso ma è il primo posto che ho trovato per rifugiarmi. Fuori c'è un pandemonio e mi si è rotto l'ombrello." alza l'oggetto che ha in mano, mostrandomi che non resta più aperto.
Annuisco comprensivo e poi alzo una mano come a farle capire di restare ferma. "Aspetta però, prima che mi allaghi tutta la libreria. Ti avvicino il tappeto e ti presto una mia giacca, così puoi toglierti il giubbotto zuppo." Le sue guance pallidissime si colorano di un rosso intenso, facendomi capire che si sente in imbarazzo per il mini disastro che ha fatto qua dentro con l'acqua, perciò le regalo un piccolo sorriso che la faccia tranquillizzare un po'. Dopodiché faccio ciò che le ho detto, recupero la mia giacca e gliela do.
"Ti ringrazio..." La osservo come con eleganza si toglie il giubbotto per sostituirlo con ciò che le ho dato e appoggia il suo sul tappeto, per non sgocciolare oltre in giro "non volevo creare disturbo. Ti aiuto ad asciugare se per te non è un problema..."
"Non preoccuparti. Avrai bisogno di ricomporti più che altro, vai pure in bagno, c'è l'asciugamani elettrico, magari può aiutarti un po'." le indico la porta del bagno con l'indice nel frattempo che parlo e lei sposta lo sguardo da me alla porta, poi mi fa un cenno di comprensione e si dirige verso la piccola stanzetta, sparendo dalla mia vista.
Decido di passare velocemente lo straccio per evitare che qualcuno cada qualora dovesse entrare ora nella libreria, anche se dubito che qualcun altro vada in giro con questo maltempo, la rossa dev'essere senz'altro un'eccezione.
In giornate come queste -anche se è raro che in città piova così tanto per troppo tempo- vedo davvero pochi clienti entrare, potrei contarli sulle dita di una mano, mentre nel resto dei giorni c'è un bel via vai. Clienti affezionati e abitudinari che fanno sempre un salto per rifornire la propria libreria, clienti nuovi che restano incantati dal fatto che una libreria esista da così tanto tempo, clienti di passaggio come anche i turisti che acquistano dei libri che possano rilassarli durante le vacanze o possano essere un bel ricordo dei giorni passati in questa città. C'è gente di tutti i tipi, ti confronti con persone diversissime tra loro... ognuno con un proprio carattere, con una sua storia, e devo ammettere che questo mi affascina. La diversità tra le persone, scoprire cosa amano e cosa nascondono, alcune volte mi diverto anche a provare a immaginare le loro vite attraverso le vibes che mi trasmettono.
"Eccomi, scusami ancora per il disastro che ho fatto." mi giro verso la ragazza sentendola parlare e la vedo tornare da me, camminando con un andamento che lascia trasparire il suo imbarazzo "Me ne sarei restata volentieri a casa oggi, con una giornata del genere, ma dovevo fare una cosa importante..." i suoi occhi verdi luccicano, facendomi intuire che la "cosa importante" di cui parla deve esserle emotivamente costata troppo.
"Capisco... beh qua puoi restare quanto vuoi. Ci sono tanti amici con cui passare del tempo." indico i libri e lei sorride dolcemente, ancora con le guance che le arrossiscono visibilmente. Da questa distanza riesco a vedere anche alcune lentiggini sparse sul suo viso e le donano un'aria ancora più tenera. Devo ammettere che è davvero una bella ragazza, non passa certamente inosservata. È semplice, senza trucco esagerato e senza abiti vistosi. Eppure se entrasse in qualsiasi posto, sono sicuro, attirerebbe comunque tutta l'attenzione su di sé.
"Mi è sempre piaciuto molto leggere, ma da quando lavoravo non ho più avuto tempo." noto immediatamente il verbo al passato e mi chiedo se non sia questo l'argomento collegato alla cosa importante che doveva fare. "Ma penso che rinizierò."
"Sarò felice di consigliarti qualcosa allora. Che genere ti piace?"
