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4O~ Non dubitarne mai

PENULTIMO CAPITOLO

Un anno dopo---

Mi aggrappo con le mani al bancone della cucina, cercando di non cadere e aspettando che la stanza smetta di girare.

Mi lascio sfuggire un sospiro, voltandomi verso il tavolo e alzando gli occhi al cielo.

-Lily?-

Mi volto verso Remus, la cui testa fa capolino.
Appena vede la mia espressione mi viene incontro.

-Un altro attacco?- domanda, ed io annuisco, posando lo straccio per asciugarsi le maniche sul bancone e lasciandomi cadere sulla sedia.

-Credo che oggi tu debba dirglielo.- mi propone, ma io scuoto la testa, serrando le labbra.

-É passato solo un anno, Rem...e se non volesse?- confido.

Lui si siede sull'altra sedia, guardandomi con la sua espressione imperturbabile, lo stesso di sette anni fa, solo con quale ferita e cicatrice in più, l'aria più stanca.

-Non è tacendoglielo che lo scoprirai.- ribatte.

Mi lascio sfuggire uno sbuffo, osservandomi le dita con interesse, per non guardare Remus.

-Chi altro lo sa?- domanda.

-Tu, Peter, Alice e Frank.- borbotto in risposta, mentre il mio pacato malandrino annuisce.

-Be'...- comincia, posando i palmi sul tavolo e facendo forza per tirarsi su, abbozzando un sorriso tranquillo.

-Entro dopodomani lo deve sapere.- ordina.

Il mio dito accarezza la fede durata, che scintilla al mio anulare.

-Glielo dirò domani sera, va bene?- sbotto.

Remus ci passa sopra, annuendo, ancora col sorriso.
Sorriso che scivola via dal suo viso lentamente.

-Immagino che ora non vorrete più vedermi. Per non correre rischi.-

Il mio sguardo saetta su di lui, mentre le mie labbra si serrano nella mia tanto amata linea di disapprovazione.
Oh, quanto mi era mancata!

-Spero tu sia impazzito.- dichiaro, alzandomi lentamente in piedi.

-Lily, non voglio far del male...-

-Non farai assolutamente del male a nessuno, Rem. E non smetteremo di vederti.- sono categorica.

Lui sospira, di nuovo col sorriso.

Sono sorpresa quando le sue braccia mi circondano, ma ricambio l'abbraccio un secondo dopo.

-Ehi, Moony, giù le zampe da mia moglie.-

-James!- lo rimprovero, mentre Remus si scioglie dall'abbraccio e saluta l'amico sventolando la mano.

-Sì?- replica lui, con fare innocente, dando una pacca sulla spalla a Remus e schioccandomi un bacio sulle labbra.

-Non fare il finto tonto! Mi stava solo abbracciando...-

La mia voce sfuma lentamente mentre un altro capogiro mi fa serrare gli occhi.

-Lily?-

Ho la netta sensazione di cadere, ma la mia mano si aggrappa alla cieca, trovando la giacca, e il braccio, di James, al quale mi tengo stretta per non crollare.

Dopo pochi secondi riapro gli occhi, regolarizzando il respiro e incontrando lo sguardo preoccupato di mio marito.

-Sto bene.- biascico, evitando gli occhi di Remus che io so stanno gridando "DIGLIELO".

James mi fa sedere di nuovo sulla sedia, lo sguardo che malcela lo spavento.

-Davvero, è tutto ok.- ripeto.

-Lily, cosa c'è che non va?- mi domanda James, chinandosi sulle gambe e costringendomi ad abbassare lo sguardo, mentre posa il mento sulle mie cosce.

-Niente. Sarà il caldo.-

-Siamo a Febbraio.-

-Qui dentro c'è il riscaldamento.-

James sospira, alzandosi in piedi, sistemandosi gli occhiali.

Si volta verso Remus, fermo dove l'avevamo lasciato, e abbozza un sorriso.

-Dai, ti riaccompagno alla porta.- decide, lasciandomi sola in cucina.

Chiudo gli occhi, ascoltando il battito impazzito del mio cuore, posandomi quasi involontariamente una mano sul ventre.

-Lily.-

Mi giro, verso James, spalancando gli occhi.

-Perché non mi vuoi dire che cos'hai?- domanda.

Mi mordo l'intero guancia, mentre il cervello lavora veloce per inventare una scusa credibile, anche se rispetto a quella che ho usato poco fa, potrei anche dire che gli elefanti volano e sarebbe più plausibile.

-Perché non ho niente.- sussurro.

E così il mio cervello ha deciso di mentire.

James fa una smorfia.

-Pensavo ti fidassi di me. Siamo sposati da due anni...-

Ecco che però il senso di colpa mi pesa sul cuore.

Cervello, lavora e ti pago gli straordinari.

-Io mi fido di te, James.- dico subito, un po' offesa che possa sospettare una cosa del genere.

-Non sembra, Lily. Stai male, non dormi la notte, hai l'aria tesa e non vuoi dirmi cos'hai.- replica lui.

-Io...- tentenno, prima di fermarmi senza sapere che dire.

-Oh, lascia perdere. Quando vuoi ricordarti significa essere sposati, fammi un fischio.-

E sono queste parole, così cariche di sconfitta e tristezza, che mi spezzano il cuore.

E mentre James mi dà le spalle e va in camera nostra, poso la mano sul cuore, ricacciando indietro le lacrime.

Che senso ha piangere, se è tutta colpa mia?

***

Un colpo di bacchetta, e accendo tutte le candele, sistemando meglio il piatto.
Voglio che tutto sia perfetto.

Infilo la bacchetta nella manica, portandomi l'unghia del pollice alle labbra e cominciando a stuzzicarla con i denti.

