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Capitolo 15

NOEMI POV:
Una ragazza bionda con gli occhi scuri mi apre la porta, ha solo un asciugamano addosso è un sorriso da ebete stampato in faccia gli compare non appena mi vede.
"Ciao!" esclama in modo provocatorio.
"Ciao, tu saresti?" le chiedo.
"Sono la ragazza di Alessio. E tu?" il mio cuore perde un battito.
"Sono una sua amica" lei continua a guardarmi con quell'espressione di sfida. Dio vorrei spaccarle la faccia.
"Scusami per il modo in cui mi sono presentata, ma io e il mio ragazzo ci siamo appena ripresi da una notte di fuoco" mi dice con tono di superiorità.
Per un attimo sento le gambe che stanno per cedermi, ma non posso farmi vedere in questo stato.
Sono superiore a questa specie di "donna".
Nel momento stesso in cui sto per risponderle a tono il mio sguardo ricade su una figura maschile, probabilmente appena uscito dalla doccia.
Ho paura a guardarlo negli occhi. Prego tutti i santi autoconvincendomi che non sia lui, ma essendo a casa sua la vedo difficile.
Alzo lo sguardo e incontro i suoi occhi, mi sta guardando anche lui, ha solo un 'asciugamano legato in vita.
In faccia gli leggo diverse emozioni: felicità, stupore, tristezza.
E sinceramente non so perché mi dice che gli piaccio, prova a baciarmi e poi dopo così poco tempo già si è fidanzato.
Mi pizzicano gli occhi, stanno per uscirmi le lacrime.
Continuo a spostare lo sguardo da lui a lei in continuazione.
Mi giro e me ne vado, comincio a correre fino al primo angolo e mi escono le lacrime.

ALESSIO POV:
"Che cosa le hai detto?" mi giro furioso verso Camilla.
"La verità, che hai avuto una notte di fuoco con la tua ragazza" dice in modo sfacciato indicandosi.
"Sei una stronza. Tu non sei e non sarai mai la mi ragazza. Mettitelo in quella testa bacata che ti ritrovi" sputo.
La spingo fuori casa mia e le lancio appresso la sua roba sbattendole la porta in faccia.
Corro in camera mi metto un pantaloncino da basket nero della Jordan, una canottiera bianca e le Nike.
Prendo le chiavi della macchina e esco senza neanche asciugarmi i capelli.
Passo con il rosso, i 5 minuti di tragitto da casa mia a casa sua sembrano interminabili.
Arrivo, scendo dalla macchina di corsa sbattendo la portiera della mia adorata macchina, ma in questo momento non mi interessa.
Salgo i 4 scalini e mi attacco al citofono, ma nulla non mi risponde nessuno.
Ad un certo punto la vedo che sbuca da una traversa si sta asciugando le lacrime.
Sapere di essere io la causa mi fa stare malissimo.
Entra nel cancelletto, una volta arrivata sotto i scalini alza la testa e mi vede.
Non le do il tempo di fare nulla che mi fiondo da lei e l'abbraccio.
"Levati,levati" mi dice piangendo sul mio petto, cerca di scansarmi ma invano, è talmente minuta che non mi sposta di un centimetro
"Dai sfogati, ti fa bene poi quando hai finito ti spiego" le sussurro all'orecchio.
"No, non voglio sentirti , non mi interessa" continua a piangere sul mio petto, mi da dei piccoli cazzotti ma io non la lascio andare.
"Shh, piccola" lei cede e mi abbraccia.
Mi sembra una bambina.

Dopo cinque minuti che siamo lì fuori lei si calma e smette di piangere ci sediamo sulle scale e lei non dice nulla così decido di iniziare io.
"Le pensi davvero le cose che mi hai detto in macchina due settimane fa?" Chiedo con tono tranquillo.
Lei che nel frattempo ha attirato le gambe a se legandole con le braccia e poggiandoci sopra il mento, annuisce.
"Non ci credo" continuo io.
"Credici" mi risponde acida lei.
"Allora perché sei venuta a casa mia oggi?"
Lei non risponde.
"Ti prego parlami, questo silenzio mi uccide" la supplico "vuoi sapere la verità?".
Io annuisco.
Quella sera sono stata tutta la notte a pentirmi delle mie parole, avevo sbagliato e volevo chiederti scusa, perché io quelle cose non le penso assolutamente.
Così decisi che la sera al pub ti avrei parlato ma tu non sei venuto sospira e io ne approfitto per rispondere.
"Mi hai detto cose davvero brutte, anche io sono stato male, non volevo più vederti, dovevo dimenticarti e così per una settima non sono più andato a nessun pub, poi ho cominciato ad andare in un altro". Lei mi poggia un dito sulle labbra vorrei baciarlo. Dio quanto vorrei farlo.
"Lo so scusami per le brutte parole, ma lasciami finire. Quella sera non sei venuto e così le sere seguenti. Io ci stavo male perché" si interrompe. Comunque volevo parlarti e ieri a scuola ho chiesto a tua madre l'indirizzo di casa tua e oggi sono venuta a parlarti perché mi sentivo uno schifo. Ma ho trovato quella che ha cominciato a dire che era la tua ragazza e mi é caduto il mondo addosso. Io ero lì per chiederti  scusa, per dirti cosa provo per te e tu già mia avevi dimenticata, ci sono rimasta malissimo. Si mette le mani davanti la faccia ma io gliele levo. "Innanzitutto non ti ho dimenticata perché mi sei entrata dentro sia qui che qui" mi  indico la testa e il cuore. "Seconda cosa. Cosa provi per me?" Le chiedo guardandola negli occhi. Lei mi fissa. Poi sembra che stia per dire qualcosa....

Ecco il 15 capitolo. Spero vi piaccia! 😊
Scusate per il ritardo ma ho avuto un sacco da fare.
Capitolo abbastanza difficile da scrivere per me!
Ditemi cosa ne pensate nei commenti. Anche perché non so se continuare o meno la storia. Non sto ricevendo nessun parere e mi piacerebbe molto saperli!
Buona lettura!

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