Fa spallucce come se fosse una risposta scontata, poi si lega i capelli in modo disordinato con un elastico che aveva al polso. "Horror, thriller. Direi che Stephen King è il mio autore preferito. Anche i gialli mi intrigano. I romanzi rosa invece no... creano troppe alte aspettative e mi illudono." ride e mi scopro a pensare che ha una dolce risata, è elegante e delicata come lei, la rappresenta, ma comunque percepisco l'amarezza mentre pronuncia la sua ultima frase.
"Allora devi assolutamente leggere questo." mi avvicino allo scaffale degli horror e afferro uno degli ultimi romanzi scritti da King "The Outsider, non è uscito da tantissimo, merita davvero però. È il giusto connubio tra paura e mistero. Ti lascia con il fiato sospeso fino alla fine ed è così imprevedibile che non ti aspetteresti mai tutto ciò che succede. Nonostante tutte le pagine che ha, poi è molto scorrevole. È un libro magico, come tutto ciò che esce fuori dalla penna di quel genio. C'è un omicidio come intreccio principale, ma niente è come sembra."
Lei mi guarda e ascolta affascinata, afferrando il libro che le ho appena porto. "Sembra davvero interessante... penso che lo comprerò. Magari se ne hai qualcun altro, sempre suo, prendo anche quello."
Annuisco all'istante e inizio a mostrarle tutti i vari libri, parlandole di ogni trama stando attento a non rivelarle troppo in modo che nulla possa rovinarle la lettura. Lei ascolta e interviene sempre con domande intelligenti e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, iniziamo a confrontarci su ciò che abbiamo letto e su ciò che abbiamo amato di più e meno. La conversazione è piacevole ed entriamo maggiormente in confidenza ad ogni minuto che passa.
Non sembra essere tanto più piccola di me, credo che ci separino massimo cinque anni, ma ragiona e parla come se fosse una donna molto più grande di me. Per certi versi riesco a sentire la sua maturità a ogni parola che pronuncia, e devo ammettere che questo mi affascina, anche se è praticamente una semi sconosciuta. Avendo questo pensiero, mi rendo conto di non essermi nemmeno presentato.
"Comunque io sono Aurelio." le porgo la mano e lei me la stringe prontamente, è decisa e delicata, e anche questo secondo me la rappresenta.
"Io sono Juliette."
"Un nome francese... particolare." le faccio cenno di accomodarsi nella sedia accanto al bancone e lei lo fa all'istante, mentre io mi siedo davanti a lei.
"Sì, mia nonna materna era francese. Mia mamma è nata a Nizza ma poi i miei nonni si sono trasferiti in Italia che lei era molto piccola, quindi io sono nata e cresciuta qua, in realtà non sono nemmeno mai stata in Francia, anche se mi piacerebbe molto andare. Penso sia uno stato pieno di arte di ogni tipo e, in più, amo scoprire le culture diverse dalla mia. È affascinante." Parla con naturalezza, come se mi conoscesse da sempre e non avesse nulla da nascondere. Parla come con un vecchio amico, e stupidamente questo mi fa piacere.
"Conoscevo una donna francese. Si chiamava Amélie, era una signora anziana che frequentava questa libreria. È venuta qua ogni giorno della sua vita negli ultimi dieci anni, finché è scomparsa... la sua perdita è stata dura, è stato come perdere una zia o qualcosa del genere. Era più che una semplice cliente." Sorrido ricordando i suoi capelli bianchi sempre sistemati con delle forcine egocentriche e il suo rossetto rosa fluo mai fuori posto. Era davvero singolare. "Veniva qua e molte volte mi aiutava anche. Abbiamo organizzato insieme diversi eventi... poi una volta mi ha rivelato che cinquant'anni prima aveva incontrato suo marito proprio davanti a questa libreria. Era tornata qua dopo tutto quel tempo, quando lui era morto, per rivivere quel bellissimo momento, per sentirsi più vicina a lui, ed è in quell'istante che è entrata nella libreria. Io avevo preso in mano le redini dell'attività da pochi mesi e lei mi ha seguito per dieci anni facendomi da supporto come la mia famiglia."