James dovrebbe essere qui tra un quarto d'ora, e stasera glielo dirò.

È una cosa che riguarda anche lui, dopotutto.

Vado di sopra a cambiarmi, indossando qualcosa che non sia il nuovo pigiama con gli unicorni regalatomi la settimana scorsa da James.

Scendo in sala da pranzo dando una veloce occhiata all'orologio: due minuti.

Mi siedo sul divano, vicino alla porta, in modo da accoglierlo subito, appena entrato.

Peccato che i due minuti passano e di quel Potter nemmeno l'ombra.

Cinque minuti. Nulla.
Dieci. Nemmeno.
Un quarto d'ora. Neanche.

Mi asciugo velocemente le guance, bagnate dalle lacrime cadute.

Oh, dannazione, James Potter.

Un'ora, e di lui ancora nessuna traccia.

Decisa a non fare la mogliettina che lo aspetta in eterno, sto per inviargli un bel Patronus che al confronto la Strillettera sarà il pigolio di un pulcino, quando sento qualcuno infilare le chiavi e la porta si apre.

James chiude la porta dietro di sé, guardandosi attorno nella penombra delle candele prima di individuarmi.

-Che cosa stai facendo?- chiede.

-MA TI SEMBRA L'ORA DI TORNARE A CASA?!- urlo.

James trasalisce, andando quasi a sbattere contro la parete per la voglia di indietreggiare.

-Mi hanno trattenuto...- prova.

-E NON HAI AVUTO IL TEMPO DI AVVERTIRE TUA MOGLIE, IDIOTA DI UN IRRESPONSABILE ?! ERO PREOCCUPATA!-

La mia gola sta andando a fuoco, ma va bene così.

-E DA QUANDO TI PREOCCUPI?! MI PARE CHE NON TI IMPORTI ABBASTANZA DI ME DA CONFIDARTI!-

-MA TI ASCOLTI QUANDO PARLI?! SEI UN IDIOTA, POTTER!-

-E TU UNA...UNA...-

La bacchetta mi sale in mano come se fosse animata di volontà propria.

La punto contro mio marito, entrambi paonazzi.

-Non osare dire una parola, Potter. Non una.- ringhio.

Agito la bacchetta, appellando i miei vestiti ed una valigia, cominciando a mettere tutto lì dentro, disordinata.

-Che stai facendo?- mi chiede James, facendo un passo nella mia direzione, rigido.

-Me ne vado. Se pensi davvero che non mi importi niente di te...non hai capito niente, Potter. Me ne vado, e quando il bambino nascerà...-

-B-bambino?-

Ops.
Ah, vabbè.
Tanto dovevo dirglielo stasera, no?

Mi volto verso di lui, lasciando le cose immobili e guardandolo in quegli occhi circondati dalle lenti.

Sono sgranati, sorpresi, confusi.

-Sì, Potter. Sono incinta.- dichiaro, incrociando le braccia.

Ci fissiamo per un po'.

-Incinta?- ripete lui.

Ed io sto morendo un po' di più, senza vedere nessuna traccia di gioia nei suoi occhi, ma solo stupore.

Volto il viso, gli occhi che si riempiono di lacrime, ed io sto odiando seriamente la mia condizione.

-Sì. Di quattro mesi. Ma lo so da tre settimane, ormai.- confesso, a voce bassa, osservando i vestiti che fuoriescono dalla valigia.

E poi il grido arriva.
Il grido arriva ed è così forte che mi fanno quasi male i timpani.

-Un bambino! Avremo un bambino, Lily! Nostro figlio!- ulula.

Mi raggiunge in due rapide falcate e mi stringe a sé, ridendo e gridando, ed io mi sono completamente sbagliata, perché non ho mai visto James così felice.

E poi mi bacia, come non faceva da tanto tempo.

Preme le labbra contro le mie, aprendomele e facendo danzare le nostre lingue.

Mi stringe per i fianchi, mentre io gli intreccio le mani dietro al collo e gemo.

Le sue mani scivolano sotto le mie gambe, sollevandomi, e mi ritrovo costretta a circondargli il bacino.

Cammina alla cieca, senza staccarsi da me, salendo le scale fino alla nostra camera e posandomi delicatamente sul letto, mettendosi sopra di me.

Le mie mani sono svelte a levargli la maglietta, perché mi è terribilmente mancato.

Faccio esplorare le dita sui muscoli che continua ad avere grazie alle partite domenicali di Quidditch.

Le sue mani afferrano il bordo dei miei pantaloni, tirandoli giù finché io non me li levo.

E all'improvviso, fra una cosa e l'altra, ci ritroviamo solo con la biancheria intima addosso, mentre il suo tocco mi fa impazzire e sussurra al mio orecchio, lasciandomi baci sulla mandibola.

-Non mi lasciare. Non mi lasciare mai, mai, mai, mai...ti amo, Lily, ti amo...-

Inarco la schiena mentre lui slaccia il reggiseno, infilandogli le mani fra i capelli e tirando lievemente le ciocche scure.

-Non ti lascio, James, non ti lascerò...- replico, mentre anche le ultime barriere spariscono.

Alla fine, James copre entrambi con la coperta, ed io mi accoccolo contro di lui.

-Mi sei mancato.- sussurro, mentre lui mi accarezza la chioma rossa.

-Anche tu.- mi confida, dandomi un bacio in fronte e serrando la presa su di me.

-Un figlio.- dice.

-Esatto.- confermo.

Poi mi metto a piangere, stringendomi a lui e lasciandomi confortare dal suo calore.
Maledetti questi ormoni.

-Ti amo.- singhiozzo.

-Ti amo anch'io, Lily. Non dubitarne mai.-

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