La sua bocca si apre e forma una 'O' come a indicare stupore e poi sorride. "Questa sì che è una bella storia. Direi che è quasi magico questo posto... ha fatto incontrare due anime gemelle e poi ha donato un angelo a te."
"Sì... penso davvero che questo posto nasconda qualcosa di speciale. Succedono delle cose che posso quasi definire magiche, proprio come hai detto tu."
"Comunque mi dispiace per la tua perdita. Il legame di sangue è relativo, anche una persona conosciuta così può diventare la tua famiglia... perciò non dev'essere stato semplice perderla." parla con tatto, cercando di farmi sentire il suo sostegno e la sua comprensione e le sono grato per questo. La perdita di Amélie è qualcosa che mi farà sempre stringere il cuore, come quando perdi una nonna e porti dentro tutti i ricordi con lei. La ricordi con malinconia e dolcezza... ed è proprio così che io penso a lei.
"Ti ringrazio, davvero. Non sono mai scontate delle parole così." le sorrido e poi continuo a parlare "Qui vedo tante cose. Fare il libraio è quasi come essere uno psicologo in un certo senso... senti le storie di tutti e a volte le vivi con loro. Vedono in te un amico. Ricordo che una volta un ragazzino era entrato qua per comprare un libro alla sua ragazza, avevano litigato e aveva approfittato di quella occasione per farle un regalo che lei tanto desiderava e farsi così perdonare. Si era sfogato con me e il giorno dopo era tornato per portarmi un vassoio di pasticcini per ringraziarmi di averlo aiutato a risolvere con la ragazza che amava. Ma in realtà io non avevo fatto nulla, lo avevo solo ascoltato e gli avevo dato dei piccoli consigli... ma a volte basta poco, a volte le persone hanno solo bisogno di essere ascoltate e capite."
"È affascinante... mi è sempre piaciuta l'idea di aprire una libreria o una fioreria. Ascoltare le storie delle persone, aiutarle, questo mi ha sempre attirato, ma poi ho fatto tutt'altro, perciò..." E riecco l'amarezza che fuoriesce dal suo discorso "Immagino che, da quante siano, sia impossibile pure ricordare quante persone entrino al giorno."
"Sì, questo sì, però almeno una persona al giorno che mi colpisce c'è, qualcuno che condivide un pezzo della sua storia con me. Poi mi è capitato di conoscere scrittori, cantanti... insomma persone che hanno scritto dei libri e li hanno presentati ai loro fan. Ho collaborato con loro ed è stato un onore, persone che conoscendole sono completamente diverse da come immagineresti." mi è capitato anche di incontrare artisti che di persona sono degli stronzi patentati con cui non vorresti mai e poi mai avere a che fare, ma questo non glielo dico, non mi piace l'idea di smorzare il suo evidente entusiasmo.
Picchietta le dita sul bancone, mostrandomi le unghie corte e curate che sono colorate di rosso, e capisco così che sta pensando se dire qualcosa o no, ma alla fine decide di farlo. "Io sono uno dei personaggi che ti ha colpito e che un giorno racconterai a qualcuno?"
Scoppio a ridere sentendo la sua domanda, ma senza cattiveria, rido con tenerezza e perché non mi aspettavo assolutamente che mi chiedesse una cosa del genere. "Probabilmente sì. Racconterò di una giornata tempestosa dove una ragazza triste e forte è entrata qui e mi ha allagato tutta la libreria per poi tenermi compagnia."
Lei anche ride, ma meno di me. Capisco subito che ciò che ho detto l'ha colpita... ho colto nel segno. "Come fai a sapere che sono triste e forte? Non mi conosci nemmeno."
"Lo sento... vedo dai tuoi occhi che c'è qualcosa che ti rattrista ma vedo anche che sei pronta ad affrontarla, qualunque cosa sia." Scrollo le spalle con indifferenza, cercando di farle capire che è chiaro ciò che trasmette. "Spesso sento le persone, non è sempre un bene, a volte è una condanna... mi capita di sentire il dolore delle altre persone in modo fortissimo."
"È una bella cosa. Si vede che sei una bella persona e che metti amore e passione in ciò che fai tutti i giorni." mi accarezza la mano per un secondo e poi ritrae la sua, giocherellando con il braccialetto viola che ha sul polso destro, quasi pentita e imbarazzata di aver cercato il contatto fisico "Sicuramente avrai fatto tanti sacrifici, ma so che tante cose sono state ripagate e altre ancora devono essere ripagate. Credo molto nel karma, credo che ognuno abbia ciò che gli spetta prima o poi."
"Ti ringrazio..." sposto lo sguardo sulla vetrata e mi rendo così conto che ha smesso di piovere, provo un leggero dispiacere quando mi rendo conto di questo, non vorrei che andasse via. Lei segue la mia traiettoria visiva e poi si gira verso di me, così le ripresto la mia attenzione.
"Sta uscendo il sole..." Anche il suo tono sembra dispiaciuto mentre conviene questo, sia perché deve andarsene da qua e forse anche perché deve tornare al mondo reale e a ciò che l'ha fatta rattristare e preoccupare prima che entrasse qua. "Purtroppo devo andarmene, a casa mia saranno già tutti preoccupati, mi avranno già data per dispersa... magari stanotte vedrai la mia foto su 'Chi l'ha visto?'."
Scoppio a ridere sentendo il suo essere melodrammatica e poi la osservo mentre si alza per congedarsi. "La giacca puoi tenerla." la anticipo prima che se la tolga "La tua non è sicuramente asciutta e non sarebbe cavalleresco se ti facessi andare via fradicia." ironizzo con le ultime parole e lei sorride, poi si stringe nella giacca, facendomi capire che la terrà davvero.
"Potrai aggiungere questo dettaglio alla tua storia allora. Sarà molto interessante per le persone... però non esagerare sul fatto che abbia allagato la libreria, ho fatto solo una piccola pozzanghera all'ingresso." sorride facendo gli occhi dolci, come per convincermi a fare ciò che mi ha chiesto e poi mi fa l'occhiolino.
"Perché ti ho chiesto di fermarti, altrimenti a quest'ora sarebbe tutto più allagato." la punzecchio e lei ride, di cuore, cosa che mi piace davvero. Una piccola parte di me spera che questa storia che dovrò raccontare non si fermi a queste sole poche ore passate insieme.
Mi porge nuovamente la mano e io gliela stringo prontamente. "Grazie Aurelio, mi ha fatto davvero piacere. Sono contenta che abbia piovuto così tanto, o non sarei mai entrata qua... troppo distratta dalle altre cose della vita."
"Il piacere è stato mio. Magari ora che conosci questo posto, potrai tornarci senza passare per caso." fa per pagare il libro di Stephen King ma scuoto la testa, allontanandole poi la mano. "È un regalo, ok? Non accetto che tu lo paghi."
"Dici davvero?"
Faccio un segno di assenso prontamente e glielo metto dentro una bustina, per poi passargliela. "Dico davvero. Buona lettura, so che ti piacerà."
Sorride un'ultima volta, ringraziandomi e poi, afferrando le sue cose, esce dalla libreria. Per un momento si ferma fuori, guardandomi dalla vetrata, e mi saluta con la mano, per poi sparire dalla mia vista.
Sospiro debolmente e sento una leggera tristezza invadermi. Mi è piaciuto passare alcune ore con lei e ho sentito un qualcosa di strano che ci ha legato, nonostante non ci conoscessimo, nonostante sapessimo davvero nulla l'uno della vita dell'altra.
Un sorriso malinconico si increspa sulle mie labbra e mi chiedo: chissà se mai la rivedrò... questo pensiero, però, devo accantonarlo immediatamente quando una donna e un bambino entrano in libreria e mi salutano, chiedendo aiuto per alcuni libri.
Devo tornare a lavoro e devo tornare anche io alla vita reale di tutti i giorni.
Nota: CIAO RAGAA❤️ è una cosa un po' diversa dal solito, ed è solo una oneshot, ma per me è molto importante sapere cosa ne pensate. A presto, Ele🤍